14. L'ultima volta

𝑀𝑦 𝐵𝑟𝑎𝑣𝑒 𝐾𝑛𝑖𝑔h𝑡

Fourteen

Il weekend a New York è stato eccezionale. Avere una relazione con León, anche se per finta, è stato fantastico.

Ma con la felicità di averlo al mio fianco è sopraggiunta la paura.

E se mi ferisce esattamente come ha fatto Bryan? E se, come mio padre, finisse per tradirmi?

I miei amici sono convinti che sia innamorato di me. Non è difficile da credere. León è un uomo attento e molto paziente, ma se stesse fingendo?

Sono afflitta da questi dubbi.
Ma, con ritrovata lucidità, mi rendo conto che sto vivendo costantemente nella paura.

«Non avrò più paura!» dichiaro all'improvviso con disarmante sicurezza.

«Bravissima!»

«Cavolo, era ora che ti decidessi.» interviene Danny.

«Finalmente!» Esclama Nicole battendo le mani.

«Non so quanto durerà questo coraggio, ma farò del mio meglio per superare quest'ostacolo.»

«E' tutto ciò che puoi fare.»

León sta parlando con il suo manager, però i suoi occhi verdi si incastrano nei miei e un piccolo, caldo sorriso illumina il suo volto. Poi abbandona il bancone per dirigersi verso di me.

«Sta arrivando. Non comportatevi da strambi, d'accordo!»

«Ehm… Sierra, guarda che qui l'unica stramba sei tu.» mi fa notare il biondino.

Per tutta risposta, gli lancio un'occhiataccia all'istante.

«Ciao, splendore. Vuoi che ti accompagni a casa?»

Non ci sono messaggi da interpretare. Se gli permetto di accompagnarmi a casa, finiremo sicuramente a letto insieme.

«Penso…» Ci rifletto su fissandolo ancora. «Che tornerò a casa con i miei amici.»

Il suo sorriso è incerto, ma annuisce. Non mostra la sua delusione per il fatto che abbia rifiutato l'invito. "Come fa ad essere così perfetto e non avere, che so, uno straccio di difetto!?"
«Ma certo, capisco perfettamente. Non li vedi da un po', avrai molto da raccontargli.»

«Grazie per aver capito.»

Mi alzo e lo abbraccio, baciandolo sulla guancia.

«Ehi, posso parlarti per un minuto prima di andare via?»

«Sì, certo.»

Mi lascio trascinare in un angolo tranquillo del locale. Sto già avendo i primi forti ripensamenti: forse avrei dovuto valutare meglio e tornare a casa con lui. È così dannatamente bello e il suo sorriso mi fa sciogliere come neve al sole. Per non parlare delle altre cose che può fare con quella bocca carnosa.

"Smettila, cervello! Non posso continuare a sbavare su di lui."

«Che succede?» chiedo riprendendomi dalla trance momentanea.

«Volevo solo che sapessi che mi sono divertito moltissimo questo fine settimana. Perciò, grazie.»

Gli rivolgo un sorriso caloroso e scuoto la testa. «Per cosa? Io non ho fatto niente. Sei tu quello che ha passato il tempo a viziarmi, ricordi?»

«Sì, però poterti viziare mi rende felice. E inoltre, è stato divertente fare quel "pisolino" con te.» Fa' le virgolette con indice e medio, pronunciando quella parola.

Il suo sorriso poi è così contagioso e non posso fare a meno di attirarlo contro di me per lasciargli un ultimo bacio finendo per sfiorargli le labbra.

Questa è l'ultima volta, lo giuro.

