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L'autista guida il van fino al tondino e, in retromarcia, allinea la porta del van con il cancello del tondino. Raelynn si arrampica di nuovo e apre la porta, facendola scorrere ma assicurandosi che non ci sia abbastanza spazio perché il cavallo tenti la fuga.
Il mustang non se lo fa ripetere due volte: appena vede la luce soffusa del recinto scatta fuori e io mi avvicino alla recinzione per guardarlo.
È un palomino, sotto tutto il fango e lo sporco è facile immaginare sia una bellissima bestia dello stesso colore dell'oro. Ha quattro balzane alte ben oltre le ginocchia, sporche anche loro e tanto incrostate che sarà un lavoraccio farle tornare candide, e una stella al centro della fronte. È un esemplare meraviglioso, di quelli che sembrano usciti dal set di un film western. Anzi, altro che film western, sembra il cavallo di The Silver Brumby, il film del 1993 con Russell Crowe.
Il mustang di Rosalba fa un paio di giri al galoppo, in cerca di un'uscita o un punto della recinzione basso abbastanza da permettergli di saltare. Quando non lo trova, si gira verso di noi e impenna, agitando le zampe anteriori a mo' di minaccia. È regale, davvero.
Thomas si esprime con un fischio basso di ammirazione. «Entrata a effetto.»
Remi annuisce e sorride, accomodante, in direzione di Rosalba, anche se ha notato come me e Raelynn lo stress e lo spavento del cavallo. «Hai già deciso come chiamarlo?»
«Sol Invictus» risponde Rosalba, che guarda il cavallo come un progetto già portato a termine. Non lo sa che è solo all'inizio, e che non è nemmeno un buon capitolo con cui iniziare?
«Spagnolo?»
«Latino» la corregge. «Significa "Sole che non è mai stato sconfitto".»
«Modesto.»
«A che serve la modestia quando sei così bello?»
«Se selezionassimo i cavalli solo in base alla bellezza alleveremmo solo Frisoni, Akhal-Teke e poche altre razze» mi inserisco per porre fine a questa inutile conversazione. Prendo una capezza e una lunghina, di quelle che lascio sempre nelle vicinanze del tondino, e le passo a Raelynn. «A te l'onore.»
Raelynn non si fa spaventare dalla rabbia e dalla natura selvaggia del mustang. Prende tutto con una mano e si lascia cadere sulla sabbia morbida del tondino, poco distante da Sol Invictus.
Lo insegue per un po', spingendolo a correre in circolo e sempre nella stessa direzione. Continua, imperterrita, tanto che mi chiedo se non stia cercando di dare inizio a una sessione di join-up. Non mi è mai piaciuta molto la tecnica di Monty Roberts, anche se mi rendo conto che può risultare magica per qualcuno che non se ne intende affatto di cavalli ed etologia. Vedere un bestione selvaggio che poi comincia a seguire docilmente la persona da cui non si faceva nemmeno toccare e che poi lo ha rincorso fino a quel momento? Stupefacente.
Raelynn cerca più volte di avvicinarsi e ogni volta Sol Invicus scarta lateralmente e scappa, si dirige nella direzione opposta. È sempre più stressato, il corpo comincia a ricoprirsi di sudore freddo e basta, lo vedo il momento in cui si stufa, in cui ricorda di essere stato un re, di essere stato forte. Si impenna e si rivolta, cerca di mordere Raelynn, una volta quasi ce la fa e lei deve colpirlo sul muso con la corda per tenerlo lontano mentre torna ad arrampicarsi sulla recinzione, al sicuro.
«Non ha senso continuare» ansima. Guarda me e non Rosalba, che al momento è responsabile di questa povera bestia. «È terrorizzato.»
«Tu non lo saresti?»
«Certo che sì.» Raelynn stringe i pugni. «Passare dalle montagne a un recinto sovraffollato a... questo... è...»
«Un trauma.» Annuisco. Sol Invictus si è fermato lontano da noi, ci guarda fisso. «Ma è questa la sua vita, ora. Tanto vale che si abitui alla svelta.»
Raelynn è perplessa, me ne rendo conto appena mi giro a guardarla. «Sei seria, Bailey?»
