17 - Miss You

< E Parigi? >

< Solo da bambina,
ricordo a malapena
Disneyland >

< Allora aggiungo
alla lista >

< Tu stai fomentando
le mie fantasie... >

< Pensi che ti stia
prendendo in giro? >

< No... >

< Ma non vuoi illuderti >

< Sono sogni ad
occhi aperti. Sarà
già tanto riuscire
a vederci >

< Andremo sicuramente
lontano con questo
pessimismo >

< Sono realista >

< Va bene. Qualcosa
di più concreto allora >

< Tipo? >

< Tipo iniziamo
da un weekend >

< Oggi ne parlo con
il mio titolare se
si decide a farsi
vedere... E se poi
tu non sei libero? >

< Tu pensa a prenderti
qualche giornata libera,
al resto ci penso io >

< Va bene... ora ti
devo lasciare,
pausa terminata >

< Ok. Noi stiamo
andando a cena >

<Mi manchi piccola >

Quando Jay vide quest'ultimo messaggio aveva ormai terminato di lavorare.
Si sentì in colpa per non averlo letto prima, ma una volta digitato l'ultimo sms aveva riposto il telefono nel suo armadietto e si era affrettata a raggiungere i suoi colleghi in sala.
Erano trascorse quattro ore da quando Jeffrey le aveva inviato quel "Mi manchi" che continuava a intasarle i pensieri anche durante il lungo tragitto verso casa.
In un primo momento aveva deciso di non rispondergli, per non svegliarlo - era mezzanotte passata in Inghilterra - ma non appena varcò la soglia del suo appartamento cercò nella borsa lo smartphone e cominciò a digitare in maniera compulsiva, quasi presa da un raptus:

< Ho voglia di vederti.
Ho voglia di baciarti.
Torna presto,
per favore!
Neanche immagini
quanto ho bisogno
del tuo calore.
Mi manchi!
Mi manchi da impazzire JD! >

Corse in stanza da letto e mise il telefono in carica, scappando poi in bagno per rinfrescarsi, quasi si vergognasse per quelle parole appena scritte.

Trascorse il resto della serata in tranquillità, cenando davanti alla piccola televisione che teneva in salotto e riuscendo, anche se per poco, a dimenticarsi di Jeffrey, dei suoi amici, della sua vita: era questo l'effetto che avevano su di lei le serie TV, riuscivano a trasportarla in un mondo tutto nuovo che l'aiutava ad estraniarsi da tutto e tutti. Ultimamente era presa a seguire la nuova stagione di "Once upon a time" e le vicende dei personaggi delle favole, catapultati in una realtà totalmente diversa da quella raccontate dalle classiche fiabe, riuscivano ad emozionarla facendole dimenticare persino lo scorrere del tempo.

Le palpebre pesanti e un improvviso sbadiglio, però, la fecero finalmente trasalire, ricordandole che ormai era ora di andare a dormire.
A malincuore schiacciò il pulsante rosso del telecomando tornando alla realtà.

Quando raggiunse la sua stanza si gettò a letto e sfiorò lo schermo del cellulare che, illuminandosi, rivelò una notifica:

< Domani sera cena al pub vicino casa di Rob con Simon e un paio di suoi amici. È la tua serata libera, non puoi dire di no :P >

Sospirò, aveva sperato in un messaggio ben diverso da quello, ma non poteva certo pretendere che Jeffrey fosse sempre lì, pronto a risponderle.

Digitò un veloce < Ok > in risposta a Kate e, riposto il telefono, si lasciò cadere indietro per rilassarsi sul suo comodo letto matrimoniale, finendo inevitabilmente a pensare alla sua amica.

Kate e Simon si frequentavano ormai da qualche mese: anche loro si erano conosciuti durante le fasi eliminatorie del concorso e ormai potevano definirsi una coppia a tutti gli effetti, benché Kate negasse ogni qual volta che i suoi amici osassero pronunciare la parola fidanzamento.

"Ci sto bene, ma non è quello giusto." era quello che Kate aveva detto una sera in confidenza a Jay, cercando di spiegarle perché non considerasse Simon il suo fidanzato "Mi fa divertire ed è anche bravo a letto. Ma non basta. Quando incontri la persona giusta lo senti subito... e non è lui. Finché dura mi va bene continuare ma, Jay, tesoro, la felicità è altro."

Era proprio a quelle parole che Jay stava ripensando, ponendosi domande che si accavallano nella sua mente lasciando ben poco spazio alle risposte.
Sapeva che era troppo presto per chiedersi cosa fosse Jeffrey per lei, e non osava neanche azzardare a chiedersi cosa fosse lei per lui.

Senza rendersene conto si addormentò, riuscendo per l'ennesima volta a rimandare il conflitto interiore che la accompagnava, ormai, ogni notte.

