Capitolo 8
8. Ogni maledetto giorno
Kate
Sono nella camera di mia madre e sto giocando a nascondino con mio zio, mi guardo intorno in cerca di un posto dove nascondermi.
Provo a rifugiarmi dietro una tenda, ma noto che non è molto efficace, quindi tento di mettermi sotto il letto, ma prima che possa farlo, c'è qualcosa che cattura la mia attenzione.
Intravedo un oggetto sul letto di mia madre di cui non riconosco l'identità, un oggetto molto familiare.
Salgo sopra e scopro che è una pistola, una bella pistola...come quella dei film guarda mia madre. Mi affretto a prenderla, come se da un momento all'altro potesse sfuggirmi. Devo assolutamente mostrarla a mio zio, è davvero molto bella!
Mentre mi dirigo verso di lui provo a imitare uno degli agenti dei telefilm che mia madre trova divertenti, ma allo stesso tempo odia, perché dice che non tutto quello che fanno vedere è vero e che la maggioranza degli assassini sono degli idioti.
Eseguendo gli stessi movimenti dei poliziotti quando perlustrano un luogo, apro tutte le porte che incontro nel corridoio puntando la pistola, finché non trovo mio zio, alla sua visione sussulto e lui mi guarda con occhi sgranati.
«Kate fermati!» ordina mio zio, ma è troppo tardi...
Il tutto succede velocemente: il mio indice preme il grilletto, il rumore che esce è assordante, troppo forte per le mie orecchie, mi accascio a terra e me le copro per lo spavento, nel mentre vedo mio zio riverso a terra che sanguina.
Guardo la pistola, le mie mani e un uomo a terra sanguinante, con una ferita sul petto, dritta nel cuore, quello è mio zio, il mio povero zio è lí inerme.
Sono sconvolta, non riesco a capire o meglio non voglio capire. Non può essere.
Mi guardo le mani totalmente paralizzate, lascio cadere la pistola e sgattaiolo sul pavimento per raggiungerlo. Devo salvarlo, non può morire così, non se lo merita.
Lo guardo cercando di tranquillizzarlo: «Stai tranquillo... tu non morirai, hai capito? Tu oggi non morirai...non così. Adesso tu resisti mentre io vado a cercare aiuto, okay? Non puoi lasciarmi, l'hai promesso...Ricordi? »
«Kate, non c'è più tempo...» sentenzia mio zio, che continua a sanguinare dal petto.
Sono in preda al panico, devo sbrigarmi, devo cercare la mamma.
«Non è vero c'è ancora tempo, c'è moltissimo tempo» affermo dirigendomi subito fuori dalla stanza in cerca di aiuto, ma la mano di mio zio che afferra il mio braccio, mi impedisce di farlo.
«No Kate, ascoltami non si può fare più niente, resta con me... ti prego» supplica mio zio che ormai ha il busto ricoperto di sangue, decido di obbedire restando con lui.
I suoi occhi azzurri sono colmi di lacrime, non ce la faccio a guardarlo in questo stato e per di più sta morendo: «Ti prego zio non mi lasciare per favore, io...ho bisogno di te» affermo stringendogli la mano destra.
«Io non vado... da nessuna parte... io sarò sempre con te» annuncia stringendo la mia mano a sua volta. Ad ogni parola che pronuncia sento che fatica sempre di più, respira a malapena, sta morendo e io non faccio altro che guardarlo soffrire senza aver il coraggio alleviargli il dolore.
«Abbi cura di te Kate, ti voglio bene» mormora, chiude gli occhi, un ultimo respiro e poi nulla, avvicino la testa sul suo petto sento solo due battiti e in seguito niente. È morto.
Sento i passi di mia madre che vedendo la scena chiede spaventata: «Oddio ma cos'è successo?»
Sono pietrifica, non posso averlo fatto veramente. Le lacrime iniziano a scendere una ad una senza sosta e si mescolano col sangue di mio zio.
«Mamma, il suo cuore non batte più! È colpa mia!» urlo piangendo.
Vedendo la pistola a terra, capisce tutto.
«Oh santo cielo, Kate l'hai ucciso» annuncia e vedo nei suoi occhi la disperazione.
Sì, l'ho ucciso, anche se non era mia intenzione, ma è morto per causa mia e dire che per me era solo un gioco.
Un urlo straziante impadronisce della casa, quello di una bambina di soli sette anni che ha sparato ad un uomo.
Mi sveglio di soprassalto tutta sudata, anche in questo momento rivivo quel giorno, lo sparo, il corpo sanguinante di mio zio, il mio inutile tentativo di salvarlo, le sue ultime parole, la sua morte.
