Allontanarsi
◊ Aizawa POV ◊ ❤️
«Se mi innamorassi di te?»
Quelle parole continuano a tornare, cicliche, implacabili. Amore. Come se lo conoscessi. Come se potessi provarlo. Come se lei potesse amare uno come me. A volte non capisco cosa le passa per la testa. Non è razionale pensare che potrebbe provare un sentimento anche lontanamente simile. Non sono stupido, capisco quanto le piaccia dormire con me, ma sono solo i nostri corpi. Mi rifiuta perché sente di doverlo fare anche se le piace, ma questo non significa nulla. Come potrebbe amarmi?
Ed io? La amo? Non sarebbe possibile, non sarebbe giusto. Dopo tutto quello che ho fatto. Dopo quello che ho fatto a lei, con che diritto potrei dire di amarla. E cosa posso saperne poi io dell'amore? Non l'ho mai visto nella mia vita. Di certo non me l'ha insegnato quel criminale di mio padre, quell'assassino senza scrupoli. Né me l'ha mai mostrato mia madre, una prostituta che ha visto in mio padre la possibilità di fare l'unica cosa di cui era capace, vivendo però nel lusso sconfinato. Nessun altro essere umano che ha cercato di sfruttarmi o che ho sfruttato mi ha mostrato un minimo di speranza di un mondo meno marcio a quello in cui ho sempre vissuto.
Nessuno tranne lei forse. È così ingenua, onesta. Ed io sto corrompendo anche lei. Uccido ogni cosa che mi passi tra le dita e presto ucciderò anche lei. Dopo tutto l'impegno che ci ho messo questi mesi per evitarlo. Non le farei mai del male, ma continuando così la distruggerò. È troppo sensibile per tutto questo, per sopravvivere ai miei demoni.
Io amo la mia vita. Amo il potere che esercito, la paura negli occhi negli altri. Amo vivere al di sopra della legge, della morale. Questo è l'amore che conosco. Non voglio che Meleys entri in questa spirale, ma non voglio rinunciare a tutto questo.
Devo allontanarla se non voglio ferirla ancora. L'unica cosa che posso sacrificare per lei è questo desiderio insano. L'ultima volta in cui ci siamo visti ho superato ogni limite. Ho conquistato ogni centimetro del suo corpo senza chiederle il permesso, l'ho sentita dentro di me nel profondo. L'ho guardata negli occhi mentre abbattevo ogni sua resistenza e in quel contatto anche lei si è imposta in me definitivamente. Non avrei dovuto permetterlo.
Ha detto di non amarmi. Mentiva. È così facile capire quando mente. Allora perché ci ho messo tanto a realizzarlo? Credo che non lo volessi ammettere neanche a me stesso, ma in fondo l'ho sempre saputo. Le si leggeva negli occhi, cristallino, quel sentimento potente che non riusciva a trattenere. Ma io non volevo accettarlo.
Anche io sono un bugiardo, mento a me stesso. La amo, è quasi banale ammetterlo. Non mi sono mai preso cura di nessuno, ma per lei ho fatto di tutto. Ho iniziato una guerra silenziosa con la Triade, ho ridotto i miei doveri, ho passato quasi ogni mia notte con lei, standole vicino anche quando non potevo toccarla. Nessuno farebbe mai una cosa del genere solo per qualche scopata. Se avessi voluto solo un corpo avrei trovato ragazze meno complicate di lei, di cui non mi sarei dovuto preoccupare ogni istante. Cosa che in effetti ho sempre fatto, almeno prima di incontrarla.
Non ho altra scelta che allontanarmi da lei. Se non la vedessi più la ucciderei, non posso certo farlo, non posso sparire. Devo però cercare di essere meno presente, di non farle percepire la mia presenza silenziosa in ogni gesto, ogni notte, in ogni sogno. Non devo essere accanto a lei quando un incubo la sveglia. Lentamente mi farò detestare, credo sia l'unica cosa possibile. E quando mi chiederà di sparire per sempre, non esiterò.
