49. Crystal

Il loro concerto inizia con un pezzo che scalda subito la platea e con Spike che – visualizzazione o no – trasmette tanta di quell'energia a tutto il pubblico che quello – come un unico uomo – si eccita e urla e salta abbastanza forte da far tremare, ti sembra, l'intero parco. La loro musica è così diretta e aggressiva da trasmettere tutto ciò che si aspetterebbe fare a dei giovani uomini come questi. Rabbia, voglia di vivere, desiderio di riscatto, divertimento, dolore. E tu Lara pensi che è come se parlassero a ogni cuore. Come se tutti fossero in grado di capirli e come se in fondo ogni individuo di quella platea davanti alla quale si esibiscono, avesse come la capacità di entrare nel loro petto per scrutarne i meandri; ed è qualcosa per la quale ammirarli perché non è facile mostrare il proprio cuore a tutti come stanno facendo loro. Man mano che la loro esibizione precede, noti che la musica si fa via via più calma e pacata e i testi più intriganti e profondi. Nel pieno della loro esibizione, ti accorgi che il carisma di Cameron e della sua chitarra prendono il sopravvento su tutto, e capisci – ancora una volta – quanto talento abbia. Ripensi alle parole che ti ha detto Marine quella sera in discoteca; e ti viene da immaginare che a uno così, il futuro non può che sorridere.

A circa metà del concerto, Cameron si fa al centro del palco con una chitarra acustica che un addetto gli passa e inizia a suonare da solo un pezzo melodico sotto la luce diretta di un riflettore. «è un pezzo nuovo.» ti fa all'orecchio Vanessa «mi ha detto Lincoln che l'ha scritto stanotte e che ha insistito per suonarlo senza averlo mai nemmeno provato.»

«E non è azzardato?» ti ritrovi a chiederle.

«Gli altri non hanno avuto molto da dire. Credo si fidino molto del suo istinto di artista.»

«Lui è un artista...» sussurri di nuovo.

«Sì; e credo che tu sia stata la sua musa per questa canzone.»

Sorridi; poi il pezzo inizia.

La canzone che viene cantare con voce cristallina e timbro chiaro, è dolce ma insieme triste. Parla di amore e di ferite. È cantata con così grande poesia e intensità che ti si rizzano i peli sulla nuca e ti viene da stringerti le spalle come ad abbracciarti. Quando inizia a cantare di un bacio rubato mentre la pioggia batte su di un tettuccio, le guance t'iniziano a scottare tanto che ti stupisci quasi che quelli attorno a te non si allontanino per il troppo calore. E sì; ti viene naturale pensare a voi due stretti l'uno all'altra solo qualche sera fa.

Senti il cuore batterti forte in petto per tutta la canzone. E non riesci a staccare gli occhi dal suo bel profilo nemmeno per un istante. Ti riprendi solo quando la canzone finisce e quando il riflettore si spegne, lasciando dietro di se il buio della sera e la luce di qualche stella prima che altra luci invadano il palco e scroscino piogge di applausi. Poi ritorna il sound della band e altre canzoni che parlano di adolescenza, di traumi, di sesso; e di tutto ciò che la musica può raccontare.

La loro esibizione finisce con un nuovo scroscio di applausi e i quattro scendono dal palco. Tu ti riprendi abbastanza da poter tornare con Vanessa da loro nel punto in cui eravate prima. I ragazzi sono sudati fino all'osso e alcuni di loro si godono una birra fredda mentre Spike al centro del gruppo fa il pagliaccio. Ti accorgi di come siano tutti più rilassati adesso; tutti tranne Cameron. Il giovane è in disparte e sembra cupo come lo hai lasciato prima dell'esibizione. E sì; vederlo così tormentato, quasi ti ferisce il cuore. Vai da lui lasciando la tua amica al fianco di Lincoln ma il chitarrista, appena ti vede, torna alla tenda quasi volesse sfuggirti.

Ralenti il passo come se non sapessi bene che fare, ma alla fine, quasi in uno strano impeto di affetto, decidi di entrare. Lo trovi di spalle mentre mette la sua chitarra elettrica nella custodia.

«Ehi» gli fai.

«Ehi» ti risponde senza calore.

«Gran concerto.»

«Grazie.»

«Tutto bene?»

«Alla grande. E tu?»

«Sì» fai senza riuscire a nascondere la tua indecisione e l'imbarazzo che provi; poi, come, a voler stemperare quello strano stato d'animo, ti affretti a chiedergli: «mi hai detto di non essere mai emozionato prima di un concerto. Mi chiedevo se lo fossi dopo?»

«Né prima né dopo. Il palco è l'unico posto al mondo in cui mi sento sempre a mio agio.»

«e allora perché...» ti lasci sfuggire dalle labbra senza però riuscire a dare forma ai tuoi pensieri.

«Perché, cosa?» si affretta a dire lui con fare vagamente aggressivo «Perché non ti salto al collo e non ti bacio? Perché non dico al mondo intero che stiamo insieme? Perché non ti accompagno alla tua scuola superiore tenendoti la mano così che tutti vedano che ti sei fatta il ragazzo?»

Resti per un lungo istante come interdetta.

«Che hai...?» riesci solo a sospirare mentre qualcosa in te sembra quasi tremare.

«Nulla.» fa lui «ho solo capito che sei in un'età in cui è facile perdere la testa per qualcuno di più grande. Ma che per essere maturi, per sapere davvero quello che si vuole dalla vita, serve tempo e pazienza. Almeno se non si vuol finire male. E credimi, hai rischiato di finire male con uno come me.»

«Che vuol dire?» fai ancora senza quasi credere a ciò che senti e vedi, e alla sensazione di vuoto che ti si spalanca nel petto «Che stai cercando di ...»

Ma lui non ti da tempo di dar forma ai tuoi pensieri.

Si volta e fissa i suoi splendidi occhi sulla tua faccia.

«Che faresti meglio a tornartene a casa.» ti dice senza un'ombra di dubbio nella voce «e che faresti ancora meglio a trovarti qualcuno della tua età.»

Poi ti supera ed esce. Ed è come se qualcosa ti si rompesse dentro, quasi come se percepissi la tua anima sfuggirti dalle dita e schiantarsi al suolo come cristallo per poi spargersi ovunque in piccoli frammenti.

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