CAPITOLO 32
Quando uscii dalla doccia Gabriele mi aspettava sul letto.
Mi guardó con tenerezza e io dimenticai ogni precauzione e mi gettai fra le sue braccia. Non potevo resistergli.
Lui mi culló un po', poi mi guardó negli occhi.
Si avvicinó sempre di piú a me.
— Ti amo — disse prima di baciarmi.
Mi bació con avidità, e io risposi a quel tenero bacio. Rimasimo abbracciati a lungo, poi io mi scostai.
— Cosa c'é? — domandó accarezzandomi una guancia.
— Non posso..
— Perché?
— Non posso amarti. O dimenticarti sarà un casino.
Lui mi sorrise e mi asciugó una lacrima.
— Non si dimenticano le persone che ti hanno scosso il cuore — mormorai.
Lui mi strinse forte a sé, come se non mi volesse piú lasciare andare.
Aprii gli occhi. La luce del sole mi accecava. Vidi Gabriele in piedi accanto a me.
Ricordai la serata precedente, come mi aveva stretta, come mi aveva consolata. Mi ero addormentata fra le sue braccia.
— Ciao.
— Buongiorno.
Sorrisi, e non potei fare a meno di arrossire.
— Non devi andare al camping?
— Ho avvisato che sono in ritardo. Starei accudendo mio fratello.
Gli sorrisi. Era tutto quello che volevo.
Stare accanto a lui.
Mi si sdraió accanto, mi prese il mento e posó teneramente le labbra sulle mie.
— É ora di andare — disse quando si staccó.
Gli sorrisi. Non riuscivo a fare altro. Mi aveva risvegliato dalla mia nebbia. Non riuscivo ancora a credere di provare dei sentimenti.
— Ciao mamma!! — dissi entrando in casa.
Lei mi corse incontro e mi diede un bacio sulla guancia.
— Ciao tesoro! Allora, come si stava?
— Dove?
— A casa di Taylor, naturalmente!
— Benissimo.
Non fu molto convincente e andai a rifugiarmi in camera. Quella notte era stata semplicemente bellissima.
Andai in spiaggia molto piú allegra del solito e mi imbattei in Taylor. La salutai, in fondo il nostro ultimo incontro non era stato spiacevole.
Lei mi guardó sprezzante, poi mi rivolse la parola.
— Cos'hai fatto a Fabian?
— Io? Niente!! E poi, chi ti ha detto che avrei fatto qualcosa a Fabian se non l'hai neanche visto?
— Gabri, naturalmente. — mi guardó in tono altezzoso, come se volesse offendermi.
— E quando avresti frequentato Gabri?
— Non tenere questo tono sorpreso! Io e Gabri ci vediamo tutte le sere!
Detto questo si giró e se ne andó ancheggiando.
Cominciai a capire che qualcosa lí non quadrava. Quel pomeriggio sarei andata a trovare Fabian.
Entrai nella sua stanza verso le cinque. Non era in ottime condizioni, ma di sicuro era in grado di parlare. Mi sedetti accanto a Fabian e gli presi dolcemente una mano. Lui farfuglió qualcosa poi sembró riconoscermi.
— Anna.
— Ciao, Fabian. Come va?
— Niente male.
Si mise seduto sul lettino e mi guardó negli occhi. I suoi occhi verdi tanto simili a quelli del fratello sembravano spenti e aveva la testa fasciata.
— Ehm, sono venuta a scambiare due chiacchiere con te.
— Certo. Mi sarei aspettato una tua visita. Avevo chiesto a mio fratello di te.
— Tuo fratello non mi ha mai detto niente a proposito.
— Evidentemente non mi sono fatto capire. Sai, mi ero appena ripreso e non parlavo molto bene.
— Capisco. Perché volevi vedermi?
— Per metterti in guardia da Taylor...ma ora non ricordo da cosa. Quando mi ero appena ripreso ero convinto che dovessi parlarti al piú presto, dovevo metterti in guardia da Taylor. Ma ora non ricordo il perché.
Si massaggió la testa.
— Non preoccuparti. L'importante é che tu stia bene. E io mi terró alla larga da lei, promesso.
Lui mi sorrise compiaciuto.
— Invece...ricordi chi era il tuo aggressore?
— No, purtroppo non ricordo neanche quello.
— In giro dicono che sia stata io. Dicono che gliel'hai detto tu. Ma io non mi permetterei mai di farti del male.
— Tu?? Ma no, é impossibile. Non puoi essere stata tu, la ragazza era bionda!
— Bionda? Ed era una ragazza?
— Sí.
—Ti ricordi cosa stavi facendo quando sei stato aggredito?
— In realtà, stavo venendo da te. Dovevo metterti in guardia da Taylor, e dopo che sono stato aggredito ero ancora piú fissato...
— Tutto combacia— disse una voce dietro di noi.
Mi voltai di scatto e il mio stomaco si mise a fare le capriole non appena vide Gabriele sullo stipite della porta.
Venne da me e mi mise un braccio intorno al collo.
— Mi fa piacere che tu sia venuta a fare compagnia a mio fratello.
Posó dolcemente le labbra sulle mie.
— E voglio scusarmi con te. Una mia amica dice di averti vista in spiaggia nel momento dell'aggressione, mentre Taylor se n'era andata verso casa tua...evidentemente aspettava visite.
— Quindi sospetti di lei.
— Sí.
— Allora perché non le parli?
— No, non voglio che corra dei casini. Ci tengo molto a lei.
Certo, come potevo dimenticarlo? Ci teneva a Taylor, non poteva accusarla come aveva fatto con me. Mi allontanai da lui.
— Scusami, bambola. E vedi di non combinare casini che domani sera ti porto al luna park.
Sorrisi. Certo che ci sarei andata.
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