°°°
Passano giorni, e con difficoltà la evito. Smetto di cercarla. Non so neanche se Meleys se ne sia accorta. Lei crede che vada da lei due o tre volte a settimana, mentre in realtà quasi ogni sera i miei piedi mi conducono da lei. Se non fosse così imbranata se ne sarebbe già accorta. Chiunque con i sensi allenati se ne sarebbe accorto, ma lei non ha ricevuto alcun addestramento se non da quell'idiota del suo amico, che ha fatto un pessimo lavoro tra l'altro. Non ha saputo difendersi da me né non avrebbe saputo difendersi da Mic se, quando si è introdotto a casa sua, avesse cercato di farle del male. Questo sarebbe anche giustificabile, ma non ha saputo neanche difendersi dal ragazzo-camaleonte del vicolo, mesi fa. Forse è semplicemente debole, o magari la violenza non fa parte di lei.
Torno a casa, senza deviare per il suo quartiere. Ad attendermi c'è solo Asami, che vedendomi entrare con un umore peggiore del solito capisce che sia il caso di prepararmi un bagno dopo la cena. Ottima idea. Ora ho solo le energie per buttarmi sul letto. Non so come sopravviverei senza lei a prendersi cura di queste cose al mio posto. Altro motivo per cui Meleys dovrebbe solo tenersi lontana.
«È una settimana che non va da lei» afferma Asami, sperando di strapparmi qualche parola.
«È meglio così» cerco di concludere secco.
«Meglio per chi?»
«Per entrambi»
«Non può saperlo, se non la interpella nemmeno. Meleys non capisce di essere importante..»
Sembra davvero preoccupata e la cosa riesce solo ad innervosirmi. Non conosce Meleys, non sa come mi comporto con lei. Come può sapere cosa sia meglio?
«Non la interpello perché non è lei a decidere, perché non è importante e non vedo come tutto questo ti riguardi»
«Mi preoccupo per voi. Lei mi ha aiutato, sa che la considero un fratello. Non voglio vederla perdere una cosa importante perché è troppo testardo per ammettere che lo sia»
Non avevo mai sentito Asami così determinata a darmi torto. Posso accettare che sia realmente interessata, ma non è comunque nella posizione per darmi consigli su Meleys. Non sa cosa le ho fatto.
«Asami la questione non ti riguarda. Meleys è un passatempo, dovresti saperlo. Semplicemente inizia a stancarmi»
Mento, parlo di lei come fosse un giocattolo, ma non posso fare altro se voglio mantenere le distanze. Almeno Asami sospira rassegnata e mi lascia solo, come dovrei essere, come è giusto che sia.
Rivedo Meleys in questa vasca, davanti a me. Sembrava così piccola, pronta a spezzarsi, ma so quanto è determinata e forte. Davanti a me lo dimostra ogni volta. Nonostante la paura e l'imbarazzo resta presente a se stessa, non si arrende. Ed ora mi manca terribilmente.
Spazientito mi alzo. Una settimana è lunga. Ho detto che l'avrei vista di meno, non che non l'avrei mai più cercata. La voglio ora, sotto di me, stretta alle mie spalle. Voglio respirare il suo profumo e scaldare le sue mani, il suo cuore. Quasi non mi riconosco in questa voglia irrefrenabile, mentre veloce mi asciugo pensando solo ai suoi occhi.
Non ho intenzione di perdere tempo con una delle mie solite passeggiate notturne, così chiamo il warpe gate ed in pochi secondi sono sul tetto davanti al suo appartamento. Osservo la finestra e noto che la luce è spenta. È strano. Non può essere andata a dormire così presto, ma è anche troppo tardi per essere ancora in strada. So che le piace camminare visto che non riesce a dormire, ma a quest'ora dovrebbe esserci. Spero sia in doccia. È così divertente quando esce convinta di essere sola e poi vedendomi nella penombra sussulta di paura.
