9 - La vie en rose
Quando l'aereo atterrò a New York, Jeffrey sospirò sonoramente.
Erano passati dieci giorni dal suo appuntamento con Jay. Il lavoro era riuscito a distrarlo, per la maggior parte del tempo, dal pensiero di quella serata.
Quando due mattine prima uno degli organizzatori del concorso lo contattò in ufficio, però, non aveva fatto altro che pensare a lei.
Gli avevano chiesto di assistere alla serata finale del primo gruppo, per dare un primo sguardo a quelli che sarebbero diventati i primi cinque concorrenti ufficiali del programma TV, previsto per l'anno seguente.
La sua azienda si occupava degli sponsor, finanziando una grossa fetta dell'intera gara. Era quindi importante per gli organizzatori rendere partecipe Jeffrey e insistettero affinché fosse presente lui in persona, e non solo i suoi addetti che solitamente presenziavano gli eventi.
Chiese a Griffin di portarlo direttamente in albergo, lo stesso che avrebbe ospitato la serata, uno dei più rinomati della Grande Mela.
Passò il tragitto in limousine in totale silenzio, ripetendosi che sarebbe andato tutto bene.
Aveva deciso di lasciarla andare, e si era convinto che ormai anche lei lo avesse capito, andando oltre.
Cosa se ne faceva una stupenda venticinquenne come lei, con tutta la vita davanti, di un uomo di quarantacinque anni che, dopo tutte quelle occasioni, non aveva avuto le palle di strapparle neanche un bacio?
Certo, lui non era un uomo qualunque, lo sapeva bene, ma gli piaceva pensare che quella ragazza gli si era avvicinato pur non sapendo nulla della sua vita, dei suoi soldi e della sua fama.
Lei meritava di meglio, ormai ne era consapevole, ma cosa avrebbe fatto trovandosela davanti? Si disse che questa volta lui sarebbe stato forte, non le sarebbe andato incontro, ma se per la prima volta avesse compiuto lei il primo passo? Se gli avesse chiesto di parlare, se lo avesse toccato, lui non era certo di riuscire a resisterle.
Arrivato in albergo corse a nascondersi in camera sua, una doccia fredda avrebbe scacciato, anche se per poco, l'immagine di quella avvenente donna dalla sua testa.
*****
Jay e i suoi amici restarono estasiati dall'imponenza di quell'albergo.
Un grande edificio bianco, con enormi balconate illuminate da migliaia di luci, che fece quasi dimenticare ai tre di trovarsi in una delle più grandi metropoli del mondo.
Quello davanti ai loro occhi sembrava un castello, e loro, si dissero, erano lì per conquistarlo.
Emily era rimasta a casa, a causa della febbre che la costringeva a letto da due giorni. Il gruppo aveva anche considerato di abbandonare il concorso per non lasciarla sola, ma lei la riteneva la cosa più stupida da fare.
Ed aveva ragione.
Rob, Kate e Jay si affrettarono a prepararsi. La loro esibizione era solo a metà serata, ma i tre avevano preparato la performance all'ultimo momento e Rob e Kate erano ansiosi di ripetere il loro passo a due. Jay, per la prima volta, avrebbe cantato e suonato il pianoforte, accompagnando da sola i movimenti dei suoi amici.
Quella serata avrebbe deciso il loro futuro, un solo errore e avrebbero detto addio al loro sogno.
Il momento di salire sul palco presto arrivò, i ragazzi erano vestiti completamente di bianco:
Rob con un semplice pantalone, senza maglietta, per lasciare in bella mostra il suo fisico muscoloso; Kate con una canotta di raso e dei pantaloncini aderentissimi che risaltavano il suo corpo asciutto e longilineo; Jay, invece, con un corto abito in seta dal taglio morbido, tenuto su da due sottili spalline.
Erano agitatissimi, la tensione era alle stelle. Jay si sedette al pianoforte, chiuse le palpebre e cominciò a suonare.
Gli occhi degli spettatori erano tutti rivolti ai due bellissimi ballerini che fluttuavano trasportati da quella voce soave. Tutti, tranne quelli di Jeffrey.
L'uomo era seduto ad uno dei tavolini sistemati vicino al palco. Da lì riusciva ad ammirare Jay in tutta la sua bellezza. Cominciò a guardarle le mani che scorrevano leggere sui tasti, cercò di scorgere le forme del suo corpo attraverso quel delicato vestito, finendo poi a fissarle le lisce gambe, immaginandole avvinghiate intorno al suo corpo.
Deglutì quando quell'immagine si palesò nella sua testa, si scusò con le persone al suo tavolo e si diresse verso il bagno, allentando la cravatta e sbottonandosi il colletto della camicia.
