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Come previsto non c'è tempo per pranzare, tra un puledro a cui mettere per la prima volta il filetto e un box da pulire per un allarme topi che per fortuna rientra subito. Faccio fuori il mio panino mentre guardo Sheldon, il nostro maniscalco, pareggiare gli zoccoli a una Bonnie Lass particolarmente tranquilla. Vai a vedere che, come le gatte, preferisce la compagnia degli uomini? Dovrò venderla a un cowboy prestante e fascinoso se non voglio rischiare ripercussioni.

Sazia, ma neanche per scherzo, parto in cerca di Rosalba. Non ho visto l'italiana in giro per il ranch questa mattina, e sa da un lato va benissimo così perché non può fare danni se non si muove, dall'altro non voglio pigroni a casa mia. Qui ognuno ha un ruolo da rispettare, non c'è tempo per poltrire.

Busso alla porta della dépendance una volta, due, finché non sento dell'agitazione provenire dall'interno. Rosalba mi apre con i capelli tirati indietro con un cerchietto che lascia in vista la fronte rossa e sudata. Abbasso lo sguardo sui leggings e sul reggiseno sportivo che indossa, entrambi di un orrendo color lime.

Mi schiarisco la voce e torno a guardarla in viso. Resto sulla soglia, tanto qui finiremo a breve. «Come sei vestita?»

Aggrotta la fronte, neanche le avessi chiesto chissà cosa. «Stavo facendo pilates.»

Che attività inutile, il pilates. È un po' come chi va a correre ma non ce la fa a tenere il ritmo e quindi dice che no, non sta correndo, sta facendo jogging, sono due cose diverse. Ma d'altronde se viene da Milano, tutta fatture e corse solo per prendere la metro, cosa posso aspettarmi da Rosalba Montoro?

«Voglio vederti montare.»

Sgrana gli occhi. «Ora?»

«Hai tempo da perdere?» Non vorrei fare la maestrina, ma i Mustang Makeover sono leggendari proprio per le tempistiche ristrette che concedono al binomio. È già grave che ieri Rosalba non abbia insistito per restare nel tondino e cercare di essere lei a tranquillizzare il suo cavallo.

«No, ma...» Rosalba si ferma. Sta pensando, lo vedo dalla fronte lievemente aggrottata e lo sguardo rivolto verso l'alto, ma non mi sembra ci sia molto su cui riflettere. Non le ho chiesto di fare tre fouettés a occhi chiusi come fosse una ballerina classica. «Non ho con me la sella né gli altri finimenti. Ho spedito tutto dall'Italia, i pacchi arriveranno a giorni, non pensavo di averne bisogno subito. Con Sol devo comunque cominciare con del lavoro da terra...»

«Non ti sto chiedendo di convertirti al reining.» Cerco di metterla a tacere. Se non lo faccio io nessun altro si prenderà cura dei miei timpani stanchi. «Voglio solo vederti in sella, così capisco da che punto partiamo.»

«Partiamo?»

È un po' scema. «Non ce la farai mai da sola, con quel cavallo e queste tempistiche, quindi dall'alto della mia magnanimità ho deciso di affiancarti in questo percorso.»

«Ma è legale?»

«Non lo so e non mi interessa.» Io e i Mustang Makeover siamo lontani anni luce, questa è un'eccezione. «Ma non so nemmeno se la mia assicurazione coprirebbe le tue ossa rotte sul mio terreno.»

Le strappo inconsapevolmente un sorriso. «Il sistema sanitario americano...»

«Oh, non farmi parlare.» Almeno prima avevo la ragazza infermiera come supporto. «Hai mai usato i finimenti americani?»

Rosalba fa cenno di no con la testa e io già la vedo che si impicca con il sottopancia.

«Per questa volta ti sello io il cavallo, così evitiamo lesioni più o meno permanenti, ma non ti ci abituare» metto le mani avanti. «Ci vediamo tra mezz'ora nel tondino.»

«Gr-» inizia a dire, ma io sono già sul vialetto.

