24. No More Panic

È sempre in quel periodo che inizi con la palestra. Ogni giorno, dopo scuola e prima di rientrare a casa. Scopri che anche prenderti cura del tuo corpo, ti piace; e che per di più, hai molta più forza ed energia di quella che ti saresti aspettata. Proprio in quel periodo scopri anche altro; e il tutto – come ormai pensi dovrà accaderti per sempre e solo per le cose davvero importanti – un po' per caso in un giorno che nemmeno ti aspetti.

È da circa un mese che frequenti questa grossa palestra del quartiere, e – dopo il dolore per l'acido lattico che ti attanaglia i muscoli, e quello al petto per i tuoi limiti respiratori e il sudore e la stanchezza – stai davvero iniziando a sentirti bene. Un giorno, passando vicino a una vetrata che da sulla parte della palestra dedicata alla boxe e alle arti marziali, vedi sta tipa – una trentenne con capelli biondi tagliati corti e uno sguardo di occhi azzurri deciso e diretto – al centro di quella enorme stanza con sacchi appesi e un ring su di un lato, che afferra un tizio che peserà il doppio di lei e lo cappotta come in un film d'azione. Noti subito che il tizio non ha fatto resistenza; e che quindi tutto sommato non deve essere qualcosa d'impossibile – e non sai perché, ma ti torna alla mente il wrestling alla tv e tutte quelle cavolate che sai finte come il teatro – ma anche così... non puoi non pensare che quella è una tipa figa e che non ci scherzeresti con una donna del genere. Il giorno dopo ancora vedi la stessa tipa che mostra a una classe di gente come colpire al collo e come sopravvivere a un attacco alle spalle. Il giorno dopo quello la guardi far correre la sua classe e farle fare flessione e faticare e sudare. Chiedi in giro in palestra, e ti senti rispondere che la tipa è conosciuta solo col cognome (Johnson), che insegna difesa personale, che boxa contro gli uomini e che ha fatto il culo a un insegnate di Ju-jistu o di Taekwondo o di roba del genere. Ti accorgi subito che tutti ne parlano con rispetto, quasi avessero paura. E capisci che è tutta la sicurezza della tipa ad averti attratto dal primo momento. La sicurezza dell'animale. Anzi: quella del predatore. E capisci perché tutti ne parlano in quel modo, e no; non è una qualcosa che si vede spesso con una donna. E così un giorno, decidi di guardarti tutta la lezione della Johnson da oltre il vetro e, quando finisce, di andarci a parlare. Lei ti fissa – e pensi che deve averti notato mentre spiavi lei e la sua classe – poi, quando sei più vicina, ti fa, prima che tu apra bocca: «Sei Lara, vero?» e poi «la ragazzina che hanno provato a violentare, vero?»

Ti limiti a fare di sì con la testa e poi ad abbassarla che le etichette non ti piacciono e quella della "ragazzina violentata" proprio ti mette in uno stato di disturbo interiore che non sai spiegarti.

«Vuoi imparare a difenderti cosi non ti capiterà più, vero?»

E di nuovo ti limiti a far un gesto affermativo con la testa per poi guardarla negli occhi.

«Bene» fa lei «Allora ci daremo dentro.»

Inizi a frequentare il corso di autodifesa della Johnson due volte a settimane, ma prima della fine del mese passi a tre e limiti le altre lezioni in palestra. E la tipa t'insegna a colpire, a fare esercizi velocemente così da rafforzare le parti giuste dei tuoi muscoli, quelle che servono per dare un colpo veloce e potente e per far male, e t'insegna a reagire a un aggressione, e a come metterti in salvo e così via.

È dura all'inizio perché hai una strana paura nel dare pugni – anche se solo a un sacco per la boxe – e la tua insegnante è proprio diretta e spietata come sembra, ma tu continui a insistere anche quando si tratta di prese articolari fatte ai ragazzi dell'MMA che prima d'iniziare il loro allenamento si fingono aggressori per voi dell'autodifesa, e a te farti prendere – anche se per finta – alle spalle da proprio un senso di repulsione e paura che non capisci; e allora la Johnson si arrabbia e ti fa provare e riprovare fino a che il dolore ai muscoli non ti fa più sentire la paura e dimentichi di avvertire come un urlo nell'anima che ti atterrisce, e un po' per volta ti sembra di sentirlo allontanare e allontanare ancora quell'urlo, e alla fine quasi non te ne ricordi più che i muscoli ti scottano e sembrano bruciati come lava; e il tuo corpo sembra rispondere meglio e sembra fare in automatico certi movimenti, e alcuni giorni meglio di altri. Così va sempre un po' meglio, e quel grido sembra sempre meno assordante fino a che non te ne scordi e finisci per pensare che non lo dovrai più ascoltare e sì; ti va proprio bene così.

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