"Only those who understand the essence of art can reach supreme perfection"
Oddio, ma davvero abbiamo sfiorato più delle 12K di letture? Non mi sarei mai immaginata questo traguardo, ma non so spiegare quanto mi faccia bene aprire quest'app e vedere che state apprezzando quanto me.
Questo progetto mi sta molto a cuore e sto facendo i salti mortali per scrivere un degno "sequel" a questa serie che amo.
Avonlea, i suoi paesaggi e Anne.
Il suo personaggio mi piace davvero, c'è un grande lavoro di interpretazione dietro i suoi gesti (anche se nella maggior parte delle scene mi viene da prenderla a lavagnate, dettagli) e Gilbert... in assoluto è il mio amore platonico.
Vi prego di continuare a seguire e leggere la storia perché i prossimi capitoli potrebbero segnare una svolta imprevedibile.
Abbiamo visto "entrare" a pieno titolo Roy Gardner. Cosa potrebbe avere in serbo il suo esordio?
"MY ANNE WITH AN 'E' "
Charlottetown
Nonostante il lungo viaggio che avevano compiuto, Anne faticava a dormire.
C'erano tanti pensieri che si dibattevano nella sua testa e non era semplice scacciarli. Invece Diana Barry sembrava vittima di un sortilegio. L'animo di Anne era come il mare in tempesta, ma non se ne stupiva con tutto quello che era successo nelle scorse settimane.
Da bambina, aveva sempre pensato di avere un aspetto orribile e preferire quello della sua migliore amica. Ecco! Ora avrebbe voluto la sua vita perfetta, la sua relazione romantica perfetta e senza ostacoli, degna di un romanzo.
Diana Barry era tutto ciò che non sarebbe potuta essere. Così diversa e al contempo così affine al suo spirito.
Marilla l'avrebbe rimproverata.
"È peccato desiderare essere chi non sei, Anne. Ognuno di noi è perfetto a modo suo."
In un certo senso, non era blasfemia, ma qualcosa d'impossibile.
Ma non era l'unica paranoia in cima alla lista. Tornare in quella città le aveva risvegliato ricordi del passato quando frequentava la Queen's Academy.
Era stato difficile lasciarsi alle spalle Green Gables e i Cuthberts, ma per fortuna Diana aveva convinto i suoi genitori e c'era anche Cole, con cui si era cimentata in molte esplorazioni.
Ma ricordava anche giornate dove si era tartassata per lo studio, dato che aveva mantenuto il suo atteggiamento competitivo con il suo amico di penna, nonostante la distanza. Era decisa a sbaragliare ogni studente e il suo incrollabile senso del dovere trionfò quando conseguí il diploma dopo solo due anni dall'iscrizione.
Dire che era orgogliosa era un eufemismo. Tornò a Green Gables vittoriosa e con futuro brillante che rese orgoglioso Matthew Cuthbert.
Poteva definire quel periodo a Charlottetown come il più felice, secondo solo al suo arrivo ad Avonlea.
Era stato Cole Mackenzie a "presentarle" quello che aveva battezzato il nuovo ritrovo portandoci anche il suo gruppo di amiche. Per tutti i realisti poteva essere un parco, la natura che avanzava contro la morsa del progresso in una città in continua evoluzione, ma quegli alberi, quei sentieri e quel laghetto erano come una casa per Anne Shirley-Cuthbert.
Le ricordava tutto della sua amata fattoria e passarvi delle ore per leggere era diventato, durante il soggiorno, la cura contro la nostalgia. Aveva ritrovato un pezzo di Green Gables e l'avrebbe custodito per sempre nella sua anima, anche dopo la sua partenza.
Come tutte le esperienze anche quella fu destinata a finire quando il college finì.
Anche il cuore di Josephine Barry si era rianimato quando aveva accolto nelle sue braccia le due giovani e aveva fatto preparare la vecchia camera di Anne in modo che potessero riposarsi in vista del grande evento, che mise in agitazione tutta la dimora, inservienti inclusi. Nonostante ci fossero state modifiche nell'arredamento, il suo scrittoio era rimasto esattamente dove l'aveva lasciato, accanto alla finestra.
Durante la cena avevano discusso amabilmente di ogni argomento passato e presente, e Diana si era premurata di informare anche sua zia su ciò che aveva combinato Anne, non smettendo di fissarla come se fosse stata un criminale. Dal suo canto, la diretta interessata aveva cercato di giustificarsi, sotto lo sguardo attento della più anziana.
Non seppe spiegarsi il motivo, ma la intimoriva più delle strigliate dei suoi amici. Josephine Barry si era trovata già a far fronte ad una situazione del genere tempo prima, ma adesso era anche peggio. Con i commensali impegnati in altre discussioni, Anne continuò a tacere per il resto della serata e alla fine con i nervi a fior di pelle si congedò. Anche Diana lo fece, decidendo di seguirla.
