1 - Amnèsia

"Non dovevo farmi trascinare in questa storia."
Queste le parole che Jay si ripeteva da quando, quella mattina, erano arrivati a Los Angeles.
Ormai sapeva che era troppo tardi per tirarsi indietro, ma non poteva fare a meno di maledirsi per aver seguito Rob e le altre in questa follia.

Era in piedi davanti ad un grande specchio e cercava di calmarsi; Kate l'aveva aiutata col trucco e Emily aveva scelto gli outfit per tutti. Sapeva che i suoi amici non mentivano quando, pochi minuti prima, si complimentavano per la sua bellezza, ma, nonostante questo, continuava a sentirsi insicura.
L'avevano perfino convinta ad indossare una parrucca: Kate credeva che se tutt'e tre avessero portato stesso make up e stessi capelli la cosa avrebbe sicuramente colpito e divertito i giudici.

Optarono per delle parrucche mogano, e Jay rimase sorpresa di quanto quei lunghi boccoli rossi le stessero bene.
Indossava una canotta nera annodata sotto al seno, che lasciava in mostra la sua pancia piatta e che valorizzava le forme del suo petto.
Gli stivaletti in pelle nera slanciavano ancor più la sua figura curvilinea e le calze a rete con gli shorts in jeans le davano un aspetto decisamente troppo provocante.
Il make up che Kate aveva scelto per lei la faceva sembrare quasi un'altra persona.
Il rossetto scuro dava un tocco seducente alle sue labbra carnose, mentre il trucco smokie e l'eye-liner si abbinavano perfettamente ai suoi profondi occhi verdi.

"Jay va tutto bene?"
Rob arrivò improvvisamente alle sue spalle.
"Diciamo di sì. È che quasi non mi riconosco, Kate fa miracoli col trucco."

"Ed è per questo che hai quella faccia triste?"
Rob la conosceva troppo bene. Passavano un sacco di tempo insieme e ormai gli bastava uno sguardo per capire i suoi pensieri.
"In verità ho paura, Rob. Cantare per un gruppetto di persone il sabato sera è niente in confronto a questo.
Su quel palco ci aspetta qualcosa che nessuno di noi ha mai affrontato. Ci saranno centinaia di persone a guardarci e dei giudici pronti a farci a pezzi se sbaglieremo qualcosa!"

"E noi non sbaglieremo, tesoro. Vedrai che andrà tutto bene, tu sei fantastica e io sono praticamente perfetto." Rob riuscì finalmente a farla ridere. "Ora andiamo, siamo i prossimi ad esibirsi. Cancella quel muso lungo e vedi di sorridere. Ah, e non dimenticare: culo alto e tette in fuori!"

*****

Mentre erano in taxi Jay continuava a pensare alla loro performance.
Le sue paure si erano dileguate non appena aveva messo piede sul palco.
I giudici avevano avuto solo parole positive per loro, acclamando all'unanimità il talento del gruppo.
Cominciava a convincersi che forse potevano farcela, aveva smesso di ripetersi che stava commettendo un errore e aveva deciso di godersi quest'avventura assieme ai suoi migliori amici.
La strada che si parava davanti a loro era lunga e tutta in salita, ma era fiduciosa che insieme potevano affrontarla.

Quando scesero dal palco un ragazzo dello staff si avvicinò a loro spiegando cosa significava aver superato quella audizione.
I provini servivano a filtrare l'immenso numero di partecipanti che, da quel momento in poi, sarebbero stato divisi in gruppi che avrebbero affrontato varie fasi eliminatorie.
Jay e gli altri avrebbero dovuto partecipare alla cerimonia, che si sarebbe tenuta la settimana seguente a New York, dove sarebbero stati comunicati date e location delle successive audizioni e, sopratutto, la collocazione dei partecipanti nei vari gruppi.

"Io ancora non ho capito dove stiamo andando!" esclamò con voce stridula Emily, interrompendo i pensieri di Jay.

"Kate ha sentito delle ragazze che parlavano di un locale dove si balla, si beve e ci si diverte, insomma. A quanto pare tutti quelli che hanno passato il provino vanno lì per festeggiare. E quindi noi siamo ufficialmente invitati."
Jay rispose all'amica picchiettandola col gomito, per sottolineare l'euforia delle sue parole.

"Io non credo affatto a questa storia. La verità, per me, è che la nostra Kate ha messo gli occhi sul qualche bel bocconcino e ora lo sta pedinando."

"Può darsi..." rispose Kate accettando la provocazione di Rob.

