52. No Easy

«Dovresti incontrarlo e chiedergli spiegazioni.» ti fa Denise, di punto in bianco, in un pomeriggio mentre siete in un centro commerciale sedute pigramente su di una panchina. Per un momento la guardi come se non sapessi bene a cosa si riferisce; ma la verità è che lo sai fin troppo bene e che nessuno ti capisce come lei.

«Hai ragione.» le risponde Vanessa dall'altra parte con te in mezzo che non hai ancora aperto bocca «dovrebbe prenderlo, appiccicarlo a un muro e chiedergli perché diavolo l'ha trattata così dopo ciò che c'è stato tra loro.»

«Non pensavo a qualcosa di così aggressivo» le risponde Denise «appiccicarlo ad un muro non è qualcosa che immagino potrebbe fare. Pensavo a qualcosa di più serio e maturo. Come parlare ad esempio.

Parlare aiuta sempre una relazione.»

«Macché parlare.» protesta Vanessa «dovrebbe appiccicarlo a un muro e, se non ha voglia di aprire bocca, spiccicargli un bacio slinguazzante. Quello è l'unico modo con cui s'impedisce alla lingua di un uomo di sparare frottole.»

«Sarebbe...molto immaturo» fa Denise provando a protestare imbarazzata.

«Lo sarebbe più cercare di capire uno uomo che non sa quel che vuole. Mentre quando due lingue s'incrociano...»

«Non credo che di fronte alla confusione di un essere umano un bacio alla francese possa risolvere qualcosa...»

«Lo dici tu! Un po' di scambio di saliva è l'unico modo per aiutarli a concentrarsi.»

«Ragazze abbassereste la voce» provi a protestare che un po' di gente – nel senso di famiglie con bambine, pensionati a passeggio e persino un gruppo di suore (che diavolo ci faranno in un centro commerciale, poi?) – passando nei paraggi della vostra panchina, vi hanno lanciato occhiata al limite della denuncia.

«La vuoi piantare di parlare di saliva, e lingue che s'intrecciano» continua Denise che pare proprio non averti (o non volerti) sentire «è di sentimenti che stiamo parlando qui.»

«E allora? I sentimenti si esprimono.» fa Vanessa «E il miglior modo per farlo è con uno buon e vecchio scambio di germi dentinali. Almeno che non si voglia andare oltre.»

«Quando parli così, sei davvero disgustosa e insensibile.»

«Lo dici solo perché non hai visto quello che scrivono i ragazzi sui muri dei bagni. Fidati: sono loro a essere disgustosi. A noi non resta altro che parlare la loro stessa lingua.»

«Come fai a sapere che c'è scritto su quei muri?»

«Ci sono andata a pomiciare un paio di volte.»

Sei talmente in imbarazzo – tanto più che il tono di voce delle due è cresciuto di battuta in battuta – che non solo hai la faccia avvampare ma che ti ritrovi a sorridere – con un viso che definire teso sarebbe riduttivo – a tutti quelli che passano e vi fissano allibiti e a salutare i bambini con la mano e a dare del buongiorno a tutti. In parte vorresti davvero sprofondare.

«Questo è...» fa Denise che sembra essersi per un attimo persa in un sincero stupore «terribilmente anti igienico.»

«Lo so» fa Vanessa.

«Ma anche maledettamente cool.»

«Vero? Anch'io lo penso.»

Sorridono. Loro. Tu già lo stai facendo da un pezzo con una fissità che ti fa quasi paura.

«Almeno siamo entrambe d'accordo che deve comunicare con Cameron. E farlo il prima possibile. Ha lasciato passare già troppo tempo.»

«Già. Dovrebbe.»

«Non ho intenzione di farlo.» rispondi con un filo di voce.

«E invece lo farai.»

«Non lo farò.»

«E invece sì.»

«Perché dovrei se vuole ...»

«Domani parte.» ti fa Vanessa. 

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