"Curiosity about the past ignites hopeful hearts."

Innanzitutto ci tenevo tanto a ringraziare per le oltre 6K che ho ricevuto, per le interazioni e i commenti, per l'affetto che mi state dimostrando da quando ho deciso di gettarmi a capofitto in un progetto su questo fandom.
"Chiamatemi Anna" è stata una boccata d'aria fresca per tornare alla carica e permettere alla fantasia di germogliare un'altra volta, dopo mesi di staticità e vuoto assoluto.
Non so dimostrare a parole quante soddisfazioni provi in questo momento.
È il traguardo ch'è stato raggiunto è dovuto solo ai lettori, e a loro vanno i miei "grazie" più sinceri.
Voglio ringraziare anche ADAwonderland che spesso mi ascolta e mi da' consigli in generale non soltanto su Anne, potremo anche considerarci spiriti affini. Anche se la lista è molto più lunga.
Cari lettori di "Awae" ancora grazie... di esserci.

MY ANNE WITH AN E

"Cara Anne,
sono contento che tu stia bene e ti stia concentrando sulle tue lezioni. Spero che i miei sforzi non siano vani, soprattutto per quei bambini.

Per il momento credo che rimarrò per un paio di settimane in città per poter controllare i registri. La burocrazia non permette tempi ristretti. Sono delle informazioni private che normalmente non potrei ottenere e non senza qualche valido aiuto.

Ho apprezzato la storia che mi hai raccontato, l'ho trovata meravigliosa, e spero che un giorno qualche editore si dica disposto a pubblicare qualcosa di tuo. Hai un dono inestimabile, Anne. L'ho saputo dal primo istante in cui ti ho sentito recitare la poesia in classe. Penso ancora che dovresti lottare per realizzare questo sogno.

Ricordi cosa dicevi ai tempi della scuola? Che dovevo avere fiducia nelle mie possibilità e di seguire le mie passioni. In quel momento avevo avvertito una energia del tutto nuova, lo stimolo giusto per poter continuare sulla strada della medicina. Dovresti farlo anche tu Anne.

Nella pensione dove alloggio ci sono persone rispettabili e brillanti e, perdona la mia intraprendenza, ma ho parlato di te e di questa tua straordinaria capacità.

So' che sei troppo orgogliosa per accettare l'aiuto di un vecchio amico, ma ho pensato fosse l'occasione giusta. Avonlea non è abbastanza per tanta arte.

In realtà è stato proprio quell'uomo ad aprire l'argomento. È alla ricerca di nuove idee per il suo giornale e io ho proposto te senza pensarci una mezza volta.

So che avrei dovuto chiedertelo e probabilmente sarai arrabbiata quando tornerò a casa, ma ho pensato di darti un aiuto.

A proposito di ritorno, conto i giorni che ci separano e mi chiedo se anche tu lo stia facendo. E spero di portare buone notizie al signor Barry prima che la signora Bluitt ci anticipi.

Non vorrei che i miei sforzi non valgano a nulla.

Anche se la signora Lynde dichiarerebbe che è da impudenti e villani... ma mi sei mancata, Anne. Ogni singolo giorno e notte dal mio arrivo a Charlottetown.

Nell'attesa che succeda, ti prego continua a raccontarmi queste magiche avventure.

Mi appassionano sempre più.

Con affetto,

- Gilbert.

Ecco l'ennesima lettera che scriveva per Anne. Un tripudio improvviso di emozioni che gli scuotevano mente e corpo, ma non abbastanza per confessare alla sua amica di penna l'ansia che aveva di rivederla. Riusciva a gestire a fatica tutte quelle parole che si riversavano sulla carta. Quando staccò il calamaio e osservò la trafila di parole sospirò per tentare di calmare il battito del suo cuore. Era piuttosto agitato quando pensava al momento in cui la corrispondenza sarebbe finita in mano alla rossa.

Per quella sera avrebbe lasciato perdere quei pensieri chiudendoli in un angolo della mente, ma quando il sole sarebbe sorto era certo che sarebbero tornati a tormentarlo.

Si chiedeva anche come Sebastian se la stesse cavando con i campi e per tacitare la curiosità aveva chiesto ad Anne, l'unico collegamento che il giovane medico manteneva con Avonlea.

