Posti e incontri speciali parte 3
attenzione: capitolo rosso con scene spinte e si affronta anche il tema dell'incesto
Nell'ufficio dello sceriffo, Robert Lightwood iniziava il suo primo giorno e già aveva un gran da fare poiché c'erano casi di omicidi o scomparse conservati da anni in un grande cassetto. I cittadini di Idris City volevano che si trovasse il colpevole e toccava a lui svelare il mistero ma era solo. Aveva bisogno di un vicesceriffo, qualcuno molto intelligente, intuitivo e perfetto per quel caso. Un nome gli apparse nella mente. Qualcuno che cercava di dimenticare. Andò a prendere gli altri fascicoli e diede le spalle alla porta.
- hai realizzato il tuo sogno alla fine - gli disse una voce familiare e inconfondibile.
Non poteva essere. Non poteva essere tornato.
Si girò con paura, lo guardò e restò sconvolto.
Di fronte a lui c'era Michael Wayland, un bellissimo uomo dai capelli biondi.
Il suo ex migliore amico di una vita con cui aveva troncato dopo la sua confessione d'amore. Si Michael era innamorato di lui ma lui aveva scelta una vita semplice senza ostacoli, giudizi o disprezzo ella gente.
Aveva scelto Maryse, di formare una famiglia con lei e il divorzio non era contemplato nella loro famiglia. Aveva rinunciato a qualcosa di intenso e forte che gli faceva paura e che non accettava. Adesso quel passato che disperatamente cercava di dimenticare era tornato di nuovo. La sua vita ancora una volta subiva sconvolgimenti.
- non dici nulla? Non vieni a darmi un abbraccio? -
Robert restò immobile senza dire una parola, fissando Michael.
- tu non dovresti essere qua - disse Robert scontroso. - devi andartene Michael. Io ho una famiglia e tu non rovinerai nulla -
- non sei cambiato Robert, neghi come quando erano ragazzi - disse Michael calmo. - ma tranquillo, io ti aiutare e dopo sarai finalmente libero e felice -
- ma io sono felice, ho una moglie che amo e quattro figli meravigliosi - disse Robert a tono. - quindi mi devi lasciare in pace! -
Sentì la verità solo in 'quattro figli meravigliosi' ma il resto era una bugia. Mentiva come sempre.
- non ti lascerò stare, Robert. Io ti aiuterò - disse Michael sedendosi sulla sedia di fronte alla scrivania.
- fai come vuoi - disse Robert infastidito, uscendo dall'ufficio. - ma non interferire con il mio lavoro -
Michael sapeva che non sarebbe stato facile ma con costanza e la sua presenza, avrebbe liberato Robert dall'infelicità.
Robert si appoggiò al muro, una volta uscito dall'ufficio e il suo cuore batteva forte dalla grande emozione alla vista di Michael. Gli sembrava di essere ancora quel ragazzo di tanti anni fa, spaurito da quel sentimento sconosciuto.
Alla Idris Academy, Alec, Jace, Isabelle, Clary e Simon stavano per attraversare quella porta con il cartello vietato ma qualcuno li fermò.
- voi studenti non dovreste essere qua, questa é la zona vietata - disse una voce maschile.
Era un uomo dai capelli bianchi e gli occhi viola.
- ci scusi, abbiamo avuto delle indicazioni sbagliate - disse Alec mortificato a nome di tutti. - non lo sapevano -
Malcolm Fade guardò molto attentamente quel gruppo di ragazzi e soprattutto Alec. Non lesse menzogne nel suo viso o nelle sue parole.
- ti credo, io chiudero un occhio per oggi ma state attenti alla preside. Non fatevi beccare da lei - disse Malcolm gentile. - io sono il bidello, Malcolm Fade -
Aveva già trovato un alleato in quella scuola, una gran cosa. Malcolm gli raccontò che donna fosse la loro preside mentre li accompagnava alla sala.
I ragazzi ringraziarono Malcolm, entrarono nella sala in silenzio e si misero negli ultimi posti a sentire le novità.
- ma quello é Magnus - esclamò Clary contenta, intravedendolo da lontano.
- non essere tanto contenta, pel di carota - disse Camille odiosa.
- tanto non avrai vita facile qui dentro. Nessuno di voi -
- lo vedremo - disse Jace a tono, in difesa di Clary e gli altri. - il tuo scherzetto non ha avuto effetto. Siamo qui. Dovrai tentare con altro -
- io non sarei così sicuro di te - disse Camille prima di tornare al suo posto.
- che antipatica! - esclamò Clary infastidita.
- tranquilla, ci sono io - disse Jace protettivo.
Clary sorrise per un attimo a tutta quella scena ma poi cambio umore. Non doveva avvicinarsi a Jace, altrimenti sapeva le conseguenze e lei non voleva che nulla accadesse.
Doveva tenere le distanze e non farsi coinvolgere.
- non avevo bisogno del tuo aiuto. Potevo risponderle a tono anch'io - disse Clary scontrosa. Jace non capì quel suo atteggiamento, prima gli sorrideva e adesso lo trattava male. Era proprio strana.
- allora perché non hai risposto? - chiese Jace con le braccia incrociate.
- non sono affar tuo. Non devo darti spiegazioni - disse Clary mettendo un muro tra loro, cambiando posto.
Clary si mise a scrivere e disegnare nel suo diario per estraniarsi da tutto ciò.
- non insistere. Non sei il suo tipo - disse Simon con un sorriso.
- io non riderei. Guarda che lei non ti guarda in quel modo - disse Jace diretto.
