43. No Thanks
È un pomeriggio d'inizio primavera, di quelli già caldi e con l'aria che profuma già un po' di vacanza e libertà. Sei con Vanessa e i ragazzi della Band fuori a un centro commerciale che i quattro vi hanno dato appuntamento per qualcosa d'importante e Vanessa non ha sentito ragioni malgrado avreste dovuto studiare per un test importante, e ti ha trascinato tutta eccitata, salvo indispettirsi per la presenza di altre ragazze che da quello che hai capito sembrano ronzare attorno a quelli della band come mosconi attorno al miele. Appena siete con gli altri, Spike vi mette in mano dei volantini – come fa con tutti – e poi si piazza al centro della piccola folla che formate.
«Allora» dice «ascoltatemi tutti, brutti idioti e belle fanciulle, abbiamo un concerto importante questo fine settimana; si terrà in un parco del centro. Gli organizzatori dicono che è solo un piccolo festival indipendente ma la verità, è che è una gara; una gara che la nostra band deve vincere; e per farlo dobbiamo iniziare subito a focalizzare la vittoria e a concentrarci sull'obbiettivo che vogliamo raggiungere e agli step che ci servono per farlo. E il primo è riempire quel parco, di gente pronta a urlare il nostro nome anche quando una band rivale si sta esibendo.»
«Ma che gli prende? » chiede Lincoln a Kobe che i due, nel caos sono finiti vicino a te e Vanessa.
Il batterista gli fa con la sua voce monotona: «Da un po' è in fissa con quella roba motivazionale che si trova in rete; pensa che ieri mi ha chiesto dove trovare abbastanza carbone da farci un piccolo vialetto dritto. Credo ci voglia camminare sopra.»
«Cavolo!» esclama l'altro «Sento che è arrivato il momento di trovargli un buon dottore.»
Tu e Vanessa reprimete una risata e Spike dal suo pulpito immaginario si volta verso di voi.
«Ehi. Che vi prende? C'è bisogno di serietà. Non siamo qui per divertirci...»
«Ah no?! » senti fare alle tue spalle dalla voce di Cameron. Ti volti e te lo ritrovi accanto; abbastanza vicino da sentire il calore del suo corpo e il profumo dei suoi capelli «e allora mi spieghi che diavolo ci facciamo qui di venerdì pomeriggio?»
«Certo.» fa quello senza cogliere l'ironia del commento «prepareremo la nostra scalata al successo.»
«O Signore...» esclama Kobe alzando gli occhi al cielo.
«Senti, perché non evitiamo le chiacchiere e non iniziamo a distribuire questi volantini?» chiede Lincoln.
«Perché questi non sono dei semplici volantini, amico mio. Sono il nostro futuro; ed è per questo che ora voglio che chiudiate tutti gli occhi come faccio io, e vi concentriate sul successo della nostra band. Focalizzate gli applausi, la musica e la gloria. Immaginate di stringerli nelle mani in questo modo. E... ragazzi? ...ragazzi dove diavolo siete finiti?»
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