CAPITOLO 57
Mi alzai con lo scopo di riportare la mia vita a una vita normale.
Era tutto finito. Ci avevo pensato su molto, ma alla fine avevo capito che dovevo solo provare a distrarmi.
Avevo passato i tre giorni precedenti chiusa in casa a piangere e ad aspettare una chiamata che non arrivava. Niente traccia di Gabriele.
Amy veniva a trovarmi ogni giorno, spesso accompagnata da Aron, e una volta perfino Scott era venuto a parlarmi.
Ma non avevo bisogno di nessuno che mi consolasse, l'unica persona che volevo accanto era semplicemente troppo lontana.
La sera prima, cosí, avevo deciso che avrei dovuto ricominciare da zero. Difficile da dire, sí. Ma dovevo farcela.
Uscii di casa salutando la mamma, che mi guardó stupita del cambiamento. Infatti, le avevo detto di essere stata male e di aver avuto il vomito.
Quella mattina avrei cominciato la terapia di "normalizzare" la mia vita andando a fare la spesa. Comprai un po' di tutto, e mi divertii molto, poi pranzai ad un bar vicino a casa e aspettai che Amy venisse da me.
Ovviamente lei era molto impegnata in quel periodo, infatti lei e Aron erano davvero inseparabili, e la sera prima si erano dati il primo bacio.
Beati loro.
— Ciao Anna!! — mi disse non appena entró — Sono davvero contenta della tua decisione, anche se devo dire che non me lo sarei mai aspettata da lui.
— Da chi?
— Gabriele, ovvio, sciocchina! Hai già dimenticato tutto!?
Feci un sorrisino tirato, cercando di non ricominciare a singhiozzare sentendo quel nome.
L'avevo chiamato molte volte, ma non mi aveva mai risposto.
Chissà se avrei mai sentito di nuovo la sua voce, o rivisto i suoi occhi.
Caspita, quegli occhi erano una dipendenza.
Tirai fuori dalla dispensa gli ingredienti per i biscotti e io e la mia amica ci misimo ai fornelli.
— Per carità, niente biscotti a forma di cuore!! — disse Amy dopo che ebbi tirato fuori gli stampi.
— Sono d'accordo.
Non volevo vedere cuori in quel periodo.
Non avevamo fatto in tempo a finire i nostri dolci che Aron entró in casa vestito da ginnastica. C'era da ammettere che era molto sexy, con il casco della moto in mano e i capelli spettinati. Anche Amy se ne accorse, tanto che gli corse incontro ed era sul punto di baciarlo, poi invece sí giró e mormoró un ops guardandomi.
Si era ripromessa di non fare la romanticona davanti a me, non voleva farmi venire nostalgia dei miei momenti felici.
— Continuo a non capire. — disse Aron — perché un giorno dice che sei la sua vita e poi il giorno dopo scappa senza lasciare traccia di sé?
Sospirai.
— Non ne ho idea. Il problema é che é stato anche convincente. L'ho guardato negli occhi e sembrava mi amasse davvero. — dissi.
— E ti ama ancora!! Io gli ho parlato! É pazzo di te, fidati!! — esclamó Amy.
— Anch'io lo credevo. Ma ormai ho capito che non devo mai dare niente per scontato. — sbuffai — Non capisco, prima mi sentivo la ragazza piú felice del mondo e poi...
Amy venne da me e mi abbracció con le mani sporche di farina.
— Capisco come ti senti, tesoro. Ma sappi che puoi contare su di noi.
— Già, noi ci saremo sempre. — affermó Aron.
— Grazie ragazzi.
— Non ci credo, ma ci pensi che solo un mese fa odiavi Aron? — mi domandò Amy.
Io guardai il mio amico con sguardo colpevole, ma lui alzò le spalle.
— Si capiva.
Scoppiammo tutti a ridere.
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