6. All for Love


Le umiliazioni e le battutine come pronosticato dalla tua amica durarono solo fino alla pausa pranzo. Poi si spensero così com'erano iniziate. Per la penultima ora avevi quasi del tutto recuperato il tuo buon umore. Umore che comunque fu distrutto del tutto di lì a poco. Infatti, mentre ritornavi in classe dal bagno, avesti di nuovo modo d'imbatterti nel bestione dell'ultimo anno contro il quale eri andata a schiantarti all'entrata di scuola; ma stavolta in sua compagnia c'erano i due gemelli Dolls.

I gemelli erano la cosa più malvagia della tua esistenza da quando ne avevi memoria. In un quartiere comunque piccolo come il tuo, era inevitabile imbattersi sempre nelle stesse persone – quasi si abitasse in un piccolo paesino – e per quei due, purtroppo, le cose non erano diverse. T'avevano presa di mira dai tempi delle medie, e da allora non avevano mai perso occasione di picchiarti se t'incontravano in strada e da sola. Con gli anni avevi imparato a evitare i posti deserti; ma questo non sempre era bastato. Tanto più che all'ultimo pestaggio – avvenuto ormai quasi due anni primi – i due avevano anche allungato le mani sul tuo corpo tanto che solo gridare fortissimo in cerca di aiuto, ti aveva evitato di subire di peggio.

Appena il bestione in compagnia dei due ti vide, si fece rosso in volto e ti afferrò per il bavero della camicetta per poi quasi sollevarti da terra.

«Così vai a dire in giro che sono un orso stupido e che non sto attento a dove vado?» ringhiò mentre i due gemelli sogghignavano alle sue spalle.

«No, io non ho...»

«Così ti diverti a rovinare l'immagine delle persone?»

«Non ho mai detto...»

«Che ne dici se ti faccio cadere qualche dente, così vediamo se trovi ancora la forza di sparlare di me?»

«Aspetta io...»

«Dai piantala di parlare e pestala.» disse uno dei gemelli – non sei mai riuscita a distinguerli.

«Già» gli fece eco l'altro «ti ha mancato di rispetto. Menala e amen.»

«No» provasti di nuovo a dire «non ho mai...»

Ma non servì. Le parole ti morirono in gola mentre gli occhi del bestione sembrarono essere attraversati per meno di un momento dal dubbio.

Lo vedesti alzare un braccio, e poi...

«Ehi, che state facendo?» la voce che sentisti risuonare e che portò il bestione a mollarti e a farti finire in terra, risuonò chiara ma senza che tu fossi in grado di riconoscerla. Ci mettesti un po' – guardando oltre il velo di lacrime che ti aveva coperto il viso – per capire di chi si trattava.

Manuel – deciso e ancora più bello di quanto lo ricordassi – risaliva il corridoio senza dar mostra del minimo segno di timore.

«Fatti i cazzi tuoi» gli fece uno dei gemelli «sono faccende personali.»

«Ah sì?» rispose il ragazzo «Allora spieghiamolo a un professore e vediamo cosa ne pensa.»

«Che hai? Le vuoi prendere?» chiese l'altro gemello. Manuel si fermò e mise deciso una mano su di un allarme antincendio fisso sulla parete senza però abbassare la piccola levetta.

«Se volete, facciamo arrivare qui tutto il corpo insegnanti, così gli spiegate perché ve la state prendendo con una ragazza indifesa.»

I bulli si bloccarono. Poi il bestione, con fare mansueto, disse chiaramente di non voler problemi prima di andarsene via con passo pesante. A quel punto Manuel si allontanò dalla parete dirigendosi verso i due gemelli senza mostrare la minima paura. I due erano in maggioranza numerica, questo è vero, ma erano anche più piccoli; e per di più – tu lo avevi sempre saputo – due grandissimi vigliacchi. Così si guardarono per un momento, e poi, quasi come se sé lo fossero comunicato telepaticamente, filarono via come due schegge nel medesimo istante.

Manuel, dopo averti aiutato a rialzarti, ti aveva a quel punto guidata verso l'aula in cui avevi lezione, e, durante il tragitto, ti aveva sottoposto a una specie di dolcissima ramanzina. Qualcosa sullo stare attenta ai bulli e sul rivolgersi agli insegnati e sul pericolo che rappresentavano per una ragazza certi personaggi.

Tu Lara, in quel fragile stato d'animo in cui ti ritrovavi, non potesti che limitarti ad assentire a ogni parola, con il cuore perso in uno strano stato di follia; un misto di paura e amore che ti annebbiava dolcemente la mente e ti faceva tremare appena il corpo per quell'inusuale vicinanza.

Ti fu impossibile, una volta in classe, nonriprometterti che quella sera avresti partecipato al party di Melissa perché –lo sapevi per certo – Lui (il tuo Manuel) ci sarebbe andato. E la prospettivadi vederlo ancora, ti dava in quel momento la forza di resistere a qualunqueumiliazione o dolore o ferita lancinante che il mondo ti avrebbe potutoinfliggere di lì a qualche ora... o almeno così pensavi.    




Spazio Autrice

Rieccoci qui Amiche/Amici con la nostra Lara e le sue - per ora - disavventure.

Mi sono resa conto di aver fatto un po' di confusione con i tempi nei capitoli precedenti. Cercherò di rimetterli a posto così da chiarire il passaggio tra il presente - del vicolo buio - e il passato prossimo - la giornata di scuola.

Fatemi sapere che ne pensate.

Con affetto e sempre vostra 

Antoniette.

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