6. La prima Notte

𝑀𝑦 𝐵𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐾𝑛𝑖𝑔h𝑡

Six


Il matrimonio è stato un vero successo. Léon si è calato bene nella sua parte, ha incantato tutti e la mia famiglia l'ha adorato.
Forse anche un po' troppo.
Certe volte ho fatto fatica a distinguere fantasia e realtà.

Sarebbe andato tutto straordinariamente alla perfezione, se solo Bryan e Lea non si fossero avvicinati. Parlare con loro ha mandato la situazione in tilt. In men che non si dica, ho buttato al vento la prudenza, abbassato le difese e sono finita a letto con Léon. Ma adesso, non sono più certa del perché l'ha fatto.

Ha dormito con me perché l'ho pagato? Era tutta una bugia? Non so più dove sbattere la testa! È ora di contattare un esperto in materia. Così chiamo Nicole.

"Perché cavolo mi stai telefonando così presto Sierra?" Grugnisce dietro la cornetta.

"Perché sei la mia migliore amica e ho bisogno di te. Dopotutto è quello che fanno gli amici. Si svegliano all'alba in caso di emergenza."

"Che succede? Sei ancora con Léon?" Chiede.

"No. È rimasto nella nostra stanza."

"Hai passato la notte con lui?"

Il respiro mi si mozza in gola. E lei come fa a sapere, se non mi ha guardato in faccia? Ha poteri di veggenza che non mi ha detto?

"Ha affittato la Suite Paradiso."

"Accidenti, non ha badato a spese."

"Lo so, ma penso che i diecimila dollari che gli ho dato dovrebbero riuscire a coprire l'intero servizio."

"Lui è stato fantastico ieri sera. Ma insieme eravate straordinari."

"Non ne hai idea." Quelle parole sono poco più di un borbottio, ma la ragazza afferra l'antifona.

"Cos'è successo? Parla." Mi incalza.

"Ho bevuto un po' la notte scorsa e diciamo che potrei essere andata a letto con Léon."

"Mi prendi in giro! Sei seria? Voglio sapere ogni dettaglio!"

"No, assolutamente no! Sono ancora inorridita per essere andata a letto con qualcuno che ho pagato per farmi da accompagnatore al matrimonio del mio ex." Il rantolo indignato di Nicole arriva forte e chiaro dall'altra parte della linea. "Oh, no! No! Lo pensi anche tu?" Mi sbatto la mano sulla fronte.

"Andiamo, non dire così. Innanzitutto siete due adulti consenzienti."

"Be', ieri sera forse, ma stamattina le cose sembrano diverse."

"Sono quasi vestita. Dove sei? Hai la voce di una a cui serve immediatamente un abbraccio."

Mi servirebbe una macchina del tempo, in questo frangente.

"Sono fuori dall'atrio, nascosta dietro una palma."

"Devo dire ch'è tutto incredibilmente patetico. Sarò lì tra un minuto. Non fare altre stupidaggini in mia assenza."

Quando Nicole mi raggiunge, mi mette il braccio attorno alle spalle e mi stringe forte.

"Ecco lo speciale abbraccio scaccia-pensieri-tristi. Ma, ehi! Per quel che vale, il piano ha funzionato alla grande."

"Fin troppo alla grande. Cosa farò quando la mia famiglia scoprirà che si è trattato di una farsa?"

"Non preoccupartene adesso. Sierra, tu pensi troppo. Devi alleggerire un po' il cervello. Perderti in queste preoccupazioni non sta facendo altro che causarti problemi e farti stare peggio. E a proposito di guai... Il tuo uomo sta arrivando."

Léon si sta avvicinando alle mie spalle con la borsa in mano. Il suo viso è inespressivo.
"Sei pronta?"

"Sì. Hai già fatto il check-out?"

"Sì. Hai salutato i tuoi genitori?" Domanda di rimando.

