Capitolo Cinque
Mi voltai scontrandomi con Andrew, gli sorrisi scusandomi per la mia sbadataggine, ricevendo un sorriso smagliante in cambio. Quella sera era particolarmente bello: capelli ramati tirati su alla rinfusa, occhi verdi più accesi del solito, indossava una maglia nera scollo a V, una camicia a scacchi rossi e neri, dei skinny jeans strappati e le sue solite converse nere. Molto colorato mi dicono.
-Non sapevo ballassi così bene.- disse avvicinandosi al mio orecchio per farsi sentire, io arrossii palesemente, non essendo abituata a dei complimenti da parte sua. Decidemmo saggiamente di spostarci dalla pista verso qualche luogo un po' meno chiassoso, ma quando mi girai per vedere Michael era scomparso, mi guardai un po' intorno per capire dove fosse e lo trovai seduto dove era prima, che mi alzava i pollici. Ridacchiai per poi voltarmi verso Andrew ed allontanarci di qualche metro.
-Tutti hanno dei talenti nascosti, non trovi?- dissi sedendomi su un divanetto vicino a lui, che mi guardò con uno sguardo che mi fece intuire che era d'accordo con me, ma celava anche qualcos'altro dietro a quegli occhi verdognoli tanto affascinanti quanto ingannatori.
-E tu? Hai qualche talento nascosto?- gli chiesi giocando con una ciocca dei miei capelli, Andrew sembrò pensarci, quasi insicuro se dirmi la verità o meno. Probabilmente se fossi stata ubriaca non avrei neanche notato quella titubanza nei miei occhi, ma adesso mi incuriosiva più che mai. Non mi ero mai impegnata a pensare che potesse avere qualche talento nascosto, alla fine era Andrew Reed, sembrava un libro aperto: classico giocatore di football, bravo a scuola, un tipico don Giovanni.
-In realtà poche persone lo sanno, ma suono e canto, ti può sembrare stupido, però amo la musica.- disse e se non fosse che il locale era decisamente troppo buio o comunque illuminato da stupide luci multi-color, avrei potuto affermare che fosse arrossito. Sorrisi dolcemente, sentendomi onorata di essere una delle poche a sapere questo suo 'segreto'. Andrew che suona e canta? Deve essere uno spettacolo della natura.
-Che strumento suoni?- gli chiesi sentendomi sempre più interessata, il ramato alzò lo sguardo dalle sue converse, stupito da questa mia domanda. Forse si aspettava che io scoppiassi a ridere o qualcosa del genere, ma sicuramente non aveva capito che non ero l'ennesima gallinella senza un minimo di materia grigia, se alcuni mi raffigurano come una stupida senza cervello è perché glielo lascio credere.
-Chitarra... Se vuoi un giorno ti faccio sentire, sto lavorando su un ultimo pezzo, è una cover.- esclamò entusiasta, io ridacchiai davanti al suo entusiasmo. Andrew mi seguì a ruota, accettai molto volentieri, alla fine cosa avevo da perdere? Considerando che la mia dignità mi aveva abbandonata da un bel pezzo. Poi sarebbe stato da sciocchi rifiutare, Andrew Reed che suona e canta? Non si può declinare una tale offerta.
La nostra conversazione continuò per un tempo indeterminato, sebbene dovessimo urlarci in faccia per poter capire, nessuno ci disturbò. Mi sorprese alquanto intraprendere certi argomenti con lui, dal momento che l'avevo sempre reputato un idiota. Stupidi pregiudizi.
-Scusami, Reed. Te la rubo un secondo.- esclamò Serena sorridendo desolata ed afferrandomi per un braccio. Andrew annuì facendomi un cenno accompagnato da uno dei suoi fantastici sorrisi, per poi scomparire nella folla, probabilmente alla ricerca dei suoi amici. Appena fu lontano la guardai storto, ma dal suo sguardo capivo che c'era qualcosa che non andava. Serena non avrebbe mai interrotto una mia conversazione o interazione o scambi di sguardi con Andrew Reed, anche se non l'avevo mai ammesso a nessuno, lei sospettava, anzi, sapeva che avevo avuto, meglio dire, ho una sorta di cotta per lui.
