Incontri e scrivania

I piccoli avevano preparato la colazione per i due, lo misero al centro del letto e Jordan e Al erano sorpresi ma felici del loro gesto.

- é bellissimo, piccoli - dissero i due abbracciandoli. Erano un abbraccio di gruppo, sembravano già una famiglia e Al mangiò però di corsa, aveva un turno della colazione ma ringraziò i fratellini.

- me ne occupò io - disse Jordan con Hope in braccio.

Al gli diede un bacio nella guancia, salutò i fratellini e andò alla villa. Jordan li aiutò a preparare per la scuola ma loro dissero che studiavano a casa, era Al che si occupava della loro istruzione e Margaret confermò. Al voleva evitare che glielo portassero via. Lui doveva andare a lavoro ma non se li sentiva di lasciarli da soli così restò lì e inventò a sua madre che non stava bene quindi restava a casa di Simon e di non preoccuparsi. Per fortuna, Simon lo copriva e la madre non c'era a casa. Jordan era un bravo insegnante quanto Al, molto divertente e i piccoli apprendevano subito poi si misero a giocare, Jordan aveva sempre voluto dei fratellini ma era figlio unico. Era bellissimo occuparsi di loro, preparargli la merenda e tutte le cose da fratello maggiore. Al tornò un attimo a casa, trovò Jordan in salotto a giocare con i piccoli sul tappeto. Non si aspettava di vederlo ancora là. A quest'ora doveva essere a scuola. Si sentì in colpa.

- non fare quella faccia, Al. Ho deciso io di restare. Non casca il mondo se per un giorno non ci vado - disse Jordan rassicurandolo.

- devi promettermi che non salterai mai più il lavoro per restare qui. Sono una mia responsabilità - disse Al deciso.

- Al, non puoi fare tutto tu. Devi lasciarti che qualcuno ti ai... -

- no, non ho bisogno di nessuno. Io me la cavo bene e non ti azzardare a dire una sola parola a nessuno - gridò Al furioso.

- Al, ascolta... -

- no, non voglio ascoltarti - disse Al irredimibile. - ora vattene via -

Non voleva cacciarlo ma doveva difendere la sua vita vissuta con suoi fratellini e Jordan la minacciava con quelle frasi. I piccoli erano tristi nel vedere la scena, non doveva andare così e Jordan li salutò. Cercò di dire qualcosa ad Al ma lui si sbatte la porta in faccia. Non voleva sentirlo. Jordan era fuori la porta, non poteva farsi vedere in città e restò nel prato della collina. Vide una signora avvicinarsi alla casetta.

- salve, cerco il padrone di casa? - chiese la signora.

- sono io - disse Jordan d'istinto.

- lei chi é? -

- sono la signora Apple, sono un assistente sociale - disse lei dandogli il suo biglietto.

- Sono lo zio dei ragazzi e mi occupo io di loro - disse Jordan prontamente.

- oh, lei é giovane - disse la signora Apple squadrandolo al fondo.

- ne ho 20 anni e mi prendo cura dei miei nipotini con amore e dedizione - disse Jordan calandosi nel ruolo.

...

Robert e Michael erano in ufficio, Robert aveva dato dato il distintivo da vicesceriffo a Mchael che si era messo alla cintura e stavano guardando il caso di una coppia scomparsa, i Carstairs o meglio Robert lo guardava mentre Michael si faceva figo con quel distintivo.

- Mi rende ancora più sexy - disse Michael molto narciso. 

- abbiamo un caso, scemo. Concentrati - disse Robert molto professionale.

- il mio sexy sceriffo così autoritario - disse Michael mettendogli una mano sul petto.