Anne aveva tirato un sospiro di sollievo quando si era addormentata durante l'interrogatorio. Ma ora si trovava improvvisamente sola e con la mente alla deriva, tentando di trovare disperatamente una soluzione ma era in alto mare.
Si sedette allo scrittoio e puntò lo sguardo sul cielo terso e brillante.
"Che notte meravigliosa..." sussurrò, prendendo un foglio dal cassetto e anche la penna delle possibilità, che aveva infilato nella valigia.
Le capitava in passato di essere nervosa. Ricordava di aver trascorso molte notti nella soffitta dell'orfanotrofio ad inventare storie, dove la principessa Cordelia alla fine trovava il suo regno e un principe che la sposava. Oppure prima di una sessione d'esame, quando il suo unico rimedio era rispondere all'ultima lettera di Gilbert.
In fondo, scrivere ti salvava davvero dalle situazioni che nella realtà erano muri insormontabili. Ti dava la possibilità di immergerti in un mondo alternativo, lontano da ciò che avrebbe potuto farti male. E lei conosceva bene quella sensazione. Avevano cercato di strappargliela dalle mani proprio come avevano fatto con i fogli del suo libro.
Perché un orfano non aveva il diritto di sognare o credere in un futuro radioso.
Accese la lampada e cominciò a scrivere copiosamente, di tanto in tanto si fermava ad ammirare il paesaggio notturno, che ben presto sarebbe stato illuminato dagli sprazzi del giorno.
Era una notte tranquilla, come la maggior parte delle altre sull'isola di Prince Edward, prese a raccontare al suo intimo amico di penna gli ultimi aneddoti di quelle settimane.
"Caro Gilbert,
ti confesso che ho sempre amato il periodo autunnale,
lo trovavo affine al mio spirito
prima che arrivassi a Green Gables.
Ora penso che l'estate sia meravigliosa.
I suoi incantevoli profumi, il risveglio della natura... tutto così perfetto da commuovermi.
Se fossi ad Avonlea
potrei anche dormire su un albero,
ma non credo che Marilla sarebbe d'accordo.
È molto protettiva nei miei confronti,
e io non vorrei darle dispiaceri più di quanti io ne abbia dati.
Prendiamo anche questo cielo.
Se alzi lo sguardo potresti notare quante siano luminose le stelle e come la luna si siano convertita in una splendida sposa.
Ricordo di aver pensato lo stesso dell'albero di ciliegio alla stazione di Bright River.
Tu cosa pensi?
Non lo trovi romantico?
Ad Avonlea non è successo nulla
che non abbia già scritto.
La stagione del raccolto
impegna tutti gli abitanti, e Sebastian non se la sta cavando male.
Puoi stare tranquillo.
E gli manchi molto, anche se non lo ammetterebbe mai.
Anche i bambini stanno bene.
Tutti si stanno impegnando per provvedere al loro benessere, anche se non è facile guarire da questa ferita.
Entrambi lo sappiamo.
Tu come stai?
Scusami se stavo divagando, credo che questo sia il mio peggiore difetto.
Non credo di poter cambiare.
Come direbbe Shakespeare:
"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo."
Ora l'ho capito.
Anche se avessi un colore diverso o una carnagione rosea...
non smetterei mai di essere Anne di Green Gables.
Ho dimenticato di dirti qualcosa d'importante. Ricordi il mio amico Cole che vive qui a Charlottetown? Sta per mettere in scena la sua prima mostra e ci ha invitate all'evento.
Credo sia una delle tante ragioni per cui ti sto scrivendo
nel bel mezzo della notte.
Sono molto emozionata di prendervi parte come ospite d'onore e gli auguro di poter esporre i suoi dipinti in ogni museo, persino al Louvre.
Penso che sia una delle persone più uniche che abbia mai conosciuto.
E chissà quanti altri personaggi potremo incontrare durante il percorso fuori dai confini di quest'isola.
Chi ha il coraggio di credere e combattere per le proprie scelte, andando contro menti chiuse e ottuse. Niente paura, nessun ripensamento.
Tu lo saprai meglio, visto che hai viaggiato più di un anno...
Ma c'era un altro interrogativo che le stava balenando in testa mentre osservava la trafila di parole.
Proprio quel giorno aveva segnato l'inizio, e non riusciva a pensare ad altro, tranne quando era a scuola.
Sapeva di non poter avanzare pretese o pretendere risposte, perché l'aveva ferito con la sua richiesta.
Non era la prima volta che si cimentava in discorsi incomprensibili, provocando danni. Anche in quel caso l'aveva fatto, mandando al diavolo il suo desiderio di trovare qualcuno che l'amasse, indipendentemente dal suo essere.
E quando era stata ad un passo dal realizzarlo o accettarlo, si era tirata indietro e aveva ridotto le speranze in cenere. Non c'era stata nessuna maniera alternativa.
Solo un cuore profondamente turbato.
Lei era troppo complicata e testarda per piacere a un ragazzo.
