Errori
◊ Aizawa POV ◊
Finalmente mi trovo a pochi passi dal magazzino, ovviamente su un tetto. Mi aiuta osservare le situazioni dall'alto, permettendomi di fare chiarezza. Non ho intenzione di cedere tanto facilmente e cambiare gli accordi. La riprenderò lasciando Mic al suo posto, perché non è abbastanza furbo da convincermi con i suoi stupidi giochi.
Una parte di me urla che sto sbagliando, che Meleys ne pagherà di nuovo il prezzo e sarà solo colpa mia, ma non posso cedere. Non è la mia natura. Non sono un cavaliere. Non posso rinunciare a tutto ciò che ho costruito senza lottare.
Il magazzino sembra buio e deserto come sempre, ma so che lei è lì. Devo tirarla fuori evitando che Mic si intrometta. Non posso rischiare che in uno scontro le faccia del male, o che la usi contro di me. Quella ragazza mi ha reso debole, l'ho capito la prima notte che ho passato con lei. Quando si è alzata dal letto e stava cadendo l'ho afferrata d'istinto e lei mi ha guardato in un modo che non dimenticherò mai. Nonostante tutto ciò che le avessi fatto mi era grata per quell'inezia. Devo assolutamente portarla via di lì, poi si può anche scordare che la lascerò di nuovo sola.
Noto un vicolo con vari secchi della spazzatura colmi. Perfetto. Scendo e cerco tra la mia attrezzatura il necessario per dar fuoco ad ogni cosa. Brucerei anche la città se servisse ad attirare Mic all'esterno e permettermi di riprendermela. Per fortuna degli abitanti basta un piccolo incendio che dovrebbe spingerlo ad uscire per vedere di cosa si tratta. Non può rischiare che il posto venga raggiunto da vigili del fuoco e polizia, quindi se vedesse del fuoco sarebbe costretto a controllare cosa sta bruciando.
Con molta pazienza riesco nel mio intento. Una nuvola di fumo dall'odore nauseante si solleva e mi affretto a lasciare quel posto. Torno in una postazione sopraelevata. Il buio impedirà a chiunque di vedermi. Aspetto pochi minuti e noto qualcuno lasciare il magazzino. Deve essere Mic. Entro dalla finestra rotta che avevo individuato, fermandomi sul bordo per osservare l'interno. Subito il mio sguardo si posa su Meleys. Ha gli occhi chiusi, la nuca poggiata al muro cui è incatenata, l'espressione stanca e rassegnata. Sento di nuovo il mio cuore morire, dissolversi. Non ho idea di quanto tempo mi abbia aspettato. Avrà sperato ogni minuto di vedermi ed ogni minuto l'ho delusa.
Non sembra esserci nessun altro nel magazzino così scendo e appena tocco terra Meleys apre gli occhi e li incatena a me. È sorpresa di vedermi e restiamo in silenzio qualche secondo. La vedo deglutire e infine sorridere. Un sorriso spontaneo, stanco ma radioso, che io non merito. La raggiungo e mi chino verso di lei, posandole la mano sul viso e percorrendo il suo zigomo con le dita. Non diciamo una sola parola perché sarebbe inutile, ci limitiamo a osservare l'uno l'animo dell'altro, parlando tacitamente. Mi avvicino per baciarla piano. Avevo bisogno di quel contatto, erano giorni che desideravo sentirla mia. Non mi importa che abbia le labbra secche, dell'odore di bruciato, delle catene che ancora la bloccano. Ci allontaniamo di pochi centimetri, senza interrompere il contatto dei nostri sguardi.