"No, non li ho visti. Li chiamerò più tardi." Quest'intero scambio di parole è quanto di più imbarazzante ci sia. Non siamo più in sintonia, non come ieri sera nella suite. Tutta la magia e le potenzialità dietro la nostra relazione sembrano svaniti nel nulla. "Ci vediamo dopo, Nicole." Saluto con affetto la bruna al mio fianco. "Chiamami uno di questi giorni così ceniamo insieme."

"Okay. A presto." Ricambia prima di lasciarci andare verso l'auto.

~~~

Il tragitto verso casa è, se possibile, infinitamente più imbarazzante. Finisco perfino per appisolarmi sopra il sedile, finché una leggera carezza sulle labbra non mi risveglia.
Quando apro le palpebre, perdo un attimo la cognizione spazio-temporale.

"Che... Dove... Oh..." Realizzo di essere fuori casa di Adam, questo vuol dire che tutto è finito. "Be', immagino che sia giunto il momento." Il riccio scende dall'auto e mi apre la portiera. Il suo tocco risveglia alcuni ricordi della notte precedente e tornano i brividi lungo la schiena. "Grazie, Léon. Per... be', per aver fatto un bel lavoro."

Lui non dice niente, si limita a fissarmi con i suoi penetranti occhi screziati di verde e marrone. Mi sento improvvisamente soffocare per i sensi di colpa.

"Léon... Ehm... Niente lascia perdere." Scuoto la testa in segno di diniego.

"C'è qualcosa che..."

"No... Solo... Io... Ehm... niente, lascia stare." Balbetto di continuo.

Non posso credere di avergli quasi detto che non avevo mai pagato nessuno per fare sesso prima d'ora. Distolgo lo sguardo, imbarazzata per come mi sto comportando. Sto per sfilare dall'anulare l'anello quando la sua mano si stringe attorno.

"Tienilo. Hai delle promesse che devi mantenere. L'anello ti aiuterà a non dimenticarle."

L'osservo per un lungo istante. Come può essere sempre così meraviglioso? Sembra così sincero, anche se entrambi sappiamo che tutta questa faccenda era una recita. Nient'altro che una farsa.

Lui sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e fa un respiro profondo, tale da gonfiare lo sterno. "A presto, Sierra."

"Ciao, Léon. Ti auguro il meglio."

"Lo stesso vale per te."

Si volta per andarsene e devo compiere un grande sforzo per non richiamarlo o fermarlo.

Com'è possibile che finisca così? Ho davvero rovinato le cose? Sarebbe potuto nascere qualcosa?

Ma all'improvviso Léon si ferma e si gira. È quasi come se mi avesse letto nel pensiero. Poi scuote la testa con un sorriso triste sulle labbra.

"Grazie per avermi regalato una notte che non dimenticherò mai." Dopodiché, se ne va per davvero, lasciando cadere la mia risposta nel vuoto.

"No... Sono io che devo ringraziare te." Solo che lui non l'ha sentita, era già lontano. Una volta in casa, riesco a malapena a intercettare lo sguardo di Adam.

Sa che qualcosa non va', ma non fa domande.

"Sei stata in gamba ieri sera. Avete fatto entrambi colpo, soprattutto Van Woodsen. Quindi ... Insomma... Ottimo lavoro."

"Non è imparentato con quella famosa famiglia. È solo Woodsen. Ma grazie."

"Lea ora ti odia più che mai. Era così gelosa di te ieri che pensavo le sarebbe saltata la testa all'istante." Non si risparmia di ironizzare sulla sorellastra.

"Buono a sapersi." Sollevo le spalle e rispondo con svogliatezza, intenta a trascinarmi verso la mia camera. È ora di disfare le valigie e di andare avanti, per quanto non sia semplice e ci vorrà del tempo.
Ho quasi svuotato la borsa quando trovo due buste sul fondo. "Ma che diavolo..."

Una delle buste contiene un biglietto scritto con una grafia raffinata.

"Non dimenticare delle tue promesse. Tutte.
Con affetto, Léon."

"Ha... Ha restituito i soldi! Adam!" Urlò facendo scapicollare il ragazzo nella mia camera, preoccupatissimo.

"Cosa?"

"Ha restituito i soldi!" Adam borbotta qualcosa sottovoce e si sforza di sorridere, scomparendo di nuovo dalla mia vista.

"Fantastico..."

"Certo ch'è fantastico!" Mi stringo le buste al petto e ricado sul letto. "Allora non era tutta una farsa." Prendo un cuscino e ci soffoco dentro la faccia. "Oh, maledizione, probabilmente adesso non lo vedrò mai più."

Mi si spezza il cuore al pensiero di aver perso un'occasione, considerando come l'ho trattato stamani. E quella sera, finisco per addormentarmi col volto rigato dalle lacrime.

Che. Cosa. Ho. Fatto?






