CAPITOLO 60

Io ed Amy camminammo verso casa in silenzio, entrambe perse nei propri pensieri.
Una volta arrivate, ci sedemmo sul divano a guardare la TV, poi ci avviammo verso la camera da letto.
Io mi ero tranquillizzata, mentre Amy sembrava abbastanza turbata.
Si sdraió sul letto esausta, poi io feci per parlare, ma lei mi interruppe.
— Comincio io. — disse — Non mi avevi detto che Scott era quello Scott.

Trasalii. Evidentemente il mio ex aveva parlato.
— Pensavo di poter rovinare il vostro rapporto — mi scusai.
— L'ho pensato anch'io. Infatti sono stata zitta. Grazie.
— Da quanto lo sai?
— Un po'. Piú o meno da quando siamo andate in campeggio.

Mi lasciai cadere sul letto della mia amica. A differenza del mio, il suo era sempre in disordine, con il lenzuolo buttato su a caso.
— Perché fingi con me? — chiese Amy.
— Lo sai. Non volevo tirarti dentro a questa faccenda.
La mia amica si massaggió le tempie.
— Hai ragione. Scusami, dovevo capirlo.
— Amy, tranquilla. Tu ti sei fidata di me, e io ho giocato con la tua fiducia. Non é colpa di nessuno, semmai é colpa mia.

La abbracciai e lei ricambió l'abbraccio. Poi sembró risvegliarsi all'improvviso.
— E quindi? Com'é che ce ne stiamo qui a far niente!? Dimmi tutto su di lui!!
Capii che quel lui era riferito a Gabriele e fui contenta che la mia amica fosse tornata quella energica di prima.
Le raccontai tutto, dai miei pianti alla chiamata del giorno precedente, ed Amy restó ad ascoltarmi in silenzio.
Non disse niente poi, dopo un lungo silenzio, cominció ad annuire.
— Sí, é innamorato. E sí, devi andare a prendertelo.
Io scoppiai a ridere, anche se avrei preferito piangere.
— E quindi cosa faccio?
— Per ora niente, é già tanto che ti ha chiamato e avete chiarito...
— Già. Peró ho bisogno di lui.
— Beh, in questo caso...escogiteremo una fuga e andrai dritta da lui!
— E se dopo tutti quei chilometri lo trovassi con un'altra?
— Ma lui ama te, tesoro!!
— Dici!?
— Ma certo!!

Per la prima volta risi per la felicità, perché sí, ci credevo anch'io.
Mi amava.

***********

La sveglia suonó alle sette di mattina, come gli altri giorni. Era passata un'altra lunga settimana dalla chiacchieratina con la mia migliore amica, e avevamo deciso come passare il tempo.
Ogni mattina andavamo a correre, poi facevamo colazione a casa di Aron, andavamo a fare la spesa e compravamo qualcosa per il pranzo. Pranzavamo a casa mia e studiavamo, poi andavamo a fare un giro e la sera avevo il mio turno come cameriera "Da Luca", poi andavamo fuori a fare un giro. Quando tornavo a casa aspettavo la chiamata di Gabriele, che arrivava circa verso mezzanotte, quando i suoi genitori gli davano il cambio all'ospedale e lui poteva andare a dormire. Ci dicevamo sempre le stesse cose ti amo e mi manchi o sei mia. Dopo la chiamata solitamente avevo un attimo di nostalgia. I primi giorni spegnevo il cellulare in lacrime e piangevo tutta la notte, ultimamente mi ero abituata e piangevo poco, poi mi addormentavo. Anche il mio ragazzo spesso aveva una voce triste, ma cercava di mascherarla.

La sera precedente peró non mi aveva chiamata, Amy sosteneva che fosse stato troppo impegnato con Fabian, ma magari si era semplicemente trovato un'altra ragazza.

Uscii di casa in tuta sportiva e fui colpita da un forte vento. Tornai dentro a prendere la felpa, poi con la bici andai verso casa di Aron.
Amy mi aspettava già là.
— Sei in ritardo. Non starai ancora pensando a ieri sera...
— No, hai ragione tu. Era impegnato. — risposi.
Con quel freddo avevo le gambe bloccate, peró continuai a correre per far contenta la mia amica.

Una bella tazza di latte caldo era quello che volevo, e quando Aron me la mise davanti mi sentii la persona piú felice del mondo.
— Come fai a bere del latte caldo in estate? — domandó Amy.
— Fa freddo — mi giustificai e mi tuffai nella tazza fumante.

Durante il giorno riuscivo a dimenticare un po' Gabriele, ma la notte era davvero terribile.

Dopo pranzo andammo a fare un po' di shopping.
— Come mi stanno questi pantaloni? — chiesi.
Erano dei jeans corti molto normali, ma Amy fece una faccia disgustata.
— Sembri Marcie.
— E allora?
La mia amica alzó le spalle e mi porse un nuovo paio di pantaloni, questa volta rossi.
— Perché non provi questi shorts?
— Ok.
Tornai di nuovo nel camerino e cominciai a trafficare con i pantaloni.


Era sera. Salutai Amy e Aron davanti alla porta di casa, poi salii le scale velocemente e mi stesi sul letto con il cellulare in mano, in attesa della solita chiamata.
Mezzanotte passó, e anche l'una. Capii che non sarebbe arrivata nessuna telefonata, cosí provai a chiamare io.
Scattó la segreteria, e lasciai un messaggio che diceva "tutto bene? Chiamami al piú presto, ti amo. "

Misi il cellulare sul comodino e scoppiai in lacrime.
Affondai la testa nel cuscino e piano piano sprofondai in un sonno profondo.

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