A Simon quel tipo lo irritava. Il suo atteggiamento e i suoi sguardi verso Clary. Cosi iniziò il primo di tanti battibecchi tra loro due e la cosa non sfuggì alla preside che li mise in punizione. Sarebbero rimasti tutti e due dopo le lezione. Un bel modo per iniziare il primo giorno. Simon era furioso con Jace e Clary cercava di calmarlo.
- se vuoi, mi faccio mettere anch'io in punizione - disse Clary solidale.
- sei dolce ma va bene così. Me la cavero con Mr sono tutto figo - disse Simon prendendo i libri nell'armadietto.
- ti porterò dei dolcetti nel pomeriggio - disse Clary carina.
Simon adorava queste sue premure, gli davano una speranza e non vedeva il giorno in cui si sarebbero messi insieme.
Le prime lezione erano leggere, due ore di educazione fisica anche se per Alec la parte spogliatoi era qualcosa di difficile. Vedere Jace cambiarsi o gli altri ragazzi era una tortura ma anche il paradiso. Quei bei corpi nudi con solo le mutande o che si facevano la doccia dopo l'attività fisica. Lui aspetto che tutti finissero per farsi la doccia, non voleva che qualcuno vedesse in caso che si era eccitato alla loro vista e le loro battutine e derisioni.
Non voleva alcuna etichetta. Come Alec il gay o peggio. Voleva vivere un anno scolastico perfetto.
- non ti fai la doccia, amico? - chiede Jace confuso.
Alec se ne stava nella panca con i vestiti sudati addosso e uno sguardo perso in chissà quale pianeta.
Adesso cosa poteva inventarsi?
Che situazione complicata!
Perché doveva essere così?
Perché Jace doveva essere così nudo e bello?
- io mi sto riposando, sono distrutto - mentì Alec con convinzione.
- allora riposa - disse Jace passandogli una mano tra i capelli.
Quel gesto gli creo un po di scombussolamento. Sentì le dita di Jace accarezzare i suoi capelli. Era una fantastica sensazione.
- che ne pensi di Clary? -
Ecco quel momento rovino il bel momento creatosi. Quella ragazzina aveva fatto perdere la testa a Jace e lui non poteva sopportarlo.
- io la trovo molto bella, mi piace il suo caratterino ma c'è qualcosa nei suoi occhi che mi fa pensare che lei sia successo qualcosa e vorrei sapere cosa - disse Jace molto preso e serio.
Alec non aveva mai visto Jace così, aveva avuto molte avventure ma non si era mai preoccupato di nessuna di loro. Non capiva che cosa Clary avesse di speciale. Alec soffriva sia nel cuore ma anche lì sotto. Tutti quei ragazzi nudi e l'avvicinamento di Jace gli mandavano gli ormoni in subbuglio e non solo. Sentì il suo membro duro e per fortuna aveva la borsa davanti a coprirlo altrimenti Jace se ne sarebbe accorto. Aveva paura di un rifiuto da parte sua o di leggere il disgusto nei suoi occhi. Ora doveva aspettare per forza che tutti se ne andavano di là. Lui non si muoveva dal suo posto.
- Alec! - lo chiamò Jace. - mi stai ascoltando? -
- si, Jace. Ti sto ascoltando - disse Alec a fatica.
- voglio andare in quel posto segreto - disse Jace deciso. - e tu mi accompagnerai durante la ricreazione. Naturalmente lo diremo anche a Isabelle e Clary. Non vorrei dirlo al suo cagnolino ma di sicuro non verrà se lui non sarà presente-
Jace aveva già avuto una punizione e voleva cacciarsi nei guai ancora di più. Era incredibile. Alec cercò di convincere in tutti i modi Jace ma nulla era testardo. Voleva andare là in quel posto.
Finalmente da solo nello spogliatoi, Alec si spoglio dei vestiti sudati e andò verso le doccia. Aveva una gran dura erezione che aveva bisogno di attenzioni.
Apri il getto d'acqua prima per rinfrescarsi e poi portò la mano lì. Iniziò a pensare a Jace, al suo corpo e immagino che era sulla mano a dargli piacere. Alec iniziò a muovere la mano su e giù con gli occhi chiusi e emise sospiri o gemiti. Sentì l'improvviso un secondo getto d'acqua, quello lo riportò alla realtà e guardò alla sua destra un uomo di una bellezza particolare, mix orientale e con un sorriso intrigante. Aveva il maschera, brillanti e degli occhi scuri. Un corpo da urlo. Questo lo eccitò e gli fece un sorriso ma tutto quello lo spavento, facendolo indietreggiare verso il muro.
- tranquillo, continua pure - disse Magnus incantato dallo sconosciuto ragazzo. - io sono Magnus. Non credo di non averti mai visto qui -
Anche Magnus, restò colpito da Alec. Appena lo vide sotto la doccia, capelli neri e occhi blu. Un bellissimo corpo e quei gemiti erano un suono bellissimo. Una scena eccitante.
- io... Sono... Alec - disse lui con fatica.
- ah un Alexander. Un bellissimo nome - disse Magnus intrigato. - non poteva essere diversamente. Prendi Alessandro Magno.
Porti un nome importante e anche hai un bellissimo corpo, degli occhi stupendi e anche una bella bocca -
Non immaginava che Magnus gli faceva tutti quei complimenti. Non ne aveva mai ricevuti in vita sua. Quello ammirato era Jace invece lui era nell'ombra. Ora quel Magnus lo notava bene.
