9. L'inevitabile delusione

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Nine

Gli occhi di León mi stanno supplicando di rispondere sì.

"Credo di poter riuscire a essere una semplice donna innamorata per i prossimi due giorni?"

Esclusi i drammi sentimentali, la mia vita non potrebbe andare meglio di così. La mia attività sta decollando. Stava andando tutto a gonfie vele, ma León ha riscattato il suo favore. Ricambiarlo, però, è il minimo che possa fare. Ha dovuto fingere di essere il mio fidanzato al matrimonio di Bryan e Lea. Gli devo un favore, e anche bello grosso. Ora però vuole che sia io quella a fingersi innamorata di lui per i prossimi due giorni.

"Posso riuscirci davvero? Posso lasciarmi alle spalle paura, incertezza ed essere solo la sua ragazza?"

Mi sta guardando intensamente, aspettando pazientemente la mia risposta. Un piccolo sorriso gli piega l'angolo della bocca.

"Stai valutando tutti i pro e i contro della situazione, vero?"

"Forse."

"Se ti avessi chiesto di uscire con me quando ancora non sapevi ch'ero Léon Van Woodsen, avresti detto di sì?"

Mi ci vuole un momento per formulare una qualche tipo di risposta. "Non ne sono certa." Ipotizzo. "Sto imparando molto su me stessa, ultimamente. Ma non so se sono già in grado di fare la scelta giusta quando si parla d'amore. Ma León Woodson, un semplice barista, aveva già fatto breccia nel mio cuore. Era divertente, dolce... e tremendamente affascinante."

Ride e scuote la testa. "E Léon Van Woodsen? Lui non è tutte quelle cose? Non ha tutte queste meravigliose qualità che hai appena elencato?"

"È più complicato. Richiede uno sforzo maggiore e ha degli scheletri nell'armadio che non so se posso ignorare. In più, continua a spendere cifre esorbitanti e la cosa mi mette un po' a disagio. Ho paura che cerchi di comprarmi."

"Be', ti sbagli."

"Su che cosa?"

"Su di me." Taglia corto.

"Non ne sarei così sicura."

"Vedrai. Entro la fine di questo weekend, cambierai idea sul sottoscritto." I miei occhi si strabuzzano per la sorpresa. Sembra davvero convinto delle sue parole. Come se la mia opinione su di lui, sui suoi modi di fare, sia davvero importante. "Perché non ti riposi un po'? Mancano pochissime ore prima di incontrare Jinny e Jake per pranzo."

Guardandomi in giro noto ch'è presente un solo letto, per giunta è matrimoniale. Ha senso: per mantenere le apparenze del rapporto non poteva prenotare una camera con letti singoli e separati. Infine, acconsento alla sua richiesta. "Va bene. Se non mi sveglio trenta minuti prima di andare via, svegliami tu. Okay? Voglio rendermi presentabile." Sorride e fa' scorrere la punta delle dita lungo la mia mascella.

"Certo. Ma potresti perfino presentarti in pigiama e saresti comunque la donna più bella della stanza." E dopo quell'ultimo complimento, abbandona la camera dell'hotel.

Non so mai cosa fare o come comportarmi con lui...

Dopo un breve pisolino per ripristinare le energie del viaggio e una doccia rilassante, frugo in valigia per trovare un vestito in grado di fare colpo non solo sul mio finto fidanzato, ma anche sui suoi amici. Poi, mi sorge un pensiero.

Accidenti, gli amici di León saranno certamente dei super ricconi, con la puzza sotto il naso e vestiti all'ultima moda.

Devo indossare qualcosa che mi faccia sembrare una di loro.
Infine, la scelta ricade su qualcosa di non troppo aggressivo e né elegante.

Insomma, non ho bisogno di impressionare nessuno. D'altronde, io e Léon non siamo veramente una coppia.

Esco dalla porta alla ricerca di León, che mi conduce subito nel ristorante con terrazza dell'hotel. Un posto sensazionale e paradisiaco. Uno di quei posti 'in' di cui non avrei mai pensato di varcare la soglia d'ingresso.

Ci avviciniamo a un tavolo occupato da una coppietta impegnata a scambiarsi sorrisetti complici e occhiate innamorate. Ma quando vedono che León mi sta tenendo la mano, i loro occhi si sgranano per lo stupore.

"Puoi farcela." Sussurra e ciò basta a farmi vibrare dentro.
Gli stringo la mano e lo guardo di rimando negli occhi.