Quando il taxi cominciò a rallentare Jay guardò fuori dal finestrino.
L'enorme scritta fucsia 'Amnèsia' le saltò subito agli occhi: era il locale di cui stavano parlando poco prima e il gruppo si precipitò fuori dal taxi per raggiungere l'interno del locale.

La sala era affollata e caotica, riuscirono a stento a raggiungere il bar e a prendere da bere.
Cocktail alla mano cominciarono a girare per la sala parlando della loro performance e guardandosi attorno.

"Hai finito il tuo?" chiese Rob indicando il bicchiere di Jay.
Non appena lei annuì il ragazzo le tolse il bicchiere di mano e lo lasciò assieme al suo su un tavolino.
"Lo sai che non resisto a lungo senza ballare se c'è questa musica!" Rob la tirò a sé e lei si lasciò condurre dall'amico.
Jay si divertiva a danzare con lui, avevano scoperto di condividere una passione per la musica latino americana, come quella che ora li trasportava, e, da qualche mese, frequentavano un locale a New York dove ogni giovedì si tenevano delle gare.
Da allora Rob cercava, invano, di convincere Jay a partecipare; da quando il suo fidanzato l'aveva lasciato, il ragazzo aveva cercato in tutti i modi di distrarsi e, fortunatamente, sapeva di poter contar su Jay per superare quel periodo, anche se l'amica non sempre si lasciava trascinare dalle sue proposte.

I due formavano davvero una bella coppia: lei con i lunghi boccoli rossicci che ondeggiavano a tempo di musica, coprendo e scoprendo la pelle olivastra della sua schiena; lui col suo fisico muscoloso e slanciato e la pelle color ebano che quasi brillava quando le luci del locale si rispecchiavano nelle piccole gocce di sudore che si cristallizzavano sulle sue braccia, a mala pena coperte dall'aderente t-shirt bianca.
I sensuali movimenti dei due migliori amici non passavano di certo inosservati, attirando l'attenzione della gente in sala e gli sguardi indiscreti dei pochi seduti ai tavoli che invidiavano l'evidente intesa dei due.

"Guarda che ho visto come la stai guardando."
Norman dette una gomitata a Jeffrey, che si ritrovò costretto a distogliere lo sguardo dai due ballerini che si dimenavano davanti a lui e a posarlo sugli occhi azzurri del suo amico.

"E allora?" gli rispose spazientito.

"E allora alzati e fatti un regalo. Andiamo, fratello, se non lo fai tu lo farò io. Devo ammettere che hai ancora buon gusto in fatto di donne." esclamò Norman divertito, sollevando un sopracciglio e ammiccando in direzione della rossa che sculettavi davanti al loro tavolo.

"Certo che sei irrecuperabile. Sto solo guardando una bella ragazza ballare, perché devi subito pensare al sesso?"

"Ehi ehi, io non ho mica parlato di sesso! Però così hai appena ammesso che tu ci stavi pensando."

"Non sarebbe normale il contrario in un posto come questo. Ma che cazzo ci facciamo in un locale del genere?"

"Senti Jeff, io sono qui per divertirmi e magari tornare a casa con qualche bella donna, e tu dovresti fare lo stesso invece di stare qui a bere un drink dopo l'altro."

"Ecco bravo, perché non vai a prendere da bere? Magari lungo la strada trovi qualcuna disposta a sopportarti."

Norman mostrò il dito medio a Jeff che contraccambiò divertito, mentre lo guardava allontanarsi.
Era seduto in uno dei tavoli infondo alla sala da dove aveva un'ottima visuale sulla calca che la affollava.

La ragazza dai capelli rossi, però, aveva particolarmente attirato la sua attenzione.
Le curve generose che si muovevano così sinuosamente a tempo di musica lo avevano stregato e non poteva di certo biasimare il suo amico per averlo preso in giro.
L'interesse di Jeffrey verso quella ragazza era evidente, ma l'uomo si sentiva così fuori luogo in quel posto da pensare che farsi avanti non sarebbe stata una buona idea.

Norman tornò presto con una bottiglia di champagne e versò da bere a sé e al suo amico.
Provò nuovamente a smuoverlo, cercando di convincerlo a raggiungere la ballerina che Jeffrey ancora fissava, ma fallì.
Nonostante il loro continuo punzecchiarsi i due trascorsero praticamente tutta la notte seduti a quel tavolo: bevendo, scherzando e rivangando il loro passato, da perfetti migliori amici quali erano.

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