CAPITOLO 54

Uscii di casa verso le nove di sera. Gabriele mi aspettava al bar dietro l'angolo, e appena mi vide mi avvolse in un abbraccio e mi bació teneramente.
Poi mi prese per mano e cominciammo a camminare per i vicoli della città.
— Quanto resti ancora? — domandai.
Lui deglutí.
— Non lo so, ma io voglio stare con te, bambola. Non ti lasceró mai.
— E come faremo?
— Pur di stare con te, mi trasferiró qui. A meno che tu non voglia venire con me, ovvio.
Io gli sorrisi. Era stato lui a invitarmi a fare un giro e mi aveva fatto molto piacere.
— Ci devo pensare — risposi.
— Hai tutto il tempo che vuoi.
Intrecciai le dita con le sue. Non mi sarei mai voluta liberare da quella stretta.
— Ti amo. — dissi.
— Anch'io, bambola. Non dimenticarlo. — disse baciandomi teneramente la fronte — Anche se incontri un figo da paura.
— Tu sei il mio figo da paura.
Lui scoppió a ridere e io lo seguii. Mi sembrava tutto cosí fantastico.
— Sai, ricordi quando ti sono venuta contro e mi hai fatto cadere la granita? — domandai.
— Certo.
— Beh, ero molto arrabbiata con te.
— Eri arrabbiata col mondo.
— Già, hai ragione. Peró penso che se tu non avessi insistito per ricomprarmela o se non ti fossi trovato lí in quel momento non ci saremmo mai conosciuti.
— Esatto. E saresti ancora fredda e stronza com'eri prima.

Io scoppiai a ridere. Ricordai come avevo scacciato Aron, come mi comportavo con Gabriele. Come cercavo di dimenticarlo, ma me lo ritrovavo sempre fra i piedi. Come mi irritava, come avrei voluto ucciderlo...e come mi mandava in confusione il fatto che mi attraesse e che la mia corazza non riuscisse a resistergli.
E ricordai come, lottando contro di me, era riuscito piano piano a distruggere il ghiaccio che racchiudeva il mio cuore, come era riuscito a farmi rinascere. Mi ero sentita nuova, piena di vita. Ero riuscita a sorridere al mondo, a mordermi il labbro, il mio stomaco faceva le capriole...

— E dimmi, come avrei fatto senza di te? — domandai, poi gli saltai in braccio e lo baciai.
Un bacio di ringraziamento, per tutto quello che aveva fatto.
— Facciamo cosí, mi dai un bacio del genere ogni volta che ti salvo la vita — disse quando ci staccammo.
— Spero di non averne bisogno.

Ero seduta sul divano di casa di Gabriele, eravamo andati lí da poco. Mi aveva preparato una macedonia e stavamo guardando un film alla tv.
Ero appoggiata alla sua spalla, ed ero la ragazza piú felice del mondo.
— Sai una cosa, ti metti troppo in pericolo per i miei gusti. E se pensiamo che ogni volta che ti metti in pericolo io perdo dieci anni di vita, dopo muoio troppo presto. — affermó dopo averci pensato su.

Io scoppiai a ridere.
— Tu fregatene se sono in pericolo.
Lui mi guardó negli occhi. I suoi erano bellissimi. Verdi, luminosi, perfetti. Mi ci perdevo in quegli occhi.
— Anna, ti amo cosí tanto che...che io non potrei permettere a nessuno di farti del male. Io ti amo, io morirei per te.
Non sapevo cosa dire. Aprii la bocca un paio di volte, poi mi morsi il labbro e lo baciai. Rimasimo lí, sul divano, avvinghiati l'uno all'altro, senza dire niente.
Era bellissimo stare insieme.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top