Il seminterrato
[Nome Cognome]
Ero scesa per quelle scale senza la più pallida idea di cosa aspettarmi e ciò che avevo davanti superò di gran lunga ogni mia aspettativa. Tra tutte le emozioni che un essere umano era in grado di provare fu lo stupore a prendere il sopravvento: così immenso e sconfinato da lasciarmi a bocca aperta.
Solitamente un seminterrato fungeva da cantina o da ripostiglio, ma in quello di casa mia c'era quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere un laboratorio. Era piccolo e modesto, per nulla paragonabile a quelli di ultima generazione presenti nei film più famosi, ma poteva adempiere comunque al suo scopo. Era infatti dotato di tutti gli strumenti necessari per le ricerche.
Quella scoperta mi spiazzò totalmente, ma la sorpresa dovette fare posto al disgusto poiché ad accogliermi trovai un odore nauseabondo, così forte da accantonare, per un momento, tutto il resto. Mi investì con una tale repentinità da farmi tossire e mi costrinse a coprirmi il naso e la bocca con un fazzoletto per risparmiare al mio olfatto quella tortura. In vita mia non avevo mai sentito una cosa del genere. Non riuscivo a capire cosa fosse, né tantomeno da dove provenisse.
"Questo posto deve essere stato chiuso per molto tempo." pensai cercando di dare una motivazione a quell'aria così pesante. Guardandomi intorno non scorsi alcuna finestra, per cui la porta alle mie spalle rappresentava l'unico passaggio d'aria. Fortunatamente l'avevo lasciata aperta e sperai con tutta me stessa che ciò bastasse per allontanare quel tanfo il prima possibile.
Mi feci forza e iniziai a dare un'occhiata in giro. Non c'era una sola cosa fuori posto, come se i miei genitori, l'ultima volta che avevano messo piede lì sotto, si fossero presi la briga di riordinare tutto. L'unica pecca in quell'ordine, oltre all'odoraccio, era un leggero strato di polvere che ricopriva tutte le superfici e qualche ragnatela qua e là che creava un'atmosfera piuttosto lugubre. Quei particolari confermarono la mia ipotesi che, a parte me, nessun'altro doveva aver aperto più quella porta. Ero l'unica ormai ad essere a conoscenza di quella stanza.
Qualcosa però non tornava. Perché tutto quel mistero per un laboratorio da due soldi? Come mai avevano deciso di tenerlo nascosto perfino alla loro stessa figlia e di celare l'ingresso dietro a un armadio? Doveva esserci per forza dell'altro. Mi avvicinai alla scrivania lì presente alla ricerca di qualche indizio e ci trovai sopra dei quaderni. Erano molto simili tra loro e tutti perfettamente allineati ad eccezione di uno il quale, a differenza dei suoi simili, era in bella vista. Sulla sua copertina nera era adagiato un biglietto sul quale riconobbi la calligrafia dei miei. Senza perdere tempo afferrai il pezzo di carta e ne lessi il contenuto.
"La tua vera eredità è racchiusa in queste quattro mura: i frutti dei nostri studi e tutto il nostro sapere. Che tu sia all'altezza di portare a termine ciò che abbiamo iniziato."
Lentamente i pezzi del puzzle cominciarono a prendere il loro posto, tutti gli indizi si unirono per mostrarmi finalmente la soluzione. Cominciai a capire il perché di così tanta segretezza: mio padre e mia madre, ambiziosi come erano, stavano sicuramente portando avanti delle ricerche di una portata inimmaginabile. Mi tennero all'oscuro di tutto perché non potevano permettersi il rischio che io ne parlassi con qualcuno. Se ad esempio mi fossi vantata con i miei compagni di classe di essere figlia di due grandi scienziati, la voce si sarebbe diffusa tra i vari scolari fino a raggiungere le orecchie degli adulti. A quel punto qualcuno avrebbe iniziato a fare domande e qualcun altro avrebbe fatto di tutto per mettere le mani sul loro progetto per poi prendersi tutto il merito. Una mossa squallida quanto comune tra quelle persone che volevano primeggiare a tutti i costi e che non potevano farcela con le proprie forze.
Mi fu chiaro anche il motivo per cui tenessero così tanto alla mia istruzione: volevano che io fossi pronta a prendere il loro posto quando sarebbe giunto il momento. Ero l'unica all'altezza di quel compito.
