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Passano più di due ore ed è difficile convincere Rosalba a restare in casa quando io per prima vorrei raggiungere Mateo e Sheldon e capire cosa stia succedendo. Raelynn, che in questo momento e forse in generale è quella più razionale di noi tre, ci ricorda che meno gente è nel tondino più Mateo e Sheldon potranno lavorare velocemente e in tranquillità. Come minimo, vedendoci arrivare Sol mollerebbe un calcio o un morso a uno dei due – anche questo qualcosa che le nostre assicurazioni cercherebbero in ogni modo di non coprire.
Alla fine, Rosalba passa il tempo in videochiamata con quella che scopro essere sua sorella minore, una studentessa di giurisprudenza che si è appropriata della sua camera e a quanto pare anche dei suoi vestiti ma si lamenta della puzza persistente di cavallo.
Io mi rannicchio sul divano con un audiolibro nelle orecchie. Non leggo un libro che non sia un manuale dal liceo, credo, ma ultimamente ci ho preso gusto ad ascoltare le storie mentre spalo letame o ingrasso finimenti. In questi giorni sto ascoltando un romance dal titolo improponibile che parla di un giornalista in erba e un attore permaloso. Sono adorabili.
È pomeriggio inoltrato quando Mateo torna a graziarmi della sua presenza. Alle sue spalle ci sono Sheldon, con il cappuccio della felpa tanto stretto da farlo sembrare il cosplay di un Dissennatore, e Jackson. Non lo vedo da questa mattina, ma immagino si sia fatto aggiornare prima di tornare nei campi per riprendere le mucche. Gli toccherà andare da solo, oggi, a meno che...
«Rae, vuoi andare con Jackson? Puoi montare Bonnie Lass» le propongo. Non ha senso far affaticare Jackson più del necessario quando Raelynn è stata a riposo tutto il giorno.
Raelynn si alza dalla sedia dov'è stata a poltrire fino a questo momento e annuisce. «Poi aggiornatemi. Se non ripasso per di qua mandatemi un messaggio.»
«Sarà fatto.» Alzo il pollice e guardo Jackson. È stanco, si meriterebbe qualche giorno di riposo, ma questa non è una vita che ci concede pause. «Ci sono delle barrette proteiche in credenza. Se fate alla svelta dopo possiamo andare al Burnt Tree.»
Cerca di sorridere. Fallisce, bloccato da uno sbadiglio, poi ride. «Vediamo se avrò la forza necessaria per alzare una forchetta.»
Jackson e Raelynn se ne vanno, Rosalba e io ci mettiamo a tavola con Mateo e Sheldon.
«Thomas?» chiedo, visto che mi manca all'appello ma mi sembra strano che sia andato via senza dirmi niente.
«È ancora nel tondino con il mustang.» Mateo si versa un bicchiere d'acqua. È stanco anche lui, non dev'essere stato facile visitare Sol.
«Dicci tutto.»
«La zampa non è rotta.»
Rosalba, rimasta zitta e muta fino a questo momento, sospira di sollievo. Lo faccio anche io: se non è rotta, possiamo ancora farcela. Era l'opzione peggiore per tutti, sarebbe stata letale per Sol, e l'abbiamo scampata.
«Ma ha preso una bella botta» continua Mateo. Il "ma" c'era da aspettarselo, in effetti. «Sarebbe poco serio da parte mia dirvi di continuare a lavorarlo come se niente fosse.»
Mateo conosce bene il funzionamento dei Mustang Makeover e, diversamente da me, ha già lavorato con dei mustang. Per un breve periodo aveva anche cercato di informarsi per ottenere una posizione lavorativa nel BLM, ma non so perché abbia cambiato idea. La maggior parte delle nostre conversazioni riguarda la fecondazione delle mie cavalle.
«A che punto siete?»
«Fino a oggi ha risposto bene a tutto» inizio, gli riassumo brevemente il lavoro degli ultimi giorni per prepararlo alla stoccata. «Avremmo voluto sellarlo la prossima settimana.»
