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«No!»

Le orecchie di Bandit si appiattiscono sul cranio appena sente il grido.

Gli poso una mano sul collo, in un tentativo di trasmettergli calma, mentre giro il busto per guardare Thomas dall'alto della sella. La voce, la riconosco, è quella di Rosalba – che può essere successo per farle alzare la voce, quando sa benissimo che si deve tenere basso il volume attorno ad animali come i cavalli?

«No, no, no!»

I cavalli, così come le mucche, sono naturalmente delle prede. I rumori forti possono portare a reazioni esagerate, soprattutto in un cavallo giovane come Bandit. Fortuna che non sto montando Bonnie Lass, o sarei già a terra con il collo rotto e un ultimo fiato tra le labbra.

«Che sta succedendo?» mi lamento mentre smonto da cavallo.

Do una pacca a Bandit mentre lo conduco verso la staccionata. Non è contento, lo vedo dalle orecchie, dalla tensione in tutto il corpo snello, ma è una brava bestia. Mi segue docilmente e non fa una piega quando passo le redini a Thomas, che fa spallucce.

«Viene dal tondino.»

Grazie per l'aiuto, Thomas, peccato me ne sia resa conto da sola. Qualche mese al ranch e Thomas già crede di aver capito tutto e implementato alla perfezione la sua mappa mentale, è adorabile.

«Libera Bandit in uno dei paddock e raggiungimi.» Avrei tanto voluto provare qualche cambio al volo, oggi, ma immagino che l'addestramento dovrà aspettare. Non è mica parte del mio lavoro.

Con la coda dell'occhio vedo Thomas portarsi la mano alla fronte come un bravo soldatino. «Sissignor signora.»

Quasi mi strappa una risata.

Attraverso il ranch a passo sostenuto, le mani in tasca per non apparire preoccupata. Non ci sono stati altri suoni dopo i "No" esclamati da Rosalba, quindi non può essere successo niente di troppo grave. Di sicuro non un incendio, o sarebbe partito l'allarme; non una fuga, o Jackson se ne sarebbe accorto, paranoico com'è e con l'applicazione delle videocamere sul cellulare; nemmeno un infortunio grave, per cui i ragazzi sanno di doversi rivolgere immediatamente a me.

Quando arrivo al tondino, Sol Invictus è ai margini del recinto. Si vede il bianco degli occhi, segno, insieme alla rigidità e alle orecchie quasi sparite sotto la criniera tanto sono piatte, di enorme agitazione. Ha una zampa sollevata, l'anteriore destra, e abbassa spesso il muso quasi a toccarla.

Rosalba è al centro del tondino, pallida in viso, lo sguardo fisso sul cavallo, a Raelynn è al suo fianco con il telefono in mano.

Entro senza chiedere il permesso, cosa che non dovrei fare ma insomma, è il mio ranch, in momenti come questo posso ignorare tranquillamente delle regole di buon senso che ho indetto io. «Che è successo?»

Quando parlo, Sol Invictus scatta indietro, arretra di tre o quattro passi prima di fermarsi di nuovo. Aggrotto la fronte, perché questo atteggiamento non mi torna. Vero, è passata meno da una settimana da quando abbiamo cominciato a lavorare sul serio con lui, ma si stava aprendo, abituando. Rosalba era riuscita addirittura a mettergli la capezza senza che Sol cercasse di staccarle le dita a morsi...

Raelynn si schiarisce la voce. «Rosalba gli stava facendo la desensibilizzazione. Non stava andando male, era tranquillo, non c'era nessun segnale di stress.» Mi indica la frusta lunga abbandonata nella sabbia. «Quando gli ha toccato i quarti posteriori è scattato indietro. Rosalba... ha cercato di opporsi e di tenerlo giù, ma si è impennato e ha perso l'equilibrio. È caduto contro la recinzione.»

La striscia nera, serpentina, deve avergli ricordato uno dei predatori naturali a cui doveva far attenzione nei suoi giorni di libertà. La sensazione di costrizione nel tondino, aggravata da Rosalba che tirava la corda per tenergli bassa la testa, ha solo peggiorato il tutto. Se fossi stata qui e non con Bandit avrei potuto evitarlo. Se avessi istruito meglio Raelynn sulla desensibilizzazione non avrebbe nemmeno proposto questo esercizio, non così presto.

«Ha preso una bella botta alla zampa, Bailey. Io non...»

«È finita» la interrompe Rosalba, tira su con il naso.

Mi giro a guardarla. Sta piangendo?

«Che ne dite di prendere dei bei respiri profondi?» azzardo. Non credo molto nella psicologia, sono cresciuta con la forma mentis dei miei per cui andare in terapia significava ammettere di essere delle mammolette. Il controllo del respiro, però, è davvero salvifico. Merito di Tommy se lo so e non sono impazzita prima di ogni competizione.