Michael sapeva come tentarlo, ci stava riuscendo e lo baciò. Robert stava cercando di essere professionale ma con Michael vicino era molto difficile, dopo la notte sul piano. Quando c'era di mezzo Michael, le regole e le leggi svanivano e lo baciava con una tale passione. Il cellulare squillo, era Maryse ma non gli importava. Spinse Michael contro la scrivania, lo baciò ancora più carnalmente e il suo vicesceriffo sentì bene quanto lui lo volesse. Il cellulare squillava sempre ma Robert era troppo occupato a strappare da dosso i vestiti a Michael, voleva prenderlo là mentre lo afferrava e lo baciava. Per Michael era il paradiso, sentire il suo Robert senza freni e lo sbatteva sulla poltrona da sceriffo. Era nudo contro la pelle, Robert si tolse la cravatta e iniziò a sbottonarsi la camicia. Michael si stava alzando per aiutarlo a togliere quei pantaloni così stretti ma l'altro lo spinse di nuovo sulla poltrona. Voleva farlo impazzire, quegli sguardi e quella lentezza. Si avvicinò con i pantaloni aperti, gli mise il membro avanti e spinse la sua testa verso di esso. Michael lo prese Michael non se lo aspettava e neanche come Robert lo spinge contro il suo membro, era duro e gli piace molto. Robert poi lo allontanò, per sfilarsi tutto e salire su di lui. Si baciarono nudi sulla poltrona.

- é davvero eccitante baciarti sulla mia poltrona totalmente nudo - gli sussurrò Robert con voce sexy.

Robert gli toccò il membro mentre lo baciava il collo e gli sussurrava: 'mi fai perdere il controllo, mi fai desiderare cose che non ho mai pensato'.

Michael si godeva il massaggio e i baci del collo, totalmente preso da lui. Poi afferrò le sue natiche e lo spinse la sua bocca verso la propria per baciarlo. Strappando un gemito a Robert. Loro nudi sulla poltrona di pelle. Robert si staccò da lui con un sorrisetto, Michael lo guardava con impazienza sulla poltrona e lo vide che si metteva il preservativo. Ritornò da lui, lo baciò e poi Michael si ritrovò sulla scrivania con la faccia contro di essa e il sedere all'aria. Robert accarezzava e baciava la sua pelle con dedizione: la schiena, il braccio, il sedere, l'interno coscia per poi andare in mezzo. Robert stimolava l'entrata con la lingua e il dito, morsetti e basi sulle natiche e Michael gemeva a tutte quelle attenzioni. Gli massaggio il membro mentre lo stimolava con la lingua per poi girarlo e continuò a prepararlo. Robert e Michael si guardavano con complicità, Michael era impaziente mentre si toccava e l'altro si avvicinò per baciarlo. Non c'è la faceva più, Robert lo stava preparando con cura e quella lingua che continuava a stimolarlo.

- baby - gridò Michael con il piacere.

A Robert non piaceva quel soprannome ma in quel frangente lo eccitò, tanto da penetrarlo in un colpo e Michael dovete tapparsi la bocca per non farsi sentire da fuori.

C'era Cat non molto lontano, la ragazza che rispondeva alle chiamate, era nuova anche lei e non era il caso di farsi sentire. Robert si spingeva in lui duramente, Michael non se aspettava questo lato selvaggio ma lo eccitava sempre di più, gemeva e Robert lo baciava per soffocare i gemiti. Selvaggio e senza freni era la definizione perfetta per il suo sceriffo baby.

Cat prendeva le chiamate, i nuovi incarichi per i suoi sceriffo e il suo vice e li segnò in vari fogliettini. Cat era un ragazza un po imbranata, come adesso che stava raggiungendo l'ufficio dello sceriffo con la tazza di caffè e non si rese conto dell'arrivo di qualcuno e versò il caffè addosso senza volerlo.

- guarda che hai combinato - disse Maryse arrabbiata. - ho una riunione tra poco e il mio vestito é rovinato a causa tua -

- mi dispiace... Io non volevo... - disse Cat dispiaciuta. - glielo smacchio subito o glielo sistemò in modo che non si nota -

- non ti avvicinare a me o al mio vestito. Sei un incompetente! - disse Maryse umiliandola. - sei adatta come segretaria dello sceriffo -

Cat era mortificata, non aveva fatta apposta e si era offerta anche di aiutarla ma quella donna era terribile.