-Evie, mi dispiace aver interrotto il vostro momento, ma devi correre. Noah è nei guai!- urlò nel panico. Non appena udii le ultime parole, scattai in avanti, facendomi guidare dalla bionda verso quello stupido di mio fratello. Avevo paura di cosa avesse combinato questa volta, ubriaco fino a star male? Affogato in piscina? Caduto dal terzo piano? Ormai non c'era nulla che mi potesse sorprendere, ero abituata a mio fratello ed alle sue stupidaggini durante le feste, ecco perché preferivo evitarle se c'era lui.
La bionda mi guidò fuori dall'agglomerato di persone sudaticce e sballate, rischiando di farci accoppare ripetutamente. Quando fummo fuori sentii subito i brividi di freddo e mi pentii di non essermi portata una giacca od almeno un copri spalle, ma alla fine ero pur sempre la sorella di Noah Schnapp.
-Da questa parte.- disse Serena portandomi verso il retro del giardino. Iniziavo a sentire delle voci parlare, o meglio, urlare. Sicuramente tutti andati. Ci ritrovammo ben presto in mezzo ad un'altra folla, ormai ci stavo facendo l'abitudine, che sembrava fare il tifo per qualcosa che non riuscivo a scorgere a causa delle persone che si imponevano davanti alla mia vista. Dopo vari spintoni e varie gomitate, riuscimmo a giungere al centro e potei dire che non era una bella scena, affatto. Noah era a cavalcioni su un ragazzo, che mi sembrava di aver già visto a scuola, probabilmente un giocatore di football, mentre gli assestava dei dolorosi pugni al naso. La sua faccia era una maschera di sangue e per mia fortuna non riuscivo a scorgere quella di mio fratello. Mi bloccai davanti a quella vista, non era la prima volta che Noah prendeva parte a delle risse, ma non era qualcosa a cui mi sarei mai abituata. Vederlo così, violento e rozzo, era come se si sminuisse perché sapevo che lui era molto più di quello, eppure finiva sempre col darle o col prenderle di santa ragione.
Ben presto mi risvegliai dai miei pensieri e mi sporsi in avanti, per provare a fermare Noah. Sapevo che di questo passo gli avrebbe rotto completamente il naso, la mascella e probabilmente qualche dente.
-Noah! Noah basta! Fermati, diamine!- urlavo per sovrastare le grida delle persone intorno a noi. Serena era scomparsa, forse era andata a chiamare Cole e Michael, ma io restavo sola con mio fratello che sembrava essere diventato qualcuno che non riconoscevo più. Ovviamente le mie parole non gli arrivarono neanche e dovetti avvicinarmi ancora di più e spingerlo.
-Cazzo, Noah, fermati! Finirai con l'ammazzarlo!- urlai sentendo gli angoli dei miei occhi pizzicare. Non potevo permettermi di piangere, non ora, non davanti a tutti. Tirai su col naso, attaccandomi al braccio che sollevava meccanicamente per picchiare il poveretto sottostante, che sembrava essere collassato. Ricevetti solo uno strattone però, che mi fece barcollare indietro di qualche passo. Quando era diventato così violento?
Mi guardai intorno, scrutando il volto dei presenti, ci fosse stato qualcuno che si fosse degnato di fermare tutto ciò. Tutti stavano urlando, quasi gioendo, davanti a quella scena raccapricciante. Si erano bevuti i loro cervelli? Che cosa c'era di sbagliato in loro? Urlavano così forte che per un attimo pensai di ritrovarmi in uno stadio, o peggio, dentro il Colosseo, quando lottavano contro i leoni e il pubblico urlava.
