"Going to meet your destiny hides the unknown"
Cory Gruter-Andrew torna nel ruolo di Cole Mackenzie.
Debora Grover torna a vestire i panni di Josephine Barry.
Timothée Chalamet interpreta il ruolo di Roy Gardner.
"MY ANNE WITH AN E"
Tre settimane erano passate da quando Gilbert era partito per Charlottetown, ma nella mente di Anne stavano diventando secoli. Preparare le lezioni per l'autunno la teneva impegnata, ma in un piccolo angolino della sua testa il pensiero correva sempre in un'unica direzione.
Sempre e solo quella.
Gilbert Blythe.
Le mancava vederlo girovagare ad Avonlea, lui e quell'aria magnetica che avrebbe potuto far capitolare il cuore di ogni fanciulla. Avrebbe potuto averle ai suoi piedi con i suoi sguardi e l'accenno del sopracciglio, ma era lei quella che il ricciolo desiderava.
Quante aspettative custodivano i suoi occhi quando si erano salutati sul viale della Candida gioia? Quanti tuffi nel passato scaturiti da quella stretta di mano e dal gioco di ortografia?
Le si erano contorte le viscere quando l'aveva visto sparire all'orizzonte sul calesse di Moody, ma aveva tentato di non darlo a vedere ripetendoselo più volte nel tragitto fino a Green Gables.
Per quanto Anne tentasse di darsi il contegno come suggerito dalla signora Lynde ed evitare di illuderlo, le sue continue lettere davano prova del contrario.
Gli scriveva ogni volta che poteva, raccontandogli aneddoti su Avonlea e non mancandogli di deliziarlo con splendide descrizioni sui luoghi a lei cari. Aveva quasi il timore di annoiarlo con tutte quelle parole, ma dal canto suo Gilbert amava leggere le sue lettere e sentirsi catturato dello stile pomposo di Anne. Riusciva perfettamente ad immaginare quanto fosse spettacolare lo scenario in quel periodo, anche adesso ch'era lontano.
Dovendo essere sincero fino in fondo gli mancava quell'adorabile creatura dai capelli rossi, più di tutto il resto. Da quando era arrivata in città aveva spazzato via il grigio delle giornate e anche le noiose lezioni di Mr Philips erano di colpo diventate interessanti. Aveva trovato una degna rivale ma soprattutto una ragazza che non si faceva abbindolare da un ragazzo carino che le offriva una mela.
Immaginare Avonlea senza lo spirito combattivo ed energico di Anne Shirley-Cuthbert era impossibile. Persino John Blythe, poco prima di morire, aveva intuito che il figlio provava qualcosa per lei. In breve tutta Avonlea attendeva quel momento come la venuta del ministro. Ma nessuno dei due abbandonava il proprio orgoglio e tutti, Bash in testa, erano infastiditi dal loro atteggiamento.
Nelle ultime settimane la voglia di vederla si stava facendo incalzante ma nelle lettere di risposta cercava di non farlo trasparire per non peggiorare la situazione.
L'animo di Anne era sempre più vessato da incubi e preoccupazioni, ciò non era sfuggito a Marilla, ma sopratutto a Diana. Ogni volta che le due si vedevano continuava a prenderla in giro sul suo atteggiamento da moglie "disperata" per il marito al fronte. Anne l'aveva subito contraddetta dicendole quanto si stesse sbagliando, tentando di convincersene.
Ogni volta che c'entrava Gilbert... una fitta nebbia offuscava la sua mente e non sapeva spiegare la sensazione allo stomaco quando l'argomento saltava fuori nelle loro chiacchierate.
E sapeva che quel pomeriggio la primogenita dei Barry avrebbe di nuovo affrontato la questione. Approfittando del tempo libero e del clima piacevole, le due ragazze avevano organizzato una gita al lago per far distrarre i bambini. Quel posto era stato stimolante anche per loro da piccole e sarebbe piaciuto molto anche ai fratelli Miller, ne era più che certa.
Stava finendo di scrivere l'ennesima lettera da spedire a Charlottetown quando Marilla la chiamò dal piano di sotto. Anne nel sussultare stava per rovesciare tutto l'inchiostro sulla carta, ma per fortuna le parole erano salve. Si era tanto impegnata e non aveva staccato la penna dal foglio neppure una volta.
