4 - Rainbow street

Jay era felice, anche se, in realtà, non vedeva l'ora di andar via.
Il presentatore della serata aveva da poco finito di comunicare lo smistamento nei vari gruppi di tutti i concorrenti.
La speranza di Jay, di finire nel primo gruppo, era ora realtà.
"Ragazze ma vi rendete conto? Sono senza parole! Quando ci hanno chiamato sul palco ci hanno fatto un sacco di domande. Sopratutto a te, Emily. Credo che il presentatore avesse un debole per te." Rob era visibilmente divertito "O forse lo aveva per la tua minigonna?"

Il gruppo scoppiò a ridere, Emily era una bellissima ragazza. I suoi morbidi capelli biondi e gli occhi da gatta non passavo di certo inosservati. Jay non si stupì di certo quando il presentatore concentrò le sue attenzioni su di lei.
"Non sono mica l'unica ad aver fatto colpo stasera..." disse Emily tirando una gomitata a Jay, per poi continuare "Prima cercavo Justin Timberlake sugli spalti, ho sentito che ci sarebbe stato anche lui stasera. Quando, indovinate un po' chi vedo flirtare con Jeffrey Dean Morgan?"

"Chi?!?" chiese istintivamente Jay. Sapeva benissimo che stava parlando di lei, ma sentire il nome completo, di quell'uomo misterioso, la sorprese. Come faceva Emily a conoscerlo?

"Avanti parla, non tenerci sulle spine!"

Kate strattonò l'amica che non tardò a replicare: "La nostra Jay era al tavolo con lo scapolo dell'anno. E posso assicurarvi che, nonostante la distanza, si vedeva benissimo che lui se la mangiava con gli occhi."

"Hai capito la puttanella!" Rob le dette una sonora pacca sul sedere.

"Man-mangiando con gli occhi? No n-no, fermi tutti." Jay cominciò a balbettare. Non capiva perché, ma si sentiva imbarazzata. "Stavo solo scappando da Mark e sono finita per caso al suo tavolo. Gli ho spiegato la situazione al volo e mi ha concesso di restare fintantoché non fossimo saliti sul palco. Tutto qui." Jay dette un sorso al suo cocktail prima di continuare "E poi chi cazzo sarebbe 'sto scapolo dell'anno?"

"Ok, tu mi preoccupi quando fai così. Seriamente." Emily la guardava incredula e per poco non le cadde il bicchiere dalle mani "Tu eri al tavolo con Jeffrey Dean Morgan e non sai nemmeno chi è?"

"Dovrei?"

"Ok, Emily, conta fino a tre, altrimenti la prenderai a schiaffi." Emily abbassò la testa e tirò dei lunghi respiri, cosa che fece divertire Rob e Kate che cominciarono inevitabilmente a ridere.

L'imbarazzo di Jay cresceva. Era abituata alle prese in giro dei suoi amici, sapeva che non lo facevano con cattiveria, ma quella conversazione non le stava piacendo.

"Sai che c'è? Non voglio saperlo. Vi ho detto che mi trovavo lì per puro caso, nulla di più."

"Jay, andiamo. Stiamo scherzando dai! Non dirmi che ti sei offesa? Lo sai che ci stuzzichiamo sempre!" Kate le accarezzò il braccio comprendendo il disagio dell'amica.

"Ma si, si. Lo so che scherzate. E vorrei tanto stare al gioco, ma sono esausta. Domani devo essere a lavoro alle 7 e sinceramente vorrei tornare a casa."

"Vuoi che ti accompagni?" Emily tornò seria. Jay sapeva che poteva contare su di loro in qualsiasi momento, ma non voleva rovinare quella serata a tutti.
Comunicò agli altri che avrebbe preso un taxi.
Rob ed Emily insistettero, non volevano che la loro amica si allontanasse sola, ma, dopo varie insistenze, la lasciarono andare, salutandola.

Mentre Jay si dirigeva al grande corridoio, che portava all'uscita, cominciò a cercare nervosamente nella sua pochette.
La preoccupazione la assalì quando si accorse di non avere più con sè il gettone da consegnare al guardaroba per ritirare il soprabito.

Si affrettò a raggiungere il bancone e spiegò alla guardarobiera la situazione, che, in tono acido, le disse che senza il gettone non poteva consegnare nulla.

