21. Le azioni parlano più delle belle parole
𝑀𝑦 𝐵𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐾𝑛𝑖𝑔h𝑡
Twenty-one
Non c'è più niente di mio da León e non ho nemmeno più la sua chiave, niente di niente. Ogni legame è stato reciso.
Sono in ufficio, seduta dietro la mia scrivania, ma non riesco a combinare nulla. Ho la mente bloccata e non riesco a smettere di pensare a lui.
"Ehi! Terra chiama Sierra. Ti ho fatto una domanda." Nicole tenta di ottenere la mia attenzione.
"Eh?"
"Hai confermato l'orario con il catering del matrimonio Brown-Mosby?"
"Mhm, sì. L'ho fatto ieri."
"Dovreste andare di sopra e schiacciare un pisolino. Sembra che tu non abbia dormito molto la scorsa notte. Hai delle occhiaie spaventose."
"Sono andata a trovare León."
La mia amica sussulta sorpresa. "E avete… Insomma, hai capito?"
"Ci siamo solo baciati. Voleva di più, ma io non potevo. Non è più il mio León. Non è più il ragazzo di cui ero innamorata."
"Oh, tesoro. Ti capisco."
Si alza e mi stringe in un abbraccio confortante. Ho proprio bisogno di qualcuno che mi sostenga in questo periodo difficile che sto attraversando.
"Allontanarmi da lui è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto, Nicole." Confesso. "Avevo promesso a me stessa che non mi sarei arresa, che avrei continuato a lottare per noi… ma penso di non avere più un'alternativa."
"Non posso credere che dopo tutto quello che avete passato, l'universo abbia deciso di separarvi in questo modo."
"A volte la vita non è giusta. A proposito, dovremmo cominciare a traslocare… non possiamo più permetterci l'affitto di questo posto."
"Non capirò mai perché hai rifiutato l'accordo. Per essere una donna intelligente, a volte dimostri di essere incredibilmente tonta." Borbotta.
"Già. Lo so. Aiutami a trovare delle scatole."
Dopo due ore di scatoloni e scartoffie, Nicole getta la spugna e decide di andarsene. La saluto con un sorriso. Stare da soli, a volte, è un sollievo appagante. Ma il cellulare interrompe quel momento di relax: è Jinny. Rispondo con una certa trepidazione. León ha chiamato un paio di volte, ma non ho mai risposto.
Chissà cos'è successo…
«Ehi, ragazza. Indovina cosa ho appena sentito?» Sembra stranamente euforica.
«Non saprei…» rispondo, vaga.
L'unica cosa positiva venuta fuori da questa tragedia è l'amicizia che ho stretto con Jinny e Jack. Sono stati davvero la mia roccia durante questi terribili mesi e mi hanno impedito di buttarmi giù.
«Ho origliato una conversazione tra il mio ragazzo e Leòn. Vuoi sapere di cosa hanno parlato?»
«Dipende. Riguardo qualcosa che ha detto León e che mi farà arrabbiare?»
«No. Ma credo che tu debba saperlo.»
«No.»
«No? Davvero? Ne sei proprio sicura? Sierra, penso che León stia iniziando a ricordare. Qualunque cosa tu gli abbia detto ieri sera, ha avuto un forte impatto su di lui.»
«Aspetta… Come fai a sapere che ho visto León ieri sera?»
«Perché León l'ha raccontato a Jake e ovviamente tutto quello che passa da Jake finisce per arrivare alle mie orecchie.»
«Ho passato gli ultimi quattro mesi sperando e pregando che il mio amore tornasse da me. Ma lui… Sta facendo di tutto per togliermi dalla sua testa.»
«Non penso che sia più così. Non più, almeno. Hai fatto qualcosa. Hai risvegliato qualcosa in lui. Non immagini quante domande abbia fatto al povero Jake.»
«Comunque…» Svio il discorso perché non voglio pensare ancora al mio ex fidanzato. «Come stai?»
Il cambio di argomento è brusco, ma sono grata a Jinny per aver capito che voglio distrarmi e pensare ad altro. Prima di riagganciare, però, mi lascia con un avvertimento.
