11 - Champagne
"Hot dog? Sul serio?" Jay era felicemente sorpresa quando entrò nel salone.
Sul grande tavolo in legno, posizionato al centro della stanza, c'era un piatto con due grandi panini e due bottiglie di Corona trasudate, con delle fettine di limone in cima.
Il grande camino acceso nell'angolo destro della stanza aveva riscaldato tutto l'ambiente, e le candele sparse su mobili e mensole creavano un'atmosfera quasi magica.
"Non sarà il lungomare di Manhattan ma spero comunque che apprezzerai l'impegno." disse Jeff allargando le braccia.
"Scherzi? Non c'è nulla di più romantico di una birra a lume di candela." Jay gli dette una leggera gomitata, cominciando poi a camminare per il salone.
L'arredamento in legno scuro dava un tocco elegante e al tempo stesso familiare alla casa. Il grande divano posizionato davanti al camino attirò l'attenzione di Jay, che cominciò a fantasticare su come avrebbero potuto trascorrere il dopo cena.
"Mangiamo allora?" chiese improvvisamente, voltandosi verso Jeff che era rimasto immobile a fissarla.
L'uomo era rimasto ipnotizzato dal movimento dei suoi fianchi. La lunga maglia grigia che indossava la copriva fin sotto le natiche, ma quando camminava le onde che si creavano ad altezza del suo sedere fecero deglutire Jeff ,che cominciava a chiedersi se sarebbe stato all'altezza.
Da quando si era lasciato con Jennifer era stato con altre donne, ma le fugaci avventure che aveva avuto non erano paragonabili a Jay.
Nessuna delle donne con cui era stato era capace di farlo eccitare con un semplice sguardo, come faceva lei e, sopratutto, con nessuna di loro aveva intrapreso un lungo tira e molla come quello che loro portavano avanti da circa due mesi. L'attesa non aveva fatto altro che aumentare il suo desiderio, e Jeffrey cominciava quasi a temere il momento in cui lei sarebbe stata nuda tra le sue braccia.
Erano settimane che immaginava quella scena, ed anche solo il pensiero lo faceva sudare freddo. Cercava di convincersi che tutto sarebbe andato bene, dopotutto non aveva mai avuto problemi a letto e nessuna donna si era mai lamentata delle sue prestazioni. Ma l'idea di non soddisfare Jay, di rovinare tutto finendo troppo in fretta, quasi lo terrorizzava.
"Si, piccola. Mangiamo." Jeffrey la seguì verso il tavolo e la invitò a sedersi offrendole la sedia.
"Allora racconta, come sono andati i festeggiamenti ieri notte?" chiese Jeffrey mentre afferrava uno degli invitanti hot dog al centro del tavolo.
"Oh, ehm... Credo fin troppo bene" Jay inghiottì a fatica il cibo che aveva in bocca, a causa di quella domanda. Non ricordava molto dei loro festeggiamenti, sennonché, per la prima volta, era stata lei quella del gruppo a cader vittima agli effetti devastanti dell'alcool.
"Bene, bene, bene. Ho forse toccato il tasto giusto?" Jeffrey ridacchiò percependo che la sua domanda aveva in qualche modo messo a disagio la ragazza.
"Che vuoi dire?"
"Che ti stavi quasi strozzando, signorina. Andiamo cos'è successo? Qualcosa mi dice che sarà una storia divertente."
Jay era visibilmente imbarazzata e si domandava cosa avrebbe pensato Jeffrey di lei, se gli avesse raccontato la verità.
Si fece però coraggio e cominciò a parlare:
"Ad essere sincera non ricordo molto. So solo dirti che un minuto prima eravamo nel soggiorno di Emily, a bere e prenderci in giro come al solito, e quello dopo mi sono risvegliata nel mio letto, con un martello pneumatico che mi picchiava sulle tempie."
"Mi auguro solo che tu non abbia guidato in quello stato."
"Oh, no, direi che è improbabile, anche perché non ho un'auto mia. Avrò preso un taxi o magari sarà stato Rob a portarmi a casa. Anzi, sicuramente sarà stato lui, credo sia l'unico che avesse ancora le forze per portarmi di peso a letto. È stata una giornata talmente pesante oggi... non ho avuto neanche il tempo di sentirli per farmi raccontare cos'ho combinato."
