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A mia discolpa, non è stato intenzionale né premeditato.
È così poco credibile che me lo devo ripetere qualche volta quando mi sveglio e al mio fianco c'è Raelynn che ancora russa. Ha calciato via il lenzuolo, qui questa notte ha fatto davvero troppo caldo, e ora ce l'ho addosso, due strati raggrinziti di tessuto che mi stanno uccidendo. Li scalcio via a mia volta, il pavimento apprezzerà, e rimango sdraiata a pancia in su.
Dopo aver parlato ieri di cosa non significassimo l'una per l'altra e aver lavorato separatamente tutto il pomeriggio non saprei nemmeno dire come ci siamo ritrovate di nuovo in casa – in camera – mia.
Di nuovo, sottolineo, non era né intenzionale né premeditato, ma Remi doveva tornare a casa sua, a Ennis, e ha dato uno strappo a Thomas che non vive lontano da lei; Jackson chissà a che ora sarebbe rientrato, con le ultime mucche da mungere e portare nel campo per la notte; Rosalba si stava facendo i fatti suoi nella dépendance e comunque non sarebbe stata la mia compagnia preferita per la serata. Raelynn era ancora nei dintorni quando ha cominciato a fare buio, e sarebbe stato irresponsabile lasciarla tornare a casa da sola...
Non devo sentirmi in colpa, no? Io ho messo le cose in chiaro, ieri, e lei sembra essere disposta a divertirsi e basta. È un accordo da cui abbiamo entrambe solo da guadagnare, ora come ora.
Mi giro su un fianco per guardarla.
Certo che è una persona che potrei imparare ad amare. Raelynn Morgan è una forza della natura, i capelli biondi tinti di un colore diverso ogni volta che le passa per la testa e la gente che si gira a guardarla, a Ennis, e lei che procede spedita perché il mondo non la tocca, semmai le è succube.
Certo che potrei abituarmi a questo tipo di risveglio, con il suo corpo premuto contro il mio attraverso i pigiami o le lenzuola o niente affatto. Potrei abituarmi a preparare latte e miele insieme al mio caffè e anche ad apprezzarne il sapore, se leccato via dalle sue labbra.
Certo che, con il giusto impegno e tempo, potrei creare un futuro in cui siamo felici singolarmente anche perché stiamo insieme.
Raelynn Morgan, però, è una forza della natura e il mondo le è succube. Lo so, l'ho già detto, ma è qui l'inghippo: il mondo, non solo questo ranch, di sicuro non solo Ennis. Raelynn Morgan ha possibilità che vanno ben oltre questo luogo e tutto quello che io, egoisticamente, le permetterei di ottenere; ha bisogni e sogni che io non potrei accontentare o aiutarla a raggiungere.
Come fai ad amare qualcuno che ammiri perché sai che potrebbe superarti da un momento all'altro?
Come fai ad amare qualcuno che ha le potenzialità di diventare tutto ciò che tu volevi, che tu non sei riuscita a essere?
Come, se sai che l'amore potrebbe facilmente avvelenarsi di invidia?
Mi è già successo, questo. Mi ha già sfinita.
Aggrotta sempre la fronte prima di aprire gli occhi, al risveglio. Come se l'essere tornata tra noi comuni mortali le desse fastidio. Punta lo sguardo assonnato su di me, si rilassa. «Buongiorno.»
«'Giorno.»
Si sposta in avanti per darmi un bacio ruvido. Raelynn non si preoccupa delle reazioni altrui. Raelynn sa cosa vuole e, se sa di poterlo fare, lo prende.
Catturo le sue labbra tra i denti. Sembra sempre che siano sul punto di spezzarsi, tanto sono screpolate. Prima o poi le regalerò un burrocacao, uno di quelli approvati dai dermatologi, o comunque che sembrano davvero poter fare cose miracolose.
Da questo punto in poi ci lasciamo trasportare e probabilmente Raelynn prenderebbe il pacchetto di dental dam dal comodino se non vedessi l'ora sul cellulare.
«Cazzo, è tardissimo» sbotto. Quando sono diventate le nove del mattino?
«Se non fossimo state a casa tua mi sarei svegliata da sola» punzecchia.
