CAPITOLO 18
Trovai la gelateria in un borghetto. C'era poca gente e la gelataia serviva con le cuffie alle orecchie.
— Un cono con cioccolato e menta — dissi.
Uscii con il mio gelatone.
Le strade mi sembravano tutte uguali. Tutte buie e deserte.
Niente panico mi dissi non hai un pessimo senso dell'orientamento, Anna.
Mi inoltrai in un borgo che mi pareva di aver già passato.
Mi accorsi di aver sbagliato strada quando era troppo tardi. Finii dritta in un parco con un laghetto. Feci retromarcia.
Vidi un segnale che indicava la piazza, magari da lí sarebbe stato facile chiedere informazioni.
Curvai dietro ad un albero e qualcosa mi urtó. Il cono mi cadde e sentii il naso a pezzi. Lo toccai e vidi che sanguinava.
Un ragazzo enorme mi tiró un altro pugno.
— Questo é quello che succede a chi si fa gli affari degli altri — disse.
Mi buttó a terra e mi sputó addosso. Sentii il suo tanfo da quaggiú. Mi tiró un calcio, poi persi i sensi.
Riaprii gli occhi. Sentii l'erba umida sotto le mani e ricordai tutto l'accaduto. Caspita, dove mi ero cacciata. Non sarei mai dovuta uscire dal ristorante. Dovevo alzarmi e chiamare la polizia. Mi toccai le tasche e sentii che non avevo il cellulare. Ricordai di averlo lasciato al tavolo.
Sentii il tanfo del ragazzo che mi aveva aggredita e mi finsi svenuta. Magari, se non avessi dato segni di vita mi avrebbero lasciata stare.
Poi sentii una voce. Una voce che mi sembrava familiare. Una voce di cui mi fidavo.
— Quanto volete? — disse il nuovo arrivato.
— Quello che hai. — Mugugnarono dei ragazzotti.
Evidentemente i miei aggressori erano in gruppo.
— Tutto vostro. Anche se, per quanto ne so, non é beneducazione aggredire una ragazzina sola. Quattro contro una.
La sua voce risuonava tranquilla, anche se, come si puó essere tranquilli in una situazione del genere? Anzi, sembrava addirittura divertito.
— Sgancia il bottino, altrimenti finirai nelle stesse condizioni della ragazza.
— Non credo proprio — rispose con una risata amara — Ma per questa volta avete vinto voi, preferisco non rischiare quando la posta in gioco é cosí alta. — fece un breve cenno con il mento verso di me.
Chiunque fosse, era dalla mia parte. E, a quanto pare, dovevo essere importante per lui.
— Eccovi i soldi — disse la voce.
— Bene — mugugnó il mio aggressore mentre li contava.
— Ora, mi riprendo ció che mi spetta. E a voi, conviene fuggire prima che chiami la polizia.
La banda di furfanti si allontanó con passo svelto.
Sentii dei passi affrettati verso di me, poi qualcuno mi si inginocchió accanto e mi passó una mano sulla fronte. Le sue mani calde mi fecero sentire al sicuro.
— Tranquilla. Per questa volta, é tutto a posto — disse una voce.
Non riuscii a distinguere la figura del suo volto, perché persi i sensi una seconda volta.
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