"La prego, è il 253. È un trench chiaro, in tasca ci sono un pacco di fazzoletti ed uno di gomme. Secondo lei come faccio a sapere queste cose?"

L'addetta capì la situazione della ragazza che le si parava davanti, ma non poteva rischiare:
"Mi spiace ma non sono autorizzata, ci rimetterei il posto. L'unica cosa che può fare è aspettare che la sala si svuoti. Se quando tutti saranno andati via il suo soprabito sarà ancora qui, allora potrò darglielo."

Jay per un momento considerò di andare via senza giaccia, ma New York era così fredda in quel periodo, e non poteva di certo permettersi di darsi per malata a lavoro.

"Ma ciao principessa! Posso tenerti io al caldo mentre ti riporto a casa. O se preferisci posso finalmente mostrarti la mia."

Jay rabbrividì. Mark era accanto a lei. La situazione non poteva che peggiorare. Sentiva la rabbia ribollirle dentro.

"Senti, coglione, vuoi capirlo o no che devi lasciarmi in pace?"

"Ehi, principessa, sii più gentile!" disse il ragazzo afferrandola per un braccio e strattonandola a sé "Mi hai fatto sbattere fuori da quel pinguino nonostante mi fossi intrufolato solo per te. È così che tratti il tuo cavaliere?"

"Cavaliere? Mark, seriamente, che problemi hai?" Jay era di nuovo spaventata. Decise di giocarsi un'ultima carta "Senti sono uscita con te solo perché Kate ha insistito. La verità è che io ho già un fidanzato e tutto questo non gli piacerà. Lasciami andare e prometto che non gli racconterò nulla!"

"Ah-ah, sei uno spasso, moretta. E dove sarebbe questo 'fidanzato'? Un grande stronzo a lasciarti da sola in una serata come questa, eh? Andiamo dai, ho la macchina ad un paio di isolati." Mark si voltò allentando la presa sul suo braccio.

Jay stava pensando a come venir fuori da quella situazione quando sentì una voce familiare alle sue spalle: "472 per me. E 253 per la signorina."

Jeffrey era davanti al bancone, poggiò i due gettoni su di un piattino lanciando un sorriso a Jay.

Quando la ragazza aveva lasciato il suo tavolo si era accorto di quel lucido gettone rosso che spiccava sulla tovaglia bianca.
La vide scendere dal palco e provò a seguirla con lo sguardo tra la folla, fallendo.
Ci vollero diversi minuti prima che riuscisse a ritrovarla, e, quando successe, la vide dirigersi verso l'uscita.
Decise di raggiungerla senza pensarci e, quando ci riuscì, sentì che aiutarla a venir fuori da quella situazione era la cosa giusta da fare. Non gli piaceva come quel ragazzo le aveva stretto il braccio, strattonandola. Istintivamente lo avrebbe preso a pugni, ma quando udì le risposte della ragazza pensò che forse ci sarebbe voluto molto meno per allontanare quel vile.

S'infilò la giacca e prese il trench di Jay; si avviò verso di lei poggiandoglielo delicatamente sulle spalle.
L'uomo approfittò della situazione per rispondere alla domanda che si era posto una settimana prima: mentre gli teneva le spalle la tirò dolcemente a se, sentendo la sua schiena premergli sul petto, si chinò e le lasciò un bacio sul collo. La sua pelle profumava di vaniglia.

"Piccola, scusa il ritardo. Andiamo, allora?"

Jay era immobile. Quel gesto le aveva scatenato un brivido che le percorse tutta la schiena.
D'istinto afferrò il trench per stringerselo al corpo, sperando di alleviare quella sensazione.
Si girò verso Jeffrey sorridendo, non sapeva perché, ma quell'uomo la stava aiutando e a lei non dispiaceva affatto.

"E questo chi cazzo è?"

Mark aveva assistito a quella scena e non capiva cosa stesse succedendo.

"Il suo fidanzato. Immagino tu sia un suo amico?"

Jeffrey rispose, al posto di Jay, con tono deciso.
Non voleva lasciare al ragazzo il tempo di controbattere, sapeva benissimo come sarebbe andata a finire altrimenti.
Allungò il braccio sui fianchi di Jay e la accompagnò verso l'uscita, limitandosi a liquidare quel ragazzone con un gelido "buonaserata."