Per piacere a Gilbert Blythe.
Nessuno si sarebbe mai preso la briga di sopportare il suo caratteraccio o i suoi modi così lontani dai canoni femminili. Ma, per l'ennesima volta, era stata smentita.
Quel ragazzo popolare, gentile, tremendamente bello aveva posato il suo sguardo su di lei e il mondo era svanito.
Cos'era il sentiero della candida gioia sul finire del tramonto rispetto alla figura di un giovane profondamente innamorato di lei? Quel posto così magico che aveva percorso la prima volta in calesse era stato appena soppiantato da Gilbert.
Avrebbe voluto tornare indietro?
Magari riflettere. Dopotutto si trattava del suo futuro, non di rispondere alle previsioni del tempo.
Ogni puerile visione era stata soddisfatta da quelle dolci parole, ma la paura aveva offuscato il suo cuore.
L'unica cosa che voleva evitare era rovinare la loro amicizia. Avrebbe voluto essere ancora quella bambina di tredici anni, che gli spezzò la lavagna in faccia per orgoglio, piuttosto che un'adulta senza spina dorsale che rifuggiva dalle responsabilità.
Se non era in grado di renderlo felice, allora era meglio voltare pagina e lasciare che le loro strade si separassero, anche se in cuor suo sapeva che sarebbe stato un altro eventuale arrivederci.
Continuò tutta la notte a guardare la finestra combattuta dall'impazienza di finire la lettera, ma alla fine si lasciò vincere dalla stanchezza.
Sperare di rispondere a questo dubbio divenuto esistenziale la stava facendo impazzire e la testa le doleva terribilmente.
Quando si svegliò i primi sprazzi di luce illuminavano la stanza e qualcuno stava bussando alla porta.
Doveva avere un aspetto orribile se la cameriera la guardava mentre comunicava che la colazione era pronta.
Anne chiuse la porta rispondendo sbrigativamente "grazie" e si massaggiò gli occhi. Diana, nel frattempo, era emersa dallo stato comatoso e i suoi capelli scuri erano un po' scompigliati.
Ma tutto sommato era un bocciolo di rosa, riposata e più calma di ieri.
Anne, al contrario, sapeva che il mal di testa avrebbe continuato a darle il tormento fino alla fine della colazione.
Appena la mora posò il suo sguardo dannatamente consapevole su di lei non le risparmiò il sarcasmo e le sue allusioni interessanti.
"Chissà cosa ti ha tenuta sveglia."
Alzò gli occhi contro il soffitto.
"Lo so a cosa alludi e stai sbagliando. Non sto di certo pensando a...-"
Diana accennò un sorriso, compiaciuta. Se non fosse stato un comportamento adatto a una signorina della sua classe sociale, si sarebbe messa a saltare sul letto dalla felicità.
La ragazza si mordicchiò il labbro e maledisse in silenzio la sua amica. Stava diventando prevedibile, accidenti!
"Beh, Gilbert piaceva a tutte, quando andavamo a scuola. Ruby in testa." ribadì la mora.
"E questo cosa c'entra?" La interruppe Anne, diventando più rossa dai suoi capelli.
"Ma... Ha baciato te. Non credo che baci ogni donna allo stesso modo, se non quella che ritiene importante."
Per poco non le mancò il fiato dopo aver ascoltato quella dichiarazione, il cui impatto non fu leggero.
"Diana Barry, cosa stai insinuando!?" le urlò contro, incapace di contenere le sensazioni che stava provando di fronte a quella prospettiva. "E poi perché improvvisamente sei diventata il suo avvocato difensore?"
Diana sospirò più forte, passandole accanto. "Perché è da anni che cerca disperatamente di metterci un punto... e non può esserci sensazione più terribile che fallire."
"Tu credi che mi stia divertendo?" si difese Anne. "E' da quando ho iniziato a frequentare il college e l'ho baciato che ho pensato che il nostro fosse un legame quasi magnetico. Tutte le volte che ci allontanavamo, per una ragione o un'altra finivamo irrimediabilmente a ritrovarci, e più complici di prima. Non volevo arrivare a respingerlo, avrei voluto essere sensibile, e invece sono stata crudele."
Anne si sedette sul letto con un tonfo, e Diana fece lo stesso, prendendole le mani. "Ora non fare così, Anne. E' vero che rifiutandolo hai reso le cose difficili, ma se tu mostrassi sincerità anche con te stessa."
"Mi pento profondamente di quello che ho fatto. Ma... dirgli di sì e diventare sua moglie?" Si stese sulle lenzuola sgualcite e giunse le mani sullo stomaco. Diana era pronta a offrirle dei consigli, ma non come amica d'infanzia, ma da futura sposa.
"Avresti un futuro meraviglioso con lui."
"Non sono sicura che lui mi voglia ancora, come disse sul viale della candida Gioia."
