53. Goodbye

Viene fuori che dopo lo splendido concerto al parco, un manager ha offerto alla band di aprire l'esibizione di un cantante abbastanza conosciuto. Una bella occasione per un gruppo di emergenti. E i ragazzi ovviamente non se l'erano fatta sfuggire. Peccato che anche questa notizia abbia su di te, Lara, un effetto strano. E ancora una volta ti senti come immersa in un mare di sentimenti e sensazioni contrastanti che nemmeno ti sai spiegare. E sei contenta per loro – soprattutto per Cameron – e sei orgogliosa di loro – soprattutto di Cameron – ma ti senti anche in ansia – per lui, sempre lui – perché in una tournée chi sa che può accadere. E se conosce un'altra? E se sé né innamora? E se e se? E tutto per lui. E tutto intorno a Lui. E continua a girarti in testa per tutto quel pomeriggio. Quasi fosse un rumore di fondo in ogni tuo pensiero. Un sottile perno di effimero calore intorno a cui ruota ogni tuo momento; ogni istante.

La sera di quello stesso giorno – quello del centro commerciale; quella della scoperta della sua partenza – Vanessa ti convince a venire con lei e Denise a salutare i ragazzi. Accetti di accompagnarle ma, non sai perché, non sei sicura di star facendo la scelta giusta. E la confusione che provi sai già che non ti aiuterà nello stesso momento in cui metti piede da loro.

C'è un mucchio di gente quella sera in casa dei quattro. Soprattutto ragazze. E sarà per la partenza imminente – c'è già un bus turistico fuori ad aspettarli – o l'aria di saluti che senti in giro, ma hai come l'impressione che quella sia quasi una festa di addio. Un commiato rumoroso.

Quelli della band sono così presi da tutto che a stento riescono a salutarvi – salvo Lincoln che con Vanessa trova il modo di appartarsi per un po'.

Cameron invece; beh lui – più bello e cupo del solito – sembra fare di tutto pur di non sorridere a nessuno e – ne hai quasi la certezza – sembra per tutto il tempo preso da un solo pensiero: quello di non guardare mai nella tua direzione. Alcune ragazze sembrano ronzargli intorno come vespe, ma lui sembra non vederle, disturbato com'è da tutta quella folla. Non riesci ad avvicinarlo né trovi il modo di parlargli fino a che non arriva il momento per i quattro di salire sul bus.

Anche a quel punto hai l'impressione che stia combattendo una battaglia con sé stesso pur di non guardarti negli occhi; e – malgrado il freddo distacco che dimostra – non puoi far a meno di provare un brivido di caldo affetto nel suo mal celato tormento.

Sforzandoti riesci a fargli a stento due domande.

Gli chiedi se puoi contattarlo; e lui risponde che non è una buona idea e che comunque sarà impegnato. Allora gli chiedi se avrete modo di parlare al suo ritorno; e lui ti dice che non lo sa e che è difficile sapere cosa succederà domani, figurarsi tra un mese.

Quasi ti si spezza il cuore a metà. Quasi torni a sentirti sul punto di piangere.

«Allora questo è un addio?» gli chiedi con voce quasi in frantumi. Ma lui non risponde. E allora... e allora lo abbracci. Spingi indietro le lacrime e lo stringe per forse meno di un istante. E forse speri di trasmettergli almeno metà di tutta la confusione e la speranza e il dolore e l'amore che senti.

Hai l'impressione di sentirlo esitare, perché per un brevissimo momento avverti come un tremore. Ma non ti dai il tempo di capirci di più che senti premere sulle tue palpebre il peso delle lacrime. Così lo lasci, senza dargli il tempo di ricambiare la tua stretta, ti volti e svicoli tra la piccola folla che si è radunata per i saluti. E mentre ti allontani e senti calde lacrime solcarti il viso, ti ripeti che non penserai più a lui. E che è davvero finita. E che sarà inutile continuare a farsi del male lasciandosi tormentare dal suo pensiero, e via così.

Ma sai che stai solo mentendo a te stessa. E che il ricordo di quest'abbraccio ti accompagnerà per molto, molto tempo ancora. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top