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«Gecko!» strillo per richiamare l'attenzione di mio fratello, fermo nel mezzo del campo con una mano tra i capelli umidi di sudore. Jackson mi cerca con lo sguardo per un po' prima di trovarmi. «Stanco?»

«A pezzi!»

So bene che non si dovrebbe urlare in un ranch pena il terrore degli animali, figuriamoci, ma non ho voglia di camminare fino a lì e Jackson ha lasciato il telefono in magazzino, o sarei capace di fargli una telefonata. «Come sei messo con le mucche?»

«Ho finito!»

«Quanto puzzi?»

Lo vedo aggrottare la fronte fin da qui. Alza un braccio e si annusa, che schifo, poi comincia a camminare nella mia direzione. Immagino sia stanco di urlare quanto me. «Abbastanza.»

«Ho un deodorante.» Lo tiro fuori dallo zaino che ho a tracolla e lo sventolo come per invogliarlo a darsi una mossa. «Andiamo a mangiare a Ennis.»

«Da Remi?»

Perché ho l'impressione che dire di sì lo convincerebbe a fare altrettanto?

«No, al Burnt Tree, ma offre lei.» Tanto più che ormai quel pub è aperto solo per noi, durante la settimana, e pochi altri residenti che ordinano una birra e poi restano a chiacchierare. Noi del ranch abbiamo almeno la decenza di prendere anche da mangiare. «Vieni?»

È vicino abbastanza da non dover più urlare. «Chi siamo?»

«Sempre noi poveri scemi.» Mi chiedo perché continui a fare domande di cui conosce perfettamente la risposta. «E forse si unisce anche Oliver, più tardi.»

Alla menzione del suo vecchio compagno di Letteratura Inglese, ora proprietario di una delle formaggerie a cui vendiamo il latte, Jackson sorride. «Ma se c'è Olli certo che vengo!» Fa una pausa, vaga con lo sguardo fino alla dépendance e so già cosa sta per propormi. «E se invitassimo anche Rosalba?»

Non vedo perché no. «Vai, io vi aspetto in macchina.»

*

Remi ci sta aspettando all'ingresso del Burnt Tree. È martedì, quindi non era necessario prenotare, ma c'è più gente del solito e ci accontentiamo di un angolo del locale e un tavolo più piccolo di quanto sarebbe comodo. A prendere l'ordine è Mary Anne, la sorella minore di Sheldon che vorrebbe seguire le orme del fratello nel mondo della mascalcia ma per ora si accontenta di fare la cameriera. A sedici anni è più intraprendente di tutta questa tavolata messa insieme. Per orrore di Rosalba, che è sbiancata a leggere gli ingredienti della Supreme Italian – passata di pomodoro, prosciutto, salame, cipolla, peperoni e salsa all'italiana – e ha borbottato qualche insulto alla nostra America, ordiniamo tutti pizza e birra in abbondanza.

«Spero di essere abbastanza ubriaca quando arriverà quella roba» bofonchia Rosalba, che ha deciso di differenziarsi e ordinare una insalata Caesar.

«La pizza del Burnt Tree è la migliore» ribatte Raelynn, avvocato non pagato della pizza mac and cheese che qui mangiano solo lei e i bambini. Nessuno di noi ha mai compreso questa sua passione per la pizza meno interessante del menù.

Rosalba è dubbiosa. «Se lo dici tu...»

«Allora, come sta andando?» Remi si mette in mezzo prima che Rosalba possa sputare sulla nostra bandiera o Raelynn metterla a tacere con un pezzo di pollo. Sì, nella pizza mac and cheese c'è anche il pollo.

Thomas la pensa bene di sbandierare ai quattro venti il mio gesto magnanimo della giornata. «Bailey ha deciso di aiutare Rosalba con Sol.»

«Davvero?» Remi si gira a guardarmi, genuinamente sorpresa.

Annuisco. «Davvero.»

Remi scuote la testa in un moto di incredulità e rivolge un sorriso a Rosalba. «Ha già tirato fuori la frustra?»

«E magari anche lo strap on?»

«Raelynn!» Sbotto.

«Scherzo, scherzo.» Raelynn alza le mani. «Bailey è una gran maestra, anche se sa essere piuttosto severa.» Mi fa un occhiolino e io mi voglio sotterrare.