Sorrido mentre entro nella sua stanza vuota. Un sorriso che muore all'istante. Non c'è alcun rumore in casa, dal bagno non filtra alcuna luce e anche in salotto nessun bagliore mi lascia intuire che sia al computer. Potrebbe anche essere fuori con amici, ma qualcosa mi dice che non sia così, lo sento. Forse sono solo preoccupato perché questi giorni non ho verificato che stesse bene. Devo calmarmi.
Il letto è intatto. Il bagno, come previsto, vuoto. Il salotto è tristemente deserto, il pc spento, le tende chiuse. Sento l'ansia aumentare e serrarmi lo stomaco mentre cerco di schiarirmi le idee. Devo andare nel locale che frequenta con l'idiota. Forse è lì. Guardo ancora la stanza cercando un indizio, magari un post-it sul frigo in cui ha segnato un appuntamento. Il calendario! Soddisfatto dalla mia idea passo oltre il bancone per verificare, ma non trovo scritto nulla sulla data di oggi, solo il segno del turno di lavoro.
Controllerei il suo computer se solo lei non avesse messo un'infinità di protezioni ai livelli del pentagono, nonostante non le servano. Per trovarla mi servirebbe lei. Ironico. Peccato che non abbia alcuna voglia di ridere ora. Ho bisogno di trovarla subito perché sento che distruggerei il mondo intero se provassero a portarmela via. Sono un idiota, dovrei razionalizzare. È con amici di sicuro, non serve agitarsi. Non averla vista a lungo mi sta rendendo paranoico.
Mi avvicino alla finestra per andarla a cercare per tutta Tokyo, ma sul tavolo noto qualcosa. Come ho fatto a non vederlo prima? Di sicuro il cuore che mi martella in gola non aiuta ad individuare i dettagli. Afferro quel foglio bruscamente e mentre lo leggo mi sento morire.
Caro Eraser,
la tua bambolina ha detto che non la tratti bene, che si sente usata, che ti trova noioso. Io, essendo un buon amico ed un gentiluomo, l'ho portata via con me. Ho pensato che non deve essere male, se ti sei divertito con lei tutti questi mesi.
Tuttavia, essendo appunto un buon amico, ho pensato di dirtelo. Siamo nel magazzino di Meguro, se la rivuoi puoi venire a prenderla. Certo, non posso prometterti che lei voglia venire con te, considerando cosa ho preparato per intrattenerla. Inoltre delle catene le impediscono di muoversi, quindi sarà difficile.
Ti darò la chiave senza problemi, ma ci sono delle condizioni. Sei intelligente Eraser, saprai cosa voglio. Dobbiamo cambiare gli accordi perché non mi soddisfano affatto, o sarà la tua bambolina a pagarne il prezzo.
Non farmi aspettare, sai che mi innervosisco facilmente.
Il tuo miglior nemico,
Mic.
Il respiro accelera ma i polmoni non ricevono ossigeno. Il cuore batte ma si sta sgretolando, finché non si riempie piano di una furia cieca che mi porta ad esplodere. Stritolo quel pezzo di carta e lo getto contro il muro. Il tavolo davanti a me subisce la stessa sorte e si infrange producendo un rumore sordo che odo a malapena.
«Cazzo!» impreco dando un pugno al muro più vicino, camminando avanti e indietro mentre aspetto che l'idiota del warpe gate risponda. Non è mai stato così lento o forse sono io a percepire ogni secondo come una vita, considerando che Meleys è nelle mani di quella testa calda da chissà quanto. Ed è solo colpa mia che l'ho lasciata sola, sapendo quanto fosse pericoloso il mondo in cui l'ho trascinata. Ho sopravvalutato la razionalità di Mic, ma la pagherà fino all'ultimo. Se scopro che l'ha toccata in qualche modo rischia seriamente di morire.
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