Il fatto che si tenessero in contatto in quel modo suggeriva ad Anne un nuovo racconto. Pensò a quanti libri all'orfanotrofio aveva sfogliato e sui personaggi meravigliosi che aveva incontrato, specie quella del mercante che incontrò sui gradini di un tempio il dio dei matrimoni.
Questo gli spiegò che dentro il suo sacco c'era il filo rosso che serviva a legare mani e piedi di mariti e mogli. Non lo credette e diede l'ordine di uccidere la bambina a lui destinata.
A volte l'uomo era così cieco da non vedere più in là del suo naso. Il filo li ricongiunse di nuovo, nonostante fossero passati anni, e la donna portava la cicatrice dell'abominevole gesto del marito, ma alla fine vissero felici amandosi più di prima.
Quella storia commosse a tal punto Anne che non esitò a inserirla nella lettera e a utilizzarla per una delle sue storie.
Non sapeva se esisteva davvero, ma ci voleva credere. C'era un'anima gemella anche per lei da qualche parte e l'avrebbe trovata. Che gioia sarebbe stata sapendo che avrebbe consegnato nelle mani di qualcuno la sua vita, le sue speranze! Non sarebbe stato più un cimitero di sogni infranti, ma una landa colorata e piena di gemme.
Non stava nella pelle di raggiungere l'ufficio postale l'indomani, sicuramente Gilbert avrebbe risposto egregiamente alla sua domanda.
Si alzò e ripose la lettera nel cassetto prima di scendere.
Marilla Cuthbert era indaffarata e nonostante l'età che avanzava non rinunciava alle piacevoli abitudini di un tempo.
Era alle prese con la tavola e faceva avanti e indietro per sistemare l'argenteria minuziosamente. L'ora del tè era il momento più atteso di tutte le signore ad Avonlea e per l'occasione aveva preparato biscotti alla cannella per un reggimento di soldati.
"Marilla, dimmi." la richiamò la giovane, alla soglia della stanza.
"Oh, Anne..." alzò il viso dal vassoio e guardò la figlia attraverso il vetro degli occhiali. Purtroppo la sua vista era peggiorata dall'ultimo consulto quindi era costretta ad indossarli sempre. Ma ciò la infastidiva perché le cascavano dal naso ogni volta che si abbassava. Era uno strazio. "Per l'amor del cielo! Che fai lì come un cactus? Tra poco le nostre vicine saranno qui e non è ancora pronto nulla."
Anne risparmiò alla madre il suo sarcasmo, ma era palese dal suo sguardo quanto non fosse incline a partecipare a quelle riunioni dove si discutevano di argomenti "da donne".
Diana Barry era a suo agio da brava signorina com'era stata educata. Ascoltava e valutava in silenzio, in confronto Anne aveva la lingua più tagliente di un rasoio. Le signore non facevano altro che fulminarla da una parte all'altra della stanza, ricordandole che il suo unico scopo era fare la moglie, badare alla casa e ai figli. La signora Barry non faceva altro che tessere le lodi di sua figlia che sarebbe presto convolata a nozze con Fred Wright, prima della fine dell'estate.
Anne era rimasta scioccata alla notizia. Il matrimonio avrebbe presto posto fine alla loro adolescenza per sempre, e soffriva al pensiero che Diana non avrebbe passato più tanto tempo con lei, com'era giusto che fosse una volta sposata.
Nonostante i commenti velenosi delle vicine, Marilla non era intervenuta a placare l'animo della figlia. Non aveva sciorinato alcun verdetto, sapendo che le parole sarebbero servite a poco. Anne era distruttiva come cento uragani e a nulla erano valsi gli sforzi di Marilla per educarla.
Col tempo anche quest'ultima si era anmmorbita dopo aver accolto a Green Gables l'orfana di Hopetown. Col senno di allora, non avrebbe mai potuto capire quanto le avrebbe giovato il suo affetto dopo la perdita del suo caro fratello e il rischio di perdere la fattoria a causa dei debiti.
Anne era la morbida carezza che alleviava la ferita sul suo povero cuore, più della stessa Rachel Lynde.