«Non sorprenderti se cerca di contattarti. Penso che sia sulla buona strada per tornare in sé. Sta solo cercando di rimettere a posto i pezzi del puzzle…»
Dopo aver parlato con Jinny, decido di chiamare i rinforzi. Ora più che mai ho bisogno di essere circondata dalle persone che mi amano e a cui voglio bene. Almeno così mi distraggo un pochino dai problemi che mi affliggono…
~~~
Un'ora dopo, siamo tutti seduti al tavolo di un bar in centro.
"Odio tutto questo..." Sbotta Danny con faccia incupita. "Da quando León ti ha dimenticato, abbiamo dovuto vivere in costante sobrietà."
"Puoi anche finire in coma etilico per quel che mi riguarda. È solo che… non voglio incontrarlo accidentalmente in uno dei suoi bar." John dà una gomitata al biondino e avvicina la panna verso di me.
"Cos'hai intenzione di fare? Nicole ci ha addirittura detto che hai rifiutato il pagamento della maxi rata. Chiuderai l'attività?"
"No. Ma dovremo trasferirci in un ufficio più economico, in più devo trovare un nuovo appartamento dove vivere."
Il mio cellulare squilla e quando osservo il nome del mittente tiro un sospiro. È León.
Addolorata, rifiuto la chiamata. È la terza volta che chiama da quando ho parlato con Jinny.
"Ti lascerai pure vivere con me, ma mia madre ha detto che verrà presto a trovarmi e ho bisogno della camera degli ospiti."
"In più, sei una disordinata cronica e vivere con te mi farebbe dare di matto."
"In effetti…" concorda, alzando gli occhi al cielo.
Il mio cellulare torna a squillare. Fosse per me, lo butterei da qualche parte. Senza nemmeno guardare, rifiuto la chiamata.
"Sicura di non voler rispondere? Questa è già la seconda telefonata che continui ad ignorare." Mi fa notare John.
"No, no. Non voglio rispondere." Scuoto la testa per fargli capire che sono decisa.
"Be', come sai, da un mese non sono più single, ormai. Ma se lo fossi, ti farei dormire da me."
"Bel modo di sbattermi in faccia la tua felicità." faccio la linguaccia al biondino e in risposta mi lancia un bacio volante.
"E Adam? Puoi stare da lui."
"L'ho già disturbato a sufficienza… mi sentirei a disagio a chiedergli di nuovo di ospitarmi per qualche mese."
"Puoi stare con me per un po'." Propone il riccioluto. "Mi sono appena trasferito in un nuovo appartamento e avere un po' di compagnia mi farebbe comodo."
"Davvero?"
"Certo. Ci sono ancora scatoloni ovunque, ma ti lascio stare gratis se fai le pulizie in casa."
"Tutto qui?" Spalanco le labbra. "Pulisco casa tua e posso abitarci gratis?"
"Certo, perché no?" Fa spallucce.
"Fantastico. Domani, sposto le mie cose, allora. Grazie, John."
Improvvisamente, ecco che tutti fanno scena muta e impallidiscono. Stanno guardando oltre le mie spalle, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
"Che c'è? Che state guardando? Non… ditemelo. È dietro di me, vero?"
Il corvino annuisce e Nicole chiude gli occhi. "Grandioso…" come se chiudendoli potesse non dover più assistere al disastro che è la mia vita.
"Ci hai preso, piccola."
"Quanto è vicino? Ho tempo per scappare?"
Accidenti, questa è sfortuna…
"Sono piuttosto vicino, amore. Ma se ti nascondi sotto il tavolo e provi a fuggire dal retro, guadagnerai qualche minuto."
Con un sorriso educato, ma tirato, mi volto dalla sua parte. Incrocio il suo volto, i suoi lineamenti, la sua mascella squadrata. Ogni volta che lo vedo è come ricevere un pugno allo stomaco. Dovrebbe essere mio, e invece…
"Cosa posso fare per lei, signor Van Woodsen?"
Mi rivolge un sorriso languido, mettendo in evidenza i suoi denti. "Mi stai evitando, Sierra?"
"Cosa? Come ti viene in mente?"
Scrolla le spalle. "Ho chiamato un paio di volte e ogni volta finisco per parlare con la voce metallica della tua segretaria telefonica."
"Oh? Ultimamente il mio telefono fa i capricci." Mento.
