22 - La prima notte
Finita la cena, Jeffrey e Jay si erano spostati sul porticato, a chiacchierare del più e del meno mentre l'uomo si concedeva una sigaretta.
«Sul serio, JD, ma che senso ha la tua vita? Com'è possibile che tu non l'abbia mai visto?»
«Ma davvero ne stai facendo un'affare di stato?»
«Tu non capisci...» Jay si alzò dalla sedia in ferro battuto per raggiungere Jeffrey dall'altro lato del tavolino, prendendogli le spalle tra le mani e cominciando a scuoterlo «Tu devi guardare Game of Thrones!»
«Ok. Ok!» disse lui alzandosi per liberarsi dalla morsa della ragazza «Io non sapevo di essermi beccato una nerd. Immagino mi toccherà una qualche maratona?»
«Come minimo. Che ce l'hai a fare quel mega televisore in salotto, sennò? Cominceremo già domani.»
«Il salotto, eh?» ripeté lui sorridendo «Scommetto che non hai visto tutta la casa, allora.»
«Non cambiare discorso.»
«Non sto cambiando discorso, piccola. Vieni, dai. Devi vedere una cosa.»
Jeffrey la prese per mano e la trascinò in casa, incamminandosi verso le scale. Prese la rampa a sinistra imboccando il corridoio opposto a quello che dava sulla cabina armadio e si fermò davanti all'ultima porta.
Si voltò verso la ragazza per farle l'occhiolino mentre abbassava la maniglia, invitandola subito dopo ad entrare e prendendo parola: «Facciamo che domani quando rientro ci chiudiamo qui dentro.»
Jeffrey vide gli occhi di Jay illuminarsi: davanti a loro due file con quattro poltrone in pelle nera erano rivolte ad un telo bianco grande quanto tutta la parete e perfettamente stirato.
«Un cinema? In casa? Potrei svenire. Qui. Ora.»
L'uomo scoppiò a ridere vedendo la faccia sbigottita della ragazza che si portava le mani alla bocca per lo stupore.
«Pensa che prima qui c'era una sala per fare yoga. Ne ho approfittato per cambiare qualcosa da quando mia moglie è andata via. Vuoi vedere il resto?»
Jay annuì, lasciandosi nuovamente prendere per mano da Jeffrey che, entusiasta, la condusse davanti alle altre quattro porte di quel corridoio: una contente un enorme tavolo da biliardo, diversi flipper e vecchi ma ben tenuti cabinati arcade; due adibite a stanza per gli ospiti e l'ultima, la più grande, arredata con diversi attrezzi da palestra, che affacciava direttamente sul cortile interno e sulla terrazza che per metà lo ricopriva.
Terminato il giro del primo corridoio Jeffrey continuò, tirandola verso quello che Jay aveva percorso qualche ora prima, passando però attraverso il piccolo balconcino che affacciava sulle scale.
Fu lì che Jay si fermò per guardare fuori dalle vetrate che conducevano al terrazzino e alla vista mozzafiato che regalava.
Si voltò per un istante verso Jeffrey, che continuava a camminare dandole le spalle per continuare il tour, tornando poi a guardare di fuori mentre con una mano spalancava una delle vetrate.
L'uomo raggiunse la prima porta sulla sua sinistra e si bloccò: «Questa è la stanza da letto, almeno qui ci sei già stata, no?»
Si girò per cercare lo sguardo di Jay che però sembrava essere scomparsa.
Tornò sui suoi passi, notando la porta finestra spalancata, e la raggiunse, prendendo a sorridere maliziosamente quando capì il perché della fuga della ragazza.
Sulle mattonelle grigie del pavimento della terrazza giacevano i pantaloncini di lei, che intanto aveva cominciato a sfilarsi la canotta, volgendo la schiena a Jeffrey, mentre con passo felpato saliva gli scalini in pietra della grande vasca posta al centro dello spiazzale.