Che sbaglio orrendo avrebbe compiuto se non avesse dato retta alle proteste di suo fratello nel non rimandarla in orfanotrofio. Quel posto non era adatto a una bambina, ma neanche a un animale.
Il tempo stava scorrendo fin troppo velocemente, aveva constatato nostalgica durante i soliti discorsi con la sua amica d'infanzia.
Di fronte a lei non c'era più la bambina arguta e dalla parlantina scorrevole con indosso un vestito sudicio di cui deciderne le sorti. Forse non lo era mai stata. La sua Anne stava diventando un'insegnante progressista e determinata sui suoi obiettivi e non poteva esserne più orgogliosa.
Il rumore delle pentole la riscosse presto dai suoi pensieri mentre Anne, munita di grembiule, sfornava gli ultimi biscotti.
"Oh sono venuti una meraviglia Marilla! Ti prego, svelami il tuo segreto."
"Pazienza e giusti ingredienti, questo occorre." Si asciugò le mani sul grembiule e aprì la porta per chiamare a gran voce Jerry, impegnato nella stalla.
"Beh, considerando come venne la torta di Mary non credo che otterrei qualcosa di buono."
"Sciocchezze. Non fu colpa tua quella volta. Non avrei dovuto scambiare i barattoli. La torta avrebbe potuto vincere il primo premio alla fiera."
Beh, quello di certo fu una delle giornate che Anne avrebbe voluto dimenticare.
La torta era immangiabile e disgustò i giudici, per non parlare di Gilbert che si era presentato con una debuttante e tutti si aspettavano una proposta da un momento all'altro. Il suo cuore per poco non affogò nello stomaco per quanto era abbattuta.
"Hai notizie di Gilbert?" domandò Marilla indirizzandole il solito sguardo eloquente.
"Crede che rimarrà a Charlottetown per un'altra settimana." Il suo tono di voce si era incrinato e nemmeno questo sfuggì all'anziana, tormentata anche lei dai rimorsi per il suo passato sull'amore.
"E questo ti rende triste?"
"No. Perché dovrebbe?" rispose Anne prendendo altre tazze da mettere sulla tavola. "Adesso quel che conta è trovare i parenti di quei bambini. La signora Bluitt non può averla vinta e mandarli in orfanotrofio."
"Tu e Gilbert avete preso veramente a cuore questa causa. Sono tutti felici del vostro impegno. Come stanno quegli angeli?"
"Diana è molto dolce ad occuparsene. Stanno bene, anche se la morte della madre non è facile da superare e io posso capire cosa provino. Ho sofferto lo stesso anche se avevo tre mesi e non sapevo nulla di Walter e Bertha, invece Lizzy ed Henry li hanno amati e conosciuti. È così... maledettamente triste quello che gli è capitato."
"Sta' tranquilla, Anne. Gilbert tornerà presto con parenti disposti ad accudirli."
"Lo spero davvero, Marilla."
"Se così non fosse, troveremo una soluzione alternativa. Non lasceremo che finiscano in orfanotrofio." La rassicurò, dolce.
"Ti ringrazio di cuore, Marilla."
"Quella di andare al lago è una splendida iniziativa." continuò prendendo un vassoio ripieno di pasticcini. "Ho cucinato per un reggimento. Spero che bastino anche per voi."
"Oh, Marilla... che pensiero adorabile!" esclamò Anne fiondandosi nelle braccia della madre con un tale impeto, che Marilla fu costretta a reggersi al bordo del tavolo.
Dopo la confusione iniziale, la donna ricambiò l'intimo abbraccio poi si staccarono leggermente per fissarsi negli occhi. "Va bene, va bene... frena il tuo entusiasmo ora." si schiarì la voce per nascondere l'emozione di quel gesto, mentre si aggiustava i capelli sfuggiti dalla crocchia. "Oh, ecco Jerry."
Lo fece entrare e si allontanò per riprendere la sua faccenda macchinosa. Anne intanto era immersa nelle solite riflessioni e si accorse della presenza del ragazzo solo quando lui le sventolò la mano contro la faccia.
"Jerry! Ah, scusa ero un po' distratta. Stavi dicendo?"
"Non dicevo nulla. Sono appena entrato. E' accaduto qualcosa che non so?"