- sei... Gay? - chiese Alec con un po di imbarazzo.
- io mi definisco un bisessuale disinvolto - rispose Magnus passandosi un mano nei capelli. - ma possiamo uscire tranquillamente insieme -
Quel tipo sconosciuto gli stava chiedendo un appuntamento.
- io sono uno studente... E tu di sicuro... no - disse Alec sconvolto balbettando in un modo carino per Magnus.
Lui si allontanò dalla doccia, prese subito il suo accappatoio e corse via da tutte quelle intense e sconosciute emozioni scatenate da Magnus. Alexander era un tipo interessante. Il suo anno scolastico alla Idris Academy si prospettava bollente con un stupendo come lui.
Alec usci dallo spogliatoi molto sconvolto ancora da quell'incontro con Magnus, raggiunse gli altri e ora c'era matematica. Lui era bravo ma sbaglio un semplice esercizio alla lavagna e si distraeva sempre poiché non riusciva a togliersi il momento di prima dalla testa. La professoressa Blackthorn lo mise in punizione per la sua distrazione e Jace e Isabelle erano molto sconvolti da ciò.
- che hai Alec? - chiese Izzy preoccupata dopo la lezione.
- non ho nulla - mentì Alec chiudendo a riccio.
Non avrebbe mai detto a nessuno di ciò neanche alla sua gemella. Izzy avrebbe voluto dirgli altro ma Jace trascinò Alec alla caffetteria che aveva fame.
- cosa ti prendo? - chiese Alec a Jace.
- un grande panino bello imbottito - disse Jace ingordo.
- e te Izzy? -
- una fetta di torta - disse Izzy golosa.
Alec andò al bancone dopo Kit parlava con Ty, si sedette nello sgabello per aspettare e accanto a lui si accomodo qualcuno.
- ciao, fiorellino. Ci ricontriamo- disse la voce inconfondibile.
Accanto a lui c'era Magnus con un completo particolari, anelli nelle mani e un tramezzino con una tazza di tè.
Non poteva essere. Ancora lui.
- che fai... mi segui? - chiese Alec a bassa voce con il cuore a mille
- oh no é il destino, mio caro Alexander - disse Magnus prendendo la tazza da tè corretta naturalmente. - dovresti usare una maglia blu che mette in risalto i suoi occhi -
- non incominciare anche tu, basta già mia gemella - disse Alec a quell'ultima frase.
- penso già di amare la tua gemella - disse Magnus alla sua affermazione.
Adorava le persone che avevano il senso o il gusto della moda.
- pensavo di interessanti - disse Alec un po geloso.
- certo che mi interessi mio caro e anch'io ti interesso - disse Magnus compiaciuto.
Alec arrossi a quella frase. Non era vero. Magnus non gli interessava. Lui era innamorato di Jace e poi...
- non é... Vero. Ti sbagli... Io... - balbetto Alec nel pallone.
Magnus gli sorrise, gli lasciò qualcosa su tovagliolo e se ne andò.
'Incontrami stasera alle 20 a questo indirizzo'
Gli aveva dato un appuntamento stasera. Nascose il tovagliolo nella tasca per evitare domande.
Kit lo servì, Alec tornò con gli ordini e lui non si prese nulla. Aveva lo stomaco chiuso. Al tavolo c'era anche Clary, Simon e un'altra ragazza di nome Rebecca. La sorella di Simon. Tutti e due Lewis parlavano tantissimo.
Rebecca si perse nei proprio pensieri e pensò a quell'incontro speciale.
Flashback
Rebecca
era al Hotel Dumort per una cena tra amiche, uscì dalla sala per andare in bagno e per la velocità stravolse qualcuno. La persona in questione era un bellissimo e caliente ragazzo moro ma quello che non sapeva che era Raphael Santiago, il figlio del proprietario del Dumort.
- Por dios! ma guarda dove vai! Mi hai macchiato la giacca preferita! - esclamò Raphael arrabbiato con un bicchiere quasi svuotato.
- oh scusami tanto. Sono mortificata. Io non volevo e che dovevo andare di urgenza alla toilette. Mi sono macchiata il vestito con il vino rosso, - farguglió Rebecca come faceva Simon. - volevo cercare di togliere la macchia e dalla fretta non ti ho visto. Di solito non sono così sbadata o pasticciona. Devi credermi. Le mie amiche mi chiamano sempre 'miss perfettini -
Raphael la guardò con noia. Un'altra persona come Simon Lewis. Sembrava una punizione per qualcosa.
- risparmiami i dettagli. Non me ne frega nulla bambina - disse Raphael annoiato. - tieni la giacca e la voglio come nuova altrimenti scordati del Dumort per sempre -
Rebecca era senza parole, gli aveva chiesto scusa e lui la trattava male in quel soprannome bambina, lo irritò molto.
- guarda che non sono una bambina, ho 18 quasi 19 e non puoi trattarmi in questo modo - disse Rebecca a tono. - non so chi ti credi di essere ma non mi puoi vietare di non venire qua -
- io tratto le persone come voglio - disse Raphael altrettanto. - e si posso vietartelo. Sono il figlio del proprietario, bambina -
Erano così vicini, viso contro viso e occhi che si sfidavano e Rebecca notò il tavolino, prese un bicchiere dal tavolo e glielo verso addosso.
- ma tu sei loca! - esclamò Raphael sconvolto a quella reazione, vedendo soprattutto la sua giacca ancora più macchiata. - la mia giacca guarda come me l'hai ridotta -
- oh come mi dispiace - disse Rebecca finta dispiaciuta, prima di allontanandosi da lui per andare in bagno.
