16. Conscience


Con Denise trovate un angolo appartato e le racconti tutto. Tutto. Di ciò che hai provato nel vedere Manuel e Melissa insieme. Della tua fuga precipitosa. Dei due che ti hanno ridotto la faccia in quello stato. Del vicolo. Poi di Cameron. E Clare. E dei due giorni passati con loro.

La tua amica ascolta con due occhi preoccupati per tutto il tempo, poi sembra tirare un sospiro di sollievo. Ti guarda con affetto, ti carezza il volto poi ti chiede: «Sicura di star bene?»

Sì, le rispondi, stai bene. Non fisicamente, che ti senti ancora come se fossi finita sotto uno schiacciasassi; ma emotivamente, dentro, lo sei eccome. Anzi, le confessi, oggi ti senti come se fossi diventata più forte. Come se vedessi il mondo in modo diverso. Ed è bello. Incredibilmente bello.

Lei ti sorride.

«Allora è vero.» ti fa «Qual che non ti uccide, ti fortifica.»

Sorridi e ti dici che forse ha ragione. E che è per lo stesso principio che Denise, è la più forte di tutti.

Passate un lungo istante in silenzio, poi lei ti chiede: «Hai deciso che fare?» e ancora, con delicatezza «denuncerai chi ha provato a...?»

«Non so...» dici solo.

«Guarda che Cameron ha ragione. Potrebbe succedere a qualcun'altra quello che stava per capitare a te.»

«Ricordi quella ragazzina che venne violentata a dodici anni? Quella che abita nella nostra strada?» poi, guardandola in modo significativo, le chiedi:« Per caso ricordi il suo nome?»

La storia è vera. Ma lei, la ragazza, sembra quasi non esserlo più. Non si fa vedere molto in giro perché sembra provocare un certo imbarazzo nelle persone che incontra; e lei ovviamente lo sa. Se ne accorge. Da bambina – lei è di poco più grande di voi due – aveva molti amici. Ma oggi nessuno se la ricorda più. E per tutti è solo: "la ragazza che è stata violentata".

Per non parlare dei suoi genitori. Sembrano sempre sostenere un peso enorme, i suoi genitori. E soffrire e piangere in qualche angolo nascosto. E, Lara, tu non vuoi vedere il tuo papà in quello stato. No. Non lo vorresti per nulla al mondo.

Denise non ti risponde. Tu allora provi a sorriderle; ma niente, non ci riesci.

«Non preoccuparti.» le fai «Nessuno ricorda come si chiama.»

«Tu non sei stata...»

«È lo stesso.» le rispondi interrompendola «Sai cosa direbbero tutti. Che è successo. E che io sono solo un'altra tizia da compatire. E questo nel migliore dei casi.

«Scommetto che qualcuno arriverà a raccontare in giro che, in un modo o nell'altro, è tutta colpa mia. Che me lo sarò andata a cercare. E che me lo sono meritato ... lo sai: la gente può essere davvero crudele con le disgrazie degli altri.»

Denise sospira in modo doloroso, poi ti dice, lentamente e con una strana dolcezza: «Forse hai ragione. Forse c'è tanta gente crudele al mondo; ma tu non lo sei. Sei sensibile ed empatica. E non potresti mai sopportare di venire a sapere che qualcuno ha subito da quei mostri quel che stava per capitare a te.»

Quasi ti fanno male a livello fisico quelle sue parole. Ed è un po' come se colpissero in pieno una parte di te che in questi giorni hai cercato di soffocare sotto strati di paura e cinismo. Per un po' ti senti vacillare. Per un lungo momento la sicurezza che credevi di provare, sembra scomparire e farsi inghiottire da qualcosa che grida e graffia sul fondo del tuo cuore; e che ha il sapore di senso di giustizia frustrato e di peso sull'anima; e sai – senti – che la tua coscienza si sta come ribellando contro te stessa e che non puoi molto contro il suo grido.

È la campanella a salvarti da quel mostro che tirode l'anima e dalle dolci ma terribili parole della tua migliore amica. E lodevi ammettere: non sei capace di resistere molto al peso della tua natura.    


Spazio Mio

Eccoci qui amiche e amici. La nostra Lara sembra avere qualcosa da farsi perdonare alla sua stessa coscienza. Chi sa che succederà. Ditemi la vostra.

Come sempre sono ben accetti: insulti, offese, violenze verbali e fisiche, attacchi alla Corea del Nord ecc.

Come al solito vi voglio un gran bene.

Sempre Vostra

Antoinette Spiegel.

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