Quando la coppia raggiunse il marciapiede un uomo in smoking, sulla sessantina, teneva aperto lo sportello di una limousine: "Prego signor Morgan. Signorina." disse facendo un piccolo inchino verso entrambi.

"Grazie Griffin. Lascia fare a me." Jeffrey afferrò lo sportello mentre Griffin cominciò a dirigersi verso la portiera del guidatore.

Jay fissava Jeffrey in totale silenzio. Quando lo vide ripetere il gesto che l'anziano signore li aveva rivolto pochi istanti prima si lasciò scappare un sorriso divertito, cercando, però, di contenersi.

"Dopo di lei, signorina."

Afferrò la mano che Jeff le aveva offerto accentando il suo invito a salire in macchina.
Dopo aver chiuso lo sportello Jeff girò intorno alla limousine per entrare dal lato opposto.

Mentre l'auto si avviava Jay dimenticò per un istante dell'uomo che le sedeva accanto e girò la testa per guardarsi dietro.
Mark era fermo sul marciapiede mentre fissava la limousine allontanarsi.

Quando furono abbastanza distanti Jay pensò che doveva assolutamente ringraziare l'uomo che l'aveva salvata. Si girò verso di lui e si accorse che la stava fissando.

"Io davvero non so come ringraziarla. Mi ha di nuovo tirata fuori da una pessima situazione. Se vuole può lasciarmi qui, prenderò un taxi. Le ho dato fin troppo fastidio stasera."

Jay era imbarazzata. Gli occhi di Jeff le facevano uno strano effetto, e lui se n'era accorto: "Non sarà un problema accompagnarti a casa, Jay. O il tuo fidanzato ne sarebbe geloso?"

"Mh, non ho un fidanzato. Però non voglio davvero importunarla oltre, signor Morgan."

"Davvero? Mi è parso di sentire che accennavi al tuo fidanzamento mentre parlavi con quel tipo."

"Cercavo solo di liberarmi di lui." Jay ora era a disagio. Si guardava le mani chiedendosi perché Jeff le facesse quelle domande.

"Allora sono arrivato al momento giusto."
Jay tornò a guardarlo, soffermandosi ad ammirare le fossette che si erano create ai lati della sua bocca mentre sorrideva.

"Si, per fortuna. Non smetterò mai di ringraziarla, guardi. Ora sono io ad essere in debito con lei."

"Può darsi." Jeffrey si strofinò il mento guardando fuori dal finestrino per pochi secondi, prima di rivolgersi di nuovo a lei. "Allora dove ti porto, piccola?"

Jay si sentì avvampare. Con un solo sguardo lui era capace di mozzarle il fiato.
"Oh... emh... 167, Rainbow Street."

Jeffrey non poteva non notare l'imbarazzo di lei. Comunicò a Griffin la loro destinazione e pensò che forse era meglio metterla a suo agio.

"Allora Jay. Cosa fai nella vita? A parte aspirare a diventare una cantante, s'intende."

"Faccio la cameriera in un locale a Brooklyn." Jay apprezzò la domanda e provò a rilassarsi. "Ad essere sincera fare la cantante era un sogno ormai abbandonato. Da piccola, in Italia, ho studiato canto e danza, ma poi ho lasciato per dedicarmi a qualcosa di più concreto. Questo concorso è stata un'idea dei miei amici, mi hanno praticamente costretta!"

Jeffrey ascoltò con attenzione ogni parola.
Sapeva benissimo cosa significasse abbandonare un sogno per dare spazio a qualcosa di più 'vero'.

"Sei italiana, quindi?"

"Si. Vengo da Roma."

"Bellissima città, ci sono stato per lavoro almeno una decina di volte ma non sono mai riuscito a visitarla." Jeffrey si fermò un attimo a pensare a tutti i luoghi in cui era stato. Poteva vantarsi di aver visto tutte le città del mondo, ma in realtà le uniche cose che vedeva erano alberghi, uffici e locali. Quel pensiero quasi lo rattristò, e decise di girare la testa verso il finestrino per non lasciare che Jay se ne accorgesse.