- dove speri di andare? - chiese lui furioso, afferrandola per un braccio e trascinandola verso una stanza e buttandola sul letto.
- che modi! Sei un maleducato! - esclamò lei irritata.
Raphael chiuse la porta a chiave della stanza, la tolse e la mise nella tasca.
- io maleducato!? Sei tu che sei una loca e mi hai versato la spremuta addosso - disse lui.
- te lo sei meritato - ribatté lei a tono, cercando di alzarsi.
Raphael la spinse di nuovo sul letto, prese il foulard e legò la mano alla testata del letto.
- lasciami subito - disse irritata ma sotto sotto le piaceva quella cosa.
- no, le bambine cattive devono essere punite - disse Raphael con un sorrisetto.
Non si era mai trovata in una situazione del genere ma la eccitava e la spaventava allo stesso modo. Raphael si tolse la giacca macchiata, la mise sulla sedia e tornò da lei.
- cosa vuoi farmi? - chiese Rebecca combattiva.
- resterai qui legata tutta la notte a pensare a ciò che hai fatto e io non ti togliero gli occhi da te - disse Raphael semplice, prendendo il cellulare nella sua borsetta.
- adesso le tue amiche penseranno che sei in una delle stanze perché eri troppo stanca, hai pagato la tua parte e non ci sono più ostacoli per la tua punizione -
Mandò il messaggio, mise il cellulare nella borsa e la posò sulla sedia.
- sei tutta mia adesso -
Quelle parole fecero fremere Rebecca. Gli piaceva molto quella situazione, essere nelle mani di Raphael e la sua mente andò a pensieri poco casti. Immaginava di essere presa da lui legata da entrambi polsi e messa a pecorina. Non era da lei ma lui gli ispirava certe fantasie. Raphael se ne stava sulla poltrona a guardarla, lei sentiva i suoi occhi sfiorare ogni centimetro del suo corpo e provocò brividi in lei. Non era tipo da amore a prima vista o altre sdolcinate del genere. Lei era una passionale, pieno di desideri e fantasie. Lei non aspettava il principe azzurro ma qualcuno in grado di soddisfare il suo lato passionale. Forse aveva trovato in Raphael che aveva sangue caliente nelle vene.
Raphael guardava Rebecca, non poteva negare che fosse una bella ragazza con delle gambe lisce e snelle. Era perfetta fasciata con quel vestito corto abito nero e rosa.
Sembrava davvero miss perfettini così. Chissà quale piacere si provava a fare sesso con una ragazza con quel caratterino. Doveva essere una passionale e non una di quelle zuccherose ragazze tutte miele e amore.
Dopo qualche minuto
- mi sto annoiando. Giochiamo un po - disse Rebecca molto vivace.
- e a cosa vorresti giocare? - chiede Raphael con interesse.
- a strip poker - disse Rebecca maliziosa. - che ne dici? -
Aveva visto giusto, era una passionale e questo gli piaceva. Nessuno lo batteva quindi presto lei sarebbe stata senza vestiti o altro davanti a lui. Quella situazione stava diventando davvero bollente.
- me gusta mucho - disse Raphael alzandosi per prendere le carte dal comò.
Così lui la liberò, si misero seduti sul letto per giocare e si guardavano con desiderio. Al contrario del suo previsioni, Rebecca era molto brava e lui iniziò a togliersi la camicia, mostrando il torso nudo a lei. Era ancora meglio della sua immaginazione. Avrebbe voluto passare una mano su quel petto e quegli addominali o baciare quella pelle. Questa cosa la eccitò sempre di più. Una semplice cena tra amiche si era trasformata in una serata bollente con un tipo molto caliente. Vinse anche la mano successiva.
- via i pantaloni - disse Rebecca esuberante.
Raphael si alzò dal letto, si sbottono i pantaloni e con fare seducente li abbassò. Rebecca era già bagnata a tutto ciò. Lui era di fronte a lei con solo dei boxer dove si intravedeva qualcosa. Si leccò le labbra, sdraiandosi sul letto e ammirando quel corpo. Desiderava sentirlo contro il suo. Raphael tornò sul letto pronto alla prossima mano, fu molto avvincente ma alla fine vinse lui.
- sfilati quel vestito - disse Raphael caliente.
Rebecca scese dal letto di slancio, non vedeva l'ora di eccitare Raphael ancora di più e si abbassò lentamente e seducente la spallina.
- ora anche l'altra - disse Raphael.
Lei non se lo fece dire due volte, abbassò anche l'altra e desidero le labbra di lui baciare le sue spalle scoperte. Giocò un po con la cerniera di dietro, pian piano sfilò il vestito e non c'era un reggiseno davanti ma bensì body.
- sorpresa - disse Rebecca lasciando cadere il suo vestito.
Se voleva far impazzire un uomo, ci riusciva alla grande. Giocava con quel vedo e non vedo.
- sei piena di sorprese - disse Raphael intrigato sempre di più.
Voleva vedere cosa c'era di sotto.
- neanche immagini - disse Rebecca maliziosa.
- vieni qua e fammi vedere - disse Raphael eccitato.
- abbiamo una partita - disse Rebecca torturandolo un po.
Raphael capi che lei gli piaceva molto giocare e stuzzicare. Anche lui voleva giocare con lei. Prese una bottiglietta dal frigo, ne beve un bel sorso e poi sbadatamente fece cadere un po d'acqua. Le goccioline scesero nel petto e finirono sugli addominali. Rebecca restò a bocca aperta, quello la bagnò ancora e sentì il body stringere sempre di più.