Quella novità mi riempì di orgoglio e mi sentii una vera stupida per non aver capito prima il loro comportamento. Ero troppo piccola per farlo. Avevo sempre pensato che non mi amassero e che non volessero mai passare del tempo con me, mentre invece mi stavano spianando la strada affinché compissi il mio destino. Avrei fatto di tutto per non deluderli e per non rendere vano il loro intero lavoro. Impaziente come un bambino di fronte a un regalo da scartare, aprii quel quaderno nero e iniziai e leggerne il contenuto pronta a fare mio il loro intero sapere.
"L'uomo è in continua evoluzione. La società di oggi è il frutto di un lunghissimo processo di sviluppo dell'individuo singolo e poi della collettività. Nel corso del tempo i primi uomini assunsero la posizione eretta e con la scoperta dell'agricoltura abbracciarono lo stile di vita sedentario abbandonando quello nomade. In questo modo nacquero i primi villaggi, ma prima di arrivare alle città di oggi devono passare moltissimi anni pieni di guerre, innovazioni e scoperte. Queste nozioni così elementari sono presenti in tutti i libri di storia e sono alla portata di tutti, eppure un aspetto importantissimo al mondo d'oggi è ancora avvolto nel mistero. Si stima che attualmente circa l'80% della popolazione mondiale sia in possesso di una caratteristica speciale, soprannominata Unicità. Sebbene sia una cosa comune, nessuno è stato ancora in grado di spiegare la loro origine. Si sa ancora pochissimo. Si dice che la prima Unicità si manifestò in Cina, nella città di Qing Qing, con la nascita di un bambino luminoso. Dopo quell'evento straordinario, se ne manifestarono molte altre senza, apparentemente, alcuna spiegazione logica e scientifica. Semplicemente... apparvero, donando dei poteri e recando dei mutamenti alla costituzione fisica. Si provò a dare una spiegazione a questo fenomeno, ma senza successo. Chiunque se ne occupasse, gettava la spugna senza portare a casa alcun risultato. Alla fine le Unicità divennero una normalità e si smise di indagare sulla loro origine. Questo per lo meno è ciò che si dice, ma sicuramente, nell'ombra, ci sono persone che non smettono di cercare una risposta, proprio come noi. Non sappiamo dove operino, né tantomeno quante siano, ma abbiamo tutti lo stesso obiettivo: scoprire la verità..."
"Incredibile!" pensai esterrefatta, interrompendo per un momento la lettura per assimilare quella novità. "I miei genitori erano alla ricerca delle origini delle Unicità!"
Ciò che avevano scritto era la pura verità. Qualche volta mi era capitato di domandarmi da dove provenisse la mia Unicità, così come quelle di tutti gli altri, ma l'unico materiale in mio possesso era la storia del bambino luminoso. Spesso tentai di confrontarmi con i miei coetanei, ma, a differenza mia, non sembravano minimamente interessati alla cosa. Con il passare del tempo il mio interesse si alleviò sempre più fino a farmi accettare la realtà così come era.
Anche io mi ero rassegnata, ma in fin dei conti cosa avrei potuto fare? Con la mano libera ripresi a sfogliare il quaderno e mi immersi nuovamente nella lettura, curiosa di scoprire che strada avessero imboccato.
"Una cosa certa è che le Unicità si trasmettono di generazione in generazione. I figli ne ereditano una dei due genitori o un miscuglio di entrambe. Questo fenomeno può essere paragonato alla normale biologia: i bambini presentano un tratto del padre o della madre che verrà poi trasmesso alla nuova prole. Data la semplicità del processo, nacquero i cosiddetti "Matrimoni di Unicità": un'unione combinata di due persone basata sulle Unicità che possiedono con lo scopo di avere un figlio con un potere immenso. Un obiettivo molto ambizioso che forse può essere raggiunto in un altro modo..."
Voltai pagina e vidi una foto che ritraeva un animale con addosso dei vestiti eleganti. Osservandolo meglio sembrava un grosso topo antropomorfo ed ero certa, per quanto fosse bizzarra la cosa, di averlo già visto prima. Scavai nei meandri della mia memoria per risalire all'identità di quell'essere fino a che il suo nome non uscì dalle mie labbra: Nezu.
Avevo davanti il preside del liceo Yuuei. Lo avevo visto moltissime volte in TV a inaugurare il nuovo anno nella sua scuola, oppure a parlare del celeberrimo "Festival Dello Sport" che si teneva tutti gli anni. Non riuscivo a capire come mai i miei avessero una sua foto: in fin dei conti nessuno dei due aveva frequentato lo Yuuei, né tantomeno aveva avuto a che fare con lui. Che io ricordi nella mia famiglia nessuno era mai stato interessato a intraprendere la carriera di "Eroe Professionista".