La sola e unica cosa su cui Diana Barry avrebbe potuto giocarsi l'intero capitale della sua famiglia era l'amore profondo e sincero che il ricciolo le riservava in ogni gesto e sguardo. Quegli occhi scuri non avrebbero mai potuto mentire al riguardo. Eppure non era abbastanza. Quel sì restava bloccato nella gola di Anne, sospeso tra incertezza e cattivi presagi. Il grande paradosso che si era scatenato tra mente e cuore, due direzioni opposte e in confronto, difficile scegliere su quale fronte schierarsi. Se avesse dato retta al secondo - pensò Diana - probabilmente Anne e Gilbert sarebbe stati felicemente sposati da chissà quanto tempo.
"Oh, che sciocchezze!"
"Sono così complicata."
"Sicuramente potevi trovare una frase diversa." le fece notare Diana, fissandola dall'alto.
"Ma... io non voglio che la nostra amicizia finisca."
"E' già finita, semmai fosse esistita." obiettò con severità Diana. "Tu e Gilbert non siete mai stati semplici amici."
Anne si alzò. "Eravamo in competizione."
"Tu eri in competizione. Lui non sembrava incline alle sfide negli ultimi tempi."
"Ma ha comunque accettato le mie condizioni. Gli ho detto di restare amici e lui non ha fatto una grinza."
"In apparenza." ribatté ancora, strappandole uno sbuffo. "I sentimenti non svaniscono come per magia. Dovresti saperlo meglio di me, Anne. Sei tu la scrittrice piena d'inventiva."
"Ci vorrà del tempo..." incrinò la voce. "troverà quella giusta. Funziona così quando... l'amore non è corrisposto."
Diana stava per darle una sberla, ma le voltò semplicemente le spalle. A volte, non la capiva proprio. Anne Shirley-Cuthbert era più incomprensibile dei sermoni del parroco alla messa domenicale. Le due giovani smisero di discutere, o meglio Diana tagliò corto. Se fosse dipeso dalla rossa, il risveglio sarebbe stato meno burrascoso.
Al piano di sotto, stavano lavorando per gli ultimi ritocchi alla sala, e per questo Josephine Barry aveva fatto preparare un rinfresco per i suoi ragazzi sulla veranda, dalla parte opposta della casa. Anne si sentiva meglio, l'emicrania era passata. Diana, al contrario, continuava a fulminarla e osservarla tra un pasticcino e una tazza di tea, dopo che il suo tentativo di prima era fallito. Metterla alle strette era servito a ben poco, ma non aveva intenzione di mollare. La realtà la conoscevano tutti.
Anne apparteneva a Gilbert e viceversa. Agli occhi di chiunque, ad Avonlea.
Anne si era gettata in una discussione completamente opposta ai problemi di cuore.
"Sicuramente mettere il mio ritratto tra i tuoi dipinti meravigliosi è stato azzardato." ribatté con maggior sicurezza mentre lisciava le pieghe del vestito. Per l'occasione, aveva scelto quello blu confezionato da Marilla per il suo ingresso alla Queen's. Era così splendido, e ad Anne piaceva molto il contrasto tra i suoi capelli color carota e l'azzurro del cielo.
Cole Mackenzie, in tutta risposta, sorrise e posò la tazzina sul piattino.
"Solo chi capisce l'essenza dell'arte si avvicina alla perfezione suprema. Non c'è niente che faccia presagire il contrario." Quella citazione risuonò così tanto perfetta alle orecchie di Anne.
"E chi è il poeta in questione? Sembrerebbe celare l'anima di Tennyson."
"La risposta è: ognuno di noi."
"Che splendido ragionamento, Cole." concordò la giovane. "Chiunque l'abbia detto ha veramente espresso qualcosa di vero e perfetto."
Cole scosse la testa e si tenne per sé per quest'ennesimo segreto, con cui presto le due ragazze si sarebbero scontrate.
"Io ricordo sempre la frase: leggere può salvarti la vita." disse Cole, guardando quella persona che si era fatta promotore di quel concetto sublime.
Anne non l'avrebbe mai dimenticato, come le sue origini sfortunate anche adesso ch'era alle sue spalle ed era diventata più dell'orfanella adottata dai Cuthberts. Ora le sue opinioni avevano un peso per la società. Ora non solo aveva più voce in capitolo, ma veniva addirittura spalleggiata e ammirata per la sua straordinaria capacità di battersi per le cause giuste. Ma era sempre lei, Anne Shirley, con un bagaglio di avventure diverse e un lavoro che le dava grandi soddisfazioni. Essere insegnante non era stato semplice all'inizio. C'era chi l'aveva accusata di non avere metodi convenzionali all'epoca e che i ragazzi dovessero essere educati con il pugno di ferro. Anne fece di tutto per cambiare questa grottesca opinione, e se c'era una cosa da evitare erano le bacchettate o modi arroganti, alla stregua di Mr Philips.