Danny, da patentato idiota, tossisce un "sta mentendo" e gli do un calcio sotto il tavolo strappandogli un gemito di dolore. Poi arrossisce quando Léon gli rivolge uno dei suoi sorrisi strappa mutande.
"Non puoi evitarmi per sempre, tesoro."
Che strano…
Questo Léon, con il suo sorriso malizioso e gli occhi pieni di sfida, mi ricorda in un certo senso il ragazzo che conobbi mesi fa al bar… il vecchio lui.
Razionalmente so bene che non potrà accadere mai più, ma il mio corpo freme al solo pensiero. Mi ha dato la caccia nonostante io abbia ignorato le sue tante chiamate per giorni. Improvvisamente, mi torna in mente la telefonata con Jinny.
È vero quella che ha detto? Sta cominciando a ricordare?
Ad un certo punto, mi rendo conto di essere rimasta sola. I miei amici si sono volatilizzati in un batter d'occhio, lasciandomi così in balia della mia resa dei conti con León.
"Con amici come questi…"
"In effetti sembravano avere molta fretta." commenta il ragazzo dai capelli castani.
"Be', adesso hai tutta la mia attenzione. Cosa vuoi?"
Si strofina la mano sulla nuca con fare nervoso. "Credo che abbiamo iniziato con il piede sbagliato."
"No. Io sono ancora sullo stesso piede di quando mi hai detto che mi amavi e che l'avresti fatto per sempre. Che con te sarebbe stato tutto diverso. SEI TU quello che si è svegliato cancellandomi dalla sua mente e dal suo cuore. È stato davvero difficile vederti allontanarmi da te… mettere in dubbio chi sono e cosa eravamo."
Lui si blocca. Il suo viso è un mix di emozioni diverse: prima rimpianto, poi confusione e tristezza e infine rabbia.
"Sierra, io…"
"Accidenti. Mi dispiace. Sono stata ingiusta. Non è colpa tua se sei rimasto coinvolto in un incidente e hai perso la memoria."
Il ragazzo si getta in avanti, premendo la sua bocca sulla mia in un bacio disperato e affannato. I nostri corpi si fondano per qualche minuto, in cui mi accarezza i capelli e le guance, finché non mi costringo ad allontanarmi. Ho così bisogno di averlo vicino che lasciarlo andare si sta rivelando un'impresa titanica.
"León… per favore, basta."
"Sierra, amore." Sussurra.
"Non chiamarmi così! Solo il mio ragazzo può chiamarmi così e tu hai fatto di tutto per non esserlo più." Mi si riempiono gli occhi di lacrime ottuse. "Ora non fingere di provare ancora qualcosa. Smettila di giocare con i miei sentimenti."
"Non riesco nemmeno a immaginare come debba sentirti. Tutto quello che posso dire è che… mi dispiace. Dico sul serio, Sierra."
Rimango lì impalata per diversi minuti, col respiro affannato e il cuore che batte all'impazzata.
"Ti scongiuro, non farlo più. Non posso più resistere." Mi fissa completamente senza parole.
"Sierra. Mi dispiace così tanto."
"Lo so. Dispiace anche a me. Spero che un giorno ricorderai León. Non mi arrenderò con te, ma non posso lasciare che tu mi ferisca, che mi faccia del male." John ferma la macchina vicino al marciapiede, fuori dal bar. È tornato a prendermi. Recupero la borsa dallo schienale e rivolgo al riccio un sorriso tremante. "Devo andare. Abbi… Abbi cura di te."
Non risponde e mi guarda semplicemente uscire.
~~~
La casa di John è delle dimensioni perfette. In più, è una tabula rasa. C'è persino un sentiero con accesso diretto alla spiaggia dall'altra parte della strada. Sfortunatamente, una casa a me troppo familiare è proprio dall'altra parte del marciapiede. Come un gioco perverso del destino.
"Casa di León è dall'altra parte della strada." gli faccio notare incupendomi.
John fa spallucce e annuisce. "Sì."
"John! Non hai pensato di dirmi questo piccolo dettaglio?"
O l'ha fatto di proposito?!
"Senti, ormai sei qui e hai già spostato tutte le tue cose. Tanto vale che rimani qui. No?"