Bash non perdeva molto tempo a mandare telegrammi, anche se c'era Muriel che gli aveva dato qualche lezione sugli elementi base. Ma l'uomo non era incline. Preferiva il lavoro manuale che almeno sfamava le bocche. Tutte le notizie che Bash aveva sul ricciolo erano date da Anne.

Per quanto riguardava la missione, l'indomani sarebbe sceso in città nella speranza di consultare gli archivi anagrafici. Non aveva ricavato nulla dal suo arrivo, ma non si sarebbe dato per vinto arrivando a sfidare la burocrazia per onorare una causa tanto giusta quanto il futuro dei fratelli Miller.

Sperava che ci fosse davvero qualcuno disposto a prendersene cura e quelle carte potevano essere la soluzione definitiva.

Di buon mattino, infatti, senza neppure presentarsi nella sala si inoltrò nel frenetico passaggio.
Si fermò all'ufficio postale per consegnare la lettera da spedire a Green Gables.

Non c'era chissà quanta distanza e, con un po' di fortuna, tra un paio di giorni sarebbe giunta a destinazione. Non era esattamente all'altro capo del mondo, come a Trinidad, dove la carta aveva circumnavigato tutto il globo. Nel 1905, però, il futuro stava per investire l'intero Canada e altre nazioni con la prima rete telefonica. Per le persone tradizionaliste, specie la signora Rachel Lynde, non poteva essere che un'altra invenzione creata dal demonio! Ma c'era anche chi pensava che il telefono sarebbe arrivato dove il carteggio non avrebbe mai fatto. Insomma, una vera lotta tra fazioni, intanto che al potere cominciava a radicarsi quest'idea.

Ma al momento, il telefono sembrava ancora una prospettiva lontana.

I piani per quella giornata subirono un drastico cambio di rotta quando il giovane si trovò davanti al distinto uomo, conosciuto alla pensione.
Era un editore, il che la diceva lunga sulla sua permanenza, ma l'uomo era sopratutto alla ricerca di nuove idee. Gilbert aveva approfittato di quella coicidenza fortuita per intavolare un discorso ben preciso, che avrebbe di sicuro stuzzicato la sua curiosità.

"Signor Walsh. Che piacere incontrarla."

Aveva appena svoltato all'angolo della strada quando il giovane medico si palesò di fronte a lui.

"Il piacere è mio, signor Blythe. Vedo che è mattiniero quanto me."

Era un uomo colto e raffinato e ciò sicuramente avrebbe attirato l'attenzione dell'insegnante di Avonlea. Poteva considerarlo uno spirito affine. "Lei è molto occupato, ma gradirebbe se la invitassi a prendere una tazza di caffè? Mi piacerebbe riprendere il discorso che abbiamo interrotto a cena. Sempre se non ha altro da fare."

"Certamente. È un onore." rispose Gilbert, precedendolo con una mano mentre cominciavano a passeggiare.

Lo impensieriva il fatto che le sue ricerche si stessero prolungando e che il signor Barry decidesse di disfarsi dei bambini come gli aveva consigliato quella donna alla riunione, ma conoscendolo non era così egoista da farlo.
Anche la questione del giornale era importante, soprattutto se l'uomo avrebbe preso in considerazione la sua proposta.

Il signor Walsh si muoveva con una sicurezza disarmante, come se conoscesse quella città meglio degli abitanti stessi. I due uomini si trovarono quindi seduti al tavolo, che Gilbert trovò stranamente familiare, per ordinare i caffè.

"Ieri aveva detto di avere un'idea che mi avrebbe aiutato con il giornale."

"È così. Potrei avere qualcuno che potrebbe fare al caso suo." sottolineò quella parola sotto lo sguardo attento dell'altro. "Si tratta di un'amica di vecchia data. In realtà è anche una mia compagna di classe, eccellente negli studi e dal lessico forbito."

In realtà, dichiarare che fosse una semplice amica non era così corretto, specie dopo quello che era successo qualche settimana prima.

Non era di certo a un'amica di gioventù a cui aveva chiesto la mano, ma quel dettaglio imbarazzante preferì tenerselo per sé.