~~~

UN MESE DOPO

"Come sta la mia cuginetta preferita?"

Il moro spunta sul terrazzo, trovandomi intenta a bere una tisana sulla sedia a sdraio con il portatile appoggiato sulle cosce.

"Ancora disoccupata." Sbuffo. "Continuano a dirmi che sono troppo qualificata oppure che non stanno assumendo."

"Ha chiamato Nicole. Ha detto che ha parlato con Fiona riguardo alla possibilità di farti tornare all'atelier."

"Può scordarselo! L'ho resa milionaria e mi ha trattato da schifo. Non tornerei da lei nemmeno se fosse l'ultimo lavoro sulla faccia del pianeta."

"Ho un cliente..."

"Congratulazioni!"

"Fammi finire di parlare, per favore, signorina So-Tutto-Io."

Stacco gli occhi dallo schermo e sospiro. "E va bene, avvocato da strapazzo."

"Ho un cliente che vorrebbe tanto investire in un business."
E si prende il suo tempo per spiegarmi cos'ha in mente. Come se stesse riflettendo su ogni parola prima di pronunciarla.

"Se vuoi un consiglio su cosa consigliare al tuo nuovo cliente, non posso dartene nessuno. Faccio già fatica a stare a galla di mio."

"Credevo di averti detto di farmi finire di parlare!" Sbotta. A quel punto, faccio finta di chiudermi la bocca con una cerniera e gli permetto di continuare. "Questo cliente intende investire in un'impresa commerciale che pensa sia redditizia, ma non ha idea di come gestire l'attività."

Sbatto le ciglia perplessa, fissando il ragazzo confusa. Lui ricambia lo sguardo.

"E allora?"

"Vuole investire in un'attività di wedding planning."

"Oh!" Esclamo.

"Ti interesserebbe il progetto?"

"Intendi se mi interesserebbe lavorare per lui?"

"Non si tratta solamente di lavorare per lui, ma di gestire l'intera attività. Lui non vuole saperne nulla. Vuole solo essere il capitale dietro l'operazione."

"Chi sarebbe l'investitore? Voglio dire, posso fidarmi di lui?".

Mio cugino distoglie lo sguardo ed emette un respiro profondo. "Sono io che redigo contratti. È di me che devi fidarti. Mi assicurerò che tu sia al sicuro, qualunque cosa accada."

"Posso sapere chi è l'investitore?" Insisto.

"Ha chiesto di rimanere nell'anonimato. Vuole davvero solo essere il capitale in tutta questa faccenda. L'ho fatto diverse volte solo per altri clienti che vogliono solo investire, ma senza avere rogne nella gestione." Spiega Adam e gli lancio, dal mio canto, un'occhiata dubbiosa.

"Be', se ti fidi tu, non vedo perché non debba fidarmi anch'io. Cosa devo fare per iniziare?"

"La prima cosa da fare è imbastire un business plan. Sarai al comando e l'unica persona che può scavalcarti su qualsiasi decisione sarò io."