Sudava freddo e la cosa non gli piaceva, si lavò il viso con dell'acqua fredda, sperando di riprendersi da quella sua fantasia.
'Che cazzo ti prende?' Si disse guardandosi allo specchio, possibile che quella ragazza riuscisse a sconvolgerlo in quella maniera? Aveva bisogno di un po' di tempo, una sigaretta lo avrebbe sicuramente aiutato a calmarsi. Si poggiò al lavandino e cominciò a fumare, facendo delle lunghe boccate per lasciare che quel sapore lo calmasse.
Jay non si accorse di nulla, fortunatamente. Quando cantava tutto intorno a lei spariva, ma se avesse distolto lo sguardo, anche solo per un attimo, dal pianoforte avrebbe visto Jeffrey, e la sua reazione non sarebbe stata migliore di quella dell'uomo.
Quando la loro esibizione si concluse i giudici non risparmiarono i complimenti. Nonostante l'assenza del quarto componente il gruppo se l'era cavata alla grande e presto fu comunicato loro di essere ufficialmente ammessi alla fase finale del programma. Scesi dal palco i tre amici si scambiarono dei lunghi abbracci e si promisero di rimandare a dopo i festeggiamenti, per includere anche la loro amica rimasta a casa. Kate e Rob corsero a cambiarsi, mentre Jay, che decise di restare con lo stesso abito con cui si era esibita, si allontanò per telefonare ad Emily.
Andò nella grande sala che ospitava il palco, sperando di riuscire a sentire la sua amica prima che la musica le impedisse di parlare tranquillamente, ma i concorrenti successivi avevano già iniziato a suonare.
Si guardò intorno cercando un posto tranquillo, quando scorse una enorme tenda bianca infondo alla sala.
Si diresse verso di essa sperando di trovarvi dietro l'accesso ad un'altra stanza e si fece spazio attraverso i pesanti veli di stoffa bianca, scoprendo che celavano il posto perfetto per lei.
Aprì la grande porta scorrevole in vetro e si ritrovò su un lussuoso balcone semicircolare che regalava una vista mozzafiato su Manhattan.
Si incamminò verso il parapetto per godere del panorama, accarezzata dalla fresca brezza di quella sera, prima di dare la bella notizia alla sua amica.
Era così felice per come erano andate le cose che non si accorse dell'uomo in smoking nero che la seguì fin lì.
Jeffrey, che era appena uscito dal bagno quando la vide camminare verso il fondo della sala, l'aveva seguita quasi istintivamente, e ora era dietro di lei. Aveva attraversato la porta a vetri e si era fermato a guardarla per pochi istanti, prima di ripetersi cosa si era ripromesso di fare: Evitare di continuare ad illuderla.
"Tesoro, ce l'abbiamo fatta. Ce l'abbiamo fatta!"
Jeff si era appena voltato per allontanarsi, quando sentì Jay pronunciare quella frase in tondo eccitato. Per un breve secondo pensò che la ragazza si stesse rivolgendo a lui, ma quando si accorse che lei era al telefono un dolore allo stomaco spense il suo entusiasmo.
"Tesoro"? Allora era davvero già andata avanti? D'altronde cosa si aspettava, erano usciti una sola volta e non aveva neanche portato a nulla. S'illudeva davvero che quella ragazza rimanesse sola per sempre?
"Sì, lo so, lo so. Ti ho detto che avrei preferito star con te stasera."
La morsa che Jeff sentiva allo stomaco diventò sempre più forte, voleva solo andar via, ma le sue gambe non avevano nessuna intenzione di muoversi.
"Sono felice, sì, e so che lo sei anche tu. Che dici se prendo un taxi e ti raggiungo? Festeggiamo a letto noi due prima che arrivino gli altri!"
Jay stava ridendo, la sua amica all'altro capo del telefono era felice, ed entrambe non vedevano l'ora di condividere quelle emozioni. Quando si voltò, però, vide Jeffrey in abito nero che spiccava sullo sfondo bianco delle tende, ed il suo viso si fece serio. Sentì un nodo in gola e per poco non fece cadere il telefono. Era bellissimo e rimase in silenzio a fissarlo mentre Emily la chiamava dall'altro lato del telefono.
' Jay? Jay?!? Ci sei? Non fare stronzate e aspetta gli altri, resisterò qui sola per un'altra oretta. Ehi, ma stai sentendo? '
"Sì, sì! Scusami c'era un'interferenza. Allora ci vediamo più tardi. Giusto?"
Emily scusò il silenzio dell'amica e le disse che l'aspettava a casa sua. Riattaccando.