Anne, nonostante le diffidenze, si era conquistata il rispetto e l'amore dei suoi alunni e aveva fatto tesoro degli insegnamenti della signorina Stacy. Avonlea aveva conosciuto una nuova fase del progresso, secondo Gilbert, che non aveva esitato a difenderla a spada tratta davanti all'intero consiglio comunale.
Lei sicuramente avrebbe fatto un lavoro migliore del suo predecessore. E la piccola scuola non poteva essere in mani più sicure. Anne si era sentita profondamente colpita dal suo discorso, tanto da lasciargli un biglietto sotto la porta della sua camera.
Questa volta però si era raccomandata a Sebastian di farglielo avere. E per l'ennesima volta il suo pensiero saettò sul ricciolo, e come se non bastasse era arrossita.
Chinò la testa.
"Certo. Sono stata io a dirtelo tanto tempo fa, e sto cercando di trasmettere questo mio sapere ai miei alunni. Spero che le nuove generazioni crescano nel rispetto del creato, che questo progresso non finirà per distruggerci."
Erano a malapena agli inizi di un nuovo secolo, e Anne parlava saggiamente, anche se aveva compiuto da poco ventuno anni. Dopotutto le sfide che si era trovata a fronteggiare l'avevano forgiata con quella consapevolezza di non dare nulla per scontato e di lottare per sopravvivere.
"Come va con le lezioni, signorina Shirley-Cuthbert?" la punzecchiò Cole.
"Siamo in piena estate, ma io sto ancora preparando le nuove lezioni in vista del prossimo anno scolastico. Ho ancora molto da fare. Tutto sommato, amo fare l'insegnante. Ora capisco più cose di quando ero un'alunna."
"E' molto brava a gestire i bambini. Ma non avevo dubbi." aggiunse Diana, rammentando con nostalgia i tempi dell'adolescenza.
"Sono in una fase delicata. Pensa che Eddie ha preso in giro Noemie per le sue lentiggini e i suoi capelli..." raccontò loro, facendo fare all'artista un mucchio di risate.
"Una certa persona a un simile insulto ha risposto con la sua lavagnetta." Rispose Diana con un occhiolino, indirizzandolo all'amica. Anne finse di non aver colto l'ennesima allusione.
Era passato così tanto tempo.
"Le solite marachelle dei maschi. Niente che non possa essere risolto. Cercherò di parlare al bambino, e gli spiegherò che potrebbe essere pericoloso burlarsi di una compagna."
"Mr Philips avrebbe fatto scrivere alla lavagna "avete un carattere orribile" e messi in punizione per tutta la lezione." accennò Cole.
"Riteneva che i suoi metodi fossero validi." li interruppe Diana, che dei tre avevano avuto meno grattacapi con quell'insegnante che, per fortuna, aveva lasciato Avonlea dopo che Prissy Andrews l'aveva mollato sull'altare.
"Inadeguati." la corresse prontamente Anne, mentre l'artista storceva al naso al ricordo di tutte le punizioni o malignità uscite di bocca a quell'uomo frustrato.
Non aveva ricordi piacevoli di quel periodo, se non alterchi continui. L'unica nota positiva era aver conosciuto Anne e Diana, condividendo il loro pranzo. Anne soprattutto, l'aveva risollevato dal baratro in cui era piombato dopo che aveva abbandonato la scuola. Persino la sua famiglia gli remava contro.
Non era uno spirito affine. Era succube dei suoi problemi e infelice della sua vita, tanto da trovare pace solo facendo del male agli altri.
"Menomale che la signorina Stacy è arrivata ad Avonlea. E' stata una benedizione."
"Giusto. Sopratutto per Sebastian e Delphine, straziati per la morte di Mary."
"Immagino..." sussurrò Cole. "Perdere qualcuno di così importante devasterebbe chiunque. Non so come farei se Josephine venisse a mancare all'improvviso."
"Non è stato facile." confessò Anne rattristata, mentre pensava a quel momento devastante. "Gilbert aveva una nuova famiglia dopo la morte del padre, e improvvisamente questa disgrazia..."
In quel frangente, aveva temuto di non essere la spalla forte di cui il ricciolo aveva bisogno. Non aveva detto nulla, si era limitata ad abbracciarlo e a sentirlo ricambiare, stringendola così forte, per sentirsi ancora più vicini. Era bastato quello per riaccendere una scintilla mai del tutto assopita, assaporare quella sensazione, come nel bosco qualche giorno fa, quando il mondo era svanito e tutto era praticamente immobile.
"E l'hai anche consolato." la tormentò Diana, con quell'uscita strategica di tacita vendetta.
Ogni occasione era ghiotta per ricordarle quella penosa situazione sentimentale che tanto la preoccupava. Per sua disgrazia, non sapeva ancora come avrebbe reagito quando tra due settimane si sarebbero rivisti ad Avonlea. Magari sarebbe stato come le altre volte, prima un momento d'imbarazzo poi gli avrebbe rivolto la parola come se niente fosse; era abituata a vederlo partire: andare e tornare, e non avrebbe fatto la figura della maleducata.