*****

Jeffrey posò lo sguardo sull'orologio: le dieci e quindici del mattino.

Era in perfetto orario per raggiungere l'aeroporto ma decisamente in netto ritardo per rispondere a Jay, che gli aveva scritto più di dieci ore prima.

In America erano le cinque passate, non voleva di certo svegliarla e, in più, si era ripromesso che le avrebbe scritto solo una volta raggiunta New York, sperando di sorprenderla.

Fu difficile per lui resistere alla tentazione di risponderle mentre si preparava per lasciare l'albergo o durante il viaggio verso l'aeroporto; avrebbe voluto scriverle anche un semplice "ci vedremo prestissimo" ma non aveva alcuna intenzione di rovinare la sorpresa che aveva in mente: dopo quasi una settimana avrebbero potuto riabbracciarsi e Jeffrey era ansioso di vedere il bellissimo sorriso che si sarebbe creato sul volto di lei non appena si sarebbero rivisti.

Presto si ritrovò seduto su uno degli ampi e comodi sedili del volo intercontinentale che la sua azienda aveva organizzato per permettere allo staff di far ritorno in America.
Ormai gli sarebbe stato impossibile sentire Jay e, anche se con un po' di rimorso, si congratulò con se stesso per essere riuscito a trattenersi, convinto che Jay avrebbe sicuramente perdonato le sue ore di silenzio non appena se lo sarebbe ritrovato in carne e ossa di fronte a lei.

Il volo gli sembrò durare meno del solito: era abituato a viaggiare solo e la presenza dei colleghi era per lui una piacevole novità.
Chiacchierare e scherzare con uomini più o meno giovani di lui gli fece dimenticare il trascorrere delle ore e prima di quanto si aspettasse si rese conto che l'aereo stava ormai atterrando al JFK di New York.

Una volta lasciato il velivolo e raggiunta la zona di sbarco prese il telefono: le sedici in punto.
Aveva circa sei ore libere prima di dover far ritorno in aeroporto e proseguire assieme al resto dello staff verso Phoenix, la loro reale meta.

Fece scorrere il dito sullo schermo dello smartphone, facendo partire la chiamata verso il numero di Jay e portandosi subito dopo l'apparecchio all'orecchio.
Dieci lunghi squilli e nessuna risposta.

A passo spedito si diresse verso l'uscita continuando a richiamare la ragazza ancora e ancora, fino a quando non si ritrovò nell'area fumatori dove si concesse una pausa accendendosi una sigaretta.

Tra una boccata e l'altra digitava sullo smartphone in maniera compulsiva, sperando che Jay notasse le sue chiamate e il messaggio che stava per inviarle:
< Piccola richiamami appena puoi >

*****

"Questa è l'ultima volta che vengo a fare shopping con voi due! Con tutti i soldi che abbiamo speso avremmo potuto permetterci un viaggio alle Maldive!"

"Vedi di fare in fretta piuttosto che lamentarti sempre, noi restiamo in auto, Kate e gli altri sono già al pub, lascia la roba e torna qui."

Jay scese dall'auto di Rob intonando un ironico "Sissignore" mentre stringeva tra le mani le buste contenenti gli acquisti del loro pazzo pomeriggio trascorso insieme.

Si precipitò in casa per lasciare tutta quella roba e per recuperare una giacca più pesante: la giornata soleggiata, che le aveva fatto sperare nell'arrivo della primavera, aveva lasciato spazio ai grigi nuvoloni che avevano ricoperto il cielo newyorkese presagendo un imminente temporale.

Si sfilò la giacca in jeans e la lanciò sul divano; prese il cappotto bordeaux con le maniche a tre quarti che penzolava dallo schienale di una delle sedie del suo salotto e si diresse verso la porta d'ingresso, bloccandovisi per pochi secondi davanti: stava dimenticando qualcosa, lo stesso qualcosa che si era imposta di ignorare per tutto il pomeriggio più per ripicca che per altro.

Recuperò l'iPhone da una delle tasche della giacchetta di cui si era appena liberata e sbloccò lo schermo, ponendo fine alla sua vendetta verso Jeffrey che non si era fatto vivo per l'intera mattinata.

Una ventina di chiamate e altrettanti messaggi le strapparono un sorriso soddisfatto.
Non conosceva il reale motivo per cui Jeffrey non le aveva scritto, e aveva così deciso di ripagarlo con la stessa moneta evitando di rispondere alle sue chiamate per tutto il pomeriggio.

Mentre ancora si richiudeva la porta di casa alle spalle, aprì WhatsApp digitando una frettolosa risposta senza dar conto ai messaggi inviati da lui:
< Ho promesso agli altri di passare un po' di tempo con loro, non ho avuto tempo per il telefono. Stiamo andando in un locale vicino casa di Rob per festeggiare un amico. Buonanotte ;) >

"Hai deciso di smettere di giocare a fare la stronza, allora? Non credi di aver esagerato?" le disse Rob non appena la vide salire in auto con ancora il telefono tra le mani.