"E va bene. Ma solo finché non troverò qualcos'altro."
"Rimani quanto vuoi, Sierra. Non ci sono problemi. Dicevo sul serio quando ho detto che sei sempre la benvenuta."
~~~
Nei giorni successivi, trascorro il tempo a spostare i miei effetti personali a casa del moretto e a cercare un nuovo ufficio.
Se solo avessi una macchina con cui trasportare tutto. Accidenti, ci vorrà minimo una vita così.
Il sole sta per tramontare, segnando la fine di questa lunghissima giornata.
Sto uscendo dalla porta del mio vecchio ufficio con uno scatolone tra le mani, quando finisco per schiantarmi contro un corpo. "Dannazione! Scusa!" León mi afferra per le braccia per evitarmi una caduta non piacevole.
Come ogni volta che ci sfioriamo, sento una scarica di elettricità attraversarmi la spina dorsale.
Giuro che sta cercando veramente di farmi impazzire con queste apparizioni senza preavviso…
"León… che ci fai qui?"
"Volevo vederti. Che stai facendo?"
"Mhm…" Il suo atteggiamento mi stranisce e mi snerva allo stesso tempo. "Non sono affari tuoi." Si ferma, sorpreso per la mia risposta lapidaria.
"Immagino di meritarmelo."
"Hai detto che mi volevi fuori dalla tua vita. Hai ottenuto quello che volevi, congratulazioni." Mormora qualcosa sottovoce e mi rivolge un sorriso paziente. "Perché volevi vedermi?"
"Non… non lo so. Sono passati alcuni giorni e volevo scusarmi. Pensavo di invitarti a cena."
"Non devi scusarti. Gli ultimi mesi sono stati stressanti per te. Ma adesso devo proprio andare." indico tutti gli scatoloni attorno a me.
"Dammi un minuto, torno subito." Alza l'indice e prende il cellulare, facendo una serie di chiamate.
Con un cenno della testa e un sospiro, torno a spostare gli scatoloni verso la porta d'ingresso. Dieci minuti dopo, un grosso camion si fa strada verso il mio ufficio.
"E questo da dove sbuca?" Chiedo con la bocca aperta.
"Hai detto che avevi da fare. Volevo soltanto aiutare. Finiranno loro di impacchettare le tue cose e le porteranno ovunque tu voglia."
"León, il motivo principale per cui mi trasferisco è che non posso permettermi più questo posto. Di certo non posso permettermi neanche il lusso di pagare dei traslocatori."
"Infatti non li pagherai tu. Lo farò io."
"León… non posso accettare. Non sei più il mio fidanzato. Non puoi… fare una cosa del genere. Non è appropriato."
"Avevi intenzione di rompere con me prima dell'incidente?"
"Cosa? No, certo che no."
"Allora tecnicamente sono ancora il tuo fidanzato. Perciò posso fare questo e molto altro ancora per te."
"Non ha senso. Non è così che funziona." Obietto.
"A te serve una mano con il trasloco. Io ho chiamato un'azienda per questo. Non vorrai certo averli fatti guidare fino a qui per niente, vero?"
"Ma… È troppo. Non voglio…"
"Puoi ripagarmi venendo a cena con me, se è questo che ti preoccupa."
"León, non posso." Taglio corto.
"Vieni con me e basta. So che ti sto chiedendo tanto e non mi sembra che stia funzionando, ma… vieni con me."
Mi metterà in un pasticcio, lo so. Non ho mai avuto la forza di dirgli di no quando è così fragile e perso.
Sono sul punto di chiedergli di prendermi lì sul pavimento con i traslocatori in giro.
"E va bene. Ma ho già messo in valigia tutti i miei vestiti. Perciò dovrai farti andare bene quello che indosso." Alla fine, acconsento.
"Sei sempre bellissima, non importa cosa indossi."
Gli lancio un'occhiata. "Non stai esagerando un po' troppo con questi complimenti? L'ultima volta che mi hai visto, non sei stato così gentile con me."
"Permettimi di non concordare. L'ultima volta che ti ho vista non riuscivo a toglierti le mani di dosso."