Jay pronunciò l'ultima frase ridendo, sperando di sdrammatizzare l'accaduto e cercando la complicità di Jeff. Il sorriso sul suo volto, però, si spense non appena incrociò lo sguardo accigliato dell'uomo.
"Dio, che imbarazzo." la ragazza abbassò la testa, portandosi una mano sulla fronte "Avrei dovuto risparmiarmi questo particolare su ieri. Solitamente non sono così, è che... è stata una serata, diciamo, intensa, ecco. Insomma, mi sono fatta un po' prendere la mano e..."
"Piccola non devi mica giustificarti." Jeffrey la interruppe. Non era di certo la sbornia che lo preoccupava. Da quando aveva sentito quel nome, Rob, aveva avvertito la stessa morsa che la sera prima gli aveva attanagliato lo stomaco. "Mi chiedevo solo se, questo Rob... insomma, ti fidi di lui? Immagino vi conosciate da molto, certo... ma il fatto che sia entrato addirittura in camera tua, senza che tu ricordi niente, non ti preoccupa neanche un po'?"
"Signor Morgan?!" esclamò Jay sgranando gli occhi "Sbaglio o noto una vena di gelosia nelle sue parole?"
Jeffrey sorrise nervosamente. Quello che sentiva dentro era un sentimento che ormai gli era estraneo da lungo tempo, ma questo non gli impedì di riconoscerlo. Era geloso, preoccupantemente geloso. Jay se n'era accorta, e lui non voleva ammetterlo.
"Sono solo preoccupato per la tua incolumità, piccola. Non nego che mi infastidisca pensarti inerme tra le braccia di un ragazzone, come il tuo amico. Mi auguro solo che-"
"No, no, no. Aspetta, devo fermarti." Jay non si trattenne e scoppiò in una fragorosa risata. "È gay. Rob, è gay. È anche se non lo fosse, credimi, non si sarebbe mai permesso di farmi nulla di male." si morse le labbra, cercando di assumere un'espressione più seria, prima di continuare "Prima che tu faccia qualsiasi cosa, ridevo perché il pensiero di Rob che ci prova con me è decisamente la cosa più comica che potessi immaginare."
"Mmh." Jeffrey si portò la mano verso il volto, accarezzandosi il mento. Annuì alla ragazza, nascondendo alla perfezione il sorriso che premeva sui lati della sua bocca. Le parole di lei lo avevano decisamente sollevato.
"Però pensandoci bene..." Jay prese la palla al balzo, sapendo che la reazione di lui non sarebbe tardata "...forse c'è un'altra immagine ancora più comica di un Rob etero. Lei non crede, Mister Morgan?"
Mentre pronunciava l'ultima frase si alzò, inscenando un perfetto inchino.
Jeff sospirò, distogliendo lo sguardo dalla ragazza. Si impose di restare serio, e bevve l'ultimo sorso della sua birra.
Ritornò a guardarla, cominciando a tamburellare le dita sulla tovaglia bianca che ricopriva il tavolo.
"Non mi piacciono le provocazioni." disse con voce bassa.
Quel tono rude fece deglutire Jay. Sapeva che lui stava scherzando, e sapeva che aveva calcato di proposito quelle parole. Ma quella voce forte, dal tono così grave, la fece quasi rabbrividire.
Restò immobile, aspettando la sua prossima mossa, tenendosi pronta a scattare per dileguarsi dalla sua presa. Si aspettava una reazione simile a quella che l'uomo le aveva riservato ad inizio serata, quando l'aveva portata di peso in casa provocandole i crampi allo stomaco per le risate.
L'uomo, però, la sorprese.
Si era alzato ed aveva percorso la breve distanza, che li separava, con passo lento, fermandosi ad un palmo di naso da lei. Le cinse la vita con le mani e le lasciò un lungo bacio a stampo sulle labbra, sconvolgendo le aspettative di Jay che, ora, lo fissava restando in silenzio.
