64. Obstruction
È proprio in quel momento che, dopo un ultimo applauso della platea, il preside scende dal palco e ci sale la band. E manca poco che la vertigine che ti assale d'improvviso, non ti gettino a terra.
Spike afferra il microfono, scandisce il tempo e la musica parte. Kobe picchia sulla batteria accompagnato da Lincoln e il suo basso. E tutti nella palestra, saltano in piedi e iniziano a ballare. E il pavimento quasi trema. E tutti sembrano come in estasi, o meglio: in preda a un demone. Ma tu sei altrove. Tu, Lara, sei in un luogo diverso mentre attorno a te è il caos. Tu sei in un posto in cui il tuo cuore batte come un martello e in cui il tuo stomaco si appallottola come un foglio di carta. Un posto in cui quasi ti manca il fiato, come se sprofondassi in un mare profondo. In un posto dove dolore e felicità e gioia e rinascita e speranza e vita e morte persino, s'incontrano e danzano. E in cui siete soli. Tu e lui. Lara e il suo Cameron.
Guardi Vanessa. Lei ti sorride. Tu lo abbracci. Poi ti stacchi da lei e guardi il palco e guardi di nuovo la tua amica e dici (urli) che non sapevi fossero tornati e che lei è fantastica e che tutti dovrebbero avere un'amica così e che lui è più bello di quanto lo ricordassi e che davvero sei felice e così via. Smetti solo perché Vanessa ti ha coperto la bocca con una mano.
«Stai straparlando.» ti fa (urla anche lei, e per via della musica e della scossa che quasi sentite sotto i piedi e per le vibrazioni che vi circondano ovunque) «su, andiamo sotto al palco e vediamo come reagisce nel vederti» ti fa un cenno con la testa, poi s'infila nella folla diretta verso il centro di tutto quel caos.
Fai per seguirla, ma qualcosa, quasi subito, te lo impedisce. Non hai tempo di voltarti che una forza molte volte superiore alla tua, ti trascina via.
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