- non puoi trattare le persone così, Maryse! - esclamò una voce adulta e femminile alle loro spalle.

Maryse la riconobbe subito, era la sorella di Michael Wayland, non la sopportava proprio come con Michael.

- Dafne Wayland! Che spiacevole sorpresa! - disse Maryse odiosa. - io tratto le persone come meritano -

- questa ragazza é così educata da non mandarti a quel paese ma io non ho scrupoli - disse Dafne a tono. -

Cat restò colpita, quella donna ispirava sicurezza e fiducia e poi era una bellissima donna. I Wayland erano tutti belli.

- sono qui per vedere mio marito - disse Maryse a tono. - non ho voglia di discutere con te, Wayland -

- il signor Lightwood é occupato con un caso e non puoi essere disturbato - disse Cat mettendosi in mezzo.

Aveva visto come si guardavano lo sceriffo e il vice era sesso e amore allo stato puro e voleva proteggerli. Lei non aveva quella fortuna di avere una persona amava e che la guardasse in quel modo quindi si sentiva che proteggere gli amori altrui era la sua vocazione oltre a rispondere al telefono.

- non sarai tu a dirmi se posso o non posso vedere mio marito, nullità - disse Maryse spingendola via.

Dafne evitò che Cat cadesse, la ragazza si trovò a pochi centimetri dal suo viso e arrossi alla sua vicinanza. Dafne era così bella, forte e sicura di sé mentre lei si vedeva insignificante. Una donna come lei non poteva prenderla in considerazione come altro. Forse un'amica ma amore mai.

- stai bene? - chiese Dafne gentile.

- si, grazie - disse Cat ringraziandola.

Mentre Maryse cercava di andare da Robert, lui e Michael ci stavano dando dentro sulla scrivania, il biondo mise le gambe intorno al bacino dell'altro così le spinte divennero più profonde da portarlo ad urlare ma Robert gli tappò la bocca per fortuna.

- non puoi far così, Maryse! Potevi farle male e poi Robert sta lavorando. Non puoi disturbarlo - disse Dafne raggiungendola e mettendosi davanti al corridoio dell'ufficio.

- certo tu vuoi che mio marito sta con tuo fratello ma non succederà mai! Robert mi ha sposata e resterà per sempre con me - disse Maryse con un sorrisetto. - nella mia famiglia non esiste il divorzio. É legato a me -

Dafne le rise in faccia, Maryse non aveva capito che questo non contava perché quei due si amava e nessuno li avrebbe separati. Adesso avrebbero avuto il loro momento.

Robert continuava con gli affondi mentre si baciavano, Michael stava godendo come non mai e gli sorrideva felice. Erano complici. Si staccò da lui, si tolse il preservativo e si mise su di lui, prendendo a toccarsi. mancava poco infatti si avvicinò con il membro verso la faccia. Michael apri la bocca, Robert aumentò la velocità e lo sperma schizzò sul viso, il petto e un po la bocca. Robert lo pulì con le mani, la lingua e lo bacio alla fine mentre lo portò al piacere anche a lui con la mano.

- sei stato così selvaggio, Baby - disse Michael soddisfatto.

- mi fai tu questo - disse Robert accarezzandogli il viso. - solo tu, Michael -

Cat era tornata alla sua postazione, Maryse se n'era andata per un telefonata improvvisa e restò solo con Dafne. Era più nervosa che mai fece un disastro, fece cadere il caffè sui fax e diventò così agitata. Dafne si avvicinò a lei, Cat non riusciva a muoversi dalla sedia mentre lei era abbassata sulla scrivania per aiutarla con i fax. L'occhio di Cat finì su quel corpo perfetto. Il corpo di dafne era fasciato da un abitino corto che le metteva in risalto tutte le forme.