Jeffrey mosse qualche passo verso di lei: avrebbe voluto chiederle con chi stava parlando e avrebbe voluto dirle quanto quel vestito bianco le illuminasse il volto, ma a stento riuscì a salutarla.
"Ciao, signorina."
"Ciao, Signor Morgan."
Si scambiarono finalmente un sorriso.
L'uomo continuò a camminare, arrivandole accanto, poggiò un braccio sul liscio parapetto in marmo e le parlò:
"Allora, come stai?"
"Benone, stavo appunto dicendo ad Emily che siamo passati alla fase finale. Lei è rimasta a casa con la febbre ed era in ansia per noi." Gli disse mostrandogli lo schermo del telefono.
Jeffrey lo guardò, leggendo il nome della sua amica tra le ultime chiamate. Si era lasciato prendere, per la prima volta, dai morsi della gelosia, e questo gli fece capire quanto davvero contasse Jay per lui. Si ricompose cercando di prendere in mano la situazione:
"Sei stata fantastica sul palco, non sapevo suonassi il piano."
"Grazie. E tu come stai?" Gli chiese Jay spiazzandolo. La sua voce era distaccata, quasi volesse porre fine alla loro conversazione.
"Bene. Non quanto vorrei, però."
Lui la guardava fissa negli occhi, e Jay sentiva che non avrebbe retto a lungo la sua parte. Non voleva illudersi oltre, e non poteva lasciarsi coinvolgere dai giochi di Jeffrey, ed era per questo che voleva solo allontanarsi, prima che lui la stregasse nuovamente col suo fascino.
"Beh, ok allora. Io devo tornare dai miei amici. È stato un vero piacere rivederti, spero ti godrai il resto della serata."
Jay fece per andarsene ma Jeffrey la bloccò afferrandole un braccio, fece un passo indietro e si ritrovarono l'uno difronte all'altra.
"Ho sbagliato tutto con te." Le disse con un filo di voce. La sua mano lasciò la presa sul braccio di lei e scivolò fin sopra la sua spalla, seguì con un dito la linea del suo collo per finire sotto il mento.
Jay teneva gli occhi verso Manhattan, desiderando che l'aiutasse a non farsi ipnotizzare da quegli occhi nocciola, ma la mano di Jeffrey spinse dolcemente il suo mento e in un attimo lei fu sua.
"Devi solo dirmi di no. Ti prometto che capirò." Jeffrey le passò il pollice sulle labbra, sperando che la ragazza non pronunciasse quella sillaba.
"Come faccio a dirti di no?" Gli rispose subito lei, accarezzando la sua mano.
Jeffrey le prese il viso con entrambe le mani, chinandosi verso di lei, scoprendo finalmente il sapore di quelle labbra carnose che desiderava da mesi.
Si staccarono per pochi secondi, dopo essersi scambiati pochi, lenti baci, per guardarsi negli occhi e sorridersi reciprocamente.
"Piccola, adesso ne vorrò sempre di più, lo sai questo, vero?"
La voce profonda di Jeffrey fece avvampare Jay. Quel primo bacio l'aveva quasi stordita, cercava di riprendere fiato e quelle parole la riportarono nella confusione più totale.
Voleva dirgli che anche lei non avrebbe più potuto fare a meno di sentire la sua barba solleticarle il viso, che avrebbe voluto sentire la sua bocca baciarle tutto il corpo, ma i suoi pensieri furono interrotti da un nuovo passionale bacio.
Jeffrey spinse prepotentemente la lingua nella bocca di Jay, che chiuse gli occhi lasciandosi andare completamente a quella sensazione.
L'uomo mise le grandi mani intorno alla sua vita, stringendola talmente forte a sé, da riuscire a sentirne i seni premere sul suo petto.
La ragazza teneva un braccio sulle sue spalle, mentre con l'altra mano gli accarezzava la nuca. Quel bacio fu ben più lungo e passionale del primo, e quando Jeffrey azzardò a muovere la mano verso le natiche di Jay, lei lo fermò.
"Jeff, dobbiamo fermarci. Se arrivasse qualcuno?"
"Hai ragione, scusami. Però, ehi, ti avevo avvisata, no?"
Jeffrey scherzò, conquistandosi il sorriso della ragazza che ancora stringeva tra le braccia, quasi per paura che potesse scappare.
"La verità è che dovremmo rientrare. Mi piacerebbe stare qui, ma..."
"Certo che dobbiamo rientrare, ed anche in fretta ma prima vieni qui, solo un altro."
Jeff la baciò, dolcemente, mentre pian piano lasciava andare la presa sul suo corpo, portando di nuovo le mani verso il viso di lei per accarezzarne i capelli.