"Come si chiama la sua amica?"

"Anne Shirley Cuthbert della scuola di Avonlea."

L'uomo ripeté la stessa frase accarezzandosi distrattamente il mento.

"L'immaginazione non le manca. È come una grotta di gemme preziose che vale la pena di scoprire."

Si era lasciato sfuggire così tanti elogi sul suo conto che faticò a trattenere il rossore sulle guance. Si schiarì la voce per darsi un po' di contegno.

"Capisco, signor Blythe. A quanto pare quest'amica di cui mi parla deve essere importante. Se non lo fosse, non perderebbe tempo con queste parole."

Il ricciolo restò paralizzato di fronte all'uscita schietta e coraggiosa del suo interlocutore. Sembrava quasi avergli letto sul viso che il palese interesse nei confronti di quella ragazza non era per la sua carriera letteraria.

"In effetti, Anne è una persona straordinaria e suscita a tutti quest'affetto."

"Se lo dice lei..." L'uomo sembrò prendersi una pausa mentre si portava la tazzina alle labbra.

Il caffè era una bevanda forte per quelle poche occasioni in cui Gilbert l'aveva assaggiata, negli anni in cui era stato a Toronto. Anche se il tè continuava ad essere uno dei passatempi tradizionali di Avonlea, difficile che le donne si abituassero a un intruglio straniero proveniente da parti estranee del mondo portato da Colombo nella capitale spagnola.

"Le poche donne che abbiamo avuto hanno davvero rivoluzionato il mondo! Noi uomini abbiamo assistito incapaci al loro trionfo e ancora oggi neghiamo il fatto che la società stia cambiando e non sia più quella di una volta. La sua amica sicuramente deve averlo già capito."

Gilbert sorrise ricordando quei momenti in cui Anne era diventata promotore dei diritti umani di fronte all'intera comunità. Straordinaria quanto unica nel mostrare la veridicità di tutto ciò che il mondo tendeva ad estinguere.

Quella fanciulla dai capelli rossi di cui era innamorato e che l'aveva sempre sostenuto quando per gli altri il voler studiare medicina era un capriccio. Giusto per dare noia a Mr. Philips che gli aveva negato il suo aiuto, portando un paragone orrendo. Sarà stato il buon senso, ma avrebbe voluto tirargli un libro in faccia solo per aver nominato suo padre, oltretutto venuto a mancare nove mesi prima.

"Le assicuro che Anne è una progressista. La sua mente è più avanti nei secoli di molte altre. Ha sempre appoggiato cause giuste ed è grazie a lei se Avonlea non è diventato un paese ignorante."

"E poi dicono che le donne devono essere solo bravi spose e madri. Ma in che mondo viviamo!" citò l'uomo con una smorfia di palese disgusto. "Mi piacerebbe conoscerla."

"Perché il suo giornale non è più famoso?"

"Oh, amico mio... Conosce la censura?" Gilbert scosse il capo in segno affermativo. "Quello è il male peggiore. Confonde le menti fino a soggiogarle e renderle schiave di un unico e solo ragionamento."

"Questo viola un diritto inviolabile: quello della parola."

"Il governo impedisce a chiunque di esprimere la propria opinione, se non è conforme alla loro. Temono che la povera gente possa dimostrare un briciolo di intelligenza e fare una rivolta. Non è la prima, né sarà l'ultima." posò la tazza sul piattino. "Di grandi rivolte ne sono pieni i libri di storia. Pensi a quella Francese dove il re ci ha rimesso la testa, oppure a quella americana che ha reso un popolo libero."

"Il Canada non è stato da meno." Lo interruppe Gilbert. "Nel 1837 ci fu il conflitto fra i coloni del Basso e dell'Alto Canada per la frustrazione sulle riforme politiche. Questo portò alla formazione del Canada."

"Accidenti, ragazzo! Per essere un giovane, ne sai più di qualsiasi maestro."

"Ho studiato parecchio. Io e Anne spesso ci siamo affrontati fra i banchi di scuola all'epoca. Eravamo considerati i migliori della classe."

"E mi dica, in cosa ha intenzione di specializzarsi?"