La mia faccia diventa così rossa da fare invidia a un peperone. "Dov'è finito il tizio maleducato che pensava volessi stare con lui per i suoi soldi? Ci avevo quasi fatto l'abitudine. Questo Léon mi sta confondendo…"
So di essere scontrosa, ma questo Léon mi sconvolge e non so bene come comportarmi.
"La modalità antipatico è ancora disattivata. Hai la mia parola."
~~~
Mi conduce nel posto dove siamo andati per la prima volta a cena, quella sera. Lui sicuramente non se lo ricorda, ma io sì. Il pensiero mi fa salire le lacrime agli occhi. Ormai non differisco da una fontana.
"Siamo stati già qui insieme?" Chiede il ragazzo, notando la mia commozione.
"Sì…"
"Mi racconteresti cosa abbiamo fatto?"
"León… Non ho voglia di parlarne."
"È troppo doloroso?"
Mi sforzo di dargli una risposta, nonostante il mio sguardo valga più di mille parole.
"Sì. Perché anche se per un breve periodo, sono stata incredibilmente felice al tuo fianco. Purtroppo poi mi è caduto il mondo addosso. Ho capito che eri tu tutto ciò di cui avevo bisogno e che non volevo lasciarti andare."
León sospira, affranto. "Non posso… Dannazione. Mi dispiace così tanto, Sierra."
"Non è colpa tua. Per favore, non sentirti in colpa… È solo che evidentemente non eravamo destinati a stare insieme ed essere felici."
"Sierra, dimmi qual è il vero motivo per cui stai traslocando dal tuo ufficio." Cambia discorso repentinamente e mi guarda dritto negli occhi.
"Te l'ho già detto. Non me lo posso più permettere."
"Ma perché no? Pensavo che l'attività andasse a gonfie vele."
"Adam ti ha fatto un assegno usando tutto quello che avevamo in banca pur di ripagare il tuo investimento. Perciò l'attività in sé è tutto quello che rimane, Léon. Non posso perdere anche quella."
Si allunga sul tavolo per prendermi la mano.
"Non ho ancora incassato l'assegno e non intendo farlo. Ho superato il limite quando ho deciso di ritirare l'investimento. È quello che cerco di dirti da tutta la settimana. Ma…"
Perché mi dice tutto questo?
"Ma le cose continuano a non andare come vorremmo."
"Esatto."
"Adam ha detto che sarebbe successo." Delicatamente, faccio scivolare via la mano dalla sua. "Ogni volta che qualcuno nella vita mi lascia, io finisco per andare in mille pezzi. Quando Bryan mi ha lasciato per mia cugina, mi sono persa completamente. Quando tu…" prendo un bel respiro. "Ti sei dimenticato di me, un altro pezzo di me è morto. Non ero sicura che sarei riuscita a rimettermi in piedi dopo aver toccato il fondo per l'ennesima volta. Ma l'ho fatto, o perlomeno ci sto provando. E non voglio più ritrovarmi in una posizione in cui rischio di ritornare al punto di partenza. Voglio… no, DEVO essere forte per me stessa."
Mi guarda con aria addolorata. Apre e chiude la bocca un paio di volte, come se stesse cercando le parole giuste. Ma non riuscirà a farmi cambiare idea. Non appena gli ho detto quelle parole, ho capito di aver fatto la cosa giusta. È tempo di essere una donna indipendente.
"So che non cambierai idea sul mio investimento, ma non lo farò neanche io."
"León… mi stai davvero confondendo. Perché fai tutto questo?"
"Ho preso quella decisione troppo in fretta. Non stavo… pensando lucidamente."
"Non so cosa dire. Sei stato molto chiaro quel giorno."
"Ehm… Potremmo concordare che è stato il León antipatico a prendere quella scelta e far finta che non sia mai accaduto. Che ne pensi?" Propone con un leggero rossore sulle guance. Sembra imbarazzato, così decido di avere pietà di lui.
"D'accordo. Cambiamo discorso. Come stanno tua madre e Paris?"
"Molto bene, grazie. Gli manchi molto. Ogni volta che parlo con loro, mi chiedono di te."
"Anche a me mancano moltissimo." Ammetto.
"Tornerò a New York domani. Vuoi venire con me?"
Alzò il sopracciglio. "Mi prendi in giro? Non credo sia una buona idea."