«Mh.» Ha già la fronte aggrottata. «E montarlo... quando?»
Lancio un'occhiata al calendario a muro. Se oggi è il sette di settembre e gli eventi del Makeover cominciano il quattro novembre... «Al più tardi a inizio ottobre.»
Scuote la testa. «Gli servono almeno due settimane in più.»
«Significa cominciare a montarlo a metà ottobre...» ragiono ad alta voce. «Teo, il Makeover inizia il quattro novembre. È pochissimo tempo.»
«È davvero poco tempo» si esprime Rosalba, di buonora, che aveva ripreso colore sentendo che Sol non si era rotto nulla ma è tornata bianca come un lenzuolo appeso al sole. «È da pazzi.»
«Lo so.» Mateo mette fisicamente le mani avanti. Che c'è, ha paura che lo riempiamo di botte per aver fatto il suo lavoro? «Ma montarlo prima di quella data significa metterlo severamente a rischio.»
Mi passo una mano tra i capelli mentre mi concedo un sospiro affranto, poi guardo il mio maniscalco, che non si è ancora espresso. «Sheldon?»
«Fosse stato ferrato avrei proposto di correggere la ferratura per supportarlo di più nel movimento, ma ha degli zoccoli perfetti» comincia. Anche lui, come Mateo, sa di star dicendo qualcosa che non vorrei davvero sentirmi dire. Sa che vorrei più tempo. «Lo rovinerei solo per concedervi qualche giorno in sella in più, non ne varrebbe la pena.»
«Okay.» Sospiro. «Okay. Consigli?»
Oltre all'assoluto riposo ipotizziamo delle sedute con il laser, che decidiamo di mettere da parte per non agitare Sol più del necessario; dello stretching, che potrebbe causargli qualche dolore muscolare ma essere cosa buona e giusta sul lungo termine; delle visite periodiche con un'esperta in ortopedia equina che vive a Cooke City. Mi trattengo dal ricordare a Mateo che arrivare a Ennis da Cooke City significa farsi quattro ore di macchina attraverso il Wyoming e mi chiedo quanti soldi sia disposta Rosalba a investire in un cavallo che non è nemmeno suo.
«Altro?»
«Lasciatelo in paddock» conclude Sheldon.
Rosalba è dubbiosa. «Non rischia di peggiorare? Di farsi male di nuovo?»
«Hai a che fare con un cavallo selvaggio» le ricorda Mateo. «Ha vissuto almeno sei anni in completa libertà, direi che si sa gestire.»
«Contenta?» Le do una gomitata in un tentativo di alleggerire la tensione. «Abbiamo anche risolto l'enigma sulla sua età.»
«Chi ha vinto?» Mateo conosce abbastanza sia me che i miei working student da sapere che ci piace scommettere su queste cose.
«Rosalba e Raelynn. Sto perdendo colpi.»
«A ventinove anni? Ci provi gusto a farmi sentire un matusa?» Come se ci fosse questa grande differenza d'età tra di noi. Scuote la testa, affranto, mentre si alza in piedi.
Guardo l'orologio. Si sta facendo tardi e gli ho già rubato troppo tempo.
«Torno domani per tutte le altre visite, e settimana prossima per controllare il mustang. Vedo se Janet è disposta a fare un salto da Cooke City.»
Immagino che Janet sia l'osteopata. Annuisco e guardo sia lui che Sheldon. Spero sappiano quanto sono grata per il loro supporto e la loro presenza in momenti come questo. «Grazie mille per essere venuti. Siete preziosi.»
Li accompagno alla porta e assisto mentre Rosalba cerca di capire se baciarli sulle guance e o stringere loro le mani. È sempre divertente essere testimoni dell'incapacità di adattamento culturale e dirmi che se andassi in Italia io non farei assolutamente gli stessi errori.
Saluto Sheldon con un abbraccio e faccio lo stesso con Mateo, che mi arruffa i capelli mentre si allontana. «So che farai quello che è meglio per lui.»