"Ok, mi sta bene. Ma sono ancora curiosa di quest'investitore..."

"Non rovinare tutto, Sierra. Ne va della mia reputazione e della mia carriera. Il primo finanziamento verrà inviato sul mio conto bancario la prossima settimana. Avrai tempo fino ad allora per elaborare il business plan."

Il cuore mi balza nel petto per l'entusiasmo. "Ah! Sei il miglior cuginetto di SEMPRE! Non ti deluderò, Adam. Te lo prometto!"

"So che non lo farai. Mi fido di te, Sierra." Poi il moro comincia a parlarmi di licenze commerciali e contabili certificati da contattare, ma io riesco solo a fantasticare su tutti i matrimoni incredibili che organizzerò. Adam se ne accorge. "Mi stai ascoltando?"

"Sì, sì... Non devo rovinare tutto. Ho capito."

"Hai piena capacità di assumere o licenziare chiunque tu voglia. L'unica persona che può licenziarti sono io. Tutto chiaro?".

"Cristallino. Non ti deluderò!"

Getto le braccia al collo di Adam per avvolgerlo in un abbraccio, entusiasta per il futuro che mi appare di nuovo ricco di soddisfazioni. Stavolta, nessuno mi impedirà di essere felice.













~~~

In due settimane ho trovato un posto adatto dove gestire l'attività. È perfetto, molto arieggiato, spazioso e ha anche un appartamento libero, dove andare a vivere. Dopo l'offerta di Adam, mi sono limitata a lavorare e a uscire con la mia cerchia di amici preferita, bazzicando ogni tanto all'Oil Rig, sperando di imbattermi in Léon. Ma non ho ancora trovato il coraggio di telefonargli. Eppure, so bene che sarebbe orgoglioso di me. Questo è quello che voleva, che mi rimettessi in carreggiata lasciandomi alle spalle il dolore per quel tradimento.

Sto aspettando dei clienti a cui Nicole ha fatto il mio nome, ma la mia testa vola di nuovo a Léon.
Ormai è come un chiodo fisso. Prima o poi, troverò il coraggio di rivederlo o inviargli qualche messaggio. Inoltre, non è che lui abbia cercato un contatto in queste settimane. Quindi non dovrei sentirmi in colpa per non avergli fatto avere mie notizie. Giusto?

Mi mordicchio l'unghia, continuando a rimuginare sulla mia indecisione. Lo farò un altro giorno - decido, infine - quando avrò finito con questo matrimonio. Ovunque tu sia, Léon, ti sono grata per avermi dato coraggio e avermi fatto promettere di riprendere in mano le redini della mia vita.

Mi siedo dietro la mia scrivania nuova di zecca, grata che questa coppia non possa permettersi i prezzi oltraggiosi di Fiona.

È tempo di andare avanti. Non devo essere nervosa. L'ho già fatto centinaia di volte. Questo sarà un appuntamento come un altro, come quelli di prima.

I miei nuovi clienti, Angela e John, mi mettono subito a mio agio. Sono simpatici ed è semplice lavorare con loro.

"Non posso credere che organizzerai il nostro matrimonio gratuitamente!" Esclama lo sposo con la bocca schiusa.

"Lavoro nel settore da un bel po', ma entrambi siete i miei primi clienti da quando ho un business tutto mio. Sarà un vero onore avere il vostro matrimonio da aggiungere al mio portfolio."

"Be', tesoro, probabilmente non ha bisogno di soldi. Hai visto che anello pazzesco ha al dito?" Alzo immediatamente la testa al commento sfacciato della sposa.

"Sì, Angy, so che volevi quell'Harry Winston, ma volevi anche un matrimonio in grande stile."

"Un... Cosa?" Mi intrometto. Guardo i due, confusa.

Di cosa stanno parlando?

"Il tuo anello. È un Harry Winston. È bellissimo! Ne volevo uno proprio identico, ma era un po' fuori dal nostro budget."