"Piccola, se cedessi alle tue provocazioni, non mi limiterei a farti il solletico." le sussurò ad un orecchio "Mi sono ripromesso che avremmo brindato insieme alla tuo successo di ieri, e non ho intenzione di cambiare programma. Penserò più tardi a come punirti per le tue irrispettose prese in giro."
Jay non era sicura di aver capito bene cosa le aveva appena detto Jeffrey. Lui l'aveva tirata a sé, affondando la testa tra i suoi capelli, bisbigliandole con voce talmente sexy che le parole le si erano accumulate in testa formando un'eco quasi incomprensibile. Era di nuovo vittima del fascino di quell'uomo, che con un gesto così semplice le aveva fatto nuovamente tremare le gambe.
Quando Jeffrey si distaccò da lei, le concesse finalmente il suo bellissimo sorriso, lasciandole un bacio in fronte prima di dirigersi verso la porta che dava in cucina.
La ragazza lo seguì con lo sguardo, lasciandosi poi ricadere sulla sedia non appena lui sparì, lasciando che la porta gli si chiudesse alle spalle.
Jeffrey ritornò pochi minuti dopo, tenendo in mano un cestello d'argento contenente una bottiglia di Crystal, immersa per metà nel ghiaccio, e due flûte, anch'essi sistemati tra i cubetti.
"Dai, vieni qui. Almeno staremo più comodi." le disse invitandola a seguirlo verso il divano.
Jay lo raggiunse ed insieme si sedettero sui morbidi cuscini del sofà in pelle bianca.
La vista della bottiglia aveva in un primo momento spaventato Jay, memore degli effetti che lo champagne aveva avuto su di lei poche ore prima. Si disse, però, che forse quelle bollicine l'avrebbero aiutata a scaricare la tensione, rendendo più piacevole quel momento così romantico che stava vivendo con l'uomo che le stava seduto accanto.
Jeffrey stappò la bottiglia e riempì i due bicchieri, porgendone subito uno alla ragazza.
"Allora, signorina, brindiamo alla tua carriera. Alla donna che sei, e alla donna che diventerai."
Il tintinnio dei bicchieri risuonò per tutta la stanza. Jay e Jeffrey bevvero tutto d'un fiato, svuotando i flûte, senza staccare mai gli occhi l'uno da quelli dell'altra.
Quel sapore acido, ma allo stesso tempo dolce, invase la bocca della ragazza, solleticandole fastidiosamente il palato. Voleva fermare Jeffrey quando lo vide riempire nuovamente i bicchieri, ma restò in silenzio, cercando di scacciare la sua inutile preoccupazione. Due bicchieri non le avrebbero certo fatto male, e poi chissà come l'avrebbe presa lui se gli avesse confessato che quella bevanda cominciava a non piacerle.
"Dalla smorfia che hai fatto direi che preferisci il whisky." le disse lui, asciugandosi i baffi con una mano.
Jay arrossì. Aveva effettivamente strizzato gli occhi per mandare giù, a fatica, il secondo sorso di champagne, speranzosa che lui non se ne accorgesse.
"Ho scoperto ieri che io e queste bollicine non andiamo d'accordo. Credevo di riuscire a reggere un paio di bicchieri, ma il sapore è davvero insopportabile."
"E cosa aspettavi a dirmelo, tonta?"
Jeffrey le tolse il bicchiere dalle mani e lo lasciò, assieme al suo, sul tavolino in vetro, che stava tra il divano e il camino.
"Andiamo di là in cucina, così scegli con me qualcos'altro."
"No, Jeff. Sto bene così, grazie. Non serve che tu prenda altro." Jay lo fermò, afferrandolo per un braccio, un istante prima che si alzasse.
"Sei sicura?" le disse lui, poggiandole la mano sul viso.
Quando la ragazza annuì, sorridendo, lui cominciò ad avvicinarsi a lei. Voleva sentirla di nuovo tra le sue braccia, e assaggiare il sapore dello champagne dalle sue labbra.
La baciò con dolcezza, accarezzandole i capelli con una mano mentre l'altra si portava dietro la sua schiena.