Maledisse i suoi amici per aver toccato quel tasto dolente e si congedò frettolosamente, senza neppure finire di bere il tea. Quando si stava per alzare, Diana l'afferrò per il braccio.
"Abbiamo delle faccende in sospeso."
Oh, Diana.
Si infilò velocemente i guanti e meditò di tornare poco prima che la mostra cominciasse, nel tardo pomeriggio. La meta l'aveva decisa, sarebbe andata nel suo ritrovo per poter sfogliare in santa pace il libro di sua madre, "Il linguaggio dei fiori". Tutte quelle raffigurazioni, le dediche di Walter, e quel bellissimo ritratto avevano dissolto ogni dubbio. Finalmente le era tutto nitido, come se la nebbia di prima avesse lasciato il posto a un arcobaleno luminoso. E perdersi in quella lettura, con sullo sfondo quel paesaggio maestoso, l'avrebbe aiutata a distendere i nervi.
Il suo incantevole paradiso ospitava molto più persone di quante pensava trovarvi. Guardandosi attorno, Anne notò di essere l'unica donna a non avere nessun accompagnatore su quei sentieri, ma quel dettaglio era irrilevante. Si era distinta sempre per la sua unicità, dopotutto. Continuò a camminare, attraversando il pontile in legno, fiera ed elegante. Si bloccò e si sporse, mentre la sua figura emergeva da quelle acque cristalline. C'era chi le passava accanto e bisbigliava parole incomprensibili, quando appoggiò il tacco degli stivali su uno dei sostegni per potervi salire.
Era così occupata che non fece caso ai molti occhi, e in particolare a un paio di occhi scuri, che dalla sponda inversa non la stavano perdendo di vista, da quando l'elegante figura era entrata prepotentemente nella sua visuale.
Charlottetown era un'ammucchiata di dimore aristocratiche, via vai, tante carrozze e qualche automobile e quel parco era l'unico luogo, dove un artista poteva ritrovare l'ispirazione perduta. Quel pomeriggio gli era parso adatto per dare ascolto al suo spirito, ma non avrebbe mai pensato che una simile visione potesse fulminarlo in pieno giorno. La matita stava tracciando un piccolo schizzo dei dintorni, un esplosione di verde e blu avevano invaso la sua tavolozza e il dipinto a cui stava lavorando da mezz'ora. Verde e blu, spenti, senza nessun'anima. Ma, improvvisamente, tutta quella flemma era stata spazzata via completamente dal rosso.
Il fuoco, ecco cos'era.
Quella fanciulla che sul pontile pareva così irraggiungibile, sembrava la protagonista del palcoscenico. Non riusciva a vederle il viso, ma non gli importò più di tanto mentre continuava a ritrarla. Di spalle l'effetto era ancora più coinvolgente agli occhi di un critico. C'era anche una passata di azzurro, come il suo vestito, ma era in netta minoranza.
L'arancione dominava in lei, come i suoi capelli che teneva raccolti in un'acconciatura ricercata e racchiusi in un delizioso cappellino in pendant con l'abito. Improvvisamente la sua mano non riusciva a seguire il gessetto sul foglio, quando fino a poco tempo prima stava pensando di abbandonare tutto per mancanza d'immaginazione.
Nel giro di qualche minuto, aveva smesso di concentrarsi sul paesaggio e continuava a lavorare sulla figura snella, sperando di poter incarnare quella perfezione sulla tela.
Un tuono riecheggiò sopra la sua testa, e il ragazzo alzò gli occhi verso il cielo. Poi lo riportò sul suo lavoro incompleto, e di nuovo sulla ragazza, che scese d'impeto dalla staccionata.
Cos'aveva intenzione di fare?
Un altro rumore, meno rassicurante del primo gli suggerì che un temporale si stava avvicinando e che avrebbe dovuto andare via prima che rovinasse tutto il lavoro. Lo coprì, mentre le prime gocce stavano cadendo giù. Accidenti, avrebbe dovuto ascoltare il consiglio di Dorothy...
Diede ai rimproveri della sorella poca importanza, fermandosi ancora una volta sulla ragazza che aveva ripreso a passeggiare, senza fare caso alle nuvole che oscuravano il cielo dell'isola. Era strano che fosse ancora tra quei sentieri, ormai deserti. E che le fosse anche lui, anziché cercarsi un riparo per evitare quella doccia.
Quando la pioggia aumentò d'intensità, il parcò diventò un luogo suggestivo per qualsiasi scrittore. Anne non aveva l'ombrello con sé, nonostante sapesse che il tempo in estate fosse imprevedibile. Era già capitato durante il rinfresco a casa di Ruby, ed ora si trovava immobile a venire completamente investita dall'acqua. L'ultima cosa che voleva era beccarsi un raffreddore e non poter partecipare all'evento di Cole, ma quando l'acqua aveva preso a scorrere sulla pelle scoperte, bagnandola completamente aveva avuto l'impressione che potesse lavare ogni sua colpa, ogni trauma che la tormentava, rendendola innocente come appena venuta al mondo.