"Un vero peccato. Sarò sicuramente di parte, ma Roma è una delle città più belle, secondo me" Jay notò il silenzio dell'uomo e provò a continuare la conversazione "Lei viaggia spesso, signor Morgan?"

"Jay per favore. Se continui a darmi del lei mi sentirò più vecchio di quanto io non sia. Chiamami Jeffrey, o Jeff se preferisci."

Jeffrey allungò la mano verso la ragazza sfiorandole la spalla. Quel gesto la fece nuovamente rabbrividire ed istintivamente Jay si allontanò.

"Ehi, guarda che non mordo." Jeffrey si chiese dove avesse sbagliato "Volevo solo essere gentile."

"Scusami, J-Jeffrey. È che mi sembra tutto così surreale. Non ero mai stata in una limousine. E immagino tu sia una persona importante se avevi un tavolo tutto tuo così vicino al palco."

Il sorriso tornò sulle labbra di Jeffrey, davvero quella ragazza non sapeva nulla sul suo conto?

"Piccola, ma allora è vero che non mi conosci? Questa cosa è fantastica, sul serio, sai? Non puoi capire quanto è snervante aver sempre a che fare con gente che parla con me solo per quello che sono."

Jay si maledì per non aver dato modo ad Emily di raccontarle di più sul conto di quel misterioso uomo. Lui sembrava divertito dalla cosa, ma Jay si sentiva una stupida.

"Tra lo studio e il lavoro prima, e le prove e il lavoro ora, mi sono un po' estraniata dal mondo. Spero di non averla offesa."

"Mi offendi se continui a darmi del lei."

"Perdonami, non volevo." Jay arrossì e tornò a guardarsi le mani.

"Sei troppo imbarazzata, ed io ti sto torturando troppo, ancora una volta. La cosa mi diverte, lo ammetto. Ma sto esagerando, scusami." Jeffrey si accorse che la limousine stava decelerando "Per tua fortuna siamo arrivati."

Jay guardò fuori dal finestrino notando il cancello arrugginito che portava al cortile del suo appartamento.

"Ancora grazie, Jeffrey. Ti sei davvero preso troppo disturbo per me stasera."

Jay spostò la mano sulla maniglia dello sportello, stava per tirarla quando lui la interruppe: "Cosa diavolo pensi di fare, signorina? Che razza d'uomo sarei se ti facessi andare via così?"

Jeff le lanciò un sorriso malizioso prima di aprire il suo sportello e scendere dall'auto.
Si precipitò ad aprire la portiera della sua ospite, aiutandola ad uscire.
Continuò a tenerle la mano mentre la accompagnava verso un verde cancelletto arrugginito a pochi passi di distanza da loro.

D'un tratto la prese per la vita e la fece girare verso di lui: "Posso chiederti una cosa, Jay?"

"Certo."

"Promettimi che non cercherai nulla sul mio conto. Niente internet, niente giornali, niente TV."

Jay non capì il motivo di quella richiesta, mille pensieri le attraversarono la mente, ma l'unica cosa che riuscì a dire fu: "Perché?"

"Perché sono sicuro che ci rincontreremo, ti devo ancora un whisky ricordi?" quella risposta la rese ancor più confusa "E non voglio che tu mi conosca per come mi raccontano i mass media."

"Va bene, Jeffrey. Te lo prometto."

"Promesso?" Jeff ripetè disegnandosi una croce sul petto con la mano destra.

"Promesso!" La ragazza rispose imitando il suo gesto.

"Allora buonanotte, signorina Jay, spero di rivederti presto"
Jeffrey si chinò verso di lei prendendole la mano. Se la portò alla bocca lasciandole un delicato bacio, che la fece di nuovo rabbrividire.

"Buonanotte Jeffrey." Jay tirò via la mano bruscamente. Si accorse della sua reazione esagerata e si affrettò a raggiungere la porta di casa. Quando la aprì si voltò e vide che lui era ancora lì a guardarla.
Gli fece un cenno con la mano in segno di saluto prima di entrare.

Jeffrey aspettò che la ragazza fosse dentro prima di incamminarsi verso l'auto.
Si chiese come mai Jay fosse quasi scappata, sperando di non averla spaventata troppo col suo atteggiamento.

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