- il gatto ti ha mangiato la lingua - disse Raphael compiaciuto della sua reazione.
Lei si riprese da quella visione, sentì Raphael dietro di lei e le mani di lui si fermarono sulla sua pancia.
- o forse volevi sentire questo - disse lui sensuale, facendo sentire la sua dura erezioni.
Lei sussulto a quel contatto, lui portò la mano in mezzo alle gambe e sentì quella parte di body zuppa.
- sei bagnata per me - disse lui caldo.
Non era mai capitato a nessuno dei due di avvicinarsi con sessualmente ad una persona conosciuta da un'ora ma i loro caratteri passionali li spingevano verso l'altro. Lei e Raphael erano così stretti, caldi e vogliosi di scoprire il brivido di carezze bollenti, baci caldi e altro. Ma non accade, i genitori di Raphael la chiamarono e lei si sfogo da sola però si sarebbero rincontrati il giorno dopo in quella stanza. Era stato incontro speciale e bollente.
Fine flashback.
Rebecca si scusò con gli altri, eccitata da ieri sera scappò in bagno e nel tragitto qualcuno la afferrò e si ritrovò nella piscina a coperto.
- ciao bambina - disse Raphael con un sorrisetto, spingendola al muro.
- Raphael!? Cosa ci fai qui? - chiese lei sorpresa ma contenta, portando le braccia al collo.
Alec non riusciva a smettere di pensare al messaggio sul tovagliolo, da una parte ci voleva andare e scoprire come potrebbe essere mentre dall'altra aveva paura di essere scoperto, di quello che potrebbe succedere o di non poterne più fare almeno. Poi non sapeva che scusa inventare con i suoi genitori o con i suoi fratelli. Era una situazione nuova per lui.
Clary era in bagno adesso a scrivere sul suo diario, ignara della presenza di qualcuno e quando sentì un rumore al di là del muro.
- se sei Jace, lasciami in pace - disse Clary chiudendo il suo diario di scatto.
Una testa bionda fece capitolino ma non Jace bensì suo fratello Jonathan Christopher. Adesso aveva paura. Era da sola con lui e non sapeva cosa fare.
- non devi temere - disse Jonathan con un sorrisetto poco rassicurante.
Invece lei lo temeva. Sapeva che cosa era in grado di fare ma non poteva far nulla, nessuno l'avrebbe creduto alle sue parole poiché suo padre era il sindaco e copriva ogni orrore o danno di Jonathan.
- lasciami in pace! - gridò Clary fredda, nascondendo la paura.- mi stai rovinando la vita. Ho rinunciato all'amore a causa tua -
- ti ho salvato da cuori spezzati e da ragazzi idioti come quel Herondale - disse Sebastian. - quando capirai che solo io ti posso amare -
Suo fratello era un ragazzo disturbato mentalmente, questa sua malsana ossessione per lei aumentava sempre di più e lei non ne poteva di tutto ciò.
' questo non è amore, Jonathan. Tu sei malato. Devi farti curare' questo avrebbe voluto dirgli ma sapeva che non era un bene farlo arrabbiare. Quindi doveva essere calma.
- non mi interessa Jace. Non fargli nulla. Sarò brava - disse Clary con voce supplichevole.
Era l'unico modo da fare con lui. Non era sempre stato così, Jonathan era bambino era dolce e affettuoso e adesso era un mostro e si faceva chiamare Sebastian.
Si stava prendendo tutta la sua adolescenza, quanti pianti in questi anni e tenendosi tutto dentro.
- Brava, la mia Clary - disse Sebastian soddisfatto. - così ti voglio -
Clary sentì i passi di lui allontanandosi da lì, proseguire verso la porta e la senti chiudersi. Sollevata di essere di nuovo sola, aprì finalmente la porta ma si spaventò a vedere un'ombra.
- Clary, sono io Maia - disse una voce amica alla sua reazione.
Per fortuna era Maia, loro due e Simon si conoscevano dalle medie e c'era una bella amicizia. Anche se Maia provava per Simon qualcosa di più ma lui non lo capiva. Lui non sembrava interessato a nessuno e anche lei non capiva come lui.
Rebecca arrivò in ritardo alla lezione per nascondere il succhiotto fatto da Raphael, anche se le piaceva quel suo segno sul suo corpo e non solo. Per fortuna aveva la gonna così da facile accesso per divertirsi. Prese posto accanto alla sua migliore amica, Lydia Branwell.
- ma dov'eri finita? - chiese lei preoccupata.
- ho avuto un piacevole imprevisto - rispose Rebecca con un sorrisetto.
- lui era qua? - chiese Lydia sorpresa.
Aveva detto tutto a Lydia di Raphael, della passione esplosa da ieri sera e dell'appuntamento di stasera.
- si, lui é sorprendente - disse Rebecca contenta.
- si ma fai attenzione - disse Lydia preoccupata.
Lydia era cresciuta con una rigida educazione, portava abiti chiusi e niente gonne e non aveva avuto nessun ragazzo. Come dicevano i suoi era una distrazione dallo studio e dal suo futuro. Poteva sembrare fredda ma non era così. Con Rebecca era molto affettuosa e dolce. Erano così diverse per certe cose ma erano legate tantissimo.
- lo conosci da qualche ora -
Poteva capire il ragionamento di Lydia, era comprensibile e le augurava di trovare qualcuno che la sconvolgeva come Raphael aveva fatto con lei.
