CAPITOLO 49

Esausta della giornata mi sdraiai sul divano e accesi la TV. Poco dopo qualcuno suonó il campanello. Mi alzai scocciata e andai ad aprire.
Quando mi ritrovai sulla porta Gabriele sarei stata tentata di sbattergliela in faccia.
Come al solito, nonostante avessi deciso che non mi doveva importare, il mio stomaco cominció a fare le capriole e dovetti resistere per non baciarlo.
— Ciao — mi disse.
Io restai sulla soglia a fissarlo.
— Ciao.
— Come va?
— Cosa vuoi?
Lui mi guardó accigliato.
— Niente. Pensavo che avessimo sistemato...
— Noi non abbiamo sistemato un bel niente!! Non mi posso fidare di te, lo capisci?
"Ora dimmi che mi ami e baciami" pensai. Ne avevo un assoluto bisogno.
— Senti, io sto facendo di tutto per...
— Tu non stai facendo niente! Hai rotto! Un giorno esci con una, un altro con un'altra...
— Ma cosa dici!?
— La verità!! Non ti importa niente di me, non ti importa niente delle lacrime che ho versato per te...forse in quel momento stavi baciando un'altra, sai com'é — sbottai.
Mi guardò negli occhi per un po', poi tiró un calcio al muro.
— Accidenti, Anna!!! — digrignó i denti. — E io che...e io che ho fatto di tutto...maledizione!!
Non avevo capito proprio niente di quello che stava dicendo.
— Tu..noi..basta, mi devi lasciare in pace! — gli chiusi la porta in faccia e mi buttai sul divano, cercando di calmarmi.

Una doccia fredda mi aiutó a dimenticare gli ultimi avvenimenti. Chiusi gli occhi e lasciai che l'acqua fresca mi portasse in un altro mondo.
Uscii e mi avvolsi in un asciugamano, quando sentii squillare il telefono.
Pronto?
— Anna, sono io.
— Gabriele?
— Sí.
Udii un sospiro. Poi, ripresi a parlare.
— Cosa c'é?
— Niente, volevo solo spiegarti perché sono venuto.
— Non mi interessa. Non mi interessi tu.
— Anna, per piacere. Mi sento in colpa se torno a casa che non abbiamo risolto.
— Perché? Forse Taylor ha detto che si mette con te solo se risolvi con me?
— E Taylor cosa ci guadagnerebbe?
— Non lo so.
— Sono venuto qui perché voglio diventare tuo amico. Mi sentirei in colpa se sapessi che soffri a causa mia.
— No, non soffro.
— Voglio solo sapere che non sei ancora arrabbiata con me.
— E come potrei non essere arrabbiata con te!?
— Anna, io voglio solo aiutarti.
— Ah, infatti mi hai aiutata molto!!
— Anna, voglio che tu riprenda a vivere. Voglio solo che tu non soffra.
— Non sei di aiuto. Niente sarà come prima.
— Va beh, lasciamo stare. Cosa fai stasera?
— Niente, tu?
— Marcie viene a cena da me. Cucino per lei per ringraziarla. Oggi é venuta ad aiutarmi a pulire il mio appartamento.
Mi stavo cominciando ad irritare.
Marcie che pulisce?
— Sí, é stata davvero gentile. Si é offerta lei.
— Bene, non sono affari miei.
Invece mi interessava. Mi dava anche fastidio. Quella sera Gabriele si sarebbe messo a cucinare per Marcie, si impegnava per lei. E a me cosa diceva? Che dovevo farmi una vita. Sembravo la solita sfigata e lui che doveva badare a me. Era come se fosse una fatica e fosse obbligato a sistemare le cose con me.
— Beh, continua a fregartene.
— Marcie é fidanzata.
— Si sono mollati. Da quel che sembra, non vi parlate molto tu e la tua amica.
— Allora, come bacia Marcie?
— Non sono affari tuoi. E poi...
— Ah sí, non sono affari miei? Beh, sicuramente sarà meglio di me.
— Lascia stare Anna. Non ho tutto questo tempo.
— Giusto, devi cucinare per Marcie. E cosa ne dice Taylor?
— Non mi interessa Taylor.
— Giusto. Quasi dimenticavo. Non ti interessa di nessuno.
— Anna, non puoi capire...
— Va bene, non posso capire. Giustamente sono troppo ingenua.
— Anna, fammi un favore. Vai avanti a vivere, divertiti. Dimenticami, e vai avanti. Dimenticami.
— Dimenticarti? Ma tu non hai capito niente!!!
Con gli occhi pieni di lacrime buttai giú. "Dimenticami" aveva detto. Aveva il coraggio di dirmelo in faccia. Non aveva capito niente. Come poteva non capire? Come potevo dimenticarlo? Come potevo dimenticare l'unica persona che contava qualcosa? Se fosse stato facile, l'avrei già fatto. Quindi lui era venuto fino a lí per dirmi di dimenticarlo? Non perché ci teneva a me, ma perché aveva i sensi di colpa. Non mi amava, voleva solo che continuassi a vivere. Mi sentivo un'idiota per non aver capito subito. Per essermi fatta fregare da lui. Perché ormai era troppo tardi.
Troppo tardi per dimenticare.

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