- ecco qua - disse Dafne con i fax di nuovi puliti.

- grazie hai salvato il mio posto di lavoro - disse Cat esuberante, abbracciandola di slancio.

Si rese conto del gesto, si scusò imbarazzata ma Dafne le sorrise.

- non scusarti, fa sempre piacere essere abbracciata da una bella ragazza - disse Dafne spiazzandola.

- io bella? Ti sbagli, tu sei bellissima. Io sono una ordinaria - disse Cat sincera.

Dafne si stupì, Cat era bella e non aveva nulla di ordinario. Quella ragazza non credeva in sé stessa, era un peccato ma lei sapeva cosa fare.

- vieni con me - disse Dafne prendendola per il polso. - ti mostrerò che ho ragione, tu sei bella Cat -

Cat si trovò in una limosine con una donna così eccitante, elegante e gentile.

- signorina Wayland, la ringrazio ma non c'è ne bisogno - disse Cat agitata sul sedile.

- oh, vedrai. Mi ringrazierai - disse Dafne sorseggiando Martini.

Cat ne aveva uno in mano ma non lo beveva, aveva paura e osservava Dafne al telefono con qualcuno, era anche così autoritaria ma giusta. Era la donna ideale. Cat non si sentiva molto a suo agio in quella limosine, portava una tuta viola e trecce nei capelli. Non era cosa per lei. Lei era più per serata di giochi di società, da pizza e cose semplici. Le cose eleganti non erano da lei. Dafne non era dello stesso avviso, anche con quella tuta era molto sexy ma c'era bisogno di qualcosa in più per farle scoprire la sua femminilità. Dafne la trascinò per negozi, le scelse degli abiti corti che la valorizzavano molto e lei se li provò ma si sentiva a disagio.

...

- quindi lei sarebbe lo zio dei ragazzi? - chiese la signora entrando in casa.

Al restò sorpreso dal fatto che Jordan aveva mentito per proteggere lui e suoi fratellini, Jordan si avvicinò a lui e lo presentò come suo nipote. I suoi fratellini sentirono la cosa e subito si calarono nella parte, abbracciandolo e chiamandolo zio.

Jordan si immedesimò molto nella parte tanto da fare una bellissima impressione, anche la casa tutta sistemata e i bambini tutti ordinati. Lui non stava recitando, voleva bene veramente ai quei piccoli e ad Al. La signora sarebbe tornato l'indomani per documenti e così via. Appena fu andata via, esultarono alla grande e Al si avvicinò a Jordan e lo abbracciò con molta gratitudine.

- sei stato fantastico. Hai salvato la mia famiglia per ora - disse Al grato.

- grazie ad un amico, domani avremo anche i documenti per provare il tutto - disse Jordan stringendolo. - non vi divideranno -

- hai pensato a tutto vedo - disse Al con un sorriso. - continui ad essere il mio eroe -

- lo sarò sempre per te e i piccoli - dichiarò lui sicuro.

I piccoli erano così felici, Jordan e Al erano abbracciati come una coppia e si unirono a loro come abbraccio di gruppo. Sembravano veramente una bella famiglia. Al gli mostrò la foto dei suoi genitori a Jordan, lui restò sconvolto nel vedere che l'uomo era suo padre e questo voleva Al era suo fratello. Non poteva essere vero. Doveva parlare con sua madre, si fece prestare la foto e subito andò da lei.

- papà aveva un'altra famiglia? Per questo se ne andato? - chiese Jordan mettendogliela davanti.

- non é tuo padre ma il suo fratello gemello - disse sua madre chiarendo l'equivoco.

Il padre di Al e dei piccoli era suo zio??? Questo faceva di lui solo cugino. Era il cugino di Al e gli altri, era contento da una parte perché non c'erano più problemi ma dall'altra poteva stare con Ale. Non sarebbe stato facile ma ci teneva troppo a loro per rovinare tutto.

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