- grazie, Lydia - disse Rebecca con affetto. - lo farò -
Dopo la lezione, Lydia andò un attimo in biblioteca per prendere un libro e non trovò Luke.
- ti posso aiutare? - chiese Malcolm con un sorriso.
- Malcolm, si mi puoi aiutare - disse lei tirando fuori un foglietto dalla tasca.
Si trattava di un libro sull'astrologia e stelle.
- é un argomento affascinante. Pianeti, segni zodiacali e destini. Molto romantico - disse Malcolm nel suo mondo. - dovresti chiedere a Matthew Lightwood, ha dei libri molto rari su ciò -
Chi era questo Matthew Lightwood?
Lei conosceva più o meno tutti poiché i suoi genitori erano nel consigli della città e davano spesso feste a cui si annoiava e leggeva in un angolo un bel libro ma lui non ne aveva mai sentito parlare. Malcolm le diede un biglietto di visita con la scritta: 'Caffetteria Via Lattea' di Matthew Lightwood', non aveva mai sentito quel posto e questa la incuriosì. Non era molto lontano da là, anzi era a dieci minuti. Forse era per il fatto che i suoi mandavano un'autista a prenderla, mai sia che prendesse l'autobus come tutti e questo la faceba sentire prigioniera e decise di fare una pazzia. Ringraziò a Malcolm, uscì da scuola senza essere vista e andò in quella caffetteria. Sentì l'adrenalina mentre scappava da scuola per qualche minuto, riprese fiato dalla corsa e vi entrò.
Il posto era bellissimo, poltroncine, sedie o tavolini in bianco, il soffitto era un cielo stellato e sui tavolini bocce d'acqua con stelle glitterare o luccicose galleggianti. Le specialità sul menù portavano nomi di stelle o segni zodiacali o pianeti. In più sui tavolini c'erano anche dei piccoli libriccini su informazioni e curiosità scritti con una bellissima calligrafia. Quei libriccini erano davvero interessanti e affascinati.
- se vuoi prenderlo, fai pure - disse una voce gentile.
Lydia si voltò verso quella voce, trovò un giovane uomo di ventidue anni con i capelli neri come tutti i Lightwood e gli occhi verdi con un grembiule blu con una stella al centro. Era un bellissimo ragazzo.
- grazie, mi ha consigliato un amico questo posto. É bellissimo - disse Lydia affascinata, tenendo il libriccino nelle mani e avanzando verso il bancone.
- questo posto é la mia vita. Amo le stelle fin da piccolo - disse Matthew con uno sguardo affascinante. - ti posso offrire qualcosa? -
Lydia si accomodò allo sgabello con una nuova sensazione nel cuore, prese il menù e guardò in cerca di qualcosa. Erano tutte cose invitati.
- sorprendemi - rispose Lydia con un sorriso. - sono dell'acquario -
Matthew si mise subito all'opera nel laboratorio mentre lei leggeva il libriccino e parlava di stelle binarie.
- ecco qua - disse Matthew con un vassoio nelle mani. - gli acquari in genere sono amanti le torte dal sapore particolare, cioccolato al peperoncino o specialità esotiche tipo dolci mediorientali. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di diverso nel solito -
Era proprio vero. Infatti amava anche la cucina orientale: cinese, giapponese e tailandese. Davanti a lei c'era su un piattino un cupcakes al cioccolato fondente con una colata fusa e una manciata di stelline, accanto su tovagliolo tre cioccolatini a forma di anice stellato e per finire un bicchiere con un succo di uva fragola. Wow. Era senza parole e prese subito il cupcakes, gli tolse un po la carta e gli diede un morso. Sentì un esplosione di sapori in bocca.
- cannella... Chiodi di garofano... Anice stellato... Cioccolato fondente... E una grattugiata di arancia - disse Lydia assaporando bene. - sublime -
- bravissima. Sei una esperta di sapori - disse Matthew colpito.
- guardo sempre la mia c... Ciò mia zia cucinare e mi fa assaggiare sempre. Sono cresciuta con tutti i sapori del mondo - disse Lydia appoggiando il cupcakes e beve un po di succo. - é perfetto questo succo abbinato al cioccolato -
Matthew era sempre più intrigato da quella nuova cliente con cui aveva già qualcosa in comune. Poi era davvero bellissima. Capelli biondi e occhi azzurri. Ora era raccolti in una coda ma con i capelli sciolti e un vestito sarebbe stata favolosa. Quel maglione era troppo accolto, la vedeva meglio con un vestito stretto sopra e la gonna ampia.
Com'era bella guardarla mangiare con gusto, aveva le dita sporche di cioccolato come una bambina e diede un bel morso che fece colare il cioccolato fuso giù sul maglione e sui jeans.
- oh no! Non ci voleva! - esclamò Lydia con tono allarmato.
I suoi avrebbero sgridata per bene e dato un schiaffo, loro non volevano che si sporcasse e rovinasse la loro immagine perfetta poiché la loro famiglia era molto in vista e popolare. Matthew pensò in fretta a qualcosa, leggeva paura negli occhi di Lydia e non capiva il perché ma non l'avrebbe lasciata nei guai. All'improvviso si ricordò una cosa così fece il giro, porse la mano e lei la prese con fiducia. Sentì una scossa a quel semplice contatto. Lui la portò negli spogliatoi dei dipendenti, la lasciò un attimo là e lei aspettò il suo ritorno. Eppure anche se aveva paura della reazione dei suoi genitori, avrebbe rifatto tutto. Matthew tornò con un cambio, lo mise sulla panca e lasciò Lydia da sola.