«Cerco di farlo sempre.»
*
Rosalba non deve stare affatto bene, perché si è lasciata convincere da Raelynn a ordinare anche lei la pizza con il mac and cheese e il pollo fritto. La guardo con una certa preoccupazione mentre mi chiedo quanta febbre abbia. Non mi spiego questa scelta, scellerata da parte sua, in nessun altro modo.
Stiamo parlando del più e del meno, mangiando pizza e bevendo birra e chiacchierando con Mary Anne che è stata messa al corrente di tuto da Sheldon, quando Rosalba decide di sganciare la bomba.
«Lo rimando indietro.»
Raelynn quasi soffoca con il pollo fritto. «Cosa?»
Thomas sgrana gli occhi e Jackson si piazza una mano in faccia. Si è già dovuto sorbire il mio sfogo mentre passavamo a prendere Remi in macchina, non credo sia pronto per il bis.
«Non guardatemi così.» Rosalba abbassa lo sguardo sulla pizza che sta mangiando a bocconcini minuscoli. «Che senso ha tenerlo?»
Remi si schiarisce la voce. «Un riassunto degli episodi precedenti per chi oggi non era con voi?»
Rimane inascoltata, nonostante la richiesta legittima, perché Rosalba è davvero demoralizzata. «Già sarebbe stata un'impresa folle domarlo in novanta giorni, ora non posso nemmeno provare a montarlo fino a metà ottobre. Posso lavorarlo da terra e desensibilizzarlo, ma poi quelle due settimane sarebbero solo di stress per entrambi. Tanto vale che mi ritiri e lo rimandi al...»
«Al BLM?» Raelynn sbuffa, non so se perché alterata dal discorso o dalle spezie piccanti che le sono finite in gola. «Così da essere ridotto di nuovo a una serie numerica anonima tra tante, schiacciato in un recinto fangoso e troppo stretto per muoversi senza finire addosso a un altro cavallo?» Fa tintinnare la forchetta contro il piatto in un movimento teatrale. «Ma per favore, Rosy.»
«Non è tanto meglio se arriva al Makeover e poi lo compra un macellaio perché non sono riuscita a fargli fare un punteggio decente.»
«All'asta hanno accesso solo persone pre-approvate, non ci sono macellai» la corregge Raelynn, che negli ultimi giorni si è informata per bene. «Al massimo verrà comprato da qualche vecchio e passerà il resto della sua vita in un paddock.»
Succede più spesso di quanto possa sembrare.
Raelynn quasi si stende sul tavolo apparecchiato per afferrare le mani di Rosalba nelle sue. «Ti fidi di me, Rosy?»
Rosalba arriccia il naso. «Mangi la pizza al mac and cheese...»
«La stai mangiando anche tu, quindi lo prendo per un sì.» Vedo le dita di Raelynn lasciare delle tracce rosse tanto sta stringendo forte. Quanto ha bevuto? «Temporeggia. Ci siamo Bailey, Thomas e io ad aiutarti con quel cavallo matto. Non potresti volere un team migliore di questo.»
Posso capire la stanchezza di Rosalba, la sua preoccupazione, la voglia di abbandonare un progetto che forse è davvero più grande di lei. Posso capire che la tentazione sia tanta, soprattutto in un momento come questo in cui non sarebbe lei a tagliare la corda senza motivo, in un momento in cui le condizioni si sono rese quasi invivibili. Posso capire e non la potrei biasimare. Spero, però, che scelga di restare. Di vedere fin dove può arrivare con Sol, con noi.
Quando si guarda intorno, come a cercare un motivo per non tornare a casa sua, i suoi occhi incrociano i miei. Vedo in lei quello che forse avrei visto guardandomi allo specchio, qualche anno fa. Le faccio l'occhiolino.
«Dormici su e poi facci sapere che vuoi fare» le propongo. «Il sonno porta consiglio.»
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