"Malattie infettive." rispose il giovane con orgoglio. "Vorrei studiare le cause che portano alla sepsi e cercare di trovare una cura per l'infezione."

"Io le auguro di diventare un medico brillante signor Blythe. Di questi tempi difficili, abbiamo bisogno di persone competenti."

Gilbert annuì, contemplando il fondo della tazza mentre il ricordo di Mary gli balenava nella mente.

La rabbia di non aver potuto fare nulla per salvarla gli infervorava ancora il cuore. Era morta per una banale infezione e nessuno aveva ancora sperimentato un medicinale in grado di interrompere il processo.

"Non sono ostile all'idea che una donna risollevi le sorti del mio giornale, e poi alla gente piacciono le favolette a puntate. È il momento più rilassante della giornata."

Gilbert abbandonò del tutto i suoi pensieri di prima. "Quelle di Anne non sono favolette. Lei è molto realista nella ricerca della felicità."

"Ah, signor Blythe. Lei non sa proprio come gira il mondo di questi tempi. Non credo che tali informazioni si trovino nei manuali di medicina. La gente è frivola. Alcuni addirittura sono analfabeti. Non sono interessati a quanto sia puntigliosa la grammatica. Interessa più quanto lo sia la tresca fra i protagonisti e finché c'è questo, non ci sono lamentele."

Oltre che frivola, anche ignorante.

"Questo sarà anche a prova di stolti." dichiarò senza dubbio il ricciolo. "Il pubblico si appassionerà alle vicende della principessa Cordelia, quanto a quelle di Shakespeare."

Per quanto le sue parole avessero smosso delle emozioni, l'editore preferì non saltare a conclusioni azzardate. Avrebbe analizzato la situazione sotto ogni punto di vista prima di gettarsi a capofitto in un progetto del tutto innovativo.

"Il caro vecchio Shakespeare potrebbe venir presto spodestato dal suo posto d'onore. Sembra interessante, ma ho bisogno di qualche giorno."

"Si prenda il tempo che vuole. Dovrò stare un paio di settimane qui prima di tornare ad Avonlea."

"Anche io ho delle commissioni da sbrigare prima di andare in Nova Scotia." l'assecondò l'uomo mentre si alzava in piedi e gli allungava la mano.

"Sono felice di aver fatto la sua conoscenza e mi raggiunga quando può ad Avonlea. La mia famiglia sarà felice di ospitarla."

"Lei è molto gentile, signor Blythe. Avonlea è uno dei posti incantevoli dell'isola di Prince Edward." commentò.

"Lo conosce?" si stupì Gilbert di fronte alla sua aria trasognata.

"Ho viaggiato in lungo e largo e per più di un continente. Non mi sono fermato a lungo in quella splendida cittadina e non ho conosciuto i suoi abitanti. A quanto mi è stato detto, sono persone gentili e generose."

"È un regno incantato, signor Walsh. Ed è vero, di recente abbiamo subìto una perdita. Una nostra vicina è venuta a mancare lasciando orfani due bambini, e tutta la comunità si è mobilitata affinché la donna avesse un funerale dignitoso."

"È per questo che si trova qui?" domandò l'uomo.

"Sì, a Charlottetown sicuramente ci sarà ciò che sto cercando. Troverò dei parenti in vita che possono prendersi cura dei bambini di quella donna, prima che si decida di spedirli in orfanotrofio."

"Oh... buon Dio, non credo che quei posti siano adatti per delle creature indifese. Dovrebbero chiuderli."

"Lo penso anch'io."

"La sua azione ha tutto il mio appoggio. Mi auguro che riesca nel suo intento e spero di non averla trattenuta con tutte queste chiacchiere."

Gilbert scosse la testa. "È stato un onore parlare con lei. Intanto la prego di pensare alla proposta."

"Ci rifletterò, dottor Blythe. Spero a cena di poterle dare una risposta." concluse, lasciando il ragazzo al suo dovere principale promettendo che si sarebbero visti a cena quella sera.

L'uomo non aveva nessuna accompagnatrice, come nel suo caso, e Gilbert gli aveva proposto di sedere vicino per farsi compagnia a vicenda. Era stata anche un'ottima opportunità per conoscersi meglio e per parlare di alcune questioni che, appunto, in futuro avrebbero aperto delle occasioni propizie.