Freno l'impulso di stringerla a me. Non l'ho mai fatto al di fuori del letto e questo non è il momento opportuno. Devo sbrigarmi a portarla via. Prendo dalla cintura l'occorrente per scassinare ed inizio ad armeggiare con le serrature che le bloccano i polsi. Non ho mai amato tanto il mio grimaldello. Riesco a togliere la prima catena, che cade a terra producendo un rumore sinistro. Afferro il polso di Meleys e vedo i segni lasciati dal metallo pesante. Lei geme al mio tocco. Sollevo lo sguardo nel suo e lei mi rivolge un timido sorriso di incoraggiamento, per dirmi che andrà tutto bene. Dovrei essere io a darle coraggio. Dannazione..
Torno a concentrarmi sull'altro polso. Mi blocco sentendo un cigolio alle mie spalle. In un istante mi alzo e nella penombra distinguo Mic a pochi metri da me. È stato via meno tempo del dovuto e queste serrature ne hanno richiesto troppo. Avrei voluto evitare questa situazione. Forse se non fossi venuto da solo, se non avessi anteposto i miei interessi all'incolumità di Meleys. Ma ormai siamo qui, non è il tempo dei se, solo di agire.
«Eraaser!» tuona entusiasta «iniziavo a pensare che ti perdessi questo appuntamento..» china il capo per guardarmi oltre le lenti di quei ridicoli occhiali.
«Non ho intenzione di stare al tuo gioco Mic. Adesso ce ne andiamo. Gli accordi non cambiano». La mia freddezza gli suscita una risata che riecheggia nelle pareti vuote.
«Non hai capito che non è negoziabile?»
Sorrido, portando le mani alle mie bende «scommettiamo..?»
Scatto verso di lui, spostandomi di lato per evitare che Meleys sia alle mie spalle. Mic dopo un istante di stupore salta all'indietro. Forse non si aspettava che cercassi uno scontro. Faccio volare le bende verso di lui ma ovviamente il primo colpo va a vuoto. Non mi aspettavo sarebbe stato facile. Prova ad attivare il suo quirk ma non gliene do la possibilità, così produce solo un urlo fastidioso ma sopportabile. Serra le labbra infastidito e continua a mantenere le distanze.
Non è il nostro primo scontro ma stavolta devo evitare che si avvicini a Meleys. Se l'ha portata qui è proprio per usarla contro di me e non avrà scrupoli a riguardo. Alcuni suoi colpi vanno a segno. Il dolore è forte ma resisto. Non ho scelta. Riesco a intrappolargli un braccio ma un suo calcio mi raggiunge in pieno ventre e sfrutta il momento in cui accuso per liberarsi. Continuiamo senza cedere, senza darci tregua. Tenta di avvicinarsi a Meleys ma lo afferro e lo scaglio con le bende dal lato opposto del magazzino. Resta immobile. Forse è finita.
Solleva il busto sofferente e impreca «bastardo..». Rapido scaglia un coltello verso di me. Scarto di lato per evitarlo ed attiva il suo quirk. Mi copro istintivamente le orecchie e mi volto per annullarlo di nuovo. Mi sono stancato di questo gioco. Lo raggiungo fuori di me, non gli do tempo neanche di pensare. Il corpo a corpo è breve. Le bende mi danno un un vantaggio notevole e alla fine riesco a bloccare le sue braccia. Non soddisfatto proseguo con il resto del corpo ed infine la sua parte peggiore, la bocca. Gli impedisco di parlare, gridare o qualsiasi altra cosa gli venga in mente. «Noi ce ne andiamo» ripeto «gli accordi non cambiano».
Più tardi manderò qualcuno a liberarlo. Forse aspetterò domani, direi che se lo merita. Raggiungo Meleys e per l'ennesima volta il mio cuore smette di battere. Il suo braccio è coperto di sangue e con l'altra mano tenta malamente di premerlo, usando le poche forze rimaste. Realizzo in un attimo. Il coltello che Mic ha lanciato. Io l'ho evitato ed ha colpito lei. Il mondo sembra crollare mentre mi avvicino e le scosto la mano. «Fammi vedere» noto che è l'ha solo tagliata. Il coltello è a terra e la ferita non sembra eccessivamente profonda. Sposto l'attenzione sui suoi occhi. Sarebbe stato meglio non farlo. Mi guarda cercando aiuto, sperando in me, fidandosi. Come la volta in cui l'ho rapita ed il giorno seguente le ho dato un sonnifero per portarla a casa senza farle scoprire del warpe gate. Anche quella volta, perdendo i sensi, ha cercato appoggio in me, come fossi la sua unica speranza.