- grazie - disse lei molto grata.
Appena prese il cambio, si accorse che era un abitino vintage e non andava bene per gli standard imposti dei suoi genitori. A lei piaceva molto, decise di provarlo così si sfilò il maglione, le scarpe e in fine i jeans. Restò in biancheria intima di seta in quello spogliatoio, prese l'abitino ma la porta si aprì.
- ti ho portato un asciugamano per... -
Lydia si imbarazzò, non era abituata a simili cose e Matthew restò un attimo a guardarla. Però quello sguardo le piaceva.
- scusami, non volevo - disse Matthew mortificato per far violato la sua privacy.
Notò una voglia di fragola sulla spalla. Conosceva solo una persona o meglio una bambina del suo passato che ne aveva una...
- Lydia!?- esclamò Matthew a bocca a aperta.
- si mi chiamo così. Tu come lo sai? - chiese lei confusa.
- sono Matty. Da piccolo ero un bambino cicciotello, abbiamo passato dei bei momenti - gli rispose lui contento.
Lydia non poteva crederci che Matthew era Matty. Era così cambiato anche se era rimasto dolce e altruista come allora. Lei lo abbracciò di slancio dalla contentezza, fregandosene di essere solo in intimo e Matty lo strinse forte a sé.
- quanto mi sei mancata - disse lui annusando la sua pelle.
- anche tu, Matty. Pensavo di non rivederti più - disse lei altrettanto contenta.
La bambina di cui aveva una cotta in passato, adesso era una bellissima giovane donna e si innamorò di nuovo di lei. Lydia Branwell e Matthew Lightwood si erano conosciuti in estate in un boschetto.
Flashback
Lydia aveva 6 anni, portava un cappellino, un vestito elegante e scarpette lucide e si era persa nel gran boschetto per seguire una lucciola. Tra Idris City e Storybrooke c'era un lago al centro del fitto boschetto e una piccola isoletta con colonne tipo tempio e tante lucciole illuminavano il posto e per arrivarci c'era una stretta banchina. Lydia curiosa decise di attraversarlo, fece molto attenzione poiché non sapeva nuotare e qualcosa le passò sui piedi tanto da farla saltare e cadde nel lago.
- aiuto! Non so nuotare! -
Si agitò Lydia spaventata nell'acqua, per fortuna o meglio il destino un bambino cioccotello di 9 anni ( ho abbassato l',età di Matthew. Ne ha 22 anni ) passò di là e si buttò per salvarla.
Si aggrappò a lui come uno koala, lui la portò all'isoletta e la stese al centro.
- stai bene? - chiese il bimbo preoccupato.
- si - disse lei con un sorriso dandogli un bacio. - mio salvatore -
Era così che tutto era iniziato. Matty l'aveva salvata e si erano visti lì in quel posto molto spesso di estate. C'era una villa lì vicino di cari amici dei suoi e lei ne approfittava per correre da Matty. Quanti schiaffi, rimproveri e punizioni pressi per seguire le regola di famiglia. Una signorina deve essere sempre pulita e in ordine, una signorina non può stare scalza o senza vestiti come una qualunque. Una signorina non deve parlare con gente di altri ceti sociali. Una signorina non scappa di casa per andare a nuotare nel lago e rotolarsi nell'erba con qualcuno di un ceto diverso da suo. Poteva continuare all'infinito. La sua vita era un divieto continuo e solo con Matty aveva trasgredito a tutto ciò.
In passato aveva un bel rapporto. Lui le faceva provare di tutto, grazie a lui aveva imparato a nuotare o a riconoscere le bacche buone da quelle velenose e gli faceva assaggiare tante cose quando si incontravano là. Il lago nel boschetto era il loro luogo. I suoi non vedevano bene il loro rapporto, una signorina della sua posizione con il figlio di un cuoco e così la rinchiusero in casa.
- madre, ti prego, Matty mi aspetta - disse lei in lacrima.
- resterai qui finché non capirai la tua posizione - disse sua madre autoritaria. - I vostri mondo sono diversi e io non permetterò che tu rovini la tua educazione per quello là -
Quanto pianse quella sera ma Matty non si arrese e si intrufolò alla villa.
- asciuga la tue lacrime, mia principessa. Il tuo Matty é qui e ti porterò via di qua - disse lui dolce dandogli un fazzoletto.
Così Lydia all'età di 8 anni scappò con Matty, sembrava una di quelle belle favole ma la loro fuga fu breve, i suoi avevano avvisato già lo sceriffo.
- Lydia Sophia Branwell! Non fare mai più una cosa del genere! - disse sua madre furiosa. - ora vieni subito qua -
Lydia girò la testa, si strinse a Matty ma le guardie di sua madre la strapparono via da lui.
- Matty!-
-Lydia! -
I due gridavano disperatamente, cercando di non lasciare le mani dell'altro e fu molto straziante e doloroso.
- io non ti dimenticaro, Lydia e tornerò a riprenderti - gli promosse Matty prima di finire nella macchina dello sceriffo.
Lei invece era nell'auto dei suoi, piangeva tantissimo e l'unica cosa che sua madre le disse 'asciuga quelle lacrime, non si addice ad una signorina' e da quel giorno la odio ancora di più.
Non vide più Matty da quella sera fino ad oggi.
Fine flahsblack
-sei tornato come avevi promesso - disse Lydia contenta.