Le giovani erano finalmente giunte in città dopo il viaggio in treno.

Diana Barry era crollata sulla sua spalla esausta mentre Anne alternava i momenti della lettura alla vista propinata dal finestrino.

Non era la prima volta che viaggiava sul treno. Da bambina non aveva fatto altro che spostarsi da una parte all'altra per prestare servizio alle famiglie che l'adottavano.

Quando vedeva il suo riflesso, l'immagine sgraziata e ossuta di una bambina di tredici anni era ormai quella di una raffinata giovane donna. Il paesaggio, però, non aveva perso la sua genuina espressività. L'eccessiva velocità del vagone rendeva la danza dell'erba un morbido saluto oppure il moto agitato del mare. Anche gli alberi partecipavano allo spettacolo con i loro rami adunchi, che sembravano accarezzare quei sottili fili d'erba come il tocco di un angelo.
Quanta fervida immaginazione nascondeva la natura canadese, e Anne soffriva solo al pensiero che l'uomo potesse soffocarla con le sue azioni sconsiderate.

Diana si svegliò appena in tempo per udire l'ultimo fischio che richiamava all'ordine i passeggeri.

La città che aveva visto sbocciare nelle ragazze l'impegno nello studio e i primi importanti approcci all'amore era davanti ai loro occhi; Anne aveva studiato diligentemente conseguendo risultati brillanti e una borsa di studio che le sarebbe servita in futuro, ma c'erano state occasioni in cui si era concessa un po' di svago, quando alcuni ragazzi, come Moody o Charlie Sloan, le invitavano a passeggiare.

Quest'ultimo aveva perseverato nel suo ottuso corteggiamento fatto di brevi e incapaci battute, ma nel cuore di Anne c'era posto solo per Gilbert.
I suoi continui tentativi la sdegnavano soltanto. Avrebbe preferito leggere un libro di legge, piuttosto che sorbirsi Sloan per tutto il giorno.

Per fortuna, il giovane aveva alzato bandiera bianca quando Gilbert era tornato da Toronto e con in mano un riconoscimento brillante.

Quando le due giovani scesero dalla carrozza, percorrendo quel vialetto che le avrebbe condotte al portone principale, sembrava che nulla avesse scalfito quell'ambiente così familiare.

Diana le additò un punto alle sue spalle. Non appena si girò e lo vide in piedi sul primo scalino, il cuore della ragazza balzò nel petto. Aveva l'aspetto e le movenze di un signorino dell'alta aristocrazia. Non c'era più ombra del "vecchio" Cole, l'artista sfortunato e detestato da tutti. La postura dritta e fiera, con il corpo fasciato da indumenti signorili aveva sostituito completamente la sua aria tormentata. Sembrava un uomo nuovo, anche se continuava ad essere il ragazzino meraviglioso e l'amico affidabile che sarebbe potuto diventare il suo compagno di vita, in mancanza di un'anima gemella.

Scese le scale di fretta andando incontro alle due ragazze e le abbracciò di slancio. I suoi occhi scuri scintillavano di gioia e avrebbero potuto illuminare l'intera tenuta.

Cole prese le mani di Anne e le strinse forte, quando si staccarono.

"Mi sei mancata tantissimo." dissero all'unisono prima di guardarsi negli occhi.

"Non quanto te, Cole Mackenzie." aggiunse Anne, notando un particolare che, da lontano, le era praticamente sfuggito. Il mento dell'uomo era coperto da una leggera peluria. "Questa barba ti rende molto affascinante." commentò Anne divertita.

"Oh, Anne! Anche tu sei cresciuta dall'ultima volta che ti ho vista. Sei ormai una donna meravigliosa." poi spostò lo sguardo sulla primogenita dei Barry, dall'atteggiamento composto ed elegante. "Diana, sei un vero splendore."

"Anche tu lo sei Cole. Il tuo invito è stato davvero un fulmine a ciel sereno." rispose, di rimando, Diana.

"In effetti, questa mostra non era lontamente nei miei progetti. Ho ancora molti studi da affrontare all'accademia e non volevo affrettare le cose. La zia Josephine però non era della stessa opinione e ha voluto istituire i fondi per questa rappresentazione."

