(R) Capitolo 17: Scontro di magia (1/2)
Myr e Wulfric si trovavano di nuovo uno di fronte all'altro. Il primo era rilassato e stava trattenendo un sorriso; il secondo invece aveva la faccia di uno studente che ha appena scoperto di dover riscrivere da capo un saggio su cui ha lavorato per mesi.
«Maestro» sospirò Wulfric, mettendosi in posizione di difesa con poca convinzione. La tunica da apprendista era troppo piccola per lui e si tendeva sui suoi muscoli, che la facevano scricchiolare. A Rose faceva pensare a un cotechino avvolto troppo saldamente. Forse a lui sarebbe stato meglio l'abito di Rose; ci sarebbe stato un sacco di spazio per le sue braccia muscolose, in quelle maniche svasate che lei non sopportava. «Maestro, dobbiamo proprio...»
«Oh, Wulfric, è da settimane che non sfogo un po' la mia magia» brontolò Myr, assumendo l'espressione di un bambino imbronciato. Incrociò le dita e le stiracchiò con un sonoro scricchiolio. Dalle sue giunture si sprigionarono delle sottili scariche verdi, che si dispersero subito dopo. «Finirò per esplodere, se non la userò.»
Wulfric aveva l'aria rassegnata di un gatto al guinzaglio. «E va bene» mormorò. «Immagino di non avere molta scelta. Però vacci piano, per favore.» Il ragazzo scoccò un'occhiata a Rose, che sollevò entrambi i pollici per incoraggiarlo. «E tu non ridere, Rosmarino!»
«Ma se non ho fatto niente!» si lamentò lei, assumendo un'espressione innocente.
Myr richiamò l'attenzione di Wulfric battendo le mani. Si chinò per raccogliere una margherita e se la posò sulla testa. «Se riuscirai a prenderla, avrai un premio.»
«Davvero? Che genere di premio?»
«Beh, ti dirò che sei bravo.»
«Ah.»
«Cos'è questa delusione? Penso sia una ricompensa sufficiente avere la stima del tuo maestro, o no?»
Era chiaro che Wulfric avrebbe preferito qualcos'altro in cambio, come una scorta di Acqua Rafforzante o altri ottimi panini, ma si limitò a borbottare a mezza voce.
«Forza, attaccami con tutto quello che hai» lo incoraggiò Myr.
Il Mundbora sembrava così indifeso rispetto a quell'armadio di Wulfric che, per un istante, Rose temette che il suo amico l'avrebbe schiacciato sotto uno dei suoi grandi pugni.
Wulfric strinse la mascella e caricò. L'aria sfrigolò fra le sue dita come se qualcuno avesse appena posato una striscia di pancetta su una padella rovente, e in entrambi i suoi palmi comparvero due scaglie lucenti dalla punta affilata, simili a dei vetri luminosi. Erano gli stessi che aveva scagliato contro l'Unholda il giorno dell'aggressione.
Rose trattenne il respiro e provò l'istinto di fermare i due prima che si ammazzassero a vicenda, ma era troppo tardi. Wulfric scagliò i raggi contro il maestro. La ragazza si coprì le orecchie per non sentire le sue grida di dolore e chiuse gli occhi.
Li riaprì lentamente e scoprì che Myr non si era fatto proprio niente. Le frecce si erano infrante su uno schermo invisibile che avvolgeva il suo corpo.
«Non vale, maestro!» piagnucolò Wulfric. «Non riuscirò mai a colpirti, così.»
«Hai ragione» sospirò Myr, e lo scudo tremolò, prima di scomparire. «Scusa, è l'abitudine. Avanti, riprova.»
La lotta da quel momento in poi diventò frenetica. Wulfric creava scaglie lucenti una dopo l'altra, con Myr che gli gridava contro, mentre era intento a schivarle o a fermarle con una mano, mentre con l'altra reggeva la margherita che l'apprendista tentava di afferrare.
«Questi attacchi sono monotoni!» lo rimbrottò Myr, dopo aver compiuto un altro di quegli archi impossibili con la schiena. A Rose venivano i dolori cervicali solo a guardarlo. «Non riusciresti mai a difenderti da un Mundbora esperto, così. Persino Urchin sarebbe in grado di respingerti!»
Wulfric emise un ringhio minaccioso.
«E non arrabbiarti. Non capisci più niente, quando ti arrabbi» lo prevenne Myr, apostrofandolo con un indice.