"Sì, posso farcela. Lo farò per te." Il sorriso che mi rivolge è di una bellezza assuefante, al punto che mi dimentico di essere ancora arrabbiata con lui.

"Jinny, Jake, vi presento Sierra, la mia fidanzata." Ci vuole un minuto per farsí che il ragazzo alto come un lampione si riprenda dalla fase di shock per dire due parole.

"Mi dispiace così tanto. Non vogliamo sembrarti strani o con la puzza sotto il naso. È solo che... è una sorpresa incontrarti. Giusto, tesoro?"

"Sono senza parole. Credevamo che León scherzasse quando ci ha comunicato che avrebbe portato qualcuno con sé. Non lo fa' mai di solito. Lui... viene sempre da solo. Spero che tu non ti sia offesa. Siamo stati due grandi maleducati." Continua la mora con la bocca spalancata.

Jinny si alza e viene ad abbracciarmi con un grande sorriso sulle labbra.

"Oh... Sono felice di essere qui. Perciò non mi sono offesa."

"Tesoro, non hai nulla di cui preoccuparti. Tu sarai la prima e l'ultima."

"Mhm, giusto. Scommetto che lo dici ad ogni singola ragazza." Lo prendo in contropiede.

"Oh, mi piace questa ragazza."

León mi dà un bacio a stampo sulle labbra e tira indietro la sedia per farmi accomodare.
"Grazie, amore."

"Okay, raccontatemi ogni cosa. Come vi siete conosciuti?" La mora è già desiderosa di scoprire un po' la nostra storia. Entrambi ci troviamo a nostro agio mentre la raccontiamo, come fosse una bella favola della buonanotte, ridendo durante il pasto.
Jinny e Jake mi risultano subito simpatici a pelle.

Wow... Anche se sono ricchi sfondati, non sembrano altezzosi. Non mi trattano come se fossi inferiore e ammetto che non è la conversazione che mi aspettavo.

León porta la mia mano alle sue labbra e mi bacia la punta delle dita. Mi guarda con un'intensità capace di sciogliere perfino i ghiacciai al Polo Nord. "Non cambierei mai niente. Avere Sierra nella mia vita ha ribaltato ogni cosa. Mi lascia sempre senza fiato. Sono completamente pazzo di lei."

Senza pensarci due volte - o neanche mezza a questo punto, - mi piego in avanti e intrappolo le sue labbra in un lungo bacio, esaurendo pian piano l'ossigeno ritrovandomi a boccheggiare.
Ha un sapore così dolce e una consistenza morbida, che i miei sensi vacillano pericolosamente.

Ci dobbiamo dare un freno, subito! Altrimenti la situazione potrebbe prendere una piega disastrosa...

"Va bene, piccioncini. Che facciamo adesso?" È Jack a disturbare il momento intimo che si era creato e sento le guance scaldarsi troppo.

"Vorrei... Non fare niente."

"Niente?" ripete Léon.

"Sì. Voglio godermi la vostra compagnia. Rimaniamo in panciolle e basta. Non ti hanno insegnato a stare fermo?" La sua espressione incredula è esilarante. Per la prima volta da quando l'ho incontrato al suo bar, sembra incerto.

"No. Sono sempre impegnato, sempre in giro. Ho sempre qualcosa da fare."