"Sono sicura che la mostra avrà un successo straordinario." esclamò la giovane dai capelli rossi, senza mai abbandonare il suo incrollabile positismo.

"Beh, avendo te come mia ospite d'onore, Anne Shirley-Cuthbert, non può essere altrimenti." dichiarò Cole sollevando il mento.

Diana incurvò le labbra, celando una risata per mantenere intatta la sua figura di signorina ben educata.

"Io? Tua ospite?" disse Anne, sbattendo le palpebre. "Essere la madrina di questo meraviglioso spettacolo mi renderebbe felice oltremisura."

Quando Anne cominciava a filosofeggiare dando piena soddisfazione alle orecchie dei presenti, la ragazzina di Green Gables s'intravedeva per un istante. Ma solo per poco, poi faceva capolino la sua aria coscienzosa e adulta al ruolo di un'insegnante in età da marito.

Cole prese le valigie e le accompagnò nell'atrio, mostrando quanto fosse cambiato l'arredamento di ogni stanza per seguire tenacemente l'onda di cambiamento che presto avrebbe investito il centro dell'isola.

"Avete apportato tanti cambiamenti. Green Gables invece non è molto incline a modernizzarsi. Sarebbe più corretto dire che Marilla non vuole." spiegò Anne guardandosi attorno sorpresa.

"Tutto ciò che vedete è il progresso. Non solo nel campo dell'arredamento." Posò le valigie che furono affidate al maggiordomo e riprese. "Sembra che la città si stia preparando all'avvento della prima linea telefonica."

"Davvero?" domandò incredula Diana.

"Ne ho sentito parlare. Credo che anche Avonlea stia ipotizzando questa possibilità." rispose Anne entrando con i suoi amici nel confortevole salotto, adibito agli ospiti. "Ma la signora Lynde pensa che sia 'l'ennesimo aggeggio del demonio!' " esclamò cercando di imitare la sua coinquilina, strappando una risata a Diana Barry.

"Oh! Anne se ti vedesse le faresti venire una sincope." dichiarò Diana, non riuscendo a smettere di ridere pensando all'espressione di Rachel Lynde.

"Io credo che nessuno potrebbe contrastare il cambiamento, nemmeno Rachel Lynde." disse Cole con assoluta tranquillità.

I tre ragazzi erano ormai piacevolmente a loro agio, mentre aspettavano che Josephine Barry li raggiungesse. Cole si stava dimostrando un ottimo padrone di casa e il maggiordomo era sparito nelle cucine dopo aver portato l'ultimo vassoio di pasticcini.

"Ad Avonlea come va?" chiese Cole appoggiando le braccia sui braccioli.

"Beh, la vita procede statica." disse Anne, ed era vero.

Mentre quella città era l'apoteosi di fermento e impazienza, ad Avonlea sembrava che l'inverno permanente l'avesse paralizzata.

Se non c'erano disgrazie o incendi improvvisi, ci si abbandonava a una quiete quotidianità.

"Se non ci sono disgrazie..." L'assecondò Diana, come se le avesse letto nel pensiero.

"Beh, una cosa che non sai è che la nostra Diana sta per lasciare il nido."

Cole apparve stupito da questa scoperta, ma era risaputo che prima o poi entrambe le sue amiche avrebbero preso quella strada.

Era solo questione di tempo.

"Sì, io e Fred abbiamo scelto la data. Sarà alla fine dell'estate, in modo che non sarà un problema per i nostri parenti raggiungere Avonlea." rispose la futura sposa con la gioia negli occhi, come se stesse sognando già quel momento incantevole, quando avrebbe varcato la navata.

Anne si stava trattenendo dallo sbuffare al pensiero che si sarebbe ritrovata, tra qualche anno, nei panni di una "zitella" piena di problemi.

"E tu, Anne?" intercettò lo sguardo dell'artista quando la chiamò in causa in un discorso, che la ragazza avrebbe evitato ad ogni costo. "Problemi in paradiso?"

Stavolta fu Diana a rispondere per lei. "Sai cosa ha fatto la nostra cara Anne?" si girò per fulminarla con i suoi occhi penetranti. Cole, intanto, aveva accavallato le gambe. "Gilbert le ha fatto la proposta, e ha rifiutato."