Continuando a ripetermelo in testa come un mantra magari diventerà vero. No?
Così rischierò di impazzire ed è meglio che mi riprenda subito.


~~~

La mattina successiva, quando apro gli occhi, mi ritrovo da sola nel mio letto matrimoniale. Quando sblocco il cellulare, trovo un messaggio di Leòn.

"Grazie per questo magnifico fine settimana passato insieme. Ho dovuto prendere il primo volo per Manhattan.
P.S: Spero di rivederti presto."

"Dovresti ricevere un pacco questo pomeriggio. Buona giornata, raggio di sole."

Sbuffo. "No! Ci risiamo! Ecco che non ha imparato la lezione."

«Perché mi fa tutti questi regali? Deve piantarla. Non capisce che parte del problema sono proprio i suoi soldi?» Borbotto premendo la testa sul cuscino ed emetto un sospiro. «Non c'è niente che possa fare per risolvere la questione León in questo momento, visto che lui è andato via dalla città. Ma posso fare qualcosa in merito a mio padre. Deve spiegarmi un paio di cosette, ovviamente.»

Lui risponde al secondo squillo con la sua voce vivace.
«Ciao, pasticcino! Com'è andato il viaggio a New York?»

«Stai tradendo la mamma?» chiedo saltando i convenevoli e perfino il buongiorno.

Non voglio girarci intorno come un'ape in punto di morte.

Un silenzio assordante travolge l'altro capo del telefono. Sembra durare un'eternità, fino a quando non viene interrotto da una fragorosa risata.

«Stai scherzando, spero. Tua madre è l'amore della mia vita. Perché mai dovrei tradirla?»

«Esatto. Anch'io non riesco a trovare un motivo perché tu debba tradirla, papà. Proprio per questo te lo sto chiedendo.»

«Dopo la bellezza di trent'anni di matrimonio, dovrei riuscire a intuire cosa sta passando nella testolina di tua madre. Ma sono ancora al punto di partenza. Sierra, sto organizzando una festa a sorpresa per rinnovare i nostri voti matrimoniali.»

«Cosa? Allora perché la mamma è così convinta che tu la tradisca con un'altra?»

«Be', hai mai provato a tenere un segreto a tua madre? È dannatamente astuta e non si lascia sfuggire niente. Ho dovuto prendere… Delle misure straordinarie per tenergli nascosto tutto quanto.»

Scoppio a ridere. «Oh, papà… bravo, è tutta colpa tua. Avresti dovuto essere onesto con lei.»

«Almeno adesso so perché la banca mi ha chiamato per un movimento improvviso sul mio conto. Accidenti...»

«Dovrai dirle la verità. Non mi stupirebbe sapere che la zia Betty ha già un avvocato divorzista pronto per lei

«Oh, cielo. La chiamo subito.»

«Perché la chiami? Dove sei?»

«Sono in ufficio, tesoro. È un martedì e la maggior parte degli adulti responsabili di martedì è in ufficio a lavorare

Il tono è sardonico, a mio padre piace fare quel tipo di battute, ma è anche un uomo paziente e disponibile.

«Oh, cavolo! Ho una riunione anch'io. Ti voglio bene, papà!» riattacco e mi sento più tranquilla, dopo aver avuto questa conversazione.

~~~

Il resto della giornata vola e il tempo scorre in fretta, che non me rendo conto.

La consegna di cui parla Léon si rivela essere una "chiave."

"Una chiave? E cosa posso farci? La userò per aprire una cassaforte segreta?"

Passo un paio di giorni a rimuginarci su e, alla fine, mi arrendo al fatto che non riesco a decifrare questo linguaggio e così lo chiamo per scoprire il grande mistero che si cela dietro.

Non lo lascio nemmeno rispondere e mi rigiro l'oggetto nella mano.
«Ehm… mi hai spedito una… chiave?»

Lo sento ridacchiare, probabilmente mi sta prendendo in giro perché non so decrittare il suo stupido messaggio, ma non è un comportamento da galantuomo.

«E' una chiave di casa mia.»

«Perché mai dovresti darmi una chiave di casa tua?»

«Perché, Miss Scetticismo, ho un favore da chiederti. Devono fare alcuni lavori in casa questo fine settimana e speravo che potessi passare a controllarli.»

«Che tipo di lavori

«Oh… si tratta solo di un servizio di pulizie.»

«León… Perché hai bisogno che controlli chi ti fa le pulizie?»

«Ecco… mi imbarazza dirlo… ma la persona che fa le pulizie non fa altro che flirtare con me quando sono lì. Praticamente mi si butta addosso ad ogni occasione. Sembra una brava persona, ma è un po' imbarazzante.»

«Ah, si? È perché è una colf?»