Provai ancora una volta a fermare Noah, avvicinandomi di nuovo e prenderlo sempre per il braccio, urlando per cercare di sovrastare gli altri, ma venni respinta un'altra volta, più violentemente di prima. Prima che potessi chiamare qualcuno, Finn entrò nel mio raggio visivo e placcò, nel verso senso della parola, Noah. Entrambi rotolarono a terra, lasciando finalmente il povero ragazzo libero dalla presa di mio fratello. Riuscii a scorgere il suo volto meglio di prima: era ricoperto di sangue, il naso completamente andato e un rivolo gli usciva dal labbro inferiore, macchiandogli la maglia bianca. Aveva perso i sensi, svenuto sul prato, sembrava morto. Non mi accorsi di star piangendo finché non uscii un singhiozzo dalle mie labbra. Non conoscevo quel tipo, poteva essere anche la peggior persona al mondo, ma vederlo in quelle condizioni, a causa di mio fratello, mi aveva fatta scoppiare in un pianto che mi lacerava il petto. Come poteva essere successo tutto quello? Ieri era uno spintone contro una macchina e ieri è un naso fratturato e un labbro spaccato? Dov'ero mentre mio fratello cambiava così drasticamente?
La mia attenzione venne attirata dai due ragazzi che si rotolavano a terra: Finn tentava di prevalere, ma Noah era molto forte.
-Porca puttana, Noah! Sono io, Finn, calmati, cazzo!- urlò il moro, riuscendo a sedersi a cavalcioni su di lui. Le immagini di qualche secondo fa mi tornarono in mente davanti a quella scena e mi strinsi ancora di più nelle mie spalle, volendo scomparire. Mi sembrava di essere in un incubo, mio fratello era completamente fuori controllo e non pensavo esistesse una motivazione valida per essere così fuori di sé.
Sentii due mani adagiarsi sulle mie spalle e stringermi contro qualcuno, non fu necessario voltarmi, riconobbi Michael dalla sua colonia. Lasciai che mi abbracciasse, provando un senso di conforto in quella stretta calda, ma non riuscivo a fermare le mie lacrime. In soccorso giunsero Cole e un altro amico di Noah, e finalmente riuscirono a fermarlo dall'uccidere qualunque essere umano.
-Santo cielo, Noah! Che diamine ti prende?!- urlò Cole tenendolo per un braccio contro il prato. Ovviamente non ricevette risposta e solamente dopo qualche incitamento ad andarsene da parte dell'amico, la gente sbuffando si dileguò. Continuavo a sentire le braccia di Michael strette intorno a me, quasi avesse paura che potessi cadere o che le mie gambe potesse cedere. Mi conosceva troppo bene.
La mia attenzione venne catturata dal ragazzo steso a terra, doveva stare messo proprio male perché non si muoveva per niente.
-Mike... La-lasciami un attimo...- sussurrai con voce spezzata, posando lo sguardo in quello del mio migliore amico, che, sebbene non fosse molto sicuro, mi lasciò libera. Per un millesimo di secondo sentii di poter cadere al suolo, ma per fortuna barcollai per un attimo, ma poi proseguii quasi sicura. Mi avvicinai al corpo inerme del biondo, da vicino il suo volto era messo ancor peggio ed ero piuttosto sicura che fosse svenuto. Avvicinai la mia mano tremante alla sua fronte, per scostargli i capelli dagli occhi. Era uno spettacolo agghiacciante, ma non potevo lasciarlo lì, ricoperto di sangue. Asciugandomi le guance con il dorso delle mani, decisi di intervenire. Lo scossi leggermente, temendo di potergli fare male, ma non ricevetti alcuna risposta. Allora alzai lo sguardo, sperando di trovare qualcuno che potesse aiutarmi e finalmente vidi giungere in mio soccorso Paige, nei suoi tacchi alti non sapevo non cadesse.
-Calma, ti aiuto io, Ev.- disse afferrando il braccio destro del biondo svenuto. Annuii grata ed io presi quello sinistro, caricandolo in spalla. Era pesante, ma per fortuna il bagno non era molto distante. Però dovemmo trascinarlo tra le persone ubriache, dentro la sala. Fu un'impresa alquanto ardua, il ragazzo oltre ad essere pesante, era anche svenuto, quindi ad ogni movimento brusco si gettava all'indietro o in avanti, come un corpo morto e rischiavamo ogni volta di finire a culo per terra.
-Ci siamo quasi.- urlai per farmi sentire da Paige, che sembrava volerlo mollare sulla pista da ballo. Appena fuori dalla folla, vicino ai divanetti, i miei occhi si scontrarono con quelli di Andrew, intento a parlare con delle ragazze e con dei suoi amici. Guardai subito oltre, non senza notare il suo sguardo confuso. Sicuramente si stava domandando che diamine ci facessi con un peso morto sulle spalle. Dopo poco infatti arrivò al nostro fianco.
