31. Party
Mentre i due ragazzi – che si sono offerti con una certa insistenza di prendervi da bere e che si sono vantati di avere con sé una carta d'identità farlocca nel caso al bar gli chiedano i documenti – si allontanano, la cantante sul palco finisce la sua esibizione e lascia spazio a quello che sembra una band al completo: voce, basso, chitarra e batteria.
Il cantante, un tipo bruno e dall'aria divertente – mentre una strana quiete piomba sul locale – urla a tutti di svegliarsi, che è arrivata l'ora di spellarsi le mani perché loro sono arrivati. Poi urla il nome della band; ma il chiasso che ne segue e il grido del cantante, t'impediscono di capirlo. Quello che viene dopo è il delirio. Gente inizia ad assieparsi sotto il palco e a saltare mentre il gruppo inizia a suonare una musica energica e ritmata, di quelle che ti fanno venire voglia di ballare e saltare e che ti fanno drizzare i peli sulla nuca. Tra le luci che roteano sul palco e il buio e la confusione e il cantante che sembra monopolizzare la scena, tu e Vanessa avete appena il tempo di guardarvi in faccia; poi iniziate a saltare e ridere e ballare come delle pazze.
È allora che lo vedi. È sul palco. Ti viene da pensare subito che ti sei sbagliata. Poi però, mentre giri e ridi e salti e balli ancora con la tua amica, ti pare di riuscire a mettere a fuoco quella faccia. E ti fermi e resti a bocca aperta.
«Ehi, che ti prende?» ti chiede Vanessa.
«È Cameron.»
«Chi?» ti urla lei.
«Cameron. Quello che mi ha salvato.»
Ovviamente le hai raccontato la storia della sera dell'aggressione. E forse è stata la grande comprensione che ti ha subito dimostrato ad avertela fatta andare subito a genio.
«E chi è?» fa lei fissando la folla.
«È sul palco» le fai tu «il chitarrista. »
Cameron è davvero in forma. Bello – più di quanto ricordassi – con braccia solide mentre suona i suoi accordi. E sicuro, con un sorriso sottile sulle labbra; come se fosse completamente a suo agio su quel palco. Come se quello per lui fosse il luogo perfetto in cui essere. In cui esistere.
«mmmmh» si lascia sfuggire Vanessa nel guardarlo e poi: «Complimenti, amica. Il tuo salvatore è un bel bocconcino. Andiamo a salutarlo.»
Prima che tu possa dire una sola parola, ti afferra per una mano e ti porta sotto il palco, facendosi spazio tra la folla saltellante e rumorosa.
«Ehi!» inizia a urlare Vanessa una volta che siete più vicino a lui. «Ehi! Tu, chitarrista figo!»
«E dai smettila» le fai, strattonandola appena, con un certo imbarazzo ma senza riuscire a smettere di sorridere divertita.
«Lasciami fare.» ti dice lei, poi di nuovo: «Ehi! Bello e tenebroso! Salva anche me, ti prego.»
«E dai!» ti ritrovi a gridarle cercando ancora di farti sentire.
Alla fine lo chiama per nome urlando a squarciagola, e Cameron alza la testa dagli accordi e fissa la tua amica. Lei gli indica subito nella tua direzione e tu incroci gli splendidi occhi scuri del chitarrista. È un momento un po' strano. E quello che senti è confuso e accavallato e caotico; ma anche indubbiamente bello. Perché è come se sentissi lo stomaco chiudersi e una strana felicità pervaderti. Poi lui ti sorride; in quel suo modo calmo e sicuro e rassicurante; ed è come se nulla possa farti del male; come se tutto fosse al suo posto. E tu non puoi che sentirti come piena di cose belle. Come se fossi portata in alto, tra nuvole morbide e stelle cadenti. Poi lui dal palco ti fa un occhiolino e si getta in un assolo rubando per un momento il posto al cantante che si fa da parte saltando e divertendosi come tutti qui stasera.
Vanessa ti si accosta all'orecchio e ti dice: «Dio ma è un figo.» e ti sembra eccitata e sincera – più del solito. E tu non puoi che ridere e ammettere – forse anche con te stessa – che sì, quel ragazzo è proprio il meglio che c'è.
Qualcuno proprio in quel momento prende Vanessa per una spalla. Lei si gira, tu ti giri, e vi trovate davanti a Ted e Morty. Quest'ultimo urla alla tua amica qualcosa all'orecchio, poi lei ti dice che i due sono un po' arrabbiati perché non vi trovavano. Ti dice che però vi hanno preso da bere comunque perché sono dei gran bravi ragazzi. Tu gli urli di ringraziarli e lei urla a loro quel che tu hai da dire. E così via per un po'. Alla fine Ted ti passa un bicchiere di plastica con dentro del liquido ambrato e ti urla di brindare. Morty intanto ha fatto lo stesso con Vanessa. Tu chiedi a Ted se quella roba è pesante.
«Ma ché!» ti risponde lui «è un cocktail alla frutta. Non farebbe ubriacare nemmeno un astemio. E poi è solo per sciogliersi un po'.»
Hai appena il tempo di cogliere nel suo sguardo un po' d'ilarità – un po' malvagia a dire il vero – che non ti fa presagire nulla di buono, prima che i due ragazzi alzino i loro bicchieri. Non puoi far altro che imitarli. Purtroppo proprio in quel momento la band sul palco parte con un altro brano ritmato e; tutto attorno a voi è di nuovo il delirio. Dalla massa di corpi che vi circonda, ricevi una spallata che, proprio mentre stavi per portare il bicchiere alla bocca, fa cascare quasi tutto il liquido dal tuo bicchiere.
Ted, che per poco non viene investito in pieno dal cocktail, reagisce davvero male. Ti guarda subito con un odio profondo e ti urla qualcosa. Non capisci perché è tanto arrabbiato – non di preciso almeno – ma sai che tutto quello che ti ha urla non è di certo qualcosa di lusinghiero. Vanessa – che forse ha dato al massimo un sorso al suo drink – si accorge subito del problema e ti chiede che succede tra voi. Tu le gridi che si è arrabbiato perché per colpa di qualcuno hai sprecato il cocktail e quindi lui ci deve essere restato male perché dopo tutto era stato così gentile da pagarlo lui. La vedi fare una strana smorfia sorridente, come se tutto fosse troppo ma troppo comico per lei. Poi la senti urlare a Ted di calmarsi che se è un problema, voi – che siete a suo dire due strafighe della madonna – gli offrirete tutto il locale. Poi, per chiarire da che parte sta, versa lentamente tutto il suo drink a terra seguito dal bicchiere di plastica, ti guarda negli occhi, ti prende le mani e insieme iniziate a saltare come la massa di corpi che vi circonda.
Incroci gli sguardi dei due ragazzi che vi accompagnano per un paio di volte, mentre l'energia della musica e del ballo e di tutto quel caos nel quale siete prese vi circonda. Dire che sono incazzati neri, sarebbe minimizzare.
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