"Bene, allora approfittiamone e godiamoci un po' di relax a cervello spento."

~~~

Più tardi quella sera, mi sto rilassando davanti a un falò sulla spiaggia quando la mora si lascia cadere al mio fianco.
"È felice. Ed è tutto merito tuo. Del tuo amore." Con una rapida occhiata verso destra, scruto Léon che sfoggia una camicia bianca semi-aperta e discute con Jake. La sua bellezza mi toglie semplicemente il fiato.
León alza lo sguardo e incrocia i miei occhi per puro caso, facendomi sprofondare in una dimensione dove non esiste posto per nient'altro.

"Penso che voi due siate anime gemelle. Sai esattamente ciò di cui aveva bisogno. Voi... avete questa connessione che sembra... Non lo so, cosmica."

"Oh, andiamo. Cosmica?"

"Non sto scherzando. Vi completate a vicenda. È quasi come se tu fossi il pezzo mancante del suo puzzle."

"Non lo so... Io..."

Non so niente di lui.

"Ascolta, Jake, Léon e io siamo cresciuti insieme. E lo conosco molto bene. Jake e io ci siamo sempre sentiti un po' in colpa nei suoi confronti perché ci siamo messi insieme ai tempi del liceo. León ha avuto qualche flirt, qualche relazione passeggera, ma non ci aveva mai presentato nessuna ragazza. Avevamo così paura che si sentisse escluso. Avevamo provato a sistemarlo con almeno una dozzina di ragazze nel corso degli anni, ma lui non si è mai mostrato interessato. A un certo punto mi è venuto il dubbio che potesse essere gay."

"Oh, questa è bella!" Esclamo. "Oh, non lo è... Fidati."

"Adesso lo so. Ma è vero che si tuffa a capofitto nel suo lavoro, dimenticando il mondo che lo circonda. Penso che abbia sempre avuto paura di venire amato solo per i suoi soldi, e non per l'uomo che è in realtà. Sicuramente saprai che suo padre si è sposato parecchie volte. León ha vissuto sulla sua pelle come ti riducono certe donne assetate di soldi. Evidentemente, non pensava che avrebbe mai trovato la persona giusta."

"Vorrei che non avesse tutti quei soldi. Renderebbe le cose meno complicate."

"Davvero?" Chiede stupita la mora.

Arrossisco di colpo. "Cavolo, l'ho detto sul serio ad alta voce?"

"Si, e non puoi più rimangiartelo adesso. Lo ami davvero."

"Come si potrebbe non amarlo? Voglio dire... Guardalo. È magnifico. Intelligente. Divertente. È perfetto."

"Ho notato che non hai detto ricco. È anche quello, sai. Siamo tutti nati e cresciuti in famiglie benestanti, ma lui ha raddoppiato la fortuna della sua famiglia negli ultimi dieci anni."

"Come ho detto... I soldi complicano le cose. Io non sono cresciuta in una famiglia ricca. Non mi hanno mai fatto mancare nulla, ma..."

"Ti mette a disagio." Continua. "Mi crederesti se ti dicessi ch'è una cosa positiva?"

Scoppio a ridere, ma senza un briciolo di allegria. "No. Non penso che ti crederei. Sai, quando ho iniziato a frequentarlo, non sapevo nemmeno che fosse ricco. L'ho scambiato per qualcun altro." Le confesso, anche se non dovrei spingermi a tanto.

"Aspetta, COSA? Sei la ragazza che pensava fosse un barista?"

Spalanco la bocca. "Come fai a saperlo?"

Ha tirato ad indovinare... Cielo, sono davvero così prevedibile?

"Ho ricevuto una strana chiamata da lui un giorno. In cui mi chiedeva: «Jinny, sii sincera: sembro un cavolo di barista?» L'espressione e l'imitazione della voce di León mi fanno ridere a crepapelle.

"Se... Sei davvero brava a imitarlo."

"Ho fatto molta pratica. Quel giorno mi disse che una ragazza l'aveva scambiato per un barista e che aveva fatto colpo su di lei nonostante tutto."

"È vero. Mi piaceva di più quando lo credevo un Signor Nessuno." Sottolineo.

"E che cos'hai fatto quando hai scoperto la verità?"

"Gli ho detto che lo avrei preso a calci nel sedere." Rispondo spontaneamente.

"Be', non c'è da stupirsi che sia pazzo di te, allora!"

La sua risata riporta l'attenzione dei due ragazzi su di noi. Quando León scivola al mio fianco, strofina il naso sul mio collo, scendendo verso la spalla.

"Mi stavano fischiando le orecchie."

"Questo è il mio segnale per tornare dal mio uomo." Comunica Jinny e con un sorriso torna da Jake, stampandogli un bacio sulla guancia.

"Penso di averla convinta..." Bisbiglio all'orecchio del riccio.

"Convinta di cosa?"

Fa' scivolare la mano sul mio collo, sfiorando il retro dell'orecchio con i polpastrelli. Le mie terminazioni nervose formicolano a quel tocco.

"Di noi. Che noi stiamo veramente insieme."

"È questo che siamo noi? Solo una farsa?"

"León... Pensi che potremmo essere qualcosa di più?"

"Sono convinto che potremmo essere qualcosa di più. Non sono io quello che ci trattiene, amore."

Ha perfettamente ragione, ovviamente. Sono io a mettere i bastoni tra le ruote, ad erigere barriere e blocchi stradali per frenare questa relazione. Ammesso che si possa definire con quel termine.
Lui non mette mai pressione, ma è sempre sul pezzo, pronto a piombare in picchiata non appena si apre un piccolissimo varco nelle mie difese.

"Potrei elencarti mille ragioni per cui non credo sia una buona idea metterci insieme."

"Be', io possono dartene una per cui invece funzioneremmo alla grande."

Inclino la testa di lato. "Ah, sì?"

Si alza e mi tira in piedi, cingendomi la vita col braccio. "Balla con me e dimentica il nostro accordo. Stai solo con me, perditi in questo momento."

"Mhm... Okay." Portò le mani sulle sue spalle e poi intreccio le dita dietro la sua nuca.

Il fuoco proietta languide ombre sul volto del ragazzo, ma c'è ancora abbastanza luce per intuire il desiderio illuminare le sue iridi. Con molta probabilità, nelle mie si legge lo stesso.

Santo cielo... Lo desidero così tanto.

Intuendo i miei pensieri, Léon si china per poggiare la fronte alla mia e successivamente mi sfiora le labbra. Sono morbide e calde, e quel semplice contatto è sufficiente a farmi tremare le ginocchia. Quando prova ad allontanarsi, convinto di aver osato troppo, lo tiro verso di me con le mani. Non sono pronta a porre fine all'ennesimo bacio.
Sa' di vino, cioccolata e possibilità inesplorate. Gli mordicchio il labbro inferiore, sorridendo ampiamente.
León fa un respiro affannato e posso già sentirlo irrigidirsi contro il mio addome.

Spostò il viso e avvicina le labbra al mio orecchio. "Penso sia ora di affrontare questa discussione in camera nostra. Che dici?"

Dire che sono febbrile è un eufemismo.