"Ma se siete stati voi a consigliarmi di non rispondergli! Non ti va mai bene niente."
rispose la ragazza in tono scocciato.

"Jay, ti avevo detto di lasciar squillare un po' il telefono, non di ignorarlo per tre ore! Certo, tesoro, che ne hai di cose da imparare tu." Il tono ammonitorio di Rob fece sbuffare Jay, che si limitò a ripetere a bassa voce "Ok, ok" roteando gli occhi mentre il suo amico imboccava la strada per raggiungere il pub.

Pochi minuti e il telefono le vibrò tra le mani rivelando un messaggio di Jeffrey:
< Ero preoccupato...
va tutto bene?
Dov'è che stai andando? >

< Almeno hai una mezza
idea di come mi sono
sentita io dopo che hai
ignorato il mio messaggio
per tutto il giorno >

Le sue dita digitarono la risposta automaticamente, bloccando subito lo schermo dopo aver cliccato sulla scritta 'Invia'.

Ripose in fretta lo smartphone nella borsa, chiacchierando con Rob ed Emily che per fortuna sembravano aver dimenticato il discorso "Jeffrey".

Arrivati al locale tirò fuori il telefono che rivelò i tre messaggi che Jeff le aveva scritto:

< Mi dispiace piccola
non volevo farti arrabbiare,
credimi. Dove sei? >

< Ti chiederò scusa mille
volte se mi dici almeno
come si chiama il pub >

< Jay andiamo
non vorrai davvero portarla
cosi per le lunghe? >

Decise di concedergli un'ultima risposta prima di raggiungere Kate e gli altri e lasciar scivolare il telefono nella tasca dei suoi jeans:

< Siamo al Maclaren's pub, a Manhattan.
Non sono arrabbiata, ma ci son rimasta male per come mi hai ignorata. Sai non è mica la prima volta che decidi di sparire... comunque ne riparliamo domani, dai. È notte fonda da te, dormi tranquillo e non starti a dar pena >

Con ancora l'apparecchio in mano varcò la soglia del locale assieme ai suoi amici, raggiungendo finalmente Kate, Simon e i tre ragazzoni a loro seguito.

Fatte le dovute presentazioni il gruppo si liberò dei soprabiti e si sedette ad uno dei tavoli in legno del rustico pub, in attesa che i camerieri si avvicinassero per portare i menù.

Jay stava per riporre il telefono in borsa quando questo cominciò a squillare attirando anche l'attenzione di Rob, che le stava accanto:
"Cos'è? Aspetti per caso che sia io a dirti di rispondere? Va' fuori, muoviti. Fossi in lui ti avrei già mandato a quel paese per quanto te la stai tirando!" le bisbigliò l'amico pizzicandole un braccio.

"Ahio! Ma tu da che parte stai?" rispose lei portandosi una mano davanti alla bocca per non farsi sentire dal resto dei commensali.

"Non vedo ancora quelle gambe muoversi verso la porta." si limitò a dire Rob a denti stretti, cercando di celare con un sorriso il siparietto iniziato con l'amica mentre con un piede calciò la sua sedia indietro, allontanandola dalla tavola.

"Scusatemi," pronunciò Jay arrossendo e scattando in piedi per il gesto improvviso "torno subito, voi ordinate pure!"

Si mosse verso l'uscita quasi correndo, più per l'imbarazzo della figuraccia che aveva appena fatto che per rispondere al telefono che ancora non cessava di squillare, mostrando il dito medio a Rob un attimo prima di lasciare il locale.

Una volta fuori cliccò sull'icona verde per rispondere alla chiamata:
"Pronto?" disse portandosi l'apparecchio all'orecchio.

Lo strano click che udì le fece capire di aver risposto troppo tardi: Jeffrey aveva appena chiuso la chiamata e a questo punto non si sarebbe meravigliata se lui le avesse riservato lo stesso trattamento.

Rob aveva ragione, si stava comportando come una ragazzina; Jeffrey sicuramente aveva avuto le sue buone ragioni per essere sparito, dopotutto non era di certo a Londra per diletto, era tempo di smettere di ricorrere a stupidi giochetti infantili e tornare a essere la solita Jay che in realtà non aspettava altro che sentire la sua voce.

Fece scorrere le dita sullo schermo cliccando sulla scritta "JD", sperando che lui avrebbe impiegato meno tempo di lei a rispondere alla chiamata.

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Visto che in questo capitolo non ho avuto spunti per inserire le solite gif, ve ne lascio un paio qui sotto convinta che apprezzerete 🤣

PS. Quanto state odiando Jay da 1 a 10?
Spero non troppo, magari nel prossimo capitolo potrebbe farsi perdonare 😅

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