Mi alzo dal letto e recupero il lenzuolo. Sarà pieno di polvere se lo lascio qui per qualche minuto in più. «I cavalli devono mangiare.»
«Sì.» Raelynn si è lasciata crollare sul materasso. Ha meno fretta di me. «Proprio i cavalli.»
Brontolo qualcosa che non determino bene nemmeno io e mi fiondo in bagno. Apro l'acqua della doccia e sto per entrare quando sento di nuovo la voce di Raelynn oltre la porta.
«Se vuoi ti raggiungo, risparmiamo acqua.» Non la facevo tanto interessata alla sostenibilità.
«Che pensiero carino» urlo, prima di infilarmi sotto il getto gelido della doccia.
Mi lavo e vesto velocemente, poi, con i capelli ancora bagnati tirati su con un mollettone, lascio libero il bagno e scendo al piano di sotto. Jackson non c'è, ma data l'ora non mi stupisco, deve essere già uscito da un pezzo.
Mi preparo il caffè, me lo porterò dietro nel thermos, e un tristissimo panino hummus e zucchine per pranzo. Di sicuro non avrò il tempo di rientrare e cucinare, non quando sono in ritardo di due ore sulla tabella di marcia.
«Io vado!» grido, già sulla porta. «Fai come se fossi a casa tua!»
Oggi è uno di quei giorni in cui sono felice di aver messo tutti i cavalli nei box per la notte. Dev'esserci stato un temporale estivo, di quelli caldi ma tremendi, perché c'è fango ovunque. Avrei dovuto indossare gli stivali, queste scarpe da ginnastica saranno inutilizzabili dopo questa mattina.
Thomas è già arrivato in magazzino e, non trovando me ma cavalli affamati e impazienti, ha cominciato a preparare i pastoni. Mi affianco a lui, ma dopo qualche scambio pigro sulle linee del "Brutto tempo, eh?" e "Hanno aperto una nuova macelleria" scivoliamo nel silenzio. Sono troppo sovrappensiero per le chiacchiere.
Darcy e io stavamo insieme da dieci anni, quando mi ha lasciata. Dieci anni.
Ci siamo conosciute a un rodeo, è stata lei a notarmi e invitarmi a bere qualcosa. Una follia, in Montana, soprattutto per me che non avevo ancora capito mi piacessero le ragazze e avevo accettato di essere asessuale o qualcosa di simile. Darcy era una bull rider, tanto talentuosa quanto fuori di testa; io ai tempi ero ancora competitiva a livello agonistico nel barrel racing, in ballo per una sponsorizzazione dopo l'altra.
Darcy ha smesso con il bull riding a vent'anni, dopo un infortunio lieve che ha nutrito una paura preesistente nei confronti di quel tipo di rodeo, e si è iscritta al college. Io sono rimasta al ranch: la scuola non faceva per me, preferivo l'attività di famiglia.
La nostra relazione è sopravvissuta senza problemi alla distanza, ai quattro anni in cui Darcy ha frequentato il corso di professione infermieristica, e quando è tornata a Ennis ha vissuto al ranch mentre preparava l'esame finale, quello che se passato le avrebbe aperto le porte per una carriera da infermiera.
Darcy è rimasta al mio fianco quando, al mio venticinquesimo compleanno, i miei genitori hanno detto addio alla vita del ranch per andarsi a godere il frutto di anni di lavoro in giro per il mondo; quando mi hanno lasciata da sola a occuparmi di un ranch in crescita continua e un fratello minore che ancora non aveva sogni sensati.
Passato l'esame, ha trovato lavoro come infermiera al Madison Valley Medical Center, a Ennis, e ormai sembrava fatta. Lei aveva un lavoro stabile e soddisfacente, io un lavoro impegnativo ma altrettanto stabile, e avevamo un posto in cui vivere, anche se condiviso con mio fratello. Siamo andate avanti così, con una discussione ogni tanto, niente di strano o anormale, finché non le hanno offerto una posizione da capoinfermiera al Saint Boniface Hospital. A Winnipeg, in Canada. A quindici, sedici ore di distanza in macchina.