~~~

Siamo entrambi ansiosi che la stanza d'albergo ci sembra lontanissima. Per la fretta, le nostre mani si scontrano sul pulsante dell'ascensore.

León preme il mio corpo contro la parete metallica, mentre lascia una scia di baci lungo il collo. All'improvviso, le mie gambe gli cingono la vita e finalmente entro nella stanza d'albergo nelle sue braccia, come una sposa.

"Dimmi di sì." Incrociando i suoi occhi verdi, trovo la risposta alle mille incertezze proprio lì, nel profondo del suo desiderio e della sua devozione per me.

Ma è questo ciò che voglio davvero?

"Andiamoci piano. Voglio baciarti, voglio sentirti vicino. Lo facciamo sempre così di fretta. Stavolta, facciamolo con calma."

"Si può fare." Fa' scorrere la punta delle dita lungo il lato del collo fino al braccio, mentre adagio la mano sulle guancia. Mi trascina verso il letto, togliendo lentamente ogni indumento, lasciandomi ignuda.
"Voglio baciarti come se non ci fosse un domani. Voglio godermi il tuo corpo come se fosse il mio ultimo desiderio."

"León... Hai letto troppi romanzi rosa di recente." La sua risata sorpresa mi fa sghignazzare.
Mi concentro a sbottonare ogni bottone della camicia e gliela sfilo da sopra la testa, posizionando la mano sul torace prima di ricoprirlo di baci.

"Non ti preoccupare. A volte mi piace che tu abbia modi tanto cavallereschi e romantici." Le sue dita mi sfiorano la clavicola e tremo come una foglia.

"Be', hai detto di volerci andare piano. Cercavo di essere poetico."

"Forse è il caso di accelerare un po', allora."

"Sono sicuro di poter sfruttare la mia bocca per cose migliori del parlare, e senza rinunciare alla lentezza." Abbassa la testa e posso sentire i denti sfiorare dolcemente il seno.
Riesco a malapena a prendere fiato prima che un gemito mi scappi dalle labbra.

"Sì... Direi che così va bene." Senza respiro e sdraiati l'uno sopra all'altra, nudi, il tempo sembra essersi bloccato.

Sembra tutto perfetto, tranquillo, niente turba l'atmosfera.
Non sono pronta a far scoppiare la bolla di felicità in cui mi sono rinchiusa. "Jake mi aveva detto che sono un bastardo fortunato. E aveva ragione." Mi massaggia la schiena con le mani.

"Perché?" Dico a un centimetro dalle sue labbra rosee.

"Perché sei molto bella, intelligente, divertente e con i piedi per terra. Sei empatica, premurosa, affettuosa. Dice che sei l'angelo di cui un diavolo come me ha bisogno e che sono fortunato ad averti al mio fianco. Ha assolutamente ragione."

"Messa così sembra quasi un discorso filosofico. Com'è arrivato a questa conclusione?"

"Be', è uno strizzacervelli. Il suo lavoro è quello di analizzare le persone e risolvere i problemi che li affliggono." Quando trattengo il fiato, pensando ad una parolaccia, si mette a ridere.