So, molto più di lei, quanto poco tempo abbiamo e quanto ne abbiamo già sprecato.

*

Non posso pronunciarmi sulle differenze tra la monta americana e la monta inglese, avendone sempre e solo praticata una, ma già solo guardando le selle inglesi e da dressage in fotografia posso dire con certezza che il passaggio sarà traumatico, per Rosalba. Al tempo stesso, non voglio vedere chissà cosa, solo se ci sono delle basi solide da cui partire. Per quello non c'è sella che tenga, se c'è un minimo di capacità.

Rosalba entra nel tondino dopo aver chiesto il permesso. Mi fa piacere sapere che anche quei fighettini dei dressagisti conoscono questa regola aurea, utilissima per non farsi investire, calpestare, insultare.

«Rosalba, lei è Blue» la presento, formale come quando insegno ai bambini alle fiere di paese, mentre Blue allunga il collo snello verso la nuova arrivata.

«Ciao, Blue.» Rosalba si lascia annusare, avvicina la mano destra al muso di Blue che allarga le narici nell'odorarla.

«È stata la mia cavalla da competizione per anni» la metto in guardia. «Quindi trattala bene.»

Rosalba annuisce, non si gira a guardarmi, troppo impegnata a fare i grattini alla mia cavalla che è già tutta moine. Venduta. «Che disciplina?»

«Barrel racing.»

Vedo la sua fronte corrugarsi in un'espressione perplessa. «Non mi sembravi tipa da prendere a calci un cavallo solo per fare un tempo migliore.»

«Uno dei tanti motivi per cui ho smesso.» Faccio spallucce, poi torno a guardare Blue, protagonista delle prossime ore. «Blue ha fatto la mamma per qualche anno. Ora si merita un po' di riposo, ma si annoia facilmente ed è ancora giovane, quindi sto cercando di farne un cavallo da scuola. Sarai la sua prima novellina.»

«Se mettiamo "novellina" tra molte virgolette...»

«Questo lo vedremo.» Le porgo le redini e mi allontano quando le prende. «In sella.»

Rosalba controlla la lunghezza della staffa destra, che usa come appoggio per montare. Sistema le redini e vedo la differenza nella nostra impostazione prima ancora che abbia finito di controllare che sia tutto a posto. La schiena dritta e le spalle aperte sono necessarie a prescindere, a cavallo, così come i talloni bassi, ma...

«Ha un palo in culo?»

Mi giro a guardare Thomas, che si è arrampicato alla staccionata per osservare. «Non si dice.»

«Ma lo si può pensare» ribatte.

Mentirei se dicessi che non mi sono chiesta anche io se l'italiana non abbia un corsetto integrato o qualcosa di simile, quindi lascio passare. «Vai sulla pista a mano sinistra. Voglio un passo bello sveglio, non lasciarla poltrire.» Sarei sorpresa se qualcosa andasse male al passo. Non ci sono aspettative da deludere, qui. «Fammi qualche mezza volta per cambiare di mano ogni tanto, ma per ora voglio solo passo.»

Nonostante l'apparente rigidità, Rosalba muove bene il bacino, segue l'andamento di Blue e non le è d'intralcio.

«Vai, trotto. Per ora lascia scegliere a lei la velocità, voglio vedere come batti la sella.»

Rosalba fa pressione con le gambe e Blue parte con un colpo di coda. Rosalba batte la sella per un paio di tempi, poi controlla la diagonale con lo sguardo dopo essersi resa conto di non aver preso bene il ritmo. Due tempi di trotto seduto e si riallinea, è leggera quando torna a sedere, non mette troppa distanza con la sella quando si solleva. Buono.

«Trotto seduto» indico, e cammino nel tondino per osservare da vicino. Dai video delle competizioni mi sembrava che il trotto seduto fosse un suo punto debole, che tendesse a rimbalzare molto sulla sella, e infatti è così. Pur stringendo le gambe, si muove molto, e si affida alle redini per trovare stabilità. «Giù le mani, non tirare, e togli le staffe.»