«Cosa? Ma NO! Non è questo il problema. È perché non voglio ferire i suoi sentimenti e non so come rifiutarla gentilmente

«Ah! Ora capisco, certo. Quindi vuoi che interpreti la tua fidanzata, in modo che capisca di dover girare al largo. Sei fortunato che siamo amici. Altrimenti avresti dovuto prendere il tono per le corna e confessarle la verità.»

«Ehi, hai poi scoperto cosa sta succedendo tra i tuoi genitori?» cambia argomento.

«A quanto pare, papà voleva sorprendere la mamma con uno speciale rinnovo dei voti, una sorta di festa d'anniversario. Insomma, mamma si stava preoccupando per nulla!»

«Sono così felice di sapere che va tutto bene. A volte preoccuparsi e angosciarsi per le cose peggiora i problemi. Dovremmo metterlo come promemoria per il futuro anche noi…»

"León è diventato anche un terapeuta di coppia? Non lo sapevo."

Dopo che abbiamo chiuso, osservo la chiave dorata di casa del riccio con un leggero cipiglio sul volto, tipo come accade nei fumetti con la goccia che casca dalla fronte.

"So di aver detto che sarei stata coraggiosa, ma non dai le chiavi di casa tua a qualcuno con cui non vuoi avere una relazione. Giusto?"

Abbasso lo sguardo sull'anello ancora al mio dito. Ho dimenticato di restituirglielo e lui nemmeno l'ha chiesto indietro. "Accidenti…"

Chiamo l'unica persona che non sta cercando di farci mettere insieme e intendo mio cugino Adam. Mi ha pure abbandonato e lasciato partire da sola con i nostri parenti.

«Com'è andato il viaggio a New York?» chiede non appena risponde al telefono.

«La mamma pensava che papà la tradisse e la zia Betty voleva risolvere il problema strisciando carte di credito e sperperando i soldi dal conto del "traditore".» riassumo.

«Le donne di questa famiglia sono assolutamente ridicole. Se me lo avesse chiesto, le avrei raccontato della sorpresa e basta. Senza fare questi drammi tragici.»

«Un momento, TU lo sapevi

«Certo che lo sapevo. Lo sto aiutando con i preparativi.»

«Da quanto ti interessa organizzare queste cose

«Già. Be', anch'io ho un lato romantico… ma dimmi, cosa posso fare per te? Perché mi hai chiamato? Hai bisogno che ti faccia una consulenza?»

Non mi va più di raccontargli i miei problemi di cuore e la situazione con León, specie dopo aver sentito il commento sulle donne della nostra famiglia.

«Ehm… nessun motivo in particolare. Volevo fare due chiacchiere con mio cugino. Gli affari vanno bene. Il nostro investitore è soddisfatto?»

«Sí… a proposito…» Adam esita e lo stomaco mi si attorciglia.

«Aspetta…» lo blocco. «Devo prepararmi mentalmente per ricevere la cattiva notizia del giorno.»

«Non è una cattiva notizia. Certe volte sei davvero drammatica quanto zia Betty. Possiamo parlarne domani sera a cena

«Certo

«Allora, chi porti alla festa che sta organizzando tuo padre

«Ehm… te?» la butto lì.

«Come no, ah, ah. Bel tentativo, strega. Credo sia meglio che chiami il tuo fidanzato per dirgli che i suoi servizi sono richiesti

«Accidenti, speravo che avresti accettato di farmi da accompagnatore alla festa. Ne riparliamo in un altro momento. Adesso scappo.»

Dopo aver agganciato, mi prendo un attimo per decidere il da farsi. Insomma…

"Che dovrei fare? Ingaggiare qualcun altro mi pare una gran follia, visto che la mia famiglia adora il mio sexy ma finto fidanzato. Quindi, decido di chiamarlo, ma come al solito a rispondere è la sua segretaria.

"Ehi, ho urgente bisogno di un fidanzato. Verresti con me alla festa dei miei genitori?
Richiamami appena puoi e fammi sapere."

