~ Sucker For Pain ~ parte 2
I torture you
Take my hand through the flames
I torture you
I'm a slave to your games
I wanna chain you up
I wanna tie you down
I'm just a sucker for pain
◊ Meleys POV ◊
Credo sia passata un'ora. Aizawa respira profondamente e penso si sia addormentato. Io invece, come al solito, non riesco a chiudere occhio. E rispetto ad ogni giorno, ora ho preoccupazioni più serie che mi tengono sveglia a fissare il soffitto.
Sono libera ora, potrei tentare di fuggire, ma allora perché non mi muovo? Certo, sono convinta che se provassi ad alzarmi si sveglierebbe all'istante, impedendomi ogni movimento e probabilmente rivolgendomi nuovi minacce. Ma è davvero solo questo a impedirmi di tentare?
Mi rigiro su un fianco e osservo la sua schiena nuda, ipnotizzata dal suo movimento ritmico. In automatico tendo una mano verso essa, per poi pietrificarmi a qualche centimetro di distanaza, lasciando cadere il braccio lungo il cuscino.
«Non ci provi nemmeno?» la sua voce roca mi giunge inaspettata.
«C-cosa?» chiedo titubante, sorpresa.
«A fuggire. Hai tentato quando eri in posizioni peggiori. Hai passato due ore ad urlare quasi ininterrottamente..»
«Come lo sai?». Lui era andato via, credevo fosse andato chissà dove.
«So tante cose, più di quante vorrei, o vorresti..» dice voltandosi. «Allora?» insiste, fissandomi.
«Avrei avuto qualche possibilità?»
Sorride leggermente «no».
«Perché non dormi?» mi chiede. Che cazzo gliene frega? Poi direi che è umano non riuscire a dormire accanto all'uomo che ti ha rapita.
«Io sto dormendo» affermo voltandomi, cercando di chiudere la conversazione. Non ho certo intenzione di raccontargli i miei incubi o la mia insonnia.
Aizawa allunga le braccia verso di me, mi afferra e mi tira a sé, continuando a tenermi saldamente. Resto sorpresa qualche secondo. Mi sta.. abbracciando..?
«Neanche io riesco a dormire» sussurra piano, così a bassa voce che non saprei dire se volesse essere sentito o meno.
«L-lasciami..» dico incerta. È troppo strano trovarsi tra le sue braccia forti, poggiata al suo petto caldo che si muove lentamente. Anche le nostre gambe sono intrecciate e sento il calore dei suoi piedi scaldare i miei, ghiacciati.
«No» afferma, stringendomi ancora più forte.
Non riesco a dire altro e, cullata dal suo respiro profondo, mi addormento, abbandonata del tutto dai miei incubi, che stranamente non si presentano durante la notte.
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Appena inizio a svegliarmi sento una fitta di dolore che mi attraversa ogni muscolo del corpo, ma fatico a ricordarne il motivo.
La seconda sensazione che mi pervade è invece rassicurante. Sto stringendo il mio cuscino, come sempre, anche se questa mattina emana più calore del solito.
Quando apro gli occhi la verità mi piomba addosso come acqua gelida.
Il dolore deriva dalle ore che Eraser Grin mi ha tenuta legata al suo letto, mentre il calore insolito deriva dallo stesso soggetto che.. sto abbracciando?
Ho la testa poggiata sul suo braccio, che mi cinge la vita, mentre la mia mano è allungata sul suo addome scolpito.
Spalanco gli occhi, rabbrividendo per lo shock e la paura di essere ancora lì con lui, piuttosto che nel mio confortevole letto.
Mi spingo all'istante per allontanarmi, ma mi sembra di sentire una resistenza da parte di Aizawa. Al secondo tentativo riesco ad allontanarmi e mi volto verso la finestra, da cui entra poca luce.
Vorrei solo andarmene. Non sapere cosa accadrà è spaventoso, così come sapere che non posso fare nulla per cambiarlo.
Sollevo la maglia, per controllare il fianco, che è esattamente come lo immaginavo. Passo piano le dita sulla macchia violacea e mi sfugge una smorfia di dolore. Spero davvero che riescano a trovarmi, anche se, considerato che in tanti anni non si è scoperto quasi nulla su Eraser Grin, dubito fortemente che verrò salvata da altri al di fuori di me.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo di un movimento sul letto, finché non sento una mano posata sulla mia, che giace ancora sul livido scuro.
Aizawa mi sposta la mano, sostituendola con la sua. Fa una leggera pressione, facendomi gemere per il dolore, poi la sposta sollevando la maglietta fino a raggiungere il mio seno, che stuzzica piano con i polpastrelli. Tutto ciò mentre, dopo avermi scansato i capelli, bacia famelico il mio collo e il mio lobo, lasciando altri morsi.
Non è stato abbastanza ieri? Io sono stanca, fisicamente e mentalmente, destabilizzata anche dal suo atteggiamento bipolare.
«Aizawa smettila.. non voglio..» dico, cercando di reagire, anche se so come andrà a finire.
«Non me ne frega un cazzo» la sua voce roca giunge direttamente nel mio orecchio, ancora impastata dal sonno «io si» conclude duramente.
Con un unico movimento mi ritrovo sotto di lui, con la guancia premuta sul cuscino. Cerco di spostarmi ma vengo subito bloccata dal suo braccio, mentre continua a causarmi brividi con le sue labbra.
Si solleva poco da me e sento il suo sguardo sul mio corpo, mentre una mano scende lungo il fianco, causandomi altre fitte, poi si sofferma sul fondoschiena, che afferra con prepotenza.
Sento la sua erezione sfregare contro i miei glutei divaricati e tremo, non per i suoi baci, ma per le sue parole che fanno eco nella mia testa "la prossima volta".
«Smettila» dice piano, quasi annoiato. Apro gli occhi, finora serrati, solo per guardarlo male. Davvero in questa situazione vuole controllare anche le mie emozioni?
«Facciamo così» prosegue «quando vorrò il tuo culo te lo dirò ok? Adesso smettila, sembri un cerbiatto impaurito».
Ma che stronzo! Se lo sembro è perché sono impaurita.
«Io ho paura..» ammetto piano, senza guardarlo negli occhi, focalizzandomi invece sulla finestra.
«Mm certo..» dice sorridendo «allora perché sei già pronta per me?..» sussurra, mentre senza preavviso mi penetra con un gesto fluido.
Fa male, a differenza di ieri sera, ma lui continua a muoversi e i suoi gemiti mi fanno venire la pelle d'oca, finché non sento il corpo rilassarsi. Finché non inizio a mordermi il labbro già gonfio, pur di non gemere, sentendo come la sua erezione stimola le mie pareti strette.
Aizawa evidentemente non si lascia sfuggire quel gesto, perché si distanza nuovamente da me, afferrando i miei fianchi e spingendo con più forza. La sua mano sul fianco continua a lanciare fitte in tutto il corpo, e allora perché dalla mia bocca fuoriescono solo gemiti di piacere?
Inizio a sentire il mio corpo contrarsi, stringendo il suo membro, finché non raggiungo un altro orgasmo, cercando di soffocarlo nel cuscino. Dopo poche spinte lo sento uscire bruscamente, e subito due getti caldi mi macchiano la schiena.
Si sdraia accanto a me, osservandomi. Tende il busto fino a raggiungere il mio viso e darmi un bacio soffice, strano nella sua gentilezza, vista la situazione. Si allontana, guardandomi negli occhi a pochi centimetri di distanza.
I suoi occhi neri mi lasciano senza fiato, così scuri e profondi, ma al tempo stesso indecifrabili.
Lo osservo finché non interrompe quel contatto velocemente, stendendosi di nuovo sul letto e concentrandosi sul soffitto.
«Vai a lavarti» dice con freddezza.
L'ho detto io che è bipolare..
Sospiro e mi alzo, con ancor più difficoltà di ieri sera, e raggiungo il bagno, pronta a farmi un'altra doccia ustionante, così da rilassarmi almeno qualche minuto.
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Esco dal bagno e sento una voce a me sconosciuta provenire dall'ingresso, così decido di rimanere immobile, in attesa. Di sicuro non andrò in quella stanza.
«Tieni Eraser. Ufficialmente non è mai stato prodotto, quindi usalo come credi»
«Grazie. Ora vai e porta suo il telefono agli uffici» è Aizawa a rispondere.
Immagino stia parlando del mio telefono, in modo che Tsukauchi ancora per qualche ora non saprà del mio rapimento, mentre Aizawa avrà ancora delle ore di vantaggio, per fare di me.. cosa esattamente? Di ciò ancora non mi ha detto nulla..
La porta dell'appartamento si chiude con forza, facendomi sussultare.
«Non serve che te ne stai lì nascosta» dice Aizawa, così esco dalla stanza e vedo che sul tavolo c'è un computer.
«Siediti» ordina, stranamente con calma. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, così mi dirigo senza oppormi alla mia postazione.
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Ho passato le ultime tre ore ad eseguire tutto ciò che Aizawa mi chiedeva su quel computer. Avrei anche tentato di lasciare piste o altro, ma le bende che mi cingevano strettamente il collo mi intimavano di continuo il contrario.
Finalmente mi libera e torno a respirare senza difficoltà. Si dirige in cucina e quando torna ha di nuovo dell'acqua e una pillola.
«Cos'è?» chiedo un'altra volta, ma Aizawa non risponde. Resta a fissarmi con insistenza, finché non prendo ciò che mi sta porgendo, assumendo quella sostanza.
Anche se fosse veleno cosa importerebbe? Se volesse uccidermi, lo potrebbe farlo anche in altri modi.
Passa qualche secondo e i miei pensieri diventano sconnessi, la vista incerta. Lo guardo preoccupata, come se fosse l'unica persona in grado di aiutarmi, su cui fare affidamento. Vedo la sua sagoma sgranata avvicinarsi a me e lo chiamo, non riuscendo ad emettere più di un sussurro, poi sento il suo calore avvolgermi, infine il nulla.
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