"Nonostante il preside Nezu sia molto conosciuto grazie al ruolo che ricopre nella scuola di eroi più prestigiosa dell'intero paese, non si sa nulla della sua vita privata. Gira voce che anni prima era un comunissimo animale usato come cavia per degli esperimenti. Non si sa chi fossero i responsabili, né quali fossero le loro reali intenzioni, ma sta di fatto che lo resero come è oggi. L'uomo è riuscito non solo a dare a un animale la capacità di parlare e la posizione eretta, ma anche un'Unicità. Se la storia di Nezu è vera vuol dire che è possibile trasmettere le Unicità in maniera artificiale. Chiedere conferma al diretto interessato era fuori discussione, per cui decidemmo di accertarcene di persona. La voglia di fare non ci mancava, ma avevamo bisogno di materie prime su cui lavorare. Per nostra fortuna eravamo in contatto con un uomo che si fa chiamare Giran, il quale provvedeva ogni volta alle nostre necessità. La prima volta che chiedemmo il suo aiuto credette che lo stessimo prendendo in giro, ma bastò mostrargli i soldi che eravamo disposti a sganciare per fargli capire che facevamo sul serio. Faceva al caso nostro: discreto e dalle mille risorse. Un giorno però volle sapere come mai avessimo deciso di rivolgerci a lui, uomo molto influente nel mercato nero, per una cosa del genere. Dato che eravamo molto riconoscenti per i suoi servizi decidemmo di essere sinceri. Avevamo bisogno di cavie in ottima salute che potessero sopportare i nostri esperimenti. Per questo motivo non potevamo accontentarci degli animali randagi. Questa risposta bastò per saziare la sua curiosità e la nostra collaborazione andò avanti senza intoppi."
Sentii un brivido lungo la schiena e una spiacevole sensazione attanagliarmi lo stomaco. Avevo davvero letto le parole "esperimenti" e "cavie"? Non poteva essere ciò che sembrava. Dovevo per forza aver capito male.
"Gli esperimenti si dimostrarono più difficili di quanto pensassimo, ma ciò non ci farà gettare la spugna. Continueremo a provare fino a che non arriverà il giorno in cui daremo alla luce una nuova generazione di animali in grado di pensare e comunicare come gli esseri umani. Aspettiamo con tanta trepidazione di uscire da quella porta sfoggiando i risultati dei nostri sforzi. Per quanto riguarda gli esperimenti falliti, abbiamo deciso di lasciarli qui sotto dove nessuno potrà mai vederli e come monito per non ripetere gli stessi errori..."
Nonostante avessi ancora il fazzoletto a coprirmi il naso e la bocca, quell'odore nauseabondo tornò a farsi sentire e, se possibile, era ancora più forte di prima. Dopo aver letto quelle pagine non potevo più continuare ad ignorarlo. Mi guardai nervosamente intorno e sobbalzai quando vidi, abbandonata in un angolo, una coperta che nascondeva qualcosa.
Temevo di ciò che avrei trovato lì sotto, ma una forza sconosciuta mi spinse comunque ad avvicinarmici. Sembrava quasi che non avessi più alcun controllo sul mio corpo. Allungai un braccio e mi accorsi di stare tremando. Avevo la gola secca e il battito accelerato.
Afferrai la stoffa, ma non l'alzai. Avrei fatto ancora in tempo ad uscire di lì e a dimenticare in qualche modo quelle righe, ma una forza sconosciuta mi teneva bloccata lì sotto, impedendomi di dare retta ai miei timori. Forse la speranza di non trovare nulla di inquietante e scoprire che ciò che avevo letto era solo un brutto scherzo. Sperai con tutto il cuore che fosse così.
Feci un respiro profondo e subito dopo rimossi la coperta allontanando insieme a lei ogni mia speranza. Davanti ai miei occhi trovai delle carcasse di animali in putrefazione talmente mal ridotte da essere irriconoscibili.
Purtroppo le parole di quel quaderno erano veritiere.
Indietreggiai disgustata e inorridita da quel posto. Come avevano potuto fare una cosa del genere? Che razza di mostri erano? Non stavano affatto cercando l'origine delle Unicità, piuttosto si divertivano a fare degli orribili esperimenti su dei poveri animali!
Mi sentii soffocare e uscii il più velocemente possibile da quel posto e da quella casa. Salii in macchina e misi in moto sperando di sfuggire da quella macabra realtà nonostante il fatto che le cose che avevo visto nel seminterrato fossero così nitide nella mia mente da farmi dubitare che un giorno sarei riuscita a dimenticarle.
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