Quella fu la goccia che fece traboccare il proverbiale vaso, e Wulfric gridò, tentando un approccio più fisico. Le sue mani vennero ricoperte da uno strato lucente, e aggredì il maestro a pugni chiusi.
Myr sembrò sorpreso da quell'approccio, e la sua frangetta da paggio rischiò di prendere fuoco a contatto col pugno di Wulfric. Il Mundbora sgusciò fra le braccia dell'allievo, posando le mani sulle sue spalle come supporto, e lo scavalcò come se stessero giocando a cavallina.
Wulfric si girò e uno dei suoi pugni bollenti fendette l'aria. Myr si abbassò, gli passò le braccia attorno alla vita e gli strinse il collo in una morsa con le gambe. Era come guardare un geco che combatteva contro un sasso infuriato.
«Dannato...» sibilò Wulfric con voce strozzata.
Si gettò a terra per schiacciare Myr sotto il proprio peso, ma il maestro si scostò in tempo, e Wulfric ottenne solo di cadere nel fango. Myr ridacchiò, posandogli un piede sulla schiena.
«Allora? Tutto qui?»
Ormai Wulfric aveva superato la soglia della rabbia; gli stava per uscire del fumo dalle orecchie.
Afferrò il maestro per le gambe, e la luce che persisteva ancora sulle sue mani gli risalì lungo le gambe. I piedi e i polpacci di Myr si incollarono, attratti da una forza estranea, e il Mundbora traballò.
Wulfric ne approfittò per allungare una mano verso la margherita, ma Myr la scagliò in aria, avvolta da una bolla protettiva.
«Maledizione» sibilò Wulfric, posando un piede sulla spalla destra del maestro. Si diede la spinta verso l'alto, e tutto rallentò. Le sue dita si strinsero attorno alla bolla, riportandola a terra, ma, per quanto tentasse di distruggerla, Wulfric non ci riusciva.
Myr nel frattempo si era liberato dalla luce collosa che gli bloccava la parte inferiore del corpo, e agì d'istinto: sollevò una mano, che si caricò di luce verde, e la puntò contro l'allievo.
Ci fu un lampo di paura nei suoi occhi, quando si rese conto che Wulfric non sarebbe riuscito a schivarlo, ma ormai il colpo era stato scagliato.
«Wulfric, spostati!» gridò Rose, col cuore in gola. Gli corse incontro e riuscì a spingerlo via per un soffio.
La ragazza avvertì il calore bruciante del fulmine verde oltrepassarle la testa; colpì un albero, che venne tranciato a metà dalla luce, cadendo con un lamento lontano.
Rose tentò di liberarsi dalle maledette maniche a balze bloccate dal peso di Wulfric, che la stava guardando con occhi tondi, le dita strette convulsamente attorno alla bolla. La ragazza fece per alzarsi ed emise un sibilo a denti stretti, tornando a stendersi. Era come se le avessero posato una fascia rovente sulla schiena. C'era un forte odore di bruciato.
«Rose» balbettò Wulfric. «Stai bene?»
Lei non fece in tempo a dirgli "secondo te?", che Myr li raggiunse, tutto tremante.
«Perdonatemi, non volevo» balbettò. «E' stato l'istinto. Tutte le volte che ho combattuto contro dei Mundboran è stato per la vita o la morte, quindi...» Si schiarì la gola e deglutì a fatica. «State bene?»
Wulfric lasciò cadere la palla con la margherita e aiutò Rose a mettersi seduta. Le scostò i capelli, che si erano arricciati a contatto col calore, e scoprì la sua schiena. Il fulmine non l'aveva nemmeno sfiorata, ma il calore che aveva generato era stato sufficiente a estinguere parte del suo abito da apprendista, tracciando una linea rossa sulla sua schiena, dalla quale colavano sottili rivoli di sangue.
Wulfric impallidì e guardò il maestro in cerca di un aiuto. Si spaventava sempre, quando qualcuno si faceva male, come se non riuscisse a capire da dove venisse la sostanza rossa che colava dalle ferite.
«Maestro» farfugliò, sfiorando con delicatezza l'orlo della ferita.
«Ahia!»
«Scusa! Ti ho fatto male?»
«Figurati» sibilò Rose. «Non toccarla, brucia da morire.»
La pelle circostante aveva cominciato a ricoprirsi di bolle verdognole sotto lo sguardo sconvolto di Wulfric.
«Maestro, che diavolo di magia hai usato? Potevi... potevi ucciderci.»