«Serissima.» Non è che io abbia scelta, o che la mia vera opinione conti qualcosa. «È così che vanno le cose, e se non sei disposta ad accettarlo forse non dovresti avere a che fare con i cavalli a livello professionale.»
Sgrana gli occhi scuri. «Credo di non aver sentito bene.»
«I Mustang Makeover. I Futurity. L'agonismo in generale.» Quante volte mi sono dovuta mettere in discussione. Quante volte non avrei voluto farlo. «È quasi sempre uno schifo. Se non sei disposta ad accettare che le cose vanno così, che ci sono dei compromessi odiosi, forse faresti bene a cambiare carriera.»
«Tu hai battuto la testa da qualche parte, questa notte. Sesso selvaggio contro uno spigolo o qualcosa di simile.» Raelynn scuote la testa con forza. «Io lavoro qui perché sei rispettosa nei confronti dei cavalli e fai bene il tuo lavoro. Che cazzo, se era tutta una facciata io da qui me ne vado.»
Le parole escono prima che io le ragioni: «Vai, allora».
«Che hai fatto a Bailey Steele?»
C'è un attimo di silenzio. Io quasi mi ero dimenticata di non essere sola con Raelynn, che ora mi guarda con lo stesso disprezzo che aveva Darcy negli occhi quando mi ha lasciata. Mi viene da vomitare.
«Bailey Steele è stanca morta e non sta connettendo i neuroni.» Ecco Remi che interviene e mi salva da me stessa. Alla buonora. «Quindi ora lei prende e va a respirare, meditare, allineare i sette chakra. Cara Rosy...» Sorride alla nuova arrivata. «Posso chiamarti Rosy? Io ti mostro un po' in giro, Thomas cercherà di spostare Sol in uno dei paddock a Rae... si prenderà un giorno libero?»
«Rae resterà qui finché non le verranno fatte delle scuse» ribatte Raelynn, che deve sentirsi molto Giulio Cesare a parlare di sé in terza persona.
«Ragionevole. Quindi Bailey prima chiederà scusa a Rae, poi andrà ad allineare i famosi chakra. Se mi avanza abbastanza tempo dopo aver fatto da guida turistica ti trovo una meditazione guidata su YouTube.» Mi rivolge un occhiolino stanco, poi guarda Thomas che davanti all'idea di una lite tra donne si è fatto pallidissimo. «Sarà una convivenza entusiasmante, abbiamo proprio cominciato con il piede giusto!»
Detto questo, Remi porta Rosalba con sé verso il vialetto, dove immagino andranno a recuperare i bagagli; Thomas dà le spalle sia a me che a Raelynn, seguendo con lo sguardo i movimenti, meno nervosi ma di certo non tranquilli, di Sol Invictus.
Io sospiro.
Raelynn incrocia le braccia al petto. «Sto aspettando.»
«Sto allineando i pensieri.» Remi direbbe "i chakra".
«Che brava.» Odio questo tono di sfottò. «Farlo prima non era un'opzione, immagino.»
«Ero nervosa.»
«Quando mai.»
«Non volevo prendermela con te.»
«Eppure, indovina indovinello, lo hai fatto.»
Non sembra proprio avere intenzione di farmela passare liscia.
«Bailey, è da Natale che mi usi come capro espiatorio. È da...» Lancia un'occhiata in direzione di Thomas, poi torna a rivolgersi a me. «Possiamo parlare altrove, per piacere?»
Non posso dirle di no, questo è certo, ma ho paura di quello che potrebbe succedere. Non sarebbe la prima volta che comincio a discutere con qualcuno e poi ci finisco a letto e non viene risolto assolutamente niente, anzi, la situazione si complica fino a esplodere con effetti catastrofici.
Annuisco e mi incammino senza dire altro lontana dal tondino. Vedo Jackson con la coda dell'occhio: non era nelle vicinanze mentre succedeva tutto, credo, eppure mi sembra deluso. Forse me lo sto immaginando. Avrò certezze solo questa sera, quando mi dedicherà o meno un terrificante trattamento del silenzio.