-Cos'è successo? Perché trasportate Zach? E perché è svenuto? Gesù! Cosa gli è accaduto in faccia?- esclamò prendendolo per le spalle per scorgere il sangue grondante dal volto. Non sapevo che lo conoscesse, non che mi fossi preoccupata di sapere chi fosse il mal capitato o se avesse qualche amico qui dentro. Ero solamente a conoscenza del fatto che chiunque fosse aveva fatto imbestialire mio fratello a tal punto che l'aveva massacrato. Mi vennero i brividi solo al ricordo di quella scena raccapricciante.
-Non ho tempo per spiegarti, facci strada verso il bagno. Sai non è esattamente leggero.- dissi iniziando a sentire le mie gambe molli. Perché dovevano essere così dannatamente pesanti i maschi? Andrew annuii, facendosi spazio tra la folla ed aprendoci la porta del bagno. Quando fummo dentro, notammo una coppia succhiarsi la faccia indisturbata, ma il ramato li cacciò via velocemente, nonostante le loro proteste. Adagiammo Zach sul lavandino del bagno, anche se non era esattamente la definizione di pulito. Il suo capo andò a sbattere contro lo specchio, provocando un tonfo preoccupante.
-Zach... Amico, svegliati!- lo scosse leggermente Andrew, non ricevendo alcuna risposta dal diretto interessato. Nel frattempo sia io che Paige iniziammo a controllare i mobiletti, alla ricerca di un disinfettante o qualcosa di utile alla causa. Tutto quello che trovammo furono scovolini, asciugamani, rotoli di carta igienica ed anche una spazzola. Prendemmo gli asciugami, sarebbero stati utili, per tamponargli le ferite.
-Ho visto della vodka liscia in cucina, la possiamo usare come disinfettante!- esclamò Paige come se avesse avuto l'idea del secolo, ed in effetti non aveva tutti i torti. Non ero molto sicura riguardo alla vodka, ma meglio di niente. La castana in un batter d'occhio fu fuori dal bagno, correndo per accaparrarsi la bottiglia, mentre io restavo sola con il mezzo morto ed Andrew.
-Quindi... Cos'è successo? Per essere così malconcio deve essere accaduto qualcosa di brutto.- chiese sciacquandosi le mani sporche di sangue. Io deglutii, non sapevo esattamente come si fossero svolti i fatti, ma sapevo bene che era tutta colpa di mio fratello se adesso il suo amico era in quelle condizioni apparentemente critiche. Osservai il biondo in uno stato di dormi-veglia, forse si stava per risvegliare.
-Uhm... Quando sono arrivata io era già iniziata la rissa, quindi non so come sia iniziata e chi l'abbia iniziata. L'unica cosa che ho visto era... Mio fratello sopra di lui, che lo prendeva a pugni... Mi dispiace, Andrew.- dissi io fissando la punta dei miei tacchi. Dire che ero imbarazzata era un eufemismo. Sentii solamente un sospiro e sperai con tutta me stessa che non ce l'avesse con me, alla fine non era colpa mia se mio fratello era una testa vuota.
Riportando la mia attenzione sul ramato, lo vidi intento a tamponare il naso del biondo, con sguardo preoccupato. Probabilmente era nella sua squadra di football, era l'unica spiegazione logica.
-Non ti devi scusare, Evie. Non sei stata mica tu a ridurlo così, e poi sono sicuro che Zach non sia così innocente.- disse sorridendomi dolcemente. In quel sorriso vidi anche un pizzico di compassione, probabilmente per Noah. Anche se non era capace a trattenersi non significava che era un caso perso. Strinsi la mascella, annuendo e poi estrassi il mio cellulare dalla tasca del vestito. Che invenzione.
Notai qualche notifica dei vari social, ma nessun messaggio importante, quindi lo riposi in tasca.
