~ R U Mine? ~
Da da daaaaan! So che forse lo aspettavate da molto, io per prima ahah Finalmente ci intrufoliamo nella mente di Aizawa, chissà cosa ne esce :3
Spero di non deludere ahah
P.S.: il titolo di questo capitolo e del precedente sono canzoni degli Artic Monkeys, scusate mi ero scordata di dirlo ahah
◊ Aizawa POV ◊
Apro gli occhi lentamente e subito noto la città buia oltre l'ampia vetrata. Un lieve bagliore in lontananza anticipa il sorgere del sole e sono tentato di tornare a dormire, ma so che sarebbe inutile provarci. Dopo pochi secondi realizzo che non sono solo come ogni mattina. Sul cuscino vedo punte di capelli castani sparse in modo disordinato, le seguo con lo sguardo fino ad incontrare la testa di una ragazza che è tra le mie braccia, dal viso sereno e la bocca rossa schiusa.
Cazzo.. Non posso credere di averla fatta dormire qui, ma che avevo in testa?
Meleys sembra così innocente mentre dorme, così leggera. Vorrei lasciarla così per sempre, vorrei che non si svegliasse, ma sarebbe ipocrita da parte mia. D'altronde, sono io il primo artefice delle sue preoccupazioni, è da quando ha incontrato me che la sua vita è stata stravolta.
Le passo una mano tra i capelli, stando attento che non si svegli e non noti il mio gesto, che ripeto qualche volta finché non noto un leggero movimento del suo viso. Mi blocco e aspetto che si svegli, vedendola aprire piano gli occhi. Appena capisce dove si trova, chi è che la sta stringendo, arrossisce all'istante e sgrana gli occhi assonnati. Sorrido a quella reazione e quando solleva lo sguardo, capendo che sono sveglio mormora un «'giorno». Poi subito si volta, alzandosi per andare in bagno.
Odio quando fugge in quel modo, ma non posso biasimarla dopo quello che le ho fatto. Mi teme, mi odia, quindi non ha motivo di restare nel letto con me appena alzata, a meno che io non la costringa. Aspetto qualche minuto e quando esce dal bagno in quel minuscolo pigiama vorrei solo strapparglielo, farla mia. Non si rende conto di quanto sia perfetto ogni suo piccolo neo, ogni sottile smagliatura. Mi trattengo e vado in bagno senza dire nulla.
Non mi capacito ancora di averla lasciata dormire nel mio appartamento, dove lei non avrebbe mai dovuto mettere piede. La mia preoccupazione ha preso il sopravvento nel momento in cui mi ha detto che Mic era entrato nel suo appartamento, che l'ha minacciata.
Quell'idiota dovrebbe imparare a stare al suo posto e lasciar stare ciò che non lo riguarda. Può essere interessato solo al quirk di Meleys, nient'altro, di tutto il resto non dovrebbe nemmeno essere a conoscenza. Spero che l'abbia capito ieri sera, perché lui non se l'è cavata con solo un livido. Lo guardo di nuovo nello specchio e ripenso alle sue parole "see Eraser~ il tuo cuore, la tua debolezza..". Maledetto, come se io ne avessi uno..
Come un lampo tornano gli occhi azzurri di Meleys colmi di preoccupazione, quando le sue dita delicate mi hanno sfiorato il petto. La sua voce incredula quando ha capito che avevo lottato con Mic, come se non riuscisse a metabolizzarlo, come se non fosse ciò che faccio ogni giorno.
Un moto di rabbia mi pervade rendendomi conto che ogni mio singolo pensiero porta a lei, a lei e ai suoi occhi trasparenti, attraverso i quali si legge ogni pensiero, ogni emozione. Odio il modo in cui si è insinuata nella mia mente senza volerlo, senza saperlo. Lei neanche si rende conto di tutto ciò, non sa che per colpa sua ho mandato all'aria ogni logica.
Nervoso la raggiungo, annunciandole che è ora che vada. Subito vedo la rabbia e la delusione sul suo viso «chi mi dice che non tornerà?» chiede infastidita. «Io. Hai preso le tue cose?» mi rivolge uno sguardo colmo d'odio prima di darmi una risposta affermativa. Chiamo il warpe gate per portarla nel suo appartamento senza essere vista, dandomi nuovamente dell'idiota. Lei non avrebbe dovuto sapere di quel quirk, del potere che possiamo usare, ma ieri è un'altra cosa a cui non ho badato, ovviamente per colpa sua.