"Perché no? Sei la mia fidanzata e la mia famiglia sente la tua mancanza."
"Non ho più intenzione di fingere qualcosa che non sono. Tu più di tutti odiavi far finta di stare insieme. Hai sempre voluto che fosse tutto vero tra di noi. Non possiamo andare dalla tua famiglia e far finta che vada tutto bene." Mi incupisco. "Riesci a malapena a starmi vicino da quando hai lasciato l'ospedale."
Lui improvvisamente sbotta. "Non dare per scontato di sapere come mi sento in questo momento, Sierra."
Sbuffo. "León, vorrei andare a casa."
"Ma non abbiamo nemmeno mangiato il dessert." Protesta.
"Venire a cena con te è stato un errore. Non sono ancora pronta per… qualsiasi cosa sia. E nemmeno tu lo sei."
"Stai di nuovo dando per scontato di sapere cosa provo."
"E va bene. Allora sono io a non essere pronta." Sottolineo, alzandomi dalla sedia.
~~~
Il viaggio di ritorno a casa di John trascorre in completo silenzio. Quando il riccio ferma l'auto, quasi mi lancio fuori dall'abitacolo, spalancando brutalmente la portiera.
Lui però mi afferra il polso.
"Sierra, di chi è questa casa?"
Mi volto. "Di John."
"Vivi con un uomo?"
"Perché ti interessa con chi vivo? Eh? Vivevo a casa tua, però mi hai cacciata. Ti sei dimenticato anche di questo?"
"Tecnicamente sono ancora il tuo fidanzato. Sapere che vivi con un altro uomo mi mette a disagio."
"Finiscila!" Impreco. "Quando mi hai cacciato di casa, hai rotto con me. Perciò piantala con questa storia dell'essere ancora il mio fidanzato. Non abbiamo più una relazione, León. Non sai cosa vuoi. Ti amavo, sì, ma adesso è tutto troppo complicato."
"Sierra, sei ingiusta. Non me lo ricordavo!" Quasi urla.
"Quindi adesso ricordi tutto?"
"Be'... no."
"Non ho intenzione di essere il tuo giocattolo. Credo sia meglio che tu mi lasci in pace per un po'. Da quando hai riaperto gli occhi in quella stanza d'ospedale, non hai mostrato altro che disprezzo. E ci ho provato, Léon. Ci ho provato davvero a mantenere la speranza che tutto tornasse come prima. Ma non posso continuare a farmi questo. Non posso sopportare questi dubbi che hai su di me."
Mi asciugo le lacrime e apro lo sportello per uscire dalla macchina. Ma prima, sento il ragazzo imprecare.
"Maledizione… Jake aveva ragione. Mi dispiace, Sierra. Hai ragione. Io non ti merito. E non merito nemmeno il tuo perdono. Ma mi dispiace. Vorrei poter cancellare ciò che ho fatto o detto negli ultimi quattro mesi."
Senza voltarmi indietro, lo saluto con un cenno della mano e mi affretto ad entrare in casa, non dando retta alla voce del mio cuore. Sto per chiudere la porta a chiave, ma qualcuno la spalanca di nuovo con forza.
"Che problema c'è, bambolina?"
"Bryan?"
Lui, che ci fa qui?
Ha un aspetto tremendo e un odore anche peggiore. Mi stupisce che si regga in piedi, visto che puzza come una distilleria.
"Che diavolo ci fai qui?" Riformulo arrabbiata. "Vattene."
Il mio istinto mi sta suggerendo di scappare, ma le mie gambe sono bloccate mentre il mio ex mi si avvicina.
"Sono qui per riprendermi ciò che è mio."
"Cosa? Sei impazzito?!"
"No…" Si lecca le labbra come uno psicopatico. "Ma ti voglio nuda. È finalmente arrivato il mio turno di prenderti, Sierra."
"Sei disgustoso!"
"A volte penso che tu non sia altro che una sgualdrina che ha fatto finta di essere una santarellina per tutto il tempo. Direi che è ora di scoprire come stanno veramente le cose."
"Anche solo sentirti parlare mi fa venire la nausea."
"Brutta figlia di…"
"Bryan, devi andartene. Adesso. O chiamo la polizia."
