CAPITOLO 12

Era pomeriggio. Stavo andando in spiaggia quando vidi Gabriele organizzare un torneo di calcio con i ragazzi. Rimasi ferma, poi mi feci coraggio ed entrai nel campo. Lui mi vide ma non mi salutó. Come se fossi invisibile.
Il suo modo di fare mi irritava, cosí gli andai dritta incontro.
— Perché mi eviti?
Mi fissó per un attimo, poi distolse lo sguardo. Mi piazzai davanti a lui.
— Parlo con te Gabriele.
Notai una punta di divertimento nel modo in cui mi ignorava. Non so perché, ma questo fatto mi dava davvero fastidio, per la prima volta, volevo arrivare in fondo.
— Non ti sto evitando — disse lui divertito — Sei tu che pretendi troppo da me.
I suoi occhi vitrei si fissarono nei miei.
— Non pensavo desiderassi delle attenzioni da parte mia.
— Io non voglio nessuna attenzione!
— E allora perché sei qui?
La sua frase mi colse di sorpresa. Io non volevo attenzioni da lui, o no?
Quando lo vedevo, volevo stare di piú con lui, mi trovavo bene. Ma era solo per rendere divertente la mia vacanza con un amico.
— Pensavo che ce l'avessi con me.
— E cosa interessa a te?
— In realtà, non lo so nemmeno io. É stato il mio istinto.
Mi sorrise. Evidentemente aveva capito qualcosa che io ignoravo.
Mi allontanai senza dire una parola, sconvolta dai suoi modi di fare. In fondo, cosa mi aspettavo da un diciottenne? Era troppo grande per me. Ma, per uno strano motivo, l'istinto mi continuava a portare a lui.
Devi smetterla, tanto fra due settimane non lo vedrai piú e sarà come se non vi foste conosciuti, pensai.

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