CAPITOLO 55

— Anna, é ora di svegliarsi!!
Mi misi il cuscino sulla testa. Non avevo per niente voglia di alzarmi.
Scesi in cucina a fare colazione. Mentre preparavo una fetta di pane con la nutella mi resi conto che erano un paio di giorni che non mi sentivo con Gabriele; da quella sera a casa sua. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?

Infilai una canottiera e un paio di jeans corti e presi in mano il cellulare per chiamare il mio ragazzo.
Segreteria telefonica.
Lo avrei richiamato piú tardi, anche se sentivo una forte nostalgia. Com'ero riuscita a passare due giorni senza di lui?

Per togliermi Gabriele dalla testa andai a correre con Amy.
— Dove andiamo? — domandai.
— In un parco. Dobbiamo respirare un po' d'aria.
Sembrava che la mia amica stesse tramando qualcosa, lo si capiva dallo sguardo scintillante, e da come per andare a correre si fosse messa una minigonna e un top nero.
— Hai intenzione di correre cosí?
— Certo, tesoro.
Mi guidó in un punto preciso del parco, e cominciammo il nostro giro. Quando passammo davanti ad una panchina dove Aron discuteva animatamente con un amico capii al volo e mi fermai di botto.
— Sei voluta venire qui a correre per Aron — conlcusi.
— Esatto.
— Non potevamo semplicemente...fare una passeggiata!?
— Le ragazze sportive danno nell'occhio.
Detto questo si rimise a correre, mentre io fui fermata da qualcuno che urlava il mio nome.
Aron.
— Ciao, Aron.
— Ciao, Anna. Oggi siete da queste parti?
— Già, Amy voleva fare una corsetta.

Aron scrutó per un attimo la mia amica, poi sorrise.
— Il suo abbigliamento non mi sembra molto adatto a una corsetta.
— Si vede che voleva fare colpo.
— Io vengo qui tutti i giorni. L'hai portata qui per questo? Mi vuoi davvero aiutare...
— No, in realtà é stata lei a portarmi qui.

In quel momento Amy ci raggiunse.
— Due ragazzi che flirtano? Anna é fidanzata. — disse strattonandomi un braccio.
Io le sorrisi.
— Sí, e sono anche in ritardo. Vi devo lasciare, ciao!
Scappai di corsa dopo aver fatto l'occhiolino ad Aron.


Dopo pranzo ricominciai le mie chiamate. Non rispondeva, cosí provai a chiamare Fabian. Anche lui segreteria telefonica. Cominciai a preoccuparmi. E se gli fosse successo qualcosa? Come avrei potuto continuare a vivere senza di lui?



Presi la mia bicicletta e cominciai a pedalare verso la casa del mio ragazzo. Dovevo assolutamente assicurarmi che stesse bene.
Suonai al campanello dell'appartamentino un paio di volte, poi continuai sempre piú irritata e preoccupata.
Poco dopo un'anziana signora uscí dal cancello del condominio.
— Scusi — cercai di dire, e lei si voltó e mi sorrise incoraggiante.
— Cara ragazza, dimmi pure.
— Conosce per caso un certo Gabriele che abita qui?
— Oh, certo, che bravo ragazzo. Un ragazzo davvero per bene. Mi spiace cosí tanto che se ne sia andato.

A sentire quelle parole sussultai e il mio cuore prese a battere a mille. Non capivo piú niente.
Calmati, Anna. É anziana, magari si é confusa.
— A-a-andato in che senso? — balbettai.
La signora mi guardó a lungo.
— Cara, tutto a posto? Sei molto molto pallida, vuoi una tisana calda?
— No grazie, ho solo bisogno di sapere...
— Giusto, giusto. Il tuo amico se n'é andato da qualche giorno. Ha detto che partiva.
— Partiva?
— Sí, é tornato nel suo paese.
— La ringrazio.
— Niente. Mi spiace, era cosí preoccupato. É scappato di corsa, di notte. Deve essere stato male un suo familiare.

Fabian pensai.
Mi misi a correre verso casa, forse non voleva che lo scoprissi cosí. Ma perché non mi aveva detto niente, perché non mi aveva avvisata? C'era da aspettarsi che lo andassi a cercare. E chissà se sarebbe piú tornato, chissà se fosse tornato per me.
Salii le scale di corsa e mi tuffai nel letto in lacrime, affondando la testa nel cuscino.

— Tesoro, sono esattamente due ore che piangi.
— Lui, lui...mi ha abbandonata.
— Vedrai che tornerà. Era cosí innamorato di te. Ci ho parlato e...gli si illuminavano gli occhi solo a sentire il tuo nome.

Non badai ai consigli di Amy. La mia amica si era fiondata da me non appena le avevo mandato un messaggio con scritto quello che era successo e mi aveva trovata sul letto in lacrime.
E non era ancora riuscita a calmarmi.

— Anna, é stato male un suo familiare. Pensa che preoccupazione. Sai quanto é legato a Fabian. Non appena avrà un attimo di tempo ti chiamerà per spiegarti tutto, fidati.
— N-no Amy. L-l-lui ha tutto quello che vuole laggiú.
— Annina, tu sei tutto quello che vuole.

Continuai a singhiozzare senza tregua. Non potevo credere che mi avesse abbandonata cosí. Non me lo sarei mai aspettata.
— Tesoro stai facendo un lago. Cerca di calmarti.
— Non ci riesco, Amy.
— Forse é meglio se ti lascio sola. Co vediamo domani. E non dimenticarti di chiamarmi stasera.

Detto questo mi diede un bacio sulla fronte e uscí dalla camera.
Ero sola. Sola come prima.
La solitudine era l'unica che non se ne andava.
E Gabriele mi amava davvero? Non ci credevo. Non poteva essere vero. Perché non mi aveva mandato neanche un messaggio?
Andai avanti a piangere per un po' finché non mi addormentai.

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