"Si può sapere perché hai potuto pensare che fosse una buona idea mentore ad uno psicologo? Come hai fatto a non pensare che avrebbe potuto intuire il nostro piano e smascherarci?"

"È per questo che non ti ho detto niente. Se lo avessi saputo, ti saresti tradita immediatamente. Volevo che tu fossi te stessa."

"Be', evidentemente siamo entrambi attori mancati."

"No, siamo solamente molto bravi a fingere di essere innamorati l'uno dell'altra. Ma Sierra, non tutto quello ch'è successo oggi è finto. Gran parte era... reale." confida abbassando il tono di voce. Si volta e mi bacia l'incavo della gola, trascinando le labbra lungo il petto, sopra lo stomaco e poi più in basso.

"Più che altro siamo bravi a fare questo." La schiena s'inarca sul letto non appena raggiunge la mia intimità.

"Eccome. Non né ho mai abbastanza di te." Confessa riprendendo a baciarmi.

~~~

Passo il resto del fine settimana a fare l'amore, un giorno sì e l'altro anche, a conoscere meglio Jinny e Jake. Sono veramente fantastici e mi fanno sentire una di loro. Ma quando arriva il momento di tornare a casa, non riesco a lasciarmi tutto alle spalle.

León sta preparando le valigie e percepisce la mia esitazione.
Non voglio tornare a casa e separarmi da lui.

"Vieni qui." Allunga la mano per condurmi vicino al letto.

"No. Sai bene che non dovremmo. Il nostro tempo qui è scaduto. Dovremmo tornare ad essere semplici amici."

"Sierra." Traggo un sospiro e cedo alla sua richiesta, afferrando la sua mano per lasciarmi tirare in un caldo abbraccio. Mi avvinghio al suo corpo e chiudo gli occhi.

"Non deve finire qui." Dice con un sorriso raggiante.

Se solo non avesse il potenziale di farmi del male dieci volte più di Bryan, gli direi di sì.

"Che ne dici... Se provassimo ad essere solo amici, per una volta?"

"Perché? Non lo eravamo, prima?" Il mio sguardo gli suggerisce chiaramente di piantarla con le idiozie.

"Non abbiamo passato molto tempo insieme senza far finta di essere una coppia. Dovremmo solo provare a... sai, uscire come dei semplici amici."

"Potrei chiederti un appuntamento, magari?" Le sue parole mi suscitano una risata.

"No, niente appuntamenti. Solo... amici."

"Mhm... Suppongo che possiamo almeno provarci."

~~~

Tornati nel mio ufficio, in città, Léon è in piedi sulla soglia della camera da letto al piano di sopra, con la mia borsa in mano.
"Dove la metto?" Chiede leggermente imbarazzato.

"Anche qui per terra va benissimo. Grazie."

Gli rivolgo un sorriso smagliante e apro le braccia.

Il riccio tende le braccia in avanti. "Aspetta, gli amici possono abbracciarsi?" Il sorriso sardonico dipinto sulle labbra mi fa scuotere la testa.

"Certo. Gli amici si abbracciano." Avvolge le braccia attorno alla mia vita e mi tira su di sé. Ha un profumo buonissimo. Allontanarsi da lui si rivela un'impresa titanica.

"E gli amici... si chiamano e vanno a cena fuori?"

"Sì. Gli amici fanno anche quello." Confermo.

"Bene. Allora spero che saremo il tipo di amici che fanno queste cose. E non quel tipo che si ignorano per settimane e non si salutano neppure per strada."

"Lo spero anch'io, Léon.

Sorride. "Grazie. È stato un weekend... surreale."

"Surreale?" ripeto. "Anche per te?"

"Anche per me."

"Mi sono divertita. Perciò ti ringrazio molto."

"Dovrei essere io a ringraziarti."

"No. Ti dovevo un favore. Ora il mio debito è stato ripagato."

Esita un istante, poi annuisce e mi prende le mani per portarle alle labbra e baciarmi il dorso.
Il suo respiro è dolce come il sussurro che mormora sulla mia pelle.

"A presto, amore." E mi lascia lì senza respiro e con il cuore nella gola. È difficile riprendermi.

È solo un soprannome carino, Sierra. Non vuol dire niente. Questa è stata la decisione migliore che potevo prendere per preservare la mia anima.

Siamo amici ora.
Essere amici è sempre una buona cosa. Giusto?

Improvvisamente tutte quelle scuse che ho tirato fuori, per doverlo tenere lontano dal mio cuore non sembrano più valide.

***

FINE CAPITOLO*

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