CAPITOLO 28

Ero immersa nella lettura quando vidi Gabriele passare davanti a casa mia senza degnarmi di uno sguardo. Come al solito, cominciarono a tremarmi le mani, ma non mi importava.
Feci finta di non vederlo e andai avanti a leggere. Poi, peró, cambiai idea. Dovevo assolutamente parlare con lui di Taylor, mi aveva fatto troppa pena. E poi in questo modo lo avrei allontanato da me.
Lo raggiunsi in poche falcate.
— Si saluta! — dissi ironica.
Lui andó piú veloce e non mi guardó nemmeno. Mi superó in un istante e urló, per farsi sentire da me.
— Sono impegnato.
Poi scomparve alla mia vista. Evidentemente aveva trovato un'altra ragazza, Taylor mi aveva messa in guardia. Ma non mi dispiacque affatto, anzi. In questo modo avrei rinunciato a lui. Almeno, cosí credevo.
Me ne tornai a casa. Quella sera non avevo voglia di uscire.

                   ***************

Buttai giú alla chiamata di Amy. Me ne pentii un po'. Era la terza volta che lo facevo nella stessa giornata. Ma non avevo voglia di parlare. Quel giovedí mattina mi sentivo senza forze. Non avevo avuto conversazioni con Gabriele a parte quando gli ero caduta davanti perché ero troppo impegnata a guardarlo che non avevo visto una lattina per terra e lui mi aveva sorpassata guardandomi con superiorità. Taylor invece era tornata la solita di sempre. Mi aveva detto un frettoloso "ciao" e non mi aveva nemmeno guardata. La ammirai per la sua capacità di riprendersi cosí facilmente.
Andai a fare una passeggiata in spiaggia. Ero abbastanza tesa. Forse per il cambio di comportamento della gente che mi circondava. Soprattutto una persona. Meglio non fare nomi.
Durante il tragitto incontrai Elena. Aveva un'espressione abbastanza tesa. Decisi di parlarle, non ce la facevo piú.
— Sai cos'ha Gabriele?
Mi guardó torva.
— Dovresti saperlo.
— Non lo so. Ti dispiace??
— Fabian é all'ospedale.
Poi se ne andó.
Quell'informazione mi confuse. E poi, perché avrei dovuto saperlo? Tornai a casa confusa. La mamma mi abbracció dolcemente.
— Meglio se vai a farti la doccia che stasera andiamo a fare un giro in una città qui vicino.
— Quanto vicino?
— Mezz'oretta di macchina.
— Ok, mi vado a preparare.
Ero contenta di andare via. Cosí per un po' avrei potuto distrarmi e pensare ad altro.



— Questa volta andiamo in pizzeria — dissi alla mamma.
— Daccordo, bambolina — il papà mi scompiglió i capelli.
Essere chiamata bambolina non mi piaceva affatto. Soprattutto perché mi risvegliava troppi ricordi.
Entrammo in una pizzeria con vista mare. Un posticino niente male. Ordinai la mia solita pizza diavola e cominciai a chiacchierare con la mamma.
— Raccontami di come procedono le vacanze, bambina mia.
Quella sera ero in vena di chiacchiere.
— Niente male, devo dire.
— Le tue amiche?
Stavo per rispondere "non ho amiche" ma poi pensai che sarebbe stato meglio parlare di Taylor. In fondo, secondo la mamma, era una mia amica.
— Non ho fatto molte conoscenze — a parte una perfetta idiota e un ragazzo con degli occhi che ti fanno svenire, non ho fatto conoscenze, pensai. — A parte Taylor, niente di che.
— Taylor é quella ragazzina che ti é venuta a chiamare l'altro giorno? La ammiro molto, é stato gentile da parte sua, molto galante...
Certo, molto gentile. Chiamarmi per dirmi di non toccare il suo Gabriele altrimenti mi avrebbe sgozzata. Molto galante.
— Ieri peró mi é sembrata strana. Sembrava scossa. Non trovi Annina?
— Già. Ma sono cose da ragazze.
— Oh, certo. Quasi dimenticavo che avete diciassette anni. L'hai consolata vero, bambola?
Serrai i pugni.
— Non chiamarmi bambola.
— Scusa. Non ti piace?
D'improvviso mi salirono le lacrime agli occhi. Perché Gabriele si comportava cosí con me? Perché mi evitava senza spiegazioni?
— Tutto bene?— chiese la mamma.
Ricacciai giú le lacrime. Dovevo dimenticarlo.
— Sí certo. Mi era entrato qualcosa nell'occhio. Comunque sí, l'ho consolata.
Mi guardó con espressione tutt'altro che convinta.
— Daccordo, cucciola. L'altra sera ti ho vista parlare con un ragazzo...mi sembrava..
Trasalii. Possibile che Gabriele dovesse essere dappertutto?
— Oh, certo. L'animatore. Non ricordo neanche piú come si chiama..Giacomo, forse? Comunque é il ragazzo di Taylor, gli stavo parlando per sistemare le cose tra loro.
La mamma ridacchió.
— Non sembravi molto intenta a sistemare le cose tra loro. Comunque, ti credo.
Le sorrisi. La capivo se non mi credeva, le mie scuse non avevano senso.

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