"Oh, questa cosa? No. È finto. È stato un regalo di un amico per ricordarmi di una promessa."

"Oh, tesoro, se davvero pensi che quello sia un falso, devi proprio farti controllare la vista."

Angela ride e mi dà una pacca amichevole sul ginocchio.

Non riesco più a levarmi dalla mente le sue parole, nemmeno mentre gli mostro diversi temi per il matrimonio.

Questo anello... Questo anello non può essere vero!

L'anello pesa come un'incudine quando sto finendo l'incontro con i miei clienti. Quando poi resto da sola, chiamo Danny per raccontargli cos'è accaduto.

"Ehi, non penserai che questo anello sia vero... Giusto?" chiedo senza nemmeno fargli dire 'pronto'. Sono troppo nervosa e parlo sempre troppo in questi casi.

"Be', c'è solo un modo per scoprirlo. Stavo giusto pensando di comprarmi un nuovo orologio, vuoi venire con me in gioielleria?"

"La stessa dove siamo andati la prima volta?"

Non ho dei bei ricordi su quel negozio, anche se il commesso è infinitamente gentile.

"Sì, quella. Il commesso è così carino e hanno esattamente il modello di orologio che cerco."

"Se lo dici tu. Devo scoprire assolutamente la verità, Danny. I miei nuovi clienti l'hanno scambiato per un Harry Winston. Riesci a immaginartelo? Io... Sierra con un Harry Winston al dito?"

Danny fischia dall'altro capo della linea. "Be', hai detto ch'era solo un barista, giusto? Non può di certo permettersi un simile cimelio... Giusto?"

Lancio al mio anulare uno sguardo dubbioso e scuoto la testa. "Ma se lo fosse?"

"Okay, okay. Ci vediamo lì tra mezz'ora. Scopriremo la verità molto presto."

Quando il commesso ci riconosce, esibisce un sorriso a trentadue denti e il suo volto si illumina di gioia.

Mi ci vuole tutta la forza di volontà per non scappare a gambe levate. Non voglio replicare la figuraccia dell'altra volta.

"Ciao, sono Gary. Non ci siamo presentati l'ultima volta che siete stati qui. Hai portato il bigliettino con te?"

"Il mio cosa?" Chiedo confusa.

"Quel biglietto che ti ho dato per avere uno sconto. È uno sconto piuttosto buono." Il suo sorriso però è sincero e mi aiuta a rilassarmi.

"In realtà, sto aspettando il mio amico..."

"Ch'è appena arrivato. Ciao Gary! Piacere di conoscerti, sono Danny." Si presenta e l'altro lo squadra da capo a piedi.

Sono sicura che Danny riuscirà a conquistare il ragazzo e ad ottenere l'appuntamento tanto voluto per stasera. "Vorremmo far controllare l'anello della mia amica. Dopo l'ultimo incidente, vorremmo essere sicuri che sia vero, sai."

"Oh, certo, capisco perfettamente."

"Sono abbastanza sicura che anche questo sia un falso, ma vogliono esserne certa." Puntualizzo.

Gary abbassa lo sguardo sulla mia mano sinistra e soffoca una risata, stringendo le labbra.
"Non ho nemmeno bisogno di portarlo nel laboratorio nel retro. Conosco bene quell'anello perché sono stato io a venderlo. Tesoruccio, non c'è diamante più vero di quello che hai al dito."

"Scusa, cosa?" Strabuzzo gli occhi.

"Oh, sì. Hai capito bene. Ricordo di essere rimasto sorpreso quando il ragazzo che l'ha comprato è venuto qui, perché non voleva assicurarlo. Stai indossando un anello da centomila dollari. Cinque carati, taglio a cuscino e micro pavé in diamanti. È un gioiello straordinario."

"Sento che sto per svenire..." Bofonchio.

Come fa un semplice barista a permettersi una spesa del genere?

~~~

FINE CAPITOLO*

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