Jay sentiva la testa pesante, e non era certo colpa del Crystal. I morsi che l'uomo le lasciava sul labbro inferiore, tirandolo delicatamente, la eccitarono a tal punto che quasi non si rese conto delle parole che stava per dire.
"Ti voglio Jeffrey. Ora."
La voce le uscì dalla bocca come un sospiro, ma Jeffrey udì quelle parole, chiare e forti, e subito gli rimbombarono in testa.
"Piccola, non puoi parlarmi così." le disse ansimandole sulle labbra "Neanche immagini da quanto aspettavo che lo dicessi."
Jay lo afferrò per il colletto, tirandolo sopra di se e cominciando a baciarlo con passione. Le loro lingue s'intrecciarono mentre Jeffrey con le sue braccia forti la aiutava a distendersi sul divano.
Le mani di Jay cominciarono ad aprire ogni bottone della camicia bianca che l'uomo indossava, spingendosi sempre più in basso.
Jeff allungò una mano fin sotto il sedere di lei, accarezzandole poi la coscia per accompagnarla attorno ai suoi fianchi.
Si posizionò su di Jay, e quando le gambe di lei si avvinghiarono completamente alla sua schiena, stringendolo a se, sentì la sua virilità pulsare contro il cavallo del pantalone.
Jay fu costretta ad allentare la presa e ad allontanarsi, anche se l'eccitazione di Jeff che premeva sulla sua femminilità aveva reso quella posizione decisamente piacevole.
Sollevò la schiena, costringendo anche Jeff ad alzarsi, per poter allungare finalmente le sue mani sulla cintura di lui.
La slacciò velocemente, aprendo un bottone dei suoi pantaloni, e riuscendo finalmente a sfilargli la camicia, che sembrava quasi bloccata dalla morsa della cinta in cuoio.
Si staccò per pochi secondi dalle sue labbra, per passargli dolcemente una mano sul quel petto villoso, che si gonfiava ad ogni suo respiro, e godere di quella visione.
Jeff le concesse solo pochi secondi. La desiderava troppo, e non voleva staccarsi neanche per poco da quelle labbra così morbide. Si chinò verso di lei e riprese a baciarla, cominciando ad esplorare con entrambe le mani sotto la sua maglietta. Quando la sollevò, cercando di sfilargliela, Jay accompagnò il suo gesto alzando le braccia, facilitandogli l'impresa.
Il reggiseno in pizzo nero della ragazza lo eccitò ulteriormente, e così Jeff si spinse in basso con la testa per saggiare le curve del suo décolleté.
La passione dei baci, che Jeff lasciava sul suo corpo, aveva travolto Jay, che si lasciò cadere indietro poggiando la schiena sul bracciolo del sofà.
Più Jay inarcava la schiena, più Jeff scendeva in basso, raggiungendo finalmente i suoi leggins.
Glieli sfilò lentamente, assicurandosi di mordere e baciare ogni singola porzione delle sue gambe, mentre scendeva.
Quella ragazza era finalmente sotto di lui, vestita solo di un semplice completino intimo nero.
"Sei meravigliosa, piccola." le disse prima di tornare a baciarla, distendendosi sopra di lei. La sua mano cominciò a scivolare fra le sue gambe, raggiungendo il morbido tessuto dei suoi slip, inumidito dall'eccitazione di lei.
Quel tocco alimentò il desiderio di Jay, che tornò a cercare la cerniera dei pantaloni di lui, intenzionata a toglierglieli.
I due si bloccarono improvvisamente quando uno squillo cominciò a provenire dalla tasca dei pantaloni di Jeffrey.
L'uomo sbuffò nervosamente, mettendosi in ginocchio per recuperare frettolosamente il suo telefono.
'STEVEN'. Quando lesse quel nome sul display, rifiutò la chiamata attivando la modalità silenziosa. Posò bruscamente il telefono sul tavolino, svuotando di nuovo i polmoni con un lungo respiro.
"È tutto ok?" chiese Jay sollevandosi, per raggiungere il viso di lui.
"Si, piccola. Scusami, avrei dovuto ricordarmi prima di quel dannato affare." Jeff tornò a guardare la ragazza, prendendole il volto tra le mani. "Cazzo, se sei bella, Jay. Vieni qui, abbiamo perso fin troppo tempo."