L'uomo rimase in silenzio a godere della vista dell'intimo bianco che spiccava sul corpo bronzeo di lei, che pian piano spariva per immergersi nella Yakuzi rivestita di pietre chiare, perfettamente incastrate l'una all'altra, davanti ai suoi occhi.
Mentre lei continuava a dargli le spalle, guardando il panorama delle luci di Los Angeles sotto di loro con le braccia poggiate a bordo vasca, Jeffrey decise di seguirla sfilandosi dapprima la t-shirt e passando poi a scarpe e jeans.
Vestito solo di un paio di boxer blu, la raggiunse in acqua, affiancandola e allungando un braccio intorno ai suoi fianchi mentre con l'altro si poggiava al freddo bordo.
«L'avrei attivata se mi avessi avvisato.» le disse continuando a guardare davanti a lui e tirandola a sé.
Jay rimase in silenzio per qualche secondo, distogliendo poi lo sguardo dalla vista e posandolo sul petto nudo di Jeffrey che ruotava lentamente verso di lei.
«Non serve. Era solo per rompere il ghiaccio.» gli sussurrò a denti stretti un attimo prima di poggiargli le mani sui pettorali e di allungarsi verso il suo volto.
I due cominciarono a baciarsi con passione, cullati dal movimento dell'acqua che cominciava a intorpidirsi man mano che si spostavano per poggiarsi ad uno dei sedili sommersi che la vasca celava.
Jeffrey ne raggiunse uno, immergendosi fino al collo per adagiarvisi, mentre Jay si posizionava fra le sue gambe, restando in piedi.
Con le mani l'uomo esplorava famelico le curve della ragazza, che inarcava la schiena sempre più in avanti per continuare a baciarlo ogni volta che sembrava scivolare via dal suo abbraccio.
Le dita di Jeffrey raggiunsero i ganci sulla liscia schiena di Jay, cominciando a sbottonarli uno ad uno fino a riuscire a sfilarle il reggiseno, ormai fradicio.
Si distaccò dalle labbra pulsanti d'eccitazione di lei, che tornò a raddrizzare la schiena per permettere all'uomo di affondare il viso sotto il suo collo e raggiungere i suoi seni.
La riempì di morsi e carezze, strappandole gemiti di piacere che aumentarono il suo desiderio; si tirò in piedi per stringerla in uno delicato abbraccio e, schioccandole un sonoro bacio sulla bocca, la spostò verso le scalette, scostandole un ciuffo di capelli dalla guancia e fissandola dritta nei suoi occhi verdi: «Non odiarmi, ma dobbiamo fermarci.»
«Cosa c'è che non va?» chiese preoccupata lei, indietreggiando e portandosi le braccia intorno al petto, temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato.
«Niente, piccola, niente. Solo che pensavo sarebbe meglio spostarci dentro.»
Jay allungò una mano per schizzarlo con dell'acqua in pieno volto, fingendosi arrabbiata: «Accidenti a te, mi hai fatto prendere un colpo.»
Jeffrey scrollò la testa per alleggerire i capelli zuppi di acqua e gli sorrise divertito.
«Aspettami qui,» le disse cominciando a lasciare la vasca «ti prendo un telo.»
A passo spedito raggiunse l'armadietto in legno di fianco alle vetrate sulla sinistra -quelle che davano sulla palestra-, prese un asciugamani e se lo legò in vita mentre con uno più piccolo si strofinava il capo.
Asciugatosi anche le spalle afferrò altri due teli e li portò a Jay, che intanto cominciava a uscire dalla vasca un po' tremolante.
«Ora capisci perché mi sono fermato? Congeleremmo qui fuori, senza il sole ci si dimentica che siamo già in primavera.» le disse accerchiandole il corpo con un dei teli e tamponando sulla sua pelle per cercare di scaldarla.
Jay si limitò ad annuire strizzando il lunghi capelli per metà bagnati, cercando di liberarsi la testa appesantita dal carico dell'acqua.