- si da qualche mese e la mia intenzione era venire da te ma nessuno sapeva dirmi dove abitavi o meglio i tuoi hanno fatto in modo - disse Matthew stringendola forte. - non ci separeranno come allora. Adesso ho un lavoro e un appartamento di sopra. Posso mantenere entrambi e non sarai costretta più a divieti o altro. Sarai libera -
Sembrava così fantastico, loro due a vivere insieme e a gestire quel negozio, naturalmente quando non era a scuola o non studiava.
Quando si staccarono un attimo, Matthew la prese in braccio come una sposa e la portò di sopra.
- questa potrebbe essere la tua casa - disse lui contenta mostrandogliela.
Era un bellissimo appartamento per due persone, già Lydia fantasticava su tutto e si girò tutta la casa al settimo cielo.
- allora che ne dici? - chiese lui impaziente.
Lydia si avvicinò a lui, si alzò in punte di piedi e lo baciò in risposta. Un primo bacio perfetto. Ricco di dolcezza ma anche di passione.
Due innamorati destinati si erano ritrovati e c'era voglia di baciarsi, coccolarsi ma anche di altro mentre la mise sul divano e si distese su di lei.
- quanto ho sognato questa momento - disse il suo Matty baciando la sua pancia.
- io mi sono preservata per te, Matty - gli confidò Lydia.
Per uomo essere il primo per la propria ragazza era una cosa bellissima. Ancora non poteva credere che lui e Lydia erano di nuovo insieme e non avrebbe permesso a nessuno di separarli più.
...
Alec guardava il nuovo insegnante, era Magnus e insegnava letteratura. Un insegnante. Non poteva crederci. Avrebbe strappato quell'indirizzo, non poteva incontrarsi con lui e anche se gli dispiaceva.
- io non sono come tutti gli insegnanti, voglio che liberare la vostra creatività - disse Magnus tirando fuori il tablet. - sentiremo un po di musica. La letteratura come la musica esprime ciò che abbiamo dentro, voglio che vi togliete i banchi da mezzo e vi mette a cerchio per guardare gli altri. Voglio che tirate fuori un emozione -
Tirare fuori le emozioni era una cosa che Alec non faceva mai. Non gli piaceva parlare dei suoi sentimenti e soprattutto di fronte a persone sconosciute o i suoi fratelli. Tutti gli studenti della classe furono colpiti da Magnus per il suo modo di fare e il suo stile nel vestire. Tutti tolsero i propri banchi, misero le sedie in cerchio e si accomodarono. Ognuno vedeva gli altri.
- veramente bravi. Ora voglio che chiudete gli occhi - disse Magnus con una voce magnetica passeggiando tra loro. - sentite la musica, lasciatevi trasportare da essa e andate ovunque la vostra mente vi porti -
Clary, Jace, Simon e Isabelle chiusero gli occhi come tutti ma Alec era molto restio. Aveva paura di tutto ciò. Magnus si avvicinò a lui, mettendo le mani sulle sue spalle e gli sussurrò: 'non aver paura, chiudi gli occhi'. Nessuno sapeva di chi si trattava, questo sollevò molto Alec ma quel semplice tocco provocò in lui due cose e di una si vergogno.
' non c'è nulla di cui vergognarsi'
Era ancora la voce di Magnus e si sorprese che lui capisse cosa albergava nel suo cuore. Era la prima che gli succedeva ma Magnus era un insegnante. Era tutto così complicato. Chiuse gli occhi e subito provò vergogna, confusione, paura, timore ma anche desiderio, emozioni e non vedeva il volto di Jace come ogni volta. Questo lo spaventò. Apri gli occhi.
- vuoi condividere con noi qualcosa, Alexander? - chiese Magnus a quella reazione.
Tutti lo guardava adesso, quella situazione non gli piaceva per nulla e voleva scappare via.
- no- esclamò Alec tormentato. - la mente può anche ingannare, farci credere cose che non sono vere -
Isabelle vide il volto impaurito del suo gemello. Lei sapeva che era gay e che credeva di provare qualcosa per Jace. Per lei non c'era alcun problema, Alec era suo fratello e le sue preferenze non cambiavano il bene che gli voleva.
- tranquillo, Alec - disse Isabelle rassicurante. - andrà tutto bene -
Alec sapeva che non era così, Isabelle non era come lui e di quello che pensava la gente di lei se ne fregava.
- no, non é vero - disse Alec agitato, scappando via dalla classe e interrompendo l'esercizio.
Quella fuga lo portò a rifugiarsi negli spogliatoi dove tutto era nato. Il suo incontro con Magnus.
-ma guarda chi c'è un Lightwood spaurito - disse Sebastian con sorrisetto maligno chiudendo la porta.
- cosa vuoi? - chiese Alec duro.
- io non voglio niente ma loro si - disse Sebastian indicato due ragazzi alle sue spalle.
Non fece in tempo a reagire che i due gli bloccarono le braccia e si trovò in ginocchio. Cercò di dimenarsi e di liberarsi ma nulla, era più forte. Ne uscì un quarto dalle docce e dai loro sguardi si vedeva che non avevano buone intenzioni.
- sai i miei amici hanno bisogno di sfogarsi e tu sei perfetto - disse Sebastian cattivo. - amano i buchi stretti e vergini. Poi di sicuro ti piacerà visto che sei un frocetto -
Oh no qualcuno aveva capito, poteva dirlo in giro e era terrorizzato da quelle parole e da ciò che potevano fargli.
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