Non ha detto di no. Non ha nemmeno pensato di dire di no e, chi prendo in giro?, non lo avrei fatto nemmeno io. Ma io non potevo andare con lei, piantare in asso Jackson e tutto il lavoro della mia famiglia, e questo lo sapeva quando ha accettato la posizione. Lo sapeva anche quando si è candidata senza dirmi niente.
Come torni a una vita normale dopo dieci anni di condivisione?
Come fai a fidarti di nuovo, ad aprirti di nuovo con qualcuno?
È vero quello che dice Jackson, che sono peggiorata e che da quando Darcy mi ha lasciata ho adottato un atteggiamento pessimo nei confronti delle altre donne, tutte tranne Remi, ma come fai a non chiuderti, al sicuro tra gli aculei, quando la persona che amavi ti ha ritenuta sacrificabile? Quando avete lottato in due e poi ti sei ritrovata da sola senza guerra, sì, senza armi, ma anche senza quella mano che amavi stringere?
«Ennis, Montana chiama Bailey.»
Tiro su con il naso. «Ci sono.»
«Dobbiamo cominciare a dare il fieno vaporizzato a Bobby, se il tempo peggiora così velocemente e dobbiamo tenerlo in box, o l'inverno in stalla ce lo stronza.» Thomas sembra preoccupato, ma non per Bobby. Per me. Quanto tempo sono rimasta zitta, a pensare ai miei lesbodrammi?
«Pessimista. Bobby è una roccia.» Prendo delle carrube da aggiungere al pastone di Blue. Le piacciono e, in teoria, dovrebbero aiutarla a buttare giù il peso dell'ultima gravidanza. «Però sì, lo aggiungo alla lista delle cose da ordinare per la prossima settimana. Abbiamo ancora i broncodilatatori?»
«Sì, ma stanno finendo.»
«Ne ordino altri, non si sa mai.» Mi appunto tutto mentalmente sperando di non dimenticarmene. Sto per uscire dal magazzino con i primi pastoni pronti, ma mi fermo sui miei passi. «Ieri poi non siamo riusciti a parlare. Che te ne è sembrato del cavallo?»
Non serve specificare quale.
«Non c'è molto da dire.» Gli sfugge una risata nervosa. «Volevo guardargli i denti per farmi un'idea sull'età, ma di sicuro non ha più di dieci anni. È terrorizzato e arrabbiato, lo dicevi tu ieri: nasci e cresci in un branco, libero, magari per un periodo sei anche il capobranco, il leader indiscusso, poi da un giorno all'altro vieni isolato, per chissà che motivo, e braccato con degli elicotteri. In men che non si dica ti ritrovi in un recinto sovraffollato e le dinamiche di branco non esistono, oppure ci sono e sei tu che non le capisci. La castrazione è il trauma minore.»
Analisi tristemente giusta. Annuisco per spronarlo a continuare.
«Non ho mai avuto a che fare con un mustang prima, non ne ho mai nemmeno visto uno con una sella addosso. So che è necessario domarlo per il Makover, che il senso è questo, ed è un peccato, ma d'altronde che vita è questa?» Mi ha sentita, ieri, quando ho detto a Raelynn che non è giusto sia così ma non abbiamo voce in capitolo. È il BLM che li cattura, è il BLM che decide. «Tanto vale che venga domato e montato, che lo si renda appetibile agli occhi di qualcuno che possa dargli una vita da cavallo, che ne so, per dei trekking, delle competizioni di endurance. Non può stare così, è uno spettacolo penoso.»
Ieri continuava a cercare una via di fuga dal paddock, povera bestia.
«Sono d'accordo con ogni singola parola.» Prendo i pastoni. «Per questo ho deciso che aiuterò Rosalba a domarlo e prepararlo per la competizione.» In questo preciso momento e senza dedicare alla scelta la metà del tempo necessario per ponderarla davvero.
A Thomas brillano gli occhi. «Davvero?»
«Davvero. Per te e Raelynn è una buona opportunità per imparare qualcosa di nuovo e il cavallo starà qui a prescindere, quindi non vedo perché non dovrei aiutare.»
Sia mai che io riesca a spillare qualche soldo in più all'italiana...
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