Dire che la mora aveva sganciato una bomba, gettandola senza troppi complimenti sulla sua testa era affermare poca cosa.

Sul viso di Cole erano baluginate le più disperate reazioni, ed Anne avrebbe voluto sparire. Diana Barry aveva avuto la calma e la compostezza di un elefante e la potenza di un martello contro una lastra di vetro. In poco tempo, una riunione di amici si sarebbe trasformata in una sala di tribunale dove Anne Shirley-Cuthbert sarebbe stata imputata come l'assassina del povero cuoricino di Gilbert Blythe.

"Oh, santo cielo! Anne ma come hai potuto? Gilbert ti ha chiesto in sposa! Vuole sposarti." Cole stava urlando come una donna a cui una cameriera sbadata aveva rovesciato una caraffa di tè bollente sul vestito nuovo.

Diana la fissava come se avesse portato a termine una delle imprese più difficili della sua vita. Grondava soddisfazione dal volto niveo di una signorina di alto lignaggio, ma in realtà era una strega che invidiava la principessa per la sua bellezza.

"Ma io..."

L'imbarazzo era palese e in poco tempo i suoi capelli non furono l'unico dettaglio rosso del suo corpo.

Gilbert non era stato così teatrale nella sua reazione, nonostante fosse stata così diretta nel suo rifiuto.

"Mi dispiace. Non volevo ferirlo, ma in quel momento ho sentito che non era quello che volevo." disse timidamente la ragazza.

"Non è a noi che devi chiedere scusa, Anne. Ma a Gilbert." le consigliò prontamente Cole riprendendo calma e compostezza, ma il suo volto scuro lo tradiva. "Gli hai spezzato il cuore. Sei stata orribile!"

"È la stessa cosa che ho detto io." intervenne la primogenita Barry avallando la tesi dell'artista.

Anne sospirò, distogliendo lo sguardo dei suoi amici che, volentieri, l'avrebbero condannata alla peggiore delle pene.

Si alzò in piedi e diede le spalle ad entrambi.

"Ricordi quel giorno in stazione? Quando mi sono trasferito qui?" chiese Cole, seduto sulla poltrona. "Ti ho confessato ciò che pensavo: Gilbert ha sempre avuto una cotta per te."

Forse era vero, anche se in quel momento per una ragazzina di quattordici anni era impensabile che il ragazzo più ammirato la vedesse sotto quella luce.

"Ora penso che lui non abbia mai avuto una semplice cotta. L'hai negato tanto negli anni, poi te ne sei resa conto quando sei venuta a studiare qui..." Cole sospirò. "... e sembra che tu sia ricaduta in un'altra fase di negazione. Sei talmente innamorata di lui che la tua mente è offuscata."

Credeva di non poter essere una sposa e che sarebbe morta con quel desiderio. Adesso c'era quest'uomo che la desiderava, e lei era talmente confusa da non riuscire ad orientarsi. Troppo sbagliata per essere una sposa per un uomo devoto e giusto come Gilbert Blythe.

"Se lo ero, non lo so più."

Anne aveva l'impressione di non riuscire a respirare dopo quell'uscita così infelice. Scosse la testa per cancellare quel pensiero e accennò un sorriso.

"Basta parlare di me. Ora voglio sapere di te. Cosa hai fatto in questi due mesi che non ci siamo sentiti?"

Cole scrollò le spalle mentre si riempiva la tazza. "Sono stato impegnato a preparare questa mostra e ho studiato. Non ho avuto molto tempo per pensare all'amore."

In effetti, l'artista non aveva ancora trovato la propria anima gemella anche se il ragazzo custodiva un segreto, che decise di mantenere tale anche con le sue più care amiche.

"Neanche qualcuno che ti piace?" azzardò Anne.

Cole scosse la testa, girandosi verso la porta per chiamare il maggiordomo. "Potresti informare la signorina Barry che le nostri ospiti sono arrivate."

Il maggiordomo annuì e si allontanò composto ed educato, lasciando il gruppo di amici a sollazzarsi con aneddoti del passato.

