Prologo
Cari lettori miei,
la vicenda che sto per narrarvi, è ambientata in un luogo dove nessuno vorrebbe trovarsi, dove però siamo stati tutti, almeno una volta nella vita. È il luogo in cui è avvenuta, per alcuni, la nostra nascita, e per assurdo, per altri o per gli stessi, anche la morte.
Le persone che animano questo posto saranno circa più di un centinaio, ma il numero esatto è difficile da definire, poiché cambia costantemente. Esse sono suddivise principalmente in due categorie: i pazienti e i medici con gli infermieri.
Gli uni sono legati agli altri.
I pazienti vedono l'altra categoria come un punto di riferimento, protezione e fiducia. I medici sono la loro ancora di salvezza, quelle persone che grazie alla loro professionalità risolvono i loro problemi. Essi devono essere pronti a tutto: morte, ferite e malattie dalle più gravi alle meno gravi, e per questo, forse, possono anche apparire freddi, distaccati, disumani, ma devono esserlo, per proteggersi e per non rimanere essi stessi feriti.
In questo ospedale ci sono molti reparti e ognuno risponde a una specifica esigenza.
Noi ci troviamo in uno dei reparti più critici dell'ospedale, ovvero quello di rianimazione.
Le persone che vengono ricoverate in questo reparto lottano tra la vita e la morte. Si può morire oppure ricominciare a vivere. Perché si sa il destino è imprevedibile.
Resta il fatto che in questo reparto si respira aria difficile, di angoscia, di morte.
La morte che ci incute paura, poiché ci divide da questo mondo, che nonostante critichiamo tanto per come sia ingiusto e corrotto, amiamo perché ci fa sentire protetti.
Per quanto ci possiamo provare, in tutta la nostra esistenza non troveremo nessuna risposta in terra, forse alcuni la trovano in Dio e nella loro fede verso una vita dopo la morte.
Esiste la vita eterna?
Camminando nel corridoio del reparto gli unici rumori udibili sono quelli dei macchinari, che sono attaccati ai pazienti; sembra che siano gli unici strumenti a tenerli ancora in vita.
In una delle stanze di questo reparto si trova una ragazza.
Anche lei destinata a morire, ma non si sa ancora se sia il suo momento o no.
La scena che si presenta davanti a noi è una ragazza intrappolata in un letto d'ospedale, con la mascherina respiratoria e il braccio pieno di aghi che collegano alle varie flebo, le quali danno sostanze nutrienti affinché lei possa continuare a vivere.
Quanto è crudele questo destino?!
Voglio dire, chi è che vorrebbe la morte di una ragazza di appena diciassette anni?
Chi è che vorrebbe la morte di una ragazza che viene considerata viziata, egoista, con alcun rispetto per niente e nessuno?
Chi è che vorrebbe la morte di una ragazza tanto amata dai suoi genitori con una vita perfetta, splendida e perché no, invidiabile?
Questa ragazza è conosciuta come Carolyne, ma per gli amici Carol.
Ci sono poche speranze per lei: è in coma da circa una settimana, e i medici dicono che il suo risveglio potrebbe richiedere tempi lunghi, oppure chissà potrebbe anche non avvenire.
Nonostante il verdetto, e le condizioni critiche della ragazza, i suoi genitori continuano a sperare nell'aiuto di Dio.
In un miracolo.
Nei loro sguardi si può benissimo percepire la tristezza, il dolore, il vuoto che lascerà la morte della figlia.
Si sentono impotenti davanti a questa situazione, vorrebbero fare qualcosa, ma non possono.
Loro non hanno potere di ridarle la vita.
Questa consapevolezza li ferisce ancora di più: è come se il loro cuore ricevesse tante piccole pugnalate.
Sanno di non poter fare, ma ci provano nell'unico modo in cui possono: comunicando.
Attraverso semplici parole cercano di esprimere tutto il loro amore verso di lei, di come la figlia sia la loro più grande felicità e senza di lei niente avrebbe più senso.
Le dicono di svegliarsi, di avere pietà di loro, dei loro fragili cuori.
Le promettono di rimediare ai loro sbagli, di comportarsi come non hanno mai fatto prima, ma potrebbe essere tardi per poter cominciare a cambiare.
I genitori si convincono sempre più del fatto che finché il suo cuore continua a battere, c'è ancora speranza che lei non muoia.
Perché finché c'è vita, c'è speranza.
C'è ancora qualcosa per cui lottare.
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