Myr sembrava molto scosso e si stava tormentando le piccole mani, come se lui stesso non riuscisse a capire. «Perdonatemi» riuscì solo a farfugliare. «Io... Medb... questo è il genere di poteri che lei mi ha dato.»
«Non importa» mormorò Rose. «Non l'hai fatto apposta, vero?»
«No, certo che no. E' che per un attimo mi era sembrato di star combattendo contro...»
Myr si interruppe.
«Contro?» lo incitò Wulfric, mentre aiutava Rose ad alzarsi.
«Contro Morgaine, la Mundbyrnes di Medb. Lei è la sola ad avermi messo in difficoltà, la sola ad avermi causato delle ferite serie.» Myr indicò un taglio chiaro all'altezza del suo petto, che Rose prima non aveva notato. Era una ferita sottile che andava da poco sotto la clavicola fino a metà petto. «Uno dei suoi fulmini. Mi ha quasi ucciso, quella volta. Quando mi sento sotto pressione, tendo a diventare pericoloso, da allora. Scusami, Wulfric. Davvero.»
Il ragazzo annuì, facendo per prendere in braccio Rose, che lo respinse con un brontolio.
«Ce la faccio» grugnì.
Wulfric trasse un profondo sospiro e scambiò un'occhiata col maestro, che abbozzò un sorriso.
«Assomiglia molto a Freya. Anche lei era una tale piantagrane, quando si parlava di accettare l'aiuto altrui! Dove corri, ragazzina? Fammi guardare quella ferita, per gli dei! Morirai per l'infezione, se non mi permetterai di curarti.»
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Poco dopo Rose era sdraiata supina su un giaciglio di paglia, con indosso solo i pantaloni, mentre Myr era intento a spalmarle sulla schiena un impiastro puzzolente dal dubbio color giallognolo. Sembrava moccio di Troll e puzzava come una discarica il trenta di agosto.
Rose si lasciò sfuggire un gemito e Myr scostò la mano.
«Sta male?» farfugliò Wulfric, accucciandosi di fronte a lei.
Rose lo respinse con un borbottio. «Smettila di guardarmi le tette.»
«Sei proprio una stupida, a volte» la rimbrottò, tenendole indietro i capelli affinché non finissero nella ferita. Myr le fasciò il petto, stando bene attento a non far vedere le grazie di Rose a nessuno, malgrado non capisse il suo bisogno di nascondersi. «Come ti senti ora?»
«Un po' meglio» mormorò la ragazza, mettendosi seduta. Si tastò la fasciatura e arricciò il naso. «La pomata puzza da morire, ma è fresca. La bruciatura non mi fa più male.»
Wulfric trasse un sospiro di sollievo, e Myr si sentì un po' meno in colpa.
«Menomale... ma non metterti più in mezzo come una cretina, chiaro?» ringhiò il ragazzo.
«Come una... ti ho salvato la pelle!» ribatté Rose, incredula. «Quel fulmine ti avrebbe fatto saltare la testa come un petardo, se io non avessi...»
«Calmi, bambini» mormorò Myr. «Ognuno di voi ha ragione, in parte. Wulfric, stai più attento. Rose, non metterti in mezzo. In quanto a me, devo imparare a non farmi prendere dal panico durante uno scontro. Nonostante tutto, sei stato bravo, Wulfric. Era da un po' che qualcuno non mi metteva in difficoltà.»
Così dicendo, gli sistemò la margherita dietro un orecchio e gli elargì una pacchetta d'elogio sulla testa.
«Ora riposatevi, ve lo siete meritato. Vi preparerò qualcosa da mangiare. Nel frattempo, potete fare un giro. Ma, Rose, non stancarti troppo.»
Rose aveva la sensazione che Myr stesse solo cercando di levarseli di torno per restare solo coi suoi pensieri. Quella testa di legno di Wulfric invece lo guardò con sguardo mite, come se non avesse intuito nulla. Aveva bisogno di un corso accelerato sulle emozioni umane.
«Va bene» risposero in coro i due apprendisti, per poi fulminarsi con lo sguardo.
«Sono ancora arrabbiato con te» borbottò lui, prendendola per un braccio come se avesse temuto di vederla andare in frantumi da un momento all'altro.
«Anche io, se è per questo» sbottò la ragazza, e si liberò dalla sua presa. Ce la faceva da sola, non era mica fatta di porcellana. «Sta diventando il nostro tormentone, "sono ancora arrabbiata con te".»
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