Guido Rosalba, Raelynn ne ha meno bisogno, in un rapido esercizio di respirazione. Era sul punto di scoppiare a piangere per davvero, e ha il fiato corto, spezzato, ma alla fine dell'esercizio sembra stare meglio. Mi rivolge addirittura un sorriso grato, anche se dura poco. Abbiamo altro a cui pensare.

«Rae, chiama Mateo, per favore.» Questo è un lavoro per il mio veterinario di fiducia. Sarebbe dovuto venire domani per i soliti controlli di routine, ma Sol non può aspettare. «E anche Sheldon.»

Raelynn annuisce ed esce dal tondino per fare le due telefonate.

Sol la segue con lo sguardo, poi torna a guardare noi. Si vede che sta male, che non è abituato a questo tipo di dolore, e agita la coda in un continuo segnale minaccioso, un invito a stargli molto lontane.

«Non dovremo abbatterlo, vero?» Il panico, di nuovo, negli occhi di Rosalba. «Oh, Dio, ti prego, no...»

«No, non dovremo abbatterlo» mento. In realtà non sto mentendo, sto solo escludendo a priori una possibilità che invece è plausibile. La medicina veterinaria ha fatto passi da gigante, ma un cavallo selvaggio che qualità di vita potrebbe avere con una zampa ammaccata? «Andrà tutto bene.»

«Mateo sta arrivando.» Raelynn fa capolino oltre il recinto. «Passa a prendere Sheldon e viene qui. Mezz'ora al massimo e ci sono.»

«Okay. Nel frattempo, noi due andiamo a farci una camomilla» dico a Rosalba, che se non si da una calmata ora sarà un incubo da avere attorno poi. «Raelynn, tu aspetta Thomas e fatti dare il cambio. Preparo una tazza di camomilla anche per te, ne avremo bisogno.»

*

La tentazione di allungare la camomilla con un superalcolico sarebbe tanta, peccato che io debba essere sobria per affrontare le ore che verranno. Rosalba è scoppiata a piangere due volte mentre scaldavo l'acqua, una terza quando Raelynn è entrata in casa e una quarta quando si è bruciata la lingua e la gola bevendo un sorso di camomilla.

«Santa miseria» borbotto, mentre riempio un bicchiere d'acqua fredda e glielo passo.

«Non so cosa mi stia succedendo.» Le scappa un singhiozzo, poi si immobilizza. Come colpita da un lampo di genio tira fuori il cellulare dalla tasca e apre un'applicazione bianca e rossa che conosco bene: Clue, protettrice delle persone che mestruano. «Ah, chiaro. Deve venirmi il ciclo.»

Raelynn annuisce. «Una volta sono scoppiata a piangere perché il mascara waterproof era effettivamente waterproof. Indovina che giorno era?»

Almeno nessuna di loro due ha macchiato di sangue una sella che costava un occhio della testa e cercato per ore di ripulirla solo per capire che il danno era ormai fatto...

«Posso?» Ci giriamo tutte e tre verso la porta d'ingresso, lasciata aperta. Mateo May, lo scapolo più desiderato di Ennis, sarebbe il grande amore della mia vita se solo non fossi indiscutibilmente lesbica. Non esagero: sembra Patrick Swayze appena uscito da Dirty Dancing in una linea temporale alternativa in cui Dirty Dancing è ambientato in Messico. I suoi occhioni scuri incontrano i miei e forse, forse per lui potrei fare un'eccezione. «Ciao, Bailey.»

«Ciao, Teo.» Mi giro verso Rosalba e quasi mi aspetto di vederla con la bava alla bocca. «Mateo, lei è Rosalba Montoro, l'italiana fuori di testa che ha deciso di darsi ai Makeover. Rosalba, lui è Mateo May, il veterinario per equini più bravo di tutto il Montana.»

Mateo alza gli occhi al cielo mentre si avvicina al tavolo. «Esagerata.»

«Non esagero mai.» Gli verso un bicchiere d'acqua e faccio per prenderne un altro, vuoto. «Sheldon?»

«Già nel tondino, è venuto con me» conferma. «Io sono passato a salutare. Voi tre venite ad assistere alla visita o...?»

«Noi restiamo qui.» Prendo la decisione per Rosalba, anche se so che vorrebbe seguire Mateo. È troppo agitata e rischierebbe di peggiorare le cose pur non volendo. «Troppa gente per quel povero cavallo.»

Mateo annuisce e, dopo aver mandato giù in due sorsi tutto il contenuto del bicchiere, si avvia verso l'uscita. «Tornerò con buone nuove.»

Vedendo la luce speranzosa negli occhi di Rosalba, me lo auguro ora più che mai.

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