Anche Jerry stava tentando di estorcerle qualche informazione, grazie alla sua breve ma intensa relazione con Diana Barry e stava cominciando a simpatizzare con l'argomento principale di tutti.
"Non è nulla." rispose. Questa volta voleva dare un taglio netto alla storia.
"La signorina Cuthbert vuole qualcosa?"
"Volevamo offrirti questi pasticcini con la cannella. Serviti pure tanto Marilla ne ha sfornati abbastanza per tutta Avonlea."
"L'ora del tè." riassunse il giovane, prendendo il biscotto e lo mangiò con gusto. "Grazie Anne." calcò bene il berretto sulla testa e andò verso la porta per tornare ai suoi obblighi sulla fattoria. "Stai veramente bene?" Si voltò, guardandola di nuovo.
Anne alzò gli occhi e sospirò. "Ma quante volte lo devo ripetere che non mi serve una seduta dallo psicologo!?"
"Psi... che?" domandò Jerry, con il suo indioma francese evidente.
"Lo strizzacervelli." Jerry inarcò le sopracciglia nel tentativo di capire. "Ah, lascia perdere. Sto bene."
Il ragazzo non era molto convinto delle sue parole, ma decise di lasciar perdere per non innervosirla di più. Sapeva che Anne era capace di azioni brutali e lo dimostrava il fatto che gli aveva regalato la lavagna con cui aveva picchiato, anni prima, Gilbert Blythe, il ragazzo che stava con lei vicino alla tavola calda.
Mentre apriva la porta il ragazzo si scontrò inevitabilmente con il volto di Diana Barry appena sopraggiunta e trattenne il respiro senza neanche rendersene conto.
Era totalmente in apnea e il suo cuore batteva forte come all'epoca quando s'incontravano nei boschi per leggere insieme 'Frankenstein'. Dopo aver saputo che la ragazza si sarebbe presto sposata Jerry Baynard aveva visto le sue speranze svanire.
Aveva desiderato qualcosa di serio e si era chiesto dove stesse sbagliando, ma lei non aveva esitato a lasciarlo solo perché era di bassa estrazione sociale e non istruito come gli altri. Sapere che avrebbe sposato un contadino l'aveva fatto sentire più frustrato.
Trovarsi davanti quegli occhi così profondi lo misero di cattivo umore e preferì non trattenersi con le ragazze.
Diana era arrivata in anticipo a Green Gables accompagnata dai bambini, con il più piccolo a tenerle la mano.
"Diana, cosa ci fai qui?" chiese subito Anne facendo accomodare i nuovi arrivati.
"Non potevo aspettare altro tempo! E i bambini volevano vedere la fattoria e i vostri cavalli."
"Chiederò a Jerry se può accompagnarli." disse Anne, lanciando un'occhiata fuori. "Dove sarà finito?"
Diana aveva il viso tirato. "È chiaro che non vuole vedermi ed è tutta colpa mia, l'ho ferito."
Anne si morse il labbro. Aveva dimenticato che Jerry aveva qualche problema a stare nella stessa stanza con Diana, dopo la delusione che aveva avuto da lei.
"Sicuramente sta soffrendo, ma sono sicura che gli passerà."
"Ne dubito. È troppo arrabbiato, gliel'ho letto in faccia."
Effettivamente il francese non era proprio al settimo cielo alla sua vista, ma il tempo sicuramente avrebbe curato ogni ferita.
"Sono sicura che l'accetterà, anche se sarà difficile." dichiarò. "Deve accettarlo per il suo bene soprattutto. Non può soffrire per sempre."
Diana scosse il capo. "Anne a quanto pare non hai imparato nulla dalle tue precedenti esperienze. Sei riuscita a spegnere il tuo dolore quando hai visto Gilbert corteggiare Winifred?"
Anne rimase in silenzio per un istante dopo il colpo basso. "Era una cosa diversa. Possiamo cambiare argomento?"
Diana sospirò, fissandola come se fosse un caso disperato.
E forse lo era.
"Allora mi vuoi dire cos'è successo?" la incalzò mentre la faceva sedere sul divano. Per fortuna, Jerry aveva portato i bambini nella stalla per un'esplorazione ma non aveva osato rivolgere un cenno di saluto a Diana. Doveva essere una questione delicata se aveva allontanato i bambini in modo che potessero parlare senza essere disturbate e Anne temette per un momento che si trattassero di brutte notizie da Charlottetown.