Nascondo il viso, rosso, dietro il boccale di birra appena arrivato. Per fortuna sono stata previdente abbastanza da ordinarne una dose generosa, e a tirarci fuori dall'imbarazzo ci pensa Oliver con il suo ritardo degno del quarto d'ora accademico.

«Ciao belli.» La coda di cavallo nera, degna di un vero rockettaro, gli cade sulla spalla quando si china per baciarci tutti sulle guance. Abbiamo scherzato per mesi su questo suo modo di fare, chiedendoci a suon di "Legally Blonde" se fosse gay o europeo. Nessuna delle due. «Lei è Ada.»

Ci parla di Ada, diminutivo di uno sfarzoso Adalia, da settimane, ma non abbiamo ancora avuto modo di incontrarla. Jackson è geloso, a modo suo, dice che da quando Oliver sta con lei pensa meno al lavoro e ai suoi vecchi amici. Ogni tanto, di rado, mi chiedo se anche mio fratello non sia gay, dato che non può essere europeo.

L'attenzione di tutti si sposta dalla mia decisione di addestrare Rosalba e Sol Invictus alle pizze prima e ad Ada poi. Con i suoi capelli biondi tagliati in un pixie cut e l'enorme montatura d'occhiali sulle sfumature del violetto non sembra proprio tipa da Ennis, Montana, e tutto ha più senso quando ci racconta di aver studiato alla Joffrey Ballet School di Dallas, in Texas, ed essere stata per anni una ballerina professionista.

«Ora ho smesso, mi ispira molto di più l'idea di stare tranquilla e... mettere su famiglia.» Sorride in direzione di Oliver, che ricambia. «Non sono mai stata altro che una ballerina, è ora di dedicarmi a tutti gli altri futuri possibili.»

Carina.

«Ora lavoro nel marketing, quindi in realtà non conta davvero dove io sia, ma penso proprio che Ennis sarà casa mia a lungo» continua, e a questo punto mi chiedo se lei e Oliver non stiano già cercando attivamente di avere la famiglia di cui parlava Ada. Jackson sarebbe devastato.

Rosalba, silenziosa fino ad adesso forse perché scioccata dai condimenti delle nostre pizze, guarda Ada con rinnovata curiosità. «Che tipo di marketing?»

«Influencer!» Gli occhi azzurri di lei si illuminano, si vede che le piace il suo lavoro. «È un settore in crescita, insieme a quello dell'UGC, e ci sono davvero un sacco di soldi in ballo se sai come gestire la cosa. Per non parlare degli eventi...»

È in questo momento che la serata prende una svolta che non mi piace. Ada parla di questo influencer marketing e Rosalba le tiene testa, sa di cosa parla, e anche Oliver è a suo agio, comincia a discutere con Jackson del futuro del formaggio, del suo desiderio di aprire un e-commerce. Remi commenta con interesse e ben presto anche Thomas e Raelynn, che nel digitale sono cresciuti, si inseriscono nella conversazione.

Ne resto fuori io, e mi sento stupida. Mi sento la paesana che non potrebbe uscire da Ennis neanche volendo, che è stata lasciata indietro una volta e potrebbe ritrovarsi sola da un momento all'altro perché ha meno dei suoi amici, meno dei suoi colleghi, meno anche della sua famiglia.

Almeno Mary Anne sa quando portarmi altra birra.

*

Gli altri sono rimasti a Ennis, tra il Burn Tree e casa di Remi, ma io non me la sentivo un granché, in parte perché ho cominciato a sentirmi esclusa dalla conversazione e anche perché domani devo svegliarmi presto. I cavalli non aspettano e, se Jackson farà troppo tardi, neanche le mucche. Odio essere io a mungerle, ma ogni tanto è necessario che sia io a supportare l'attività più remunerativa del ranch quando non abbiamo cavalli in vendita o in pensione.

Con un livello di consapevolezza più alto della scorsa notte finisco a casa di Raelynn, per l'esattezza in camera sua, con la radio accesa per non farci sentire dai suoi genitori e con la mia bocca tra le sue gambe. Mi sembra quasi di essere tornata un'adolescente quando devo preoccuparmi che il suo orgasmo non sia troppo rumoroso. Un aspetto positivo, questa regressione alla giovinezza, in una serata un po' triste.