Non c'era più nessun nel parco, considerò, quando cominciò a danzare e ad accarezzare l'aria, a lasciare che i suoi palmi raccogliessero le lacrime dal cielo ormai completamente oscuro e lambito dalle saette. Alla fine, si ritrovò zuppa dalla testa fino alle scarpe.
Sotto la pioggia che batteva fitta il sentiero, corse più veloce cercando di ripararsi con la mano. Se l'avesse vista Marilla, le sarebbe preso certamente un accidente, come tutte le volte che era finita nel ruscello durante le esplorazioni ed era tornata a Green Gables sporca di terra, ma soddisfatta per aver portato a termine un'altra avventura. Aveva ballato durante un temporale, cercando di combattere l'astio che aveva... non c'era evento più traumatico di una tempesta.
Quando si appoggiò al muro, il suo petto si alzava e si abbassava e i capelli le si attaccavano alle guance. Il suo corpo tremava per il freddo. Ne era intirizzita fino alla punta dei piedi. Ma per fortuna, aveva ritrovato l'equilibrio. Era rilassata, a parte il bagno.
Il padiglione riusciva a ripararla da quella tempesta, ma la ragazza si rese conto che nella corsa aveva perso il suo braccialetto. Marilla si sarebbe arrabbiata, dato che era il regalo di Matthew per il suo sedicesimo compleanno.
Doveva essersi sfilato durante il tragitto, oppure mentre stava improvvisando quella coreografia.
Sospirò, mortificata. Non solo la sua acconciatura era rovinata, ma aveva smarrito un oggetto prezioso a cui teneva tantissimo. Si era ripromessa di aggiungere ciondoli, per ogni Anne che sarebbe diventata.
Sperava che il temporale concedesse una tregua al più presto per percorrere a ritroso la strada. Non si sarebbe mai perdonata!
Una strana figura si palesò davanti a lei, e Anne sobbalzò. Sicuramente se avesse avuto qualcosa in mano, gliel'avrebbe lanciato addosso. Il ragazzo strattonò il pantalone, fradicio come il suo, mentre il ciuffo gli ricadeva sulla fronte. Si girò brevemente per guardare alle sue spalle.
"Sapevo che l'estate era imprevedibile, ma... che tempo da lupi." fu la frase che Anne gli sentì dire, da quando aveva fatto il suo ingresso, inaspettato come il lampo che illuminò le nubi.
La ragazza restò immobile di fronte allo sconosciuto. Diversamente l'avrebbe sommerso di tante parole, ma non riuscì a muovere un muscolo, figurarsi la mascella.
I suoi occhi scuri intercettarono la sua figura un istante dopo la breve esplorazione, al di fuori del padiglione dove si erano rifugiati entrambi. Era strano che anche lui fosse bagnato, quanto lei.
Anne moriva dalla curiosità di sapere chi fosse.
"Il solito temporale estivo, ma comunque non ci siamo risparmiati la doccia."
Il ragazzo si bloccò, notando quella figura minuta, che aveva visto sul pontile. Non avrebbe mai potuto dimenticare quella cascata rosso fuoco, che adesso le scivolava sulle spalle e incorniciavano un viso puntellato di tante lentiggini. La sua immaginazione non avrebbe saputo arrivare a tanta perfezione.
Il temporale, nel frattempo, si stava affievolendo.
"Non è un problema per lei condividere questo padiglione, signorina?" le domandò un incerto Roy Gardner, stringendo tra braccio e costato il suo cavalletto.
Anne scosse la testa. "No. Assolutamente, c'è spazio abbastanza per tutti e due."
"Non vorrei disturbarla."
Anne non colse l'effettivo significato di quella frase, né il ragazzo le confessò di aver assistito alla sua performance. Sarebbe stato troppo imbarazzante.
Anne si stupì di non avergli stretto la mano, quando si era appoggiato al muro a pochi centimetri da lei. Era totalmente concentrata a studiare la sua mascella squadrata, mentre lo sconosciuto osservava il panorama. Scendendo più giù, notò che una sciarpa di qualche seta costosa gli avvolgeva perfettamente il collo, e un leggero accenno di barba gli delineava il mento. Un profilo di tutto rispetto, degno di qualche signorino di Charlottetown.
"E' un pittore?" gli domandò a bruciapelo, rompendo il silenzio riempito dallo scrosciare della pioggia.
L'uomo la guardò e restò colpito dai suoi occhi, erano più trasparenti del ghiaccio.
Si abbassò per fissare il cavalletto. "Sono solo schizzi. In questo angolo di paradiso mi verrebbe bene anche uno scarabocchio." riprese a studiare il suo viso, non l'aveva mai vista passeggiare in quel parco da quando lo frequentava.