"Per il quadro di punta ho scelto il tuo dipinto." disse Cole, facendo spalancare gli occhi di Anne all'inverosimile.

"Quel quadro è meraviglioso! Chiuderà magnificamente la serata!" ammise Diana, che per tutto il viaggio in calesse aveva parlato di quello.

"No. È imbarazzante! Perché?" protestò.

"Penso che sia la prima opera d'arte a cui sono affezionato e che mi lascia un bel ricordo di Avonlea."

Anne nascose il volto lentigginoso fra le mani. "Cosa avrebbe di meraviglioso il mio volto se non le lentiggini? O i... capelli rossi?"

"Sei straordinaria e naturale, Anne. Tutti apprezzeranno quel quadro quanto noi." Cole assunse un'espressione un po' ammiccante. "Anche Gilbert."

Anne non era tanto sicura delle parole del giovane, anzi nella sua testa continuavano a svilupparsi degli orrendi scenari. Sperava fossero incubi.

"E poi sei molto piaciuta a un mio compagno di corso."

"L'hai fatto vedere anche a lui?" balbettò in preda al panico.

"L'ha trovato splendido, e lui è un tipo che ha occhio per l'arte visto che è il migliore all'accademia." spiegò Cole tessendo le lodi dell'amico, che al momento non sembrava presente nella villa. "Te lo farò conoscere domani, nel pomeriggio."

Ad interrompere i tre ragazzi impegnati nella discussione, fece il suo ingresso la padrona di casa, Josephine Barry. La donna si palesò alle spalle del figlioccio, con un sorriso aperto e sincero nei confronti delle sue ospiti.

Diana si gettò subito fra le braccia di sua zia esattamente come Anne e le tre donne si strinsero in un amorevole abbraccio.

"Marilla ti porta i suoi saluti." disse Anne, mostrando alla padrona di casa un vassoio di biscotti alla cannella.

"Dille che ricambio e ringraziala per questo meraviglioso omaggio. È molto gradito."

Josephine aveva avuto il lieto onore di conoscere Marilla Cuthbert quando aveva fatto visita insieme al fratello ad Anne in procinto di entrare al college. Era passato così tanto tempo e all'anziana non passò inosservato quanto le sue creature fossero cresciute davanti ai suoi occhi.

"Curiosity about the past ignites hopeful hearts."

Spazio autrice

Finalmente è arrivato il momento di aggiornare con il nuovo capitolo e l'arrivo delle nostre ragazze a Charlottetown. Per non farvi sentire la mancanza del caro dottor Blythe ho aggiunto anche la sua parte, che fino a poco prima non avevo pensato di scrivere.

Ma niente è uscita! Quindi, perché no?

Tanto Gilbert non guasta mai.

Rivediamo anche il nostro amato Cole insieme a Diana e Anne ed il gruppo si riunisce come tanti anni fa.

Cole, la voce della ragione... quanto mi sono divertita a pensare alla sua reazione quando scopre che Anne ha palesemente rifiutato Gilbert.

Proprio lui, che insieme a Bash, è capo fondatore dell'impero #shirbert. Tanto per girare il dito nella piega arriva anche Diana, la voce dell'ovvio, che non si fa problemi a svelare la verità... e veniamo ad Anne, la voce della negazione più assoluta, che ci fa sempre sbarellare anche qui.

Anne datti una regolata!

Cosa si può avere da questo se non un gruppo scoppiettante!?

Cosa succederà alla nostra Anne? Riuscirà nella serie ad accettare una volta per tutte che è follemente innamorata del nostro dottor Blythe?

Vi invito a leggere anche la piccola raccolta "A married Life" sulla vita post-Avonlea di Anne nel ruolo di moglie, che potete trovare direttamente sul mio profilo.

Invito tutto il fandom di #shirbert a firmare la petizione per poter raggiungere un numero tale per permettere la realizzazione della quarta stagione di Awae!

Siamo tutti uniti per la nostra Anne.
#SaveAnnewithanE e #RenewAnnewithanE.

Non dimenticate gli hashtag!

Aspetto i vostri commenti al più presto ed appuntamento al prossimo imperdibile capitolo.

Larga opinione ai lettori.

Un bacio, K.

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