La consapevolezza di essere riuscita a commettere un atto così atroce: uccidere.
Non potevo e non posso tornare indietro, è successo in pochi minuti, ma essi mi hanno segnato profondamente, da quel giorno ho capito che con certi giochi non si scherza, ho iniziato ad avere gli incubi ogni notte, tutte le volte che chiudo gli occhi e non posso vedere il sangue che mi parte un attacco di panico perché mi ricorda quello di mio zio.
Da quel maledetto giorno ho sempre avuto i sensi di colpa che mi perseguitano, mi opprimono.
Come ho potuto fare una cosa del genere? Com'è potuto succedere tutto questo? Come ho fatto a non accorgermi che la pistola era vera? Come ho potuto ucciderlo con un sol colpo?
Mille domande continuano a ronzarmi nella testa, ma nessuna risposta, niente può semplicemente giustificare e cancellare quello che ho fatto.
In alcune circostanze ho cercato di convincermi del fatto che tutto quello che è successo in passato non sia mai esistito, ma gli incubi, i ricordi quelli non svaniscono, sono delle ferite aperte che nessuno potrà mai guarire.
Se non mi trovo in carcere è solo merito di mia madre che è riuscita a far sì che la morte di mio zio passasse per un suicidio causata dalla sua depressione, anziché un omicidio e ha pure provveduto alla falsa lettera d'addio che avrebbe scritto mio zio.
Non so come abbia fatto esattamente, lei dice che questo per adesso non mi riguarda, ma ci è riuscita, ha conseguito nel salvarmi dalla vita da carcerata.
Mia mamma dopo quel gesto mi ha ritenuta degna di partecipare ad uno dei suoi giochi preferiti facendomi giocare a fare l'attrice, il mio lavoro consiste nell'ingannare le persone per poi derubarle, approfitto della loro gentilezza e poi le colpisco alle spalle privandole di ogni bene che hanno.
Successivamente entra in scena mia madre che si occupa di farle zittire per sempre, quindi uccidendole per poi far passare il tutto come un suicidio.
Le nostre vittime sono delle persone anziane, vedove oppure persone che vivono da sole che non vengono badate e che addirittura presentano un peso per la società.
Questo ovviamente rende le cose molto più facili, rende più facile ingannare la polizia, la giustizia e ci permette di avere qualche soldo in più.
Questo in confronto a quello che faremo è solo un allenamento.
Fingere è ciò che faccio da una vita e devo ammettere che mi riesce molto bene, visto i risultati che ho ottenuto, specialmente con Carol. Tuttavia sento il bisogno di concludere questa storia il più presto possibile, perché troppe ho taciuto e adesso più che mai sento la necessità di urlare al mondo tutto il disprezzo e odio che provo verso quella bigotta ragazza, che ha tutto ciò che ognuno desidera, ma non fa altro che lamentarsi, soffrire del fatto che i suoi genitori non le lecchino il culo abbastanza, che stronzata!
É solo una viziata del cazzo, non merita nulla di ciò che ha, infatti molto presto le toglierò ogni cosa che possiede.
Prendo il mio cellulare per controllare che ore sono: il telefono segna 22:19 e non riesco più a dormire.
Accendo la luce del comodino, il mio sguardo ricade su una fotografia di me e mio zio al parco giochi: io ho nella mano sinistra il mio palloncino, mio zio mi tiene l'altra mano e il nostro sguardo è rivolto verso il cielo immenso. Sento una forte nostalgia di quei bei tempi, dove passavo intere giornate con lui mentre mia madre era in viaggio per lavoro, lui era semplicemente fantastico e io un orribile sciagura, che ha provveduto alla sua rovina.
«Mi dispiace zio di aver messo fine alla tua vita, mi dispiace, io non sapevo che fosse vera, se lo avessi saputo non avrei premuto il grilletto, nonostante ciò spero che tu adesso stia bene, in un posto migliore di questo schifo, spero che un giorno tu riesca a perdonarmi per quello che ti ho fatto.
Sappi che ti custodisco nel cuore, per me sei come il padre di cui ho sempre avuto bisogno ma non ho mai avuto, ti voglio bene» sussurro tra i continui singhiozzi provocati dal mio pianto.
La vita può essere davvero ingiusta.
All'improvviso qualcuno suona il campanello, sobbalzo per la sorpresa inaspettata.
Chi mai potrà essere a quest'ora?
Sarà Will, è l'unico capace di fare queste visite a quest'ora, mi asciugo le lacrime, rimetto la foto al suo posto e mi precipito verso la porta d'ingresso.
Apro e rimango sconvolta, ditemi che questo è solo uno scherzo, per favore.
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