Il ranch Steele non è un maneggio, quindi non abbiamo mai avuto motivo di costruire una club house, un punto di ritrovo informale. C'è la cucina di casa, con il tavolo in mogano ereditato da mia nonna, e tanto basta. Chi lavora qui, chi frequenta il ranch, non è tanto lontano da un membro della nostra famiglia.
Vado dritta verso la macchinetta del caffè per prepararmene una bella tazza, poi metto a scaldare in un pentolino un po' di latte. Non mi spiego come sia possibile, ma Raelynn beve quasi solo latte e miele. Quando me lo ha detto la prima volta mi sono chiesta quanti anni avesse davvero, se quindici o sedici, perché da una ventiquattrenne tutto mi aspettavo tranne che bevesse latte e miele. Ci mancavano solo le Pop Tarts.
Porto a tavola le due tazze e mi siedo al suo fianco. Avevo pensato di sedermi dall'altro lato del tavolo, ma poi sarebbe sembrata una scena da film, quando le due madri optano per il divorzio come unica scelta che possa salvare la loro famiglia.
Raelynn passa il dito sul bordo della tazza in una lunga scia di cerchi concentrici. «Ti sei pentita di quello che è successo?»
Il punto è che non so nemmeno a cosa si stia riferendo, precisamente.
«Allora perché abbiamo continuato?» mi incalza. È abbastanza intelligente da sapere che alla prima domanda non posso rispondere non perché io non voglia, ma perché non ho affatto una risposta.
«Mi piaci, Rae.» Questa non è una novità per nessuna delle due. «E non... Non siamo a scuola, o al college. Non abbiamo un rapporto tale per cui ci sia davvero una dinamica di potere tossica, tra di noi, ma... me lo sono chiesta. Me lo chiedo ancora.»
Raelynn aggrotta la fronte.
«Se tu sia venuta a letto con me solo perché sentivi di non avere scelta» chiarisco.
«Stai scherzando?» sbotta, la sorpresa sincera sul suo viso. È come se le avessi appena rivelato di essere Babbo Natale. «Bailey, santa miseria, ero a casa tua alla vigilia di Natale, poco dopo che avevi rotto con la tua ex storica. Pensi che io non avessi delle aspettative, o almeno delle speranze, venendo qui?»
In effetti, messa così...
Se la memoria non mi inganna aveva anche un completino coordinato davvero bello. Non che mi sia fermata ad ammirarlo a lungo.
«Sei bella, Bailey, e sei una stronza. Forse mi sarebbe anche piaciuta, quella dinamica di potere tossica, se me la fossi trovata davanti, ma non è stato così» continua. «La cosa che mi urta è che tu...»
Sono pronta a sentirmi dire che sono stata scorretta, che l'ho usata. È tutto vero.
Raelynn però è migliore di così. Non continua. «Tu non mi vuoi.»
«No.» Non come vuole essere desiderata lei, o come vorrei essere desiderata io. «No, Rae.»
C'è dell'imbarazzo, nel silenzio che segue, ma non c'è astio. Annuisce. «Sarebbe bastato essere chiare fin da subito. Non ti biasimo, Bailey, ma la sincerità non è male. Dovresti provarla, qualche volta.»
Finisce di bere la sua tazza ancora calda di latte e miele, io il caffè non riesco a berlo. Ho un groppo in gola che gratta, che minaccia di tagliare le corde vocali e lasciarmi ammutolita. Giro e rigiro la tazza, forse mi aspetto di bucare la tovaglia con questo sfregamento continuo.
«E visto che parlo tanto di sincerità...»
Alzo lo sguardo su Raelynn quando torna a parlare.
«Si avvicina l'inverno.» Si lecca le labbra, le guance che hanno preso una lieve colorazione rossa e la fossetta nella guancia destra che promette solo guai. «Se avrai bisogno di uno scaldaletto, o un po' di compagnia, puoi continuare a chiamarmi.»
Scoppio a ridere. «"Scaldaletto"?» ripeto, incredula. «Ci mancava solo il degrading kink.»
«A ognuno il suo, Bailey Steele.»
«Non infierire.»
Sa cose su di me che non devono uscire da questo ranch.
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