"Solo chi capisce l'essenza dell'arte può arrivare alla perfezione suprema." ripeté Anne.
Roy Gardner la fissò stranito. Come faceva a conoscere quella frase da lui inventata? E soprattutto perché gli risuonava con così tanto fervore nel cuore?
"Il suo ragionamento è corretto, signorina." rispose, cercando di celare l'imbarazzo per averla resa protagonista di una sua opera, senza neanche chiederle il permesso.
L'aveva ritratta, ed era esattamente come aveva pensato fosse. Non solo era maestosa, ma anche intelligente e più arguta di qualsiasi altra persona che avesse incontrato prima.
Il temporale era appena finito. Anne tirò un sospiro di sollievo mentre aggiustava le maniche del vestito e guardava un'altra volta il ragazzo che le aveva tenuto compagnia sotto il padiglione.
Chissà se avrebbero trovato nuovamente il modo di far incrociare le loro strade.
"La ringrazio per aver passato queste ore in mia compagnia." gli disse.
"Il piacere è stato solo mio." le rispose il ragazzo. "Spero di poterla incontrare un'altra volta."
Anne gli sorrise semplicemente, mentre il ragazzo in questione non aveva smesso di fissare ogni dettaglio del suo viso, comprese le sue lentiggini.
Doveva essere un disastro.
Prima che cominciasse di nuovo a piovere, doveva ritrovare il suo amato braccialetto prima che qualcun altro se ne appropriasse. Roy, dal suo canto, era rimasto appoggiato a una colonna del padiglione mentre osservava la tela, rimasta incolume grazie alla sua tempestività.
Ora la Dea del fuoco aveva un volto, dei lineamenti,
...ma non un nome.
Angolo scrittrice
Accidenti, quanto ho scritto! Mi fa male addirittura l'alluce, che non ho usato. Ma finalmente, è successo... sto per pubblicare dopo un'infinità di tempo. Purtroppo sono appena tornata al lavoro e sto cercando di riprendere il ritmo di prima dopo questo lockdown. Inoltre l'ispirazione scarseggiava in queste ultime settimane, ma vedermi la serie è una manna santa.
In questo capitolo non abbiamo Gilbert ( e devo ammettere che mi manca...) e pensare che lui e Anne sono nella stessa città, e forse potrebbe vedersi? O lui potrebbe vedere lei e viceversa?
Quella che è sicuro è che Roy non è rimasto indifferente alla bellezza della nostra eroina preferita, ed è la seconda persona che la ritrae senza chiederle il permesso.
Per non parlare del loro incontro sotto il padiglione del parco. Che dire? Ho pensato che la scena dovesse essere QUESTA nonostante le battaglie esistenziali della mia mente, che andava nella direzione opposta. Alla fine, mi ero bloccata... ma adesso vi beccate il capitolo lungo come il treno ( per punizione, per averlo tanto aspettato). Ora posso morire felice...
Non so se Anne è IC (ovvero nel personaggio), ma si è ripresa. Fosse stata per lei avrebbe voluto vedere gli schizzi di quel povero diavolo, e lui avrebbe fatto la figura del perverso ai suoi occhi...
A proposito di Gardner, cosa ne pensate di Timmy? Sarà LUI l'antagonista principale di questo ipotetico sequel? Lui si batterà contro Gilbert per conquistare Anne di Green Gables? O ci saranno dei colpi di scena che ribaltano le situazioni a vantaggio di qualcun'altro?
E' chiaro che per sapere il nome dovrete aspettare almeno il prossimo capitolo. Per il momento è tutto. Non dimenticate di continuare a lasciare stelline e commenti; inoltre, prima di dimenticarmene, voglio chiarirvi che c'è anche l'angolo "personaggi", dove vengono presentati i nostri protagonisti nel dettaglio, facendo anche differenze con il romanzo e la serie.
E quello continuerà insieme ai capitoli, dando libero sfogo al mio sadismo.
Ucciderete Anne per le sue brillanti dichiarazioni su Gilbert? Molto probabile. Anzi, è assodato che lo farete. Ma, dai, sotto sotto... non può smettere di pensare al nostro amato dottor Blythe.
Gilbert, please. Torna. Ho bisogno di scrivere su te e la tua storia d'amore con Anne.
Dopo questo sfogo, vi do appuntamento al prossimo imperdibile capitolo, e naturalmente continuate a sostenere "Anne with an E" con i nostri tweet #renewannewithanE dobbiamo essere in tanti per farci sentire. Guardatevi la serie, comparatela, amatela, apprezzatela come il più caro degli amanti. Non smettete di seguirmi e darmi supporto anche su "A married life" dove abbiamo Anne e Gil sposati...
Vi ringrazio tanto per il supporto. Grazie tanto di esistere.
@ma4321393948 grazie mille per i tuoi complimenti.
❤️
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