Perché sembro così ridicola!
Non sembro, lo sono.




~~~

L'alba sta facendo capolino dalle tende della mia camera da letto, quando il mio telefono dà improvvisamente segni di vita e prende a squillare, disturbando il mio letargo.

«Pronto?» Ho la voce impastata e non ho guardato nemmeno il mittente della chiamata.

«Sei così adorabile appena sveglia al mattino.»

Le parole di quel ragazzo, che interpreta bene il suo ruolo, mi fanno sorridere al punto che inizia a dolermi la mascella.

«Che ore sono?»

«E' decisamente troppo presto, ma ho avuto una riunione dopo l'altra e… volevo dirti che ci sto?»

«A cosa

«Verrò con te alla festa dei tuoi genitori.»

«Ma è fantastico…» soffoco uno sbadiglio, tappando la bocca con la mano. «Ora non devo più preoccuparmi di andarci da sola. Grazie. A proposito!» spalanco le palpebre e mi tirò a sedere. «Ricordami di restituirti l'anello dopo la festa. Andare in giro con centomila dollari sul dito mi mette a disagio. Non ho una cassaforte in cui tenerlo.»

«Tienilo ben saldo al tuo dito e sono sicuro che non gli succederà assolutamente niente.»

Solo sentendo la sua voce, capisco che sta sorridendo, anche se non posso vederlo.

Alzo gli occhi al cielo.
«Ti scrivo i dettagli più tardi. Buona fortuna con tutte le riunioni che hai in programma.»

Ride di cuore e sento le farfalle prendere quota nello stomaco.
«Buona giornata, raggio di sole. Pensami, ok? Soprattutto e preferibilmente quando sei nuda.»

«Mhmm…»

Stacco la chiamata e sorrido come un'ebete.

Non gli ho dato alcuna soddisfazione, ma pensare a lui quando sono nuda non sarà un problema.

~~~

Quella sera, incontro il moro - cioè Adam - al ristorante che ha scelto. È già seduto ad aspettarmi, quindi mi unisco a lui al tavolo.

«Scusa il ritardo. Ho un nuovo cliente. Come stai?» mi giustifico non appena mi accomodo di fronte al ragazzo.

Mi rivolge un sorrisino e scuote il capo.

«Ma guardati: adesso sei una donna d'affari e sei sempre in ritardo.»

«Oh, Adam… per una volta che faccio tardi! Cavolo, stai diventando peggio di un vecchio brontolone.»

«Ascolta,» va' immediatamente al punto. «Ti ho chiesto di incontrarci perché ho una proposta d'affari per te.»

«Intendi un'altra ancora? Oltre a quella che abbiamo già?»

«Ehm… sì e no. Si tratta di espandere il business che già abbiamo…»

«Adam…» mi rabbuio. «Non siamo ancora pronti.»

«Il nostro investitore la pensa diversamente da te, Sierra.»

«Ma l'attività è aperta da nemmeno un anno!»

«I guadagni sono già ottimi. Le proiezioni sono molto positive.»

«Avremo bisogno di più capitale per pagare un menager che gestisca una delle sedi. Io proprio non…»

«Ehi. Non lasciare che la paura ti ostacoli.» mi interrompe. «Se l'investitore pensa che tu sia pronta, Sierra, probabilmente ha ragione. Dopotutto, è lui l'esperto di finanza.»

«Adam, digli che sono lusingata da questa fiducia, ma non abbiamo ancora fatto dei veri e propri profitti.»

«Penso invece che tu gli abbia già dimostrato che quest'idea funzionerà alla grande.»

«E quando vorrebbe procedere con l'espansione?»

«Il prima possibile. Puoi già cominciare a elaborare una proposta.»

«Be', dovrei assumere Nicole per gestire la filiale di Malibu. Posso scegliere la città dove espandermi?»

«L'investitore ha già in mente una città, in particolare.»

Il cuore mi si stringe.
E se fosse un posto dove voglio andare?

Mi sfugge un sospiro prima che riesca a trattenerlo.
«Ok… e quale città sarebbe?»

«New York. Manhattan.»

«Wow… lo sai, è davvero strano. León stava giusto dicendo che…» l'ultima parte della frase mi muore in gola. Mentre eravamo lì, León mi stava giusto mostrando dei posti dove avrei potuto aprire una nuova sede. No. Non può esserci un collegamento. «Adam. Quando ti ha comunicato quest'idea?»

«Un paio di giorni fa.»

«L'apertura di una nuova filiale richiederà molti soldi. Ci servirà più di un investitore per farlo?»