«Potevi evitare» mormoro quando ci rannicchiamo sotto al lenzuolo di un letto troppo piccolo.

Raelynn apre gli occhi chiusi e alza pigramente lo sguardo per incontrare i miei. «Cosa?»

Traccio, con le dita, cerchi lenti sulla sua spalla scoperta. «Lo sai.»

«Dovrai essere più dettagliata.»

«Quello che facciamo sono affari nostri» sussurro, infastidita all'idea di dover esplicitare il mio pensiero a parole. Di dover formare una frase sensata con il corpo di Raelynn premuto contro il mio e la sua mano che scende di nuovo verso le mie gambe. «Non dei clienti del Burnt Tree, di sicuro non di...»

Un sorriso vispo sulle labbra. «Rosalba.»

«Nessuno a quel tavolo» ribatto, svelta, prima che la mia voce si blocchi in un sussulto.

«Che c'è, ti piace l'italiana?» Raelynn scivola dentro di me con le dita, fino alle nocche, togliendomi il fiato. Mi aspettavo che lo facesse, la stronza, ma non... tutto insieme. «Non vuoi essere messa in imbarazzo davanti a lei?»

«Raelynn...»

Conosce i miei punti più sensibili. Procede svelta, come se volesse strapparmi una confessione, e odio ammetterlo ma sa benissimo dove... Mi mordo il labbro inferiore. Non ho niente a cui aggrappami.

«Guarda che non ci sarebbe niente di male.»

«Ma chi la conosce.»

«Hai le guance rosse.»

Paracula. «Colpa tua.»

Raelynn sta zitta, l'unico rumore che sento sopra i miei ansimi, che smetto di trattenere quando mi rendo conto di star peggiorando la situazione, è quello della radio. Delle canzoncine country che passano ogni giorno uguali.

«Fortuna che hai detto chiaro e tondo che non ti interesso, Steele» sussurra Raelynn mentre rallenta il ritmo. Cos'è, una sorta di tortura? Ero lì, ero quasi sul punto di... «O potrei quasi cominciare ad avere dei dubbi.»

Le mie labbra trovano quelle di Raelynn che mi viene incontro, e le dita ritrovano il ritmo di prima con una calma estenuante. Serro le gambe quando l'orgasmo arriva a onde, le labbra di Rae l'unica barriera al suono che altrimenti supererebbe il volume della radio. Cristo.

Restiamo ferme per un attimo, il mio respiro corto e le sue labbra arricciate in un sorriso soddisfatto. Potrei quasi cominciare ad avere dei dubbi anche io se non fossi troppo poco razionale, ora. Se non la volessi di nuovo dentro di me, o sotto, o comunque molto più vicina.

Raelynn si lecca le dita e si scansa, di alza dal letto. «Ho scaricato una app di dating.»

Ah, così. Per carità, buon per lei, ma poteva darmi almeno un minuto.

«Ci troverai qualcuno a Ennis?»

«Lo spero.» Si gira a guardarmi. Il sorriso soddisfatto si è incurvato verso il basso in modo quasi impercettibile. «Non posso continuare a vedere solo te, se non possiamo andare da nessuna parte.»

«Saggia decisione.» In un'altra vita le bacerei la schiena. Le stringerei i fianchi. Le direi che forse c'è una direzione in cui possiamo andare insieme. «Mi dispiace.»

In un'altra vita potrei amarla e andrebbe bene a entrambe.

«Dispiace a entrambe.» Raelynn va verso l'armadio, recupera un pigiama e lo lancia sul letto. «E comunque secondo me l'italiana un po' ti piace.»

Alzo gli occhi al cielo mentre recupero i pantaloni, anche se ora dovrò capire dove sono finite le mie mutande. «Se non stai zitta giuro che recupero un frustino da qualche parte.»

«Sei già pronta per il secondo round?» Dubito che Raelynn sappia contare, perché siamo qualche numero più in là. «Se vuoi ne ho uno nell'armadio.»

«Incorreggibile.»

Amore ono, mentirei a entrambe se dicessi che non mi mancherà tutto questo.

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