«Tranquilla Meleys, ci penso io..» lei si appoggi di nuovo al muro e chiude gli occhi. È a pezzi ed è solo colpa mia. Chiamo il warpe gate per farmi portare all'istante Jack, il nostro medico. Con il suo quirk gli basta un tocco per accelerare la capacità rigenerativa del corpo. Sarà sufficiente per Meleys, che non sembra avere ferite gravi. La controllo attentamente dopo l'azione di Jack, poi le faccio la domanda che più mi preme, che più mi spaventa. «Ti ha toccata?». Scuote la testa «no». Sollevato le accarezzo il viso, scostandole i capelli attaccati alla pelle sudata, felice che non mi respinga. Ne avrebbe tutte le ragioni. Finisco di liberarla e la porto nel mio appartamento, al sicuro. Ha bisogno di riprendere le forze. So già che si infurierà con me quando ne avrà energia, è solo questione di tempo. Fino ad allora mi prenderò cura di lei.
Meleys si addormenta appena la prendo in braccio e con il warpe mi ritrovo subito nel mio salone. Asami sussulta quando mi vede. Di certo ho anch'io un'aspetto terribile, sento del sangue colarmi sul viso e la ragazza che tengo tra le braccia potrebbe anche sembrare un cadavere. «Il bagno per favore, sistema la doccia..». La donna annuisce e corre verso la stanza, precedendomi. Camminando mi sfilo gli stivali, tenendomi in piedi solo per determinazione e testardaggine. «Asami..» la chiamo e si affretta a raggiungermi «per favore toglile le scarpe» non sembra quasi la mia voce a parlare. Mi sento un automa, come se nel momento in cui mi fermerò tutta la stanchezza accumulata in quelle poche ore possa soffocarmi. Solo una cosa mi da respiro, ed è la ragazza che tengo tra le braccia.
Entro in vasca e metto Meleys seduta in una zona più profonda. Lì l'acqua scende come in una doccia, riempie la profondità e poi scorre via nello scarico. Considerando tutto il sangue che devo scrostare è necessario che l'acqua fluisca. Sembra si stia svegliando ma è piuttosto stordita, come se non fosse qui. Asami intanto capisce che non voglio aiuto, anche se mi servirebbe, e ci lascia chiudendosi la porta alle spalle. Ormai immersi nell'acqua inizio a sfilarle i vestiti completamente bagnati. Il taglio al braccio è appena visibile e spero che domani svanisca del tutto. Non voglio si ricordi ogni giorno che è stata ferita a causa mia.
Non so quanto tempo passo a lavarle ogni centimetro del suo corpo, come se il sapone possa portare via lo schifo in cui l'ho trascinata. So però che quando la porto a letto si vedono in lontananza le prime luci dell'alba. Le do una mia maglietta. L'ha negato ma so che tiene la mia ancora nell'armadio, e so anche che a volte la indossa per dormire. Suppongo le piaccia, indubbiamente più della veste succinta che le ho dato quando è stata qui.
Finalmente la stringo a me e chiudo gli occhi, cedendo alla stanchezza. Non vorrei dormire, vorrei godermi questi istanti insieme a lei perché ho paura che dopo stanotte non me ne concederà altri. Tuttavia, le cure di Jack si fanno risentire anche sul mio corpo. Non lo stavo neanche ascoltando, troppo preso dalla ragazza che mi ha sconvolto la vita, ma credo abbia detto che avevo un'emorragia interna e una costola incrinata. Sembra che dormire per il mio corpo non sia una scelta, quanto un obbligo imprescindibile. Così sia..
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