«Non preoccuparti di questo. L'investitore non ha problemi di liquidità. Lascia che mi occupi io dei finanziamenti. Tu pensa solo alla logistica della cosa.» Rimango in silenzio per qualche minuto e Adam comincia subito ad agitarsi. «Perché sei così silenziosa?»

«Sto pensando.» quasi ringhio.

«Il che non è mai un buon segno.»

«Pensi di aver fatto una battuta inteliggente?» Cerco di calmare la mia irruenza e faccio scivolare via l'espressione corrucciata. «Adam. Sto per farti una domanda. Mi risponderai con onestà?»

«Sì.»

«Leòn Van Woodsen è il nostro investitore, vero?» Mio cugino non risponde, ma non serve che lo faccia dato che è sul punto di boccheggiare come un pesce fuori dalla vasca. «Stavolta è meglio che si scavi la fossa, perché lo uccido.»

«Sierra! Non puoi dire una cosa del genere davanti a me. Sono un rappresentante della legge!» lo zittisco con un ringhio animalesco, fuori di me dalla rabbia.

«Non ho davvero intenzione di ucciderlo. Sono solo arrabbiata!»

«Sierra, non pensi di star reagendo in maniera troppo aggressiva? Dovresti riconoscergli qualche merito. È innamorato follemente di te.»

«Come! Merito per cosa? Per avermi mentito spudoratamente per settimane! Avermi ingannata convincendomi a gestire un'attività per conto suo? Avermi manipolata? Aveva così tanta pietà di me da sentirsi costretto a fare una cosa del genere?» tuono.

«Lo ha fatto per aiutarti a sistemare la tua vita. Ha creduto in te quando nemmeno tu credevi più in te stessa.»

Sono così sconvolta che lo stomaco inizia a girarmi e ho la nausea. Mi sento presa in giro. Alzandomi, getto il tovagliolo sul tavolo e mi volto.

«Devo andarmene di qui.»

«Sierra, aspetta! Ti prego, sii razionale. León è stato così buono con te.»

«Forse è proprio questo il problema, Adam. È stato TROPPO buono con me. E adesso scopro che per lui non sono altro che un investimento.»

«E va bene. Forse è arrivato il momento di farti scontrare con la realtà. Rompi con lui, avanti. Solo così potrai scoprire ciò che è reale e ciò che è falso. Perché a me quello che c'è tra di voi sembra dannatamente reale.»

«Be', non posso rompere con lui visto che non è veramente il MIO ragazzo.»

«Ne sei proprio sicura?»

«TU non parlare nemmeno con me.» gli punto il dito contro. «Non guardarmi nemmeno. Come hai potuto non dirmelo?»

«Perché sapevo che sarebbe andata a finire così. È da quando siamo bambini che ti comporti da pazza, Sierra.» Io sarei la pazza? Quindi la colpa è mia di tutto quello che è successo? «Ma non è così che funziona la vita reale. Non tutte le persone piene di soldi si comporteranno come ha fatto Dan.»

«Tutto quello che volevo dimostrare a me stessa e agli altri era che potevo farcela da sola. Non voglio la sua pietà.»

«Non ti avrebbe mai costretto ad aprire una sede a New York. Come fai a non capire che è il suo modo di avvicinarsi a te?»

So solo che ho una gran voglia di riempirlo di pugni, ecco cosa voglio fare in questo momento.



~~~

Il taxi mi riporta al mio appartamento in pochi minuti. Ho talmente tanta rabbia dentro e le mani mi tremano convulsamente mentre cerco il suo numero tra i vari contatti.

«Ciao, amore. Com'è andata la tua giornata? Non dimenticarti che domani devi…»

Lo interrompo con un urlo di frustrazione, capace di devastare le orecchie a chiunque. «Come diavolo fai a comportarti come se non mi stessi nascondendo niente? Come se non mi stessi ingannando da settimane?»

«Ehm… cosa?»

«Leòn, so perfettamente cosa hai fatto e non posso credere di essermi fatta ingannare così facilmente! Scommetto che pensi sia proprio un'idiota!»

«Non ti seguo…»

«Non voglio che tu abbia pietà di me, non verrò a casa tua domani e preferirei che non venissi alla festa dei miei genitori con me. Qualunque cosa ci fosse tra noi…» faccio una pausa per rendere tutto più solenne. «Finisce qui

***

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