Una cattiveria, da parte mia. Io per prima ho trovato difficile montare senza staffe finché non ho deciso di giocarmi il tutto per tutto in una sfida, la No-Stirrup November, che consisteva semplicemente nel montare l'intero mese di novembre senza usare le staffe, confrontandosi con altri cavalieri per migliorare assetto ed equilibrio.

L'espressione concentrata di Rosalba diventa presto sofferente, la fronte rossa di frustrazione, e la sua ricerca di appoggio sulle redini, e quindi sulla bocca di Blue, continua.

«Non tirare!» Sbotto, quando Blue appiattisce le orecchie sul cranio in segno di fastidio. «Rimetti le staffe e fai una transizione al passo. Poi vieni al centro e chiedile un alt.»

Rosalba esegue. Con il fiato corto, si ferma al centro del tondino e lascia le redini.

Blue scuote la testa, libera dalla costrizione e dalla pressione del filetto in bocca.

«Thomas, cos'hai appena visto?»

Thomas entra nel tondino, guarda Rosalba. «Ti appendi tantissimo alle redini.»

«Io non...» inizia lei, ma la interrompo.

«Tu prendi, prendi e pretendi che Blue continui a dare senza un fiato o un'opposizione. Non funziona così.» Le faccio cenno di scendere da cavallo. «Thomas, per favore, sali tu. Rosalba, resta con me.»

Thomas allunga le staffe di qualche centimetro, controlla il sottopancia e sale. Gli chiedo di fare le stesse cose, dalle mezze volte alle transizioni, e anche se devo ammettere che in sella è più rigido di Rosalba, il suo tocco sulle redini è più morbido. Blue, che è una professionista, lo ascolta.

«Devi essere disposta a dare, vedi? Devi dare equilibrio con tutto il corpo, con le gambe e tutto il peso corporeo, e tu questo sei molto brava a farlo» le spiego. «Ma nel momento in cui ti appendi alle redini la sbilancia e smetti di mostrarle rispetto. È come se smettessi di lavorare con lei e cominciassi a usarla come un mezzo per ottenere qualcosa. I cavalli questo lo sentono e reagiscono di conseguenza.»

Rosalba annuisce, guarda Thomas che non ha ancora rimesso le staffe eppure monta con agio.

«Ho visto che monti in rollkur» azzardo, riferendomi alla troppa tensione a cui era soggetto il suo cavallo, il castrone Zangersheide, in molti video e altrettante foto.

Avvampa. Immagino sia una pratica vergognosa anche nella monta inglese. «Non lo faccio di proposito.»

«Non ne dubito.» Non ne voglio dubitare, almeno. «Se vuoi che ti aiuti a domare quel mustang, per me va bene, sono disposta a farlo, ma la prima volta che scendi sotto la verticale è finita. A costo di farti lavorare solo in collare...»

«In collare?»

In effetti se non è in grado di montare senza staffe come posso aspettarmi che sappia montare senza redini? Cerco di non sbuffare.

«Thomas, puoi lasciare le redini, per favore?»

Thomas chiede a Blue di rallentare dal trotto al passo e annoda le redini per far sì che non le finiscano tra la zampe, poi si gira a guardarmi.

«Fammi una transizione dal passo al galoppo di lavoro. Due giri, poi cambia di mano con una mezza volta e chiedile un galoppo riunito.»

Il galoppo riunito non è facile da chiedere senza l'ausilio delle redini, e Thomas fatica un po' a farsi capire da Blue, ma ci riesce. Che ci sia voluto un giro di galoppo in più del previsto non è un gran problema.

«Quando togli le redini scopri che ci sono molti altri modi per comunicare con il cavallo e invitarlo a collaborare» spiego a Rosalba, che vicino a me è silenziosa. Immagino stia riflettendo o si stia pentendo dell'iniziativa che ha preso venendo qui. «Non ti darò un ultimatum, io sono la prima a non montare sempre in collare o senza morso, ma a volte si ottiene di più con meno.» Le sorrido, incoraggiante. «Ora torna in sella. Vediamo cosa riusciamo a portare a casa oggi.»

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