"E chi crederà a una sgualdrina come te?" Si lancia verso di me e lo schivo. Dovrebbe essere più goffo con tutto quell'alcol e quelle droghe che gli stanno circolando nelle vene. Ma è sorprendentemente agile. "So che hai rotto con il tuo principe azzurro? Come mai? Ti sei stancata di spendere i suoi soldi?"
"Sei rivoltante! Sei il marito di mia cugina. Mostrale un po' di rispetto e vattene da qui!"
"Non ti avrei mai tradito, Sierra, se solo tu mi avessi dato qualcosa. O se ti fossi degnata di soddisfarmi un po'." Sghignazza tra sé e sé, come se avesse detto la battuta più divertente del mondo. La paura si trasforma in rabbia in una frazione di secondo. Gli tiro uno schiaffo con tutte le mie forze. "Brutta sgualdrina!" Non si limita a ricambiare lo schiaffo. Chiude la mano a pugno e mi colpisce l'occhio sinistro. "Guarda cosa mi costringi a fare!" Inizia poi a urlarmi contro ogni tipo di oscenità e, d'un tratto, faccio fatica a reggermi in piedi. Crollo sul pavimento. "Ma guardati! Non hai neanche una casa tua! Questo è quello che ti meriti per avermi lasciato!" Ogni accusa e ogni urlo viene susseguito da un suo calcio. "Ti avrei dato il mondo. Ma no. Dovevi distruggermi. Mia moglie non viene nemmeno più a letto con me ora."
"Forse… forse perché non vuole contrarre qualche malattia venerea." Biascico anche se so che non dovrei provocarlo, ma non intendo prendermi la colpa per i suoi deliri. Mi trascina in piedi afferrandomi per i capelli, strappandomi qualche ciocca che ora giace sul pavimento. Resto di sasso. Poi, mi sbatte contro il muro e mi tira giù i pantaloni. "Avrò quello che mi merito, maledetta sgualdrina senza cuore."
"Figlio di puttana! Toglile le mani di dosso!"
Improvvisamente, il corpo di Bryan vola - letteralmente - dall'altra parte della stanza. Senza sostenermi, crollo a terra come un corpo esanime.
León si tuffa su di lui e gli sgancia un pugno dietro l'altro, ma Bryan lo blocca dandogli una ginocchiata sulla tempia.
Senza perdere colpi, il riccio attacca di nuovo. Il suo volto è una maschera di rabbia e brutalità.
"Ma che…-" Un'altra voce maschile si fa strada in casa. Il moretto entra in casa in quel momento, a bocca aperta per lo shock.
"Per favore, fa qualcosa, falli smettere!" Lo supplico in lacrime.
John sembra combattuto tra il fermare la lotta o soccorrermi. Alla fine decide di unirsi alla mischia, prendendosi una gomitata in faccia nell'intento di bloccare un affondo. Non riesco a distogliere lo sguardo da León che sbatte più volte la faccia di Bryan sul pavimento. Se non lo fermo, finirà per ammazzarlo.
"León! Fermati! Così lo uccidi!"
"Merita di morire per quello che ti ha fatto!" mi urla di rimando accecato dalla rabbia.
"Ma tu non meriti di passare il resto della tua vita in prigione. Ti ho già perso una volta. Non posso sopportare di perderti di nuovo per questa feccia."
Lo prende a pugni per l'ultima volta tramortendolo e poi si precipita da me.
"Oh, Sierra. Cosa ti ha fatto?" Cade in ginocchio davanti a me e mi prende il viso tra le mani. "Oh, Sierra. Non avrei mai dovuto andarmene. Oh, ti prego, resta con me."
Bryan è svenuto in cucina. Il rumore della sua testa contro il pavimento non mi lascerà mai.
Mi si stanno appesantendo gli occhi. "Sono così stanca…" sussurro con un filo di voce. Mi fa male ogni centimetro del corpo. "Penso che… chiuderò gli occhi solo un pochino."
"No, Sierra, no." León mi scuote leggermente. "Per favore, tieni aperti gli occhi. Resta con me. L'ambulanza sta arrivando. Sierra!"
E tutto viene avvolto dal buio.
Non vedo o sento più nulla.
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