Quando finì sfilò il telo dalle mani di Jeffrey per sistemarselo addosso, annodandolo sopra il seno e mettendosi di fronte a lui, a braccia conserte, per osservarlo: «Quanto sei dolce quando fai così tanto il premuroso?»
Jeffrey colse il velo di ironia nelle parole di Jay, prendendo a mordersi il labbro inferiore prima di risponderle: «Sei così bella in questo momento che puoi dirmi quello che vuoi.»
La ragazza scosse la testa sorridendo e alzando gli occhi al cielo per celare l'imbarazzo: Jeffrey la stava fissando, continuando a muovere lo sguardo su di lei dall'alto al basso, inclinando leggermente il capo prima di continuare a parlarle: «Sei stupenda e io non posso fare più a meno del tuo sorriso.»
Si chinò verso di lei, lasciandole un bacio sulla fronte, per poi piegarsi e metterle un braccio dietro le ginocchia e uno dietro la schiena, sollevandola da terra.
Jay gli avvolse il collo con le braccia avvicinandosi al suo viso e tornando ad assaggiare la sua bocca per pochi istanti, passando poi a baciarlo sotto il mento per permettergli di camminare senza bloccargli la visuale.
Pochi passi e raggiunsero la camera da letto, passando attraverso uno degli ingressi della stanza che dava sulla terrazza.
Jeffrey si sedette sul letto matrimoniale, ricoperto da delle sottili lenzuola color panna, mentre Jay, ancora fra le sue braccia, continuava con le labbra ad esplorare la pelle delle sue larghe spalle, posizionandosi a cavalcioni su di lui.
L'uomo, eccitato dalle effusioni di lei, chiuse istintivamente gli occhi, spingendo la testa tra i sui capelli e liberandola con gesti veloci del candido asciugamano, lasciandolo ricadere sul pavimento. L'atmosfera si faceva sempre più calda e Jeffrey, ormai fuori di sé, fece scivolare le mani lungo la schiena fino a raggiungere gli slip di Jay che, vorace, continuava a mordergli ogni millimetro tra la scapola e il collo.
Con uno scatto si tirò in piedi, afferrando la ragazza per le cosce accaldate e portandosele attorno alla vita costringendola con quel gesto a sollevare la testa; si scambiarono un sorriso d'intesa, tornando subito a cibarsi l'uno delle labbra dell'altra, mentre Jeffrey sosteneva il peso della ragazza aiutato dal braccio destro che le stringeva i glutei.
Con la sinistra libera si slacciò il telo lanciandolo più in là, allentando poi la presa su Jay per rimetterla coi piedi sul pavimento; lentamente cominciò a piegare le gambe spostando le mani dal corpo di lei al suo, per sfilarsi i boxer ancora inumiditi dall'acqua della Yakuzi. Man mano che incurvava la schiena, scendeva sempre più in basso con le labbra sull'addome di Jay, che gli passava ansimante le mani tra i capelli accompagnando i suoi movimenti.
Presto anche la ragazza fu libera dal tessuto ancora bagnato degli slip; un gemito le sfuggì quando l'uomo, risalendo lentamente, le accarezzò delicatamente l'intimità prima con la bocca e poi con una mano, continuando ad esplorare il suo corpo anche mentre la invitava a distendersi sul letto.
Jay, colma di desiderio, si adagiò sulle lenzuola, allungando poi le braccia verso Jeffrey e chiamandolo a sé. Le gambe di lei tornarono a cingergli i fianchi, permettendo alla virilità di lui di avvicinarsi, carica di passione, e di realizzare la fantasia che entrambi rincorrevano da mesi.
Si amarono ardentemente per tutta la notte, fino a quando, sfiniti ma felici, si strinsero in un abbraccio carico di sentimento, scambiandosi baci e carezze fino a che la stanchezza non sopraggiunse, lasciandoli addormentare l'uno tra le braccia dell'altra.
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