Da Gilbert o dalle sue ricerche.
Scosse la testa. Cervello, basta. "Una disgrazia? Oh, ti prego cara Diana, non farmi stare sulle spine."
Diana era semplicemente immobile e il suo sguardo vagava su ogni oggetto della stanza, tranne sul viso febbrile di Anne. Quando finalmente la guardò e le sorrise, Anne sentì il groppo in gola permetterle di respirare.
"Dipende dai punti di vista." ragionò mostrandole un telegramma. Anne afferrò la preziosa carta fra le mani e la strofinò piano. "Proviene da Charlottetown. Forse è di zia Josephine." azzardò la mora.
Anne non poté fare a meno di sorridere. Ricevere notizie di Cole dopo due mesi di silenzio era una lieve carezza alla sua anima, tormentata per l'assenza di Gilbert. Quanto era impaziente di abbracciarlo e di vedere zia Josephine. Aveva molto da chiederle in un momento delicato, dove era facile sbagliare e pentirsene. Sicuramente l'avrebbe aiutata a fare chiarezza. L'ultima volta il suo intervento era stato provvidenziale.
"Chissà che dice." poi si rivolse a Diana. "Credi che stia organizzando un'altra festa per celebrare l'estate?"
"Non credo altrimenti mio padre sarebbe stato informato. Aprila così lo scopriamo."
La rossa annuì. Le mani tremavano dall'emozione e gli occhi seguirono molto velocemente ogni riga.
"Qualcosa non va?" si informò Diana, analizzando l'espressione della sua amica mentre continuava a leggere. "La zia sta bene?"
"Più che bene. Cole sta organizzando la sua prima mostra, è un evento assolutamente straordinario e ci ha invitate!"
"A Charlottetown?" domandò Diana.
"Naturalmente. Nello stesso salone dove abbiamo festeggiato la primavera. Ricordi? La nostra prima festa a cui Marilla non voleva che partecipassimo."
Il sorriso della mora si spense. Anne l'osservò, preoccupata.
"Qualcosa non va?"
"Come faccio con Fred. Sono una donna impegnata e di sicuro mia madre non mi permetterà di viaggiare nelle mie condizioni."
"Nelle tue condizioni?" ripeté Anne, confusa. "Diana non sei ancora sposata."
"Ci saranno tanti giovani alla mostra che ci noteranno e si avvicineranno per corteggiarci. E sono già promessa a qualcuno!"
Anne inarcò le sopracciglia. "Andremo lì per appoggiare Cole, sono sicura che la signora Barry non avrà nulla in contrario a farci partire." le prese delicatamente le mani e le strinse nelle sue. "Lasciami tentare Diana."
"Oh, Anne. Sono così fortunata ad averti come mia migliore amica."
"Per me è lo stesso."
Unirono i loro mignoli come facevano sempre fin dal primo incontro e chiusero gli occhi ripetendo il loro giuramento.
Le paure di Diana Barry per la possibile reazione di sua madre e di Fred sfumarono completamente, quando Anne si presentò ad Orchade Slape la mattina seguente e riuscì a convincere la donna dell'innocente viaggio che avrebbero intrapreso.
Anche Marilla non ebbe nulla da ridire, ma non risparmiò sua figlia di tante raccomandazioni sui pericoli che potevano trovare durante il tragitto in carrozza e consigliò loro di essere caute e di lasciare che Cole le accompagnasse dovunque. A nulla erano valsi i tentativi di convincerla. Diana non aveva viaggiato granché, ma Anne aveva furbizia per entrambe. Era un'esperta viaggiatrice, aveva preso il treno molte volte per spostarsi da una famiglia a un'altra ed era consapevole di doversi guardare le spalle dai malintenzionati.
La giovane decise di viaggiare sul calesse di Matthew con la sua amata cavalla Bella; era molto legata a lei, era stata la prima "amica" con cui aveva familiarizzato lungo il tragitto fino alla sua nuova casa.
Era maestosa e aveva abbastanza prestanza fisica per sostenere quel viaggio, non avrebbero avuto problemi a raggiungere la stazione di Bright River.