"Vieni da me dopo, ti prego." Le parole uscirono dalla bocca di Jeffrey non appena si liberò delle labbra di Jay. Gliele disse sussurrando, senza quasi rendersene conto.
"Dimmi solo dove." Rispose guardandolo negli occhi.
"Stanza 689."
Jay gli diede un ultimo veloce bacio a stampo prima di fare un passo indietro e passarsi una mano tra i capelli, cercando di sistemarli.
"A fine serata ti raggiungo, ora è meglio che mi allontani. O non credo che nessuno dei due riuscirà più a fermarsi."
Corse via attraversando la porta a vetro, quasi inciampò tra le lunghe tende, e quando raggiunse il centro della sala si fermò, sorridendo, ripensando a cosa era appena successo.
Scorse Rob e Kate in piedi vicino al bancone del bar e si affrettò a raggiungerli.
Abbracciò i due amici e si scusò per averli fatti aspettare:
"Allora? Cosa dice Emily? Spero che stia meglio, perché sto spendendo le mance racimolate la settimana scorsa per prendere una bottiglia di champagne. Festeggeremo per bene stasera."
Quando Rob parlò, il sorriso sulle labbra di Jay per un attimo si spense. Come aveva potuto dimenticarsi di Emily? Non poteva abbandonare i suoi amici, non quella sera. Ma come avrebbe fatto con Jeffrey?
Continuò a parlare con gli altri cercando di non pensarci, avrebbe trovato una soluzione.
Restarono vicino al bancone per tutta la serata.
Da quella posizione Jay riusciva a vedere il tavolo di Jeffrey, e non furono pochi gli sguardi che i due si scambiarono.
Quando l'ultimo concorrente si esibì Rob e Kate, ansiosi di dare inizio ai festeggiamenti, ritirarono subito la bottiglia di champagne. Jay vide Jeffrey dirigersi verso l'ascensore, e chiese ai suoi amici di concederle qualche minuto, con la promessa che avrebbe raccontato tutto non appena li avrebbe raggiunti in auto.
Allungò il passo verso l'ascensore, desiderosa di raggiungere Jeff il prima possibile e quando fu davanti alla 689 ebbe quasi un attimo di esitazione.
Jeffrey corse verso la porta non appena sentì bussare e quando vide la ragazza non le lasciò il tempo di parlare.
La afferrò per i fianchi, sollevandola da terra, e chiudendo con forza la porta dietro di sé.
Jay gli si aggrappò gettandogli le gambe intorno alla vita, mentre lui prese a baciarla con passione spingendola con la schiena verso il muro.
Jeff portò una mano sulla sua coscia, accarezzandola e salendo sempre più su, fin sotto il suo vestito, dove si avvinghiò stringendo il suo gluteo.
Cominciò a baciarle il collo e, alimentato dai suoi gemiti, si spinse più in basso, puntando verso quei seni prorompenti che lo chiamavano attraverso la scollatura.
"Jeff... per favore... aspetta... io..."
Jay ansimava, si odiava per quello che stava per dire, ma non potevano continuare, non ora.
Jeffrey sollevò la testa, guardandola capì che qualcosa non andava. Era stato troppo precipitoso, lo sapeva, ma la desiderava da troppo tempo.
"Ho esagerato. Dovevo almeno invitarti a fare un giro per la suite." Le disse sorridendo, sperando che il suo tono scherzoso avrebbe aiutato entrambi a ricomporsi. Con delicatezza la posò per terra e le prese la mano, invitandola a seguirlo per spostarsi dall'ingresso della stanza.
"Jeff no, non è per questo. Insomma, sappiamo entrambi perché siamo qui. Ed io vorrei poter star con te tutta la notte, credimi. Il fatto è che io devo andare, avevo promesso agli altri di festeggiare insieme, e so che tu sei qua, e io sono qua, ma... davvero dobbiamo rimandare."
Jeffrey rise quasi nervosamente:
"Vuoi farmela pagare per come mi sono comportato l'ultima volta?"
"No, no! È la verità, io non..."
"Piccola, sto scherzando, sto scherzando! Sta tranquilla, capisco perfettamente. Devi solo dirmi una cosa."
"Tutto quello che vuoi."
"Posso restare a New York un altro giorno. Dimmi che domani ci sarai."
Jay rise, era la cosa più bella che potesse sentire in quel momento.
"Domani mi tocca il solito turno al ristorante, purtroppo. Se per te va bene potremo vederci a mezzanotte."
"E domani a mezzanotte sia, ti aspetterò come l'ultima volta."
Si concessero un altro lungo bacio, prima di salutarsi, con la promessa che la notte seguente, sarebbe stata solo per loro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top