CAPITOLO 59

— Pronto? — mormorai cercando di tenere un tono di voce freddo, nonostante il mio cuore stesse facendo i salti di gioia.
Anna!!
— Gabriele? — la mia voce era di un tono piú acuta.
Anna, sono io!! Ti prego lasciami spiegare..
— Sei solo uno stronzo — la mia voce risultava divertita, anche se non lo era affatto.
No, é stato difficile...mio fratello é stato male, mi é arrivata la chiamata poco dopo che tu te n'eri andata, cosí sono partito di corsa...sono stato in ospedale tutti i giorni.
— Come se ci credessi. Non posso credere che non hai avuto nemmeno il tempo di mandare un messaggio.
— Volevo parlare a telefono. E poi ci ho messo un po' a prepararmi a questa telefonata, avevo paura di scoppiare a piangere appena avrei sentito la tua voce, io...é terribile averti cosí lontana.

Era cosí gentile con me, in pochi secondi potevo crollare in lacrime. E io che l'avevo odiato per tutto quel tempo.
Sospirai e feci la domanda che piú mi tormentava.
Tornerai?
Lo sentii sbuffare.
Non lo so.
Rimasi in silenzio per un po', se non fossw venuto lui da me sarei andata io da lui, a costo di lasciare la mia famiglia.
Lo amavo troppo.
— C'é dell'altro? — domandai.
— Già. I miei si stanno separando, per questo devo stare io qui con Fabian.
— Mi dispiace tanto! Vorrei poter essere lí con te..
— Tranquilla, non importa. Me la so cavare. L'unica cosa che voglio in questo momento é fare veloce e tornare da te. Mi manchi.
— Anche tu, e non sai quanto. — la mia voce cominció a tremare.
Anna, stai calma, per favore. Se ti sento piangere...
— N-n-non riesco a-a stare calma. — scoppiai in lacrime.
Ricordati che saró sempre con te, non ti devi preoccupare. Saró sempre nel tuo cuore.
— N-non dire cosí. — tirai su col naso.
Fabian si é svegliato, vado da lui. Ti amo.

Detto questo chiuse la chiamata prima che io potessi dire qualsiasi genere di cosa. Tornai in camera e mi lanciai sul letto, mi era passato l'appetito.
Cominciai a singhiozzare. Non era cambiato niente, non sarebbe mai cambiato niente.
Non sarei mai riuscita a dimenticare una persona cosí importante, mai.

***********

— Allora, era bella la protagonista? — chiese la mia migliore amica a Scott.
— Da morire.
Stavamo uscendo dal cinema, dovevo dire che il film era molto carino.
Ci incamminammo verso la pizzeria chiacchierando di questo e quello.
Solo io rimasi in silenzio a ripensare alla chiamata del giorno precedente.
Non ne avevo parlato nemmeno con Amy. Avevo passato il pomeriggio a piangere e a sperare invano che Gabriele mi richiamasse.

— Anna, tutto bene? — domandó la mia migliore amica, che mi guardava già da un po'.
— Sí.
— Invece no. Dimmi cosa c'é.
— Assolutamente niente. Sto bene.
— Da come lo dici vuol dire che c'é qualcosa che non va. Sono la tua migliore amica, non puoi mentirmi.

Arrivate al locale Amy mi trascinó in bagno. Un bagnetto molto piccolo tutto dipinto di rosa confetto, che mi faceva venire la nausea.
— Eccoci, ora siamo sole. Spiega. — mi disse, ma io ero decisa a non dire proprio un bel niente.
— Non ho niente da spiegare.
Lei mi costrinse a guardarla negli occhi.
— Sí, e hai anche pianto. Spara.
— Amy, non ti riguarda — dissi acida e cercai di andarmene, ma lei mi trattenne. Non volevo litigare.
— Sí che mi riguarda. Se riguarda te, allora mi riguarda.
— Amy, é tutto a posto! — scandii bene quelle parole. Cominciavo ad irritarmi.
In quel momento mi arrivó un sms di Gabriele con scritto NON POSSO PARLARE ORA.
Io ricacciai indietro le lacrime, mentre Amy afferró il mio cellulare, guardó il messaggio, poi mi fissó alzando un sopracciglio.
— Pensavo aveste chiuso. — disse acida.
— Amy, lascia stare.
Le strappai di mano il cellulare e me lo cacciai in borsa.
In quel momento non volevo che lei sapesse un bel niente, volevo solo stare sola.
— Hai dei problemi con lui, vero? — continuó lei seria — É per questo che ieri non sei uscita. Non stavi male, ma piangevi per Gabriele.

Mi guardó acida e io cercai di reggere il suo sguardo.
Poi annuii in silenzio.
Amy sbuffó.
— Anna, perché ultimamente non mi dici mai le cose!? Cosa sta succedendo?
— Mi manca, Amy, mi manca!! — urlai.
La rabbia accumulata nei giorni precedenti stava uscendo.
— Io avevo capito che l'avevi dimenticato. Che avevi trovato altri impegni, infatti in questi giorni non piangevi come le altre volte...

A quel punto esplosi. Non era possibile che nemmeno lei mi capisse. Anche se in realtà ero stata io a farle pensare di averlo dimenticato per non farla preoccupare per me. E poi..come poteva pretendere che lo dimenticassi da un giorno all'altro?
— Dimenticato!? Ma va!! Come posso dimenticare la mia unica ragione di vita nel giro di una settimana!? Secondo te davvero l'avevo dimenticato!!?? Io non posso dimenticarlo, non potró mai!! La storia degli impegni era tutta una messa in scena per toglierti da questa faccenda, perché tu non devi soffrire per me!!! Ma per me tutto é uguale a prima, non é cambiato niente da quando se ne é andato, solo che ho imparato a soffrire in silenzio!!!!

Dopo aver urlato, scoppiai a piangere. Amy mi guardava immobile, a bocca aperta, senza dire niente. Era come se non capisse nemmeno lei cosa stesse succedendo. Io non riuscivo a realizzare che le avevo appena urlato contro, che avevo trattato male l'unica persona che ancora metteva la mia vita prima della sua.
— S-scusa — balbettai.
Dopo queste parole lei sembró riprendersi. Mi venne incontro e mi abbracció teneramente.
— Ma di cosa? Scusami tu, sono io che sono stata una stupida a non capire.

Ecco, ora l'avevo anche fatta sentire in colpa. Continuai a singhiozzare. L'avevo accusata di non capire, quando ero stata io a scegliere di tenerla al di fuori di tutto.
Mi prese per mano.
— Adesso noi andiamo a casa mia, beviamo qualcosa e ci calmiamo un po'. Prima chiamo tua mamma e le dico che dormi da me. — mi disse calma.
Io seguii i suoi consigli, e singhiozzando la seguii fuori dal locale.
— Aspettami qui. — disse mentre andava dagli altri — Io e Anna abbiamo avuto un imprevisto, ci vediamo domani.

Mi prese la mano e ci incamminammo verso casa.

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