Dopo essersi lasciate alle spalle Green Gables e le rispettive madri, le due ragazze si misero in viaggio per poter raggiungere Charlottetown. Speravano di riuscire ad arrivare almeno per la sera e riposare a casa della zia Josephine, in vista della mostra del giorno seguente.
"Credi che Cole avrà inserito anche il tuo ritratto nella mostra?" Diana interruppe il silenzio fra di loro, disturbato solo dagli sbuffi di Bella e dal rumore provocato dagli zoccoli sul terreno.
Erano in viaggio già da qualche minuto e presto sarebbero arrivate alla stazione in tempo per prendere il treno. Anne stava manovrando agilmente le stringhe, come le aveva insegnato Matthew e aveva imparato ad intuire quando era l'ora di fermarlo e farlo riposare.
"Spero non lo faccia, non lo apprezzerebbe nessun critico d'arte."
"Sai che non è vero. Quel dipinto è meraviglioso, mette in risalto le tue lentiggini così bene." le fece notare Diana, strappandole una risata sarcastica. "E poi tuo padre non ha fatto la stessa cosa con tua madre? L'ha ritrattata. Doveva essere una donna splendida."
"Credo che lo fosse, anche se ero troppo piccola per ricordarla." dichiarò Anne.
"Lo era." concordò Diana, ricordando di quando Anne gliel'aveva mostrato mentre erano al college.
"Io spero che i capelli rossi non siano ereditari. Sarebbe una tragedia."
"Credo che su questo non puoi esserne sicura." poi la stuzzicò. "Puoi soltanto sperare che lui abbia i capelli castani."
Aveva il presentimento che Diana si riferisse sempre alla stessa persona, anzi ne era certa.
Anne sorvolò sulla questione. Era troppo impegnata a gestire il cavallo per arrabbiarsi con Diana e inoltre la stazione ormai era a pochi passi.
***
Charlottetown
Il lavoro certosino per preparare l'enorme sala per i ricevimenti si stava facendo più intenso e l'artista si aggirava per casa con i nervi a fior di pelle. Non era servita la gentile colazione offerta dalla cara Josephine per tranquillizzarlo.
Da quando aveva lasciato Avonlea ed era stato accolto sotto l'ala protettrice della signorina Barry aveva ritrovato sè stesso e aveva dato sfogo alla sua arte repressa. Aveva finalmente capito che non c'era nulla di sbagliato nell'essere diversi, un po' come gli aveva sempre ripetuto Anne nel loro rifugio segreto.
Le mancava molto la sua amica e sperava che entrambe avessero accettato l'invito che la zia Josephine aveva spedito a casa dei Barry. Quell'evento poteva essere un incentivo alla sua carriera, grazie agli studi che stava affrontando e desiderava ardentemente avere attorno le uniche persone di Avonlea che non gli erano state ostili.
La sua famiglia non aveva mai accettato e compreso la sua natura e con lui avevano reciso ogni rapporto.
Si era trovato ad affrontare quell'inizio da solo senza l'aiuto di Anne, che era rimasta ad Avonlea, ma per fortuna si era costruito il futuro che desiderava, aveva fatto strada, lasciandosi alle spalle menti chiuse e contorte. Con più tranquillità e maturità, si stava facendo strada nella sua futura professione a piccoli passi.
Era impaziente di accogliere le sue amiche dopo mesi che non si erano sentiti e si chiedeva anche a che punto fosse Anne sul fronte amoroso.
L'ultima volta che si erano visti era raggiante dovendo cominciare il college e aveva chiarito con Gilbert, prima che partisse per Toronto.
"Cole..." Il ragazzo alzò gli occhi per incontrare quelli dell'anziana donna. "Sei nervoso per la mostra?"
"Non sa quanto, signorina Barry. È tutto ciò che ho sempre desiderato da quando mi sono trasferito qui, e finalmente lo sto realizzando."
Il giovane era sul punto di morire di apprensione, ma lei gli sorrise per rassicurarlo come se fosse sua madre, e in effetti aprendogli le porte della sua casa lo era diventata davvero.
"Credi nella tua arte e nelle tue infinite possibilità d'immaginazione."
"Questo lo dice sempre Anne."