-È ridotto così male?- gli domandai adagiandomi contro il ripiano ed osservando i due. Andrew sospirò di nuovo, per poi allontanarsi dall'amico e posare il suo sguardo su di me. Mi erano sempre piaciuti i suoi occhi verdi, avevo sempre pensato che non potessero nascondere nulla di malvagio, ma in fin dei conti non lo conoscevo affatto e quindi quella poteva essere semplicemente una mia stupida illusione. Venni portata alla realtà dalla sua voce, che spezzò quell'attimo di silenzio.
-Uhm... Non sono sicuro, ma sicuramente ha un labbro spaccato, il naso è mal ridotto e lo zigomo sinistro è messo male. Con un po' di fortuna non ha nulla di rotto.- rispose avvicinandomi a me, guardando il volto di Zach. Possibile che non l'avessi mai visto? Probabilmente era colpa di tutto quel sangue. Nel frattempo mi chiesi che fine avesse fatto Paige, che l'avessero rapita? O forse non riusciva a trovare la vodka perché già se l'erano scolata? Quando fu abbastanza vicino da sfiorarmi il braccio, lo fissai confusa. Allungò la mano, adagiandola dolcemente sul mio zigomo destro e strofinandolo. Sentii le guance accaldarsi e un cipiglio si disegnò sul mio volto, non appena l'allontanò.
-Eri sporca di sangue.- rispose capendo la mia confusione. Prima che potessi ringraziarlo o dire qualsiasi altra cosa in segno di gratitudine, la porta venne spalancata e Paige entrò con tre bottiglie piene di liquidi colorati. Le afferrai, leggendo le etichette: una era sambuca, l'altra rum ed infine vodka liscia. Aprii l'ultima e presi il primo panno che mi capitò sotto mano, ne versai a grandi quantità e poi iniziai a tamponare il suo naso. Al secondo tocco il biondo si svegliò di soprassalto, facendomi indietreggiare spaventata.
-Zach, sono io, Andrew. Come ti senti? Ricordi cosa ti è successo?- si fece avanti il ramato, mentre l'amico respirava affannosamente. Mi ero presa un bello spavento, si era svegliato di botto ed io non me lo aspettavo. Ero ancora con il panno imbevuto di vodka quando Zach mi guardò tra il confuso e lo spaventato. Aveva due occhi azzurri scuri e potei quasi affermare di conoscerlo, se non fosse stato a causa della grande quantità di sangue sul suo viso.
-Io... Ehm... Sto... Bene, credo... Che cazzo ha il mio naso che non va? Mi fa un male assurdo!- esclamò storcendo il volto in una smorfia di dolore. Sospirai sapendo che era tutta colpa di Noah se adesso si sentiva male. Andrew si voltò verso di me, allungando il braccio, volendo che gli passassi l'asciugamano e così feci. Osservandolo mentre medicava accuratamente l'amico, che gemeva da dolore.
-Tutto okay, Evie?- mi chiese Paige, adagiando una mano sulla mia spalla. Sussultai a quel contatto, ma poi riconoscendola mi calmai. Avevo i nervi a fior di pelle e dovevo assolutamente calmarmi, anche perché avrei dovuto combattere con mio fratello nel tragitto verso casa. Annuii distratta.
-Vieni, andiamo da Cole e gli altri. Andrew, ce la fai da solo?- chiese la castana trascinandomi verso la porta chiusa precedentemente. Ero leggermente spaventata da quello che sarebbe potuto succedere e da quello a cui avrei assistito tra pochi secondi. Chissà se erano riusciti a calmarlo, se ancora stavano fuori buttati sul prato o se erano già tornati a casa.
-Sisì, andate pure...— uscì velocemente Paige, mentre io restavo ancora a fissarlo, poi mi decisi ad uscire— Grazie, Evie.- disse prima che potessi andarmene completamente, mi voltai dedicandogli un sorriso sincero, per poi scomparire nel corridoio, diretta verso l'esterno. Non mentalmente pronta a rivedere mio fratello...
Spazio Me!
Dio santo da quanto tempo è che non aggiorno? Tipo da gennaio, diamine! Mi dispiace tanto, ma sapete che io inizio le storie e poi aggiorno dopo secoli. Comunque essendo finita la scuola adesso non ho più scuse.
Ditemi cosa ne pensate del capitolo con una stella e con un commento.
Byee
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