Musa

New York è spenta, silente. Le sue luci ancor brillano nelle tenebre della notte, illuminando l'asfalto tiepido della giornata estiva, gli edifici che s'innalzano col desiderio ardente di sfiorare quell'irragiungibile meta che è il cielo, le auto che se ne stan in mezzo alla strada. Ogni cosa è immobile, priva di vita.

Manca un quarto d'ora a mezzanotte ed il cielo non possiede alcuna stella.

Ho sempre pensato che New York le abbia catturate, quelle stelle. Come se il mondo si fosse ribaltato, come se il cielo giacesse con le sue stelle sulla terraferma. Il vastissimo cielo, regno di Urano, sopra il mio capo è solo uno sfondo troppo scuro di una pellicola dal nastro bruciato.

E' lo sfondo troppo scuro di una storia bruciata, della storia di una gioventù bruciata.

Tante parole affollano la mia testa e la mia bocca, spingono per fuoriuscire e riversarsi, come le possenti acque di un fiume che ha oltrepassato i suoi argini, con forza all'esterno.

Cosa stiamo facendo? Cantami, o Musa, delle nostre anime. Cantami delle anime che si son già spente, cantami delle anime corrose di coloro che ancora respirano, palpitano, camminano, corrono, ansimano.

No, Musa, non cantarmi delle anime di coloro che ancora vivono.
Tra noi, non vive più nessuno.

Ci spettava questa guerra? No, non ci spettava. "Le colpe dei padri ricadranno sui figli", dicevano un tempo. Tempo, tempo, universale matrice di tutto ciò che ci circonda e ci costituisce. Tempo, tempo, quando finirai? Quand'è che ti incrinerai, quand'è che mi sfuggirai dalle dita? Musa, cantami di come il tempo ci sfuggì e di come si prese gioco di tutti noi.

Musa, cantami di come il tempo ci inghiottì, di come ci rese solo miseri ed effimeri frammenti di una storia troppo lunga.

Musa, cantami di come faremo la storia e bruceremo, di come saremo frammenti di carta che arde e che emana luce e che muore.

Musa, faremo la storia?

Le stelle nel cielo non vi sono più, Musa. Saremo noi, oggi o domani non importa purché un giorno sia, a prender il posto di ogni stella? Musa, Musa, tu che solo mi ascolti, dimmi: bruceremo e saremo noi a bruciare?

Oh Musa, cantami del tempo che viene e del tempo che fugge; cantami del tempo che è e del tempo che sarà e del tempo che fu. Musa, cantami del tempo in cui il fuoco di Prometeo ancora non ruggiva, ancora non divorava, ancora era buono e gentile e caldo e rassicurante.

Musa, dimmi: siamo o non siamo bambini?
Bambini, Musa.

Ode a te, che ad ogni mia fragile parola attenzione poni, padrona d'ogni mio pensiero e d'ogni mio sospiro, canta ed annulla il mio udito. Troppo rumore c'è qui, voglio il silenzio. Musa, cantami e mostrami le stelle. Musa, annebbia la mia vista e sii la mia guida in questa luce accecante. Musa, portami via come il vento porta via la polvere, come trascina con sé i frammenti. Musa, rendimi vento e con esso poni insieme ogni mio pezzo. Musa, illumina di luce dorata tutto ciò che qui è immerso nelle tenebre. Musa, sii il mio silenzio e la mia musica, sii la mia stella e la mia nube, sii il mio tormento e la mia pena. Avvelenami, Musa, delle tue parole e della tua voce, rendimi spugna che assorbe e s'appesantisce. Accecami, Musa. Rendimi sorda, Musa.

Musa, Musa, portami indietro. Trascinami, tirami, sospingimi. Spingi avanti l'oggi e tira a te quello che fu ieri. Musa, Musa, o Musa, sii con me.

Musa, baciami e abbracciami e toccami e privami della consapevolezza del mio esserci. Rendimi immateriale, rendimi nube e rendimi nebbia. Rendimi ciò che toccare non si può, che dalle dita fugge perché sì, Musa, anch'io voglio fuggire.

Musa, cancella il tempo di oggi ed intreccialo, annodalo, così che più non possa tornare.

Musa, cantami di quei momenti che mai più mi torneranno tra le mani, di quel sole che, forse, mai più tornerà a splendere.

O Musa, saremo noi a far la storia, sei tu che me lo assicuri. Eppure, io apro gli occhi e questo vedo, non vedo la gloria di una storia che viene costruita. Tu mi diresti, Musa, che ogni cosa viene su pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone. Ma, Musa, non ho più la forza di sollevare mattoni e di rinforzare strutture.

Faremo la storia? Saremo i vinti o i vittoriosi?
Dimmi, Musa, il tempo ci vincerà come sempre ha fatto e sempre fa, od oggi, solo per oggi, saremo noi quelli ad averla vinta?

Cantami, o Musa, delle lacrime che vorrei versare ma che tu catturi con quelle tue dolci e soffici dita. Cantami, o Musa, del momento in cui mi rassicuri e mi consoli, mormorando che sei lì, lì con me.

Cantami, o Musa, del giorno in cui guarderò i tuoi occhi ed in essi vedrò un sorriso splendere ancora.

Cantami, o Musa. Cantami tutto ciò che sai e tutto ciò che non sai, che t'inventi perché, ogni volta me ne meraviglio, la tua mente è così vasta da poter dar vita a tutte le cose. Canta, Musa, perché io cantare non so e le mie parole sono solo frutti di un delirio che presto mi prenderà anche le membra. Canta, o Musa, perché le mie orecchie nient'altro vogliono più udire se non la tua voce. Canta, o Musa, perché dimenticherò queste lacrime solamente quando le tue labbra creeranno meraviglie.

Musa, Musa mia, amami. Amami come sempre hai fatto e come sempre farai, proprio come hai promesso. Musa, lenisci queste ferite ed accarezza quelle vecchie e bianche cicatrici, segni indelebili di una storia passata e di una gioventù bruciata.

Saremo come i grandi eroi, Musa?
Saremo come coloro che, proprio come noi, hanno costruito la loro gloria pezzo dopo pezzo, goccia dopo goccia, fatica dopo fatica?
Saremo come quegli eroi, Musa?
Saremo noi gli eroi, Musa?

Oh, Musa.

Chiudo gli occhi, nella speranza di intravedere il tuo viso. Bagno con la lingua le mie labbra, nella speranza di percepire il tuo sapore ancora lì, indelebile. Accarezzo la mia pelle, nella speranza che sia il tuo tocco e non il mio.

Cantami, o Musa, del giorno in cui brilleremo. Dimmi, Musa, perché quel giorno mi sembra così irreale?

Apro gli occhi e tu sei qui. Sul viso tuo schiudendosi un sorriso, i tuoi occhi si piantano nei miei ed io in quello sguardo mi perdo. Sì, Musa, privami della mia essenza e rendila tua, così che io non sappia più di esistere. Una ciocca di capelli ti ricade sullo sguardo, ti solletica la pelle e tu, per questo, arricci il naso.

Dico: "Musa, portami alla notte in cui ci incontrammo."

Ti basta un sorriso, mia Musa, ed io a quella notte torno. Non vedo i graffi sulle tue guance, sulla tua fronte, sulle tue mani. Non vedo la stanchezza impressa sul tuo viso e celata nei tuoi occhi. Non vedo nulla, nulla di ciò che appartiene a quella guerra.

Vedo solo te, e questo mi basta.

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