"Oh, credimi... " la donna si sedette sostenendosi al bastone da passeggio. "Di Anne c'è ne' è solo una."
Cole annuì.
"Spero che lei e Diana possano raggiungerci presto. Sono impaziente di incontrarle e avere notizie su Avonlea."
Nonostante il ragazzo avesse un'aria più risoluta, Josephine notò una vena di nostalgia nel suo tono di voce.
"Presto saranno qui. Ho già fatto preparare le camere." lo informò facendolo aprire in un sorriso.
Era tutto vero. Presto avrebbe rivisto Anne. Quanto le era mancata per tutti quei mesi in cui si era impegnato a fondo per poter esporre in tempo tutti i suoi ritratti. Proprio tutti. Non vedeva l'ora di vedere la sua reazione quando avrebbe visto il suo ritratto esposto nella sala dei ricevimenti.
Aveva trovato l'approvazione anche di un suo compagno di corso, che moriva dalla voglia di conoscerla.
Parlando del diavolo, il suo compagno era appena rientrato e si stava togliendo guanti e cappello per consegnarlo al governante.
I ricci erano più scompigliati di quando era uscito e non sembrava più un signorino elegante e sofisticato.
"Dov'eri finito?" chiese Cole raggiungendolo a grandi falcate.
"Sono stato un po' in giro per la città. In esplorazione. Meglio che stare qui a sentirti piagnucolare."
"Non stavo piagnucolando."
"Ti stavi piangendo addosso." Si corresse, ma con lo stesso senso di prima. "Dovresti avere più fiducia nelle tue capacità."
Cole respirò forte. "Hai ragione."
"Tanto fra poco arriva la tua Anne." lo canzonò con la voce di una fanciulla, stemperando la tensione.
"Non è la mia Anne. È una cara amica." mise in chiaro l'artista.
Ma l'altro non era convinto e continuava a fissarlo.
"Perché l'hai ritratta?"
"Perché è una bella ragazza e te la farò conoscere."
Il compagno ridacchiò. "Sono sicuro che mi piacerà... se non è come tutte le altre."
"Anne Shirley-Cuthbert non è come le altre. E te ne accorgerai anche tu, Roy." concluse il loro breve alterco dirigendosi verso la sala adibita all'evento, mentre Roy alle sue spalle continuava a pensare a come sarebbe avvenuto l'incontro, che si prospettava carico d'aspettative.
E non poteva immaginare cosa gli riservava il futuro, da quel momento.
"Going to meet your destiny hides the unknown"
***Spazio autrice***
Sono state settimane davvero complicate per me, tante idee che non riuscivo a mettere su carta e questo capitolo è stato scritto, riscritto, cancellato, dimezzato... insomma il lavoro mentale è stato di quasi due settimane. Non so se sono soddisfatta del capitolo che n'è uscito, ma spero che la vostra opinione sia positiva.
Ebbene, Cole finalmente! Questo personaggio è uno dei più complicati della serie ma anche intenso e ho apprezzato che lui abbia sempre aiutato e stato vicino ad Anne, dove nemmeno Diana riusciva o anche Gilbert.
Ma non è tutto... è appena apparso un personaggio (so che mi ucciderete perché complicherò la situazione mentale della nostra Anne!)
Roy Gardner.
Si avete capito bene. Roy avrà un ruolo chiave nella storia.
E sono assolutamente entusiasta del vostro affetto di questi mesi e di quanto mi chiedete di aggiornare quando non lo faccio.
Siete troppo carini, vi amo tutti.
È grazie a voi se questo progetto potrebbe continuare anche oltre, ma come avete notato non è il mio unico PROGETTO su Anne with an "E".
Ho pubblicato anche la raccolta inglese di "A married Life" uno spin-off dove Anne e Gilbert vivono gioie e dolori della vita matrimoniale.
Vi consiglio di leggere anche quella e non smettete assolutamente di guardare la terza stagione su Netflix e continuare ad usare l'hashtag #RenewAnnewithanE e #SaveAnnewithanE.
Salviamo il nostro show!
Intanto vedremo nel prossimo capitolo cosa accadrà ad Anne a Charlottetown e cosa potrebbe complicare la situazione più di quanto lo è già.
Nubi all'orizzonte?
Al prossimo capitolo
-Love
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