Jeff si piegò per raggiungere di nuovo quella bocca, che ormai gli dava dipendenza. Jay si lasciò di nuovo guidare dalle mani esperte di lui, che la accompagnarono nuovamente con la schiena sul bracciolo.
Il telefono però continuava a distrarli, e il rumore, che la vibrazione dell'apparecchio creava sul ripiano in vetro del tavolo, cominciava ad infastidire Jeff.
Provarono entrambi ad ignorare quel brusio fastidioso, e si scambiarono un breve sorriso quando, per pochi istanti, cessò.
Jay aveva fatto scivolare le mani sui boxer di lui attraverso il pantalone, e tastava e massaggiava la sua possente mascolinità che chiedeva solo di uscire.
L'insistente rumore del telefono, però, la bloccò nuovamente.
"Jeff, saranno le 3 del mattino. Chiunque sia, dev'essere importante."
Jeffrey strizzò gli occhi, sforzandosi per parlare. Avrebbe voluto continuare a baciarla, ignorando le sue parole e quell'odioso cellulare, ma non poteva lasciare Jay senza una spiegazione.
"È Steven, quel coglione con cui parlavo prima. È a Mosca per chiudere un contratto, ma quei cazzoni vogliono il mio consenso prima di firmare il tutto. Prima gli ho detto che lo avrei raggiunto domani, ma aveva insistito che partecipassi in teleconferenza alla riunione."
"Alle 3 di notte?" chiese Jay sorpresa.
"Beh, a Mosca sono le 11, piccola. Avranno iniziato già da un pezzo."
"E allora rispondi, non credo ci metterai molto, no?"
"Sono più propenso a buttare il telefono nel camino."
"Andiamo signor Morgan, io non scappo mica."
"E chi mi assicura che magari nel frattempo non cambi idea?"
Jay non riuscì a resistere al sorriso malizioso che si disegnò sul volto di Jeffrey. Lo spinse, costringendolo a tornare in ginocchio, e si alzò a sua volta.
"Un motivo in più per chiudere in fretta questa faccenda." gli disse lei un attimo prima di baciarlo frettolosamente sulle labbra.
La ragazza si alzò dal sofà e prese il telefono, porgendolo a Jeffrey. L'uomo lo afferrò sbuffando con fare scocciato.
"Va bene, resta qui, però. Non credo che riuscirei a dire cose sensate se mi resti davanti con quel completino." le disse mentre si allontanava per raggiungere il tavolo dove poco prima avevano cenato.
Jay sorrise, guardando quella bellezza scultorea che si allontanava da lei.
Neanche lei voleva staccarsi da lui, ma pensò che non appena Jeff avesse sistemato quella faccenda, avrebbero finalmente avuto la notte tutta per loro, senza ulteriori distrazioni.
Si chinò per raccogliere dal pavimento la camicia di Jeff, e la indossò.
Il camino era ancora acceso, ma senza il corpo caldo di lui sul suo, cominciava a sentire freddo.
Si sedette sul divano, cercandolo con lo sguardo, mentre il profumo della sua camicia la coccolava.
Jeffrey, intanto, aveva finalmente risposto al telefono e discuteva animatamente col suo socio, dando le spalle alla ragazza.
Aveva provato a mandare al diavolo Steven, ma quando questi gli spiegò che senza il suo consenso, anche se solo telefonico, l'affare sarebbe saltato, Jeff fu praticamente costretto a restare in linea.
Pochi minuti dopo si voltò per fare cenno a Jay di pazientare, ma quando lo fece non la vide. Cominciò ad alzarsi per cercare di capire dove fosse finita, e quando vide i capelli neri ricadere sul bracciolo del divano, capì che era tornata a stendersi.
Tornò a sedersi, evitando di guardare oltre per non lasciarsi tentare da quel corpo giovane.
Era tranquillo, finalmente la ragazza che tanto gli aveva fatto girare la testa era lì, e ora sapeva che anche lei bramava il momento in cui i loro corpi si sarebbero uniti.
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