In pochi secondi arriviamo nel suo appartamento. Controllo che mic non ci sia e Meleys continua a guardarmi di traverso, di sicuro infastidita dalla mia freddezza. Sono quasi sollevato che mi guardi di nuovo in quel modo, piuttosto che con la preoccupazione di ieri. Continuo a pensare che sia lei ad amare la sofferenza, a godere ogni volta che la prendo con forza, ma alla fine sono io che non ho pace. Sono io che mi faccio odiare volontariamente da lei, l'unica persona di cui mi interessi, che domina i miei pensieri ogni istante.
«Devo andare a lavoro, puoi andartene?» chiede freddamente. Mi avvicino a lei con determinazione e la vedo rimpicciolirsi, pentita di ciò che ha detto «e se non volessi?» sorrido passandole una mano sul braccio «se volessi spogliarti e prenderti su questo muro, riusciresti a fermarmi?». Schiude le labbra e riesco quasi a vedere il velo di passione che si espande nei suoi occhi celesti, inquinandoli. O forse sono purificati, finalmente liberi dai vincoli che inconsciamente si pone ogni giorno. D'un tratto un pensiero a me sconosciuto la riporta alla realtà e mi scansa il braccio con forza.
«No, non ci riuscirei, ma questo non ti autorizza a fare quello che vuoi!» urla «se vuoi scopare hai tante ragazze che ti aspettano a gambe aperte, perciò lasciami stare!». Deglutisce a vuoto, gli occhi che ancora bruciano mentre aspetta una mia reazione. Per un attimo ho l'impulso di afferrare l'ennesima volta il suo collo sottile, premerla contro il muro e sentirla tremare sotto di me, piena di ansia e trepidazione, poi ripenso al modo in cui ieri sera mi ha abbracciato, ai suoi occhi preoccupati e mi blocco.
«Non ci sperare» le dico sottovoce, tuttavia mi allontano uscendo dall'appartamento e sbattendo la porta. Solo lei riesce a farmi arrabbiare in questo modo. Il petto brucia diffondendo un tremito in tutto il corpo, facendomi provare l'impulso di sfogare tutta quella frustrazione sul primo idiota che mi capita davanti. Mi infilo in un vicolo continuando a ripensare alle sue parole.
È solo una stupida ingrata, non si rende conto minimamente di cosa faccia per lei. La notte in cui l'ho rapita ho agito d'impulso, ho fatto ogni cosa diversa da quanto prestabilito. Nella mia mente il piano studiato con la Triade era cambiato nelle settimane passate a studiarla.
Dopo averla vista uscire dagli uffici della polizia avevo attivato il mio quirk, riuscendo con stupore a disattivare il suo, che secondo i registri non doveva possedere. Poi ho seguito i suoi passi, il suo modo di guardarsi attorno, lo sguardo schivo. Trovavo fastidioso il modo in cui evitasse ogni contatto, quasi spaventata dalle persone attorno a lei.
Il giorno seguente tuttavia l'ho osservata da vicino, aspettandola in strada. La trovai bellissima. Il viso delicato ma particolare, le labbra rosse e i suoi occhi, lucenti come zaffiri. Passavano i giorni ed ero affascinato da ogni movimento, senza neanche rendermene conto. Dovevo attendere ore sul tetto davanti alla sua finestra, per registrare i suoi orari e i suoi spostamenti, la osservavo muoversi per casa in quel pigiama idiota, desiderando toglierlo e scoprire la sua pelle chiara. Notai l'ora in cui andava a dormire, le poche ore di sonno che si concedeva e le paragonai alle mie. Una notte, dopo poche ore che la luce si era spenta, si riaccese destando subito la mia attenzione e dopo qualche secondo le tende si aprirono. Aveva il volto sconvolto e cercava qualcosa fuori dalla finestra spaventata, finché non emise un respiro creando un leggero alone sul vetro, poi rilassata poggiò la fronte sulla finestra qualche istante. Aveva avuto un incubo questo era chiaro e mi trovai a chiedermi cosa potesse turbare le sue notti, cosa avesse paura di trovare al di fuori della sua finestra. Le tende si richiusero e provai un moto di sconforto che non seppi spiegare.
Il mattino dopo aprì le tende all'alba e dopo quasi mezz'ora ritornò nella piccola camera, con attorno solo un'asciugamano candido. Vidi le sue gambe esili che finora avevo solo intuito e mi mancò il respiro quando il telo cadde al suolo, rivelandola completamente nuda. Desiderai ogni centimetro e sorrisi quando un pensiero malsano mi attraversò la mente. Una parte del piano era già cambiata, prima di ogni cosa l'avrei fatta mia, il giusto premio per tutte quelle settimane passate senza poterla sfiorare, riuscendo solo ad immaginare la dolcezza delle sue labbra.
Passò qualche giorno prima che la seguii in strada senza farmi notare. Entrò in una caffetteria e la seguii dopo qualche minuto. Il momento in cui incrociai i suoi occhi cambiai definitivamente il mio piano. Doveva essere mia sotto ogni aspetto. Non mi guardò più di un istante prima di tornare al suo caffellatte, ma tanto bastò per cogliere ogni paura che la attraversava. Eppure, osservandola meglio colsi un coraggio ed una determinazione di cui forse neanche lei era consapevole.
Finalmente arrivò la notte stabilita ed entrai in quel piccolo locale, sapendo che mi avrebbe visto per la prima volta. Studiò ogni mio movimento senza riuscire a staccarmi gli occhi di dosso, finché non puntai il mio sguardo su di lei senza trattenere un sorriso. Subito una nota di panico la assalì e tornò a fissare il suo ramen, da cui non distolse lo sguardo per tutta la sera.
Quella notte fu perfetta. Il modo in cui gemeva il mio nome, che stupidamente gli avevo rivelato, il modo in cui combatteva contro il suo stesso corpo e le sue stesse emozioni. Avrei dovuto farmi bastare quelle ore, ma fu impossibile.
Tuttavia, lei non si rendeva conto dei miei sforzi e di ogni cosa che facessi per lei. Certo che no, lei mi respingeva. Forse quella notte, per me sarebbe stato più facile seguire il piano.
L'avrei rapita, persuasa ad unirsi a noi con ogni mezzo, incurante del dolore che avrebbe provato. Se avesse resistito, avremmo solo preso il suo quirk e lei sarebbe morta. Avrei dovuto ucciderla e lasciarla davanti gli uffici "segreti" della polizia, per fargli capire che non avrebbero dovuto cercarci, che nessun quirk li avrebbe aiutati.
Semplice: lei morta, io ancora più potente. Eppure, quel desiderio insano di possederla si era fatto strada in me e non ne era più uscito.
Ho tenuto Curse Mic e One for Death lontani da lei, non ho rivelato nulla riguardo il suo nome, dove abitasse, nonostante le loro insistenze. Infine, per impedire che si facessero strane idee, gli avevo detto che lei sarebbe stata il mio premio, il mio gioco e che per quel motivo non l'avevo uccisa. Eppure, quasi ogni giorno mi trovavo a dover impedire che quei due si mettessero tra noi, dovevo impegnarmi per non far scoprire dove fosse, quando ci vedevamo, quanto spesso passavo le notti davanti la sua finestra, solo per illudermi che lei fosse davvero mia, che fossimo vicini.
Eppure, Mic era insistente, voleva sapere dove passassi le mie notti e finalmente lo scoprì, così come scoprì chi fosse Meleys e dove abitasse. Lasciargli libero accesso al suo quirk non era bastato per disinteressarli a lei e, all fine, Mic l'aveva trovata.
Di tutto ciò ovviamente non ne avrei mai parlato con Meleys. Mi odia e va bene così, non mi serve la sua gratitudine anche se a volte non riesco a non odiarla. In fondo la proteggo, la mantengo in vita e al sicuro, chiedendo in cambio solo il suo corpo, regalandole piacere che non aveva mai provato nella sua vita. Meleys invece non lo capisce, forse non è intelligente come credevo, oppure sono io che non sono mai riuscito a parlarle come una persona normale.
Ogni volta che mi arrabbio con lei mi assale una frustrazione profonda. Vorrei che fosse mia. In realtà, voglio ancora di più. Voglio che lei sia talmente dipendente da me da volere che io sia suo, che mi chieda di essere suo perché l'idea che possa lasciarla la soffoca.
Eppure, continuo a dire che sia mia, ma una parte di lei non mi apparterrà mai.
I go crazy 'cause here isn't where I wanna be
And satisfaction feels like